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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

ALCUNI ESEMPI DI RAPPORTI POLITICI E CULTURALI TRA EBREI E GENTILI

ALCUNI ESEMPI DI RAPPORTI POLITICI E CULTURALI TRA EBREI E GENTILI

(Flavio Giuseppe: Contro Apione, II: 40-41; 42-47)

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Un breve estratto del secondo libro della Contro Apione di Giuseppe Flavio, nel quale l’autore si confronta per l’appunto con le tesi di Apione, il personaggio che dà il titolo a tutta l’opera.

Quest’ultimo accusava di indegnità gli Ebrei alessandrini (ovvero quelli che abitavano nella città egiziana di Alessandria) in quanto, a suo dire, traditori del paese in cui risiedevano, auspicando che fossero tolti loro i diritti di cittadinanza.

Flavio Giuseppe quindi, preoccupandosi di smontare tali accuse, accusa a sua volta Apione di non essere (come sostiene) un vero alessandrino, non essendo egli nato in tale città, come prova il fatto che gli sono negati i diritti politici concessi ai veri cittadini (ὁ δ᾽ οὕτως ἐστὶ γενναῖος, ὡς μετέχειν ἀξιῶν αὐτὸς ὧν τυχεῖν ἐκωλύετο συκοφαντεῖν ἐπεχείρησε τοὺς δικαίως λαβόντας…).

Ma soprattutto – in questo breve stralcio [42-47] e nelle parti che seguono – l’autore dimostra come gli Ebrei o Giudei (Ἰουδαῖοι) siano stati in passato giustamente apprezzati e sostenuti politicamente da molti sovrani stranieri, in particolare da Alessandro Magno e da alcuni esponenti dei Tolomei (la dinastia che governò l’Egitto nel periodo ellenistico) i quali, stimandone lo spirito e le leggi, ne favorirono tra l’altro l’insediamento nei propri territori.

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Nel testo della Contro Apione inoltre, non mancano osservazioni positive sul dominio romano nel Vicino Oriente, un breve esempio delle quali è costituito dal paragrafo 40 qui inserito.

Giuseppe Flavio difatti, come molti farisei, non si poneva affatto in modo ostile di fronte al dominio romano, di cui apprezzava (come si intravvede da tale passaggio) la mitezza e la moderazione, anche per i vantaggi che esso aveva per i popoli assoggettati. Gli ebrei moderati, che non rifiutavano affatto una convivenza e una contaminazione con la cultura greco-romana, erano chiamati “ellenisti”, ed erano molto più diffusi al di fuori dei confini degli allora stati di Israele e di Giuda (coincidenti più o meno con l’attuale Palestina/Israele) dove tale contaminazione era difficilmente evitabile.

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Infine, ma non in ultimo, questo brano ci dà un’idea dell’ammirazione e del fascino che la cultura ebraica, monoteistica, potesse suscitare a volte anche nelle alte sfere del mondo greco-romano, e delle conseguenze che un tale fatto poteva avere.

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Testo originale:

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[40] ἡ δὲ Ῥωμαίων φιλανθρωπία πᾶσιν οὐ μικροῦ δεῖν τῆς αὐτῶν προσηγορίας μεταδέδωκεν οὐ μόνον ἀνδράσιν ἀλλὰ καὶ μεγάλοις ἔθνεσιν ὅλοις; Ἴβηρες γοῦν οἱ πάλαι [41] καὶ Τυρρηνοὶ καὶ Σαβῖνοι Ῥωμαῖοι καλοῦνται. (…)

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[42] ὁ δ᾽ οὕτως ἐστὶ γενναῖος, ὡς μετέχειν ἀξιῶν αὐτὸς ὧν τυχεῖν ἐκωλύετο συκοφαντεῖν ἐπεχείρησε τοὺς δικαίως λαβόντας: οὐ γὰρ ἀπορίᾳ γε τῶν οἰκησόντων τὴν μετὰ σπουδῆς ὑπ᾽ αὐτοῦ πόλιν κτιζομένην Ἀλέξανδρος τῶν ἡμετέρων τινὰς ἐκεῖ συνήθροισεν, ἀλλὰ πάντας δοκιμάζων ἐπιμελῶς ἀρετῆς καὶ [43] πίστεως τοῦτο τοῖς ἡμετέροις τὸ γέρας ἔδωκεν. ἐτίμα γὰρ ἡμῶν τὸ ἔθνος, ὡς καί φησιν Ἑκαταῖος περὶ ἡμῶν, ὅτι διὰ τὴν ἐπιείκειαν καὶ πίστιν, ἣν αὐτῷ παρέσχον Ἰουδαῖοι, τὴν Σαμαρεῖτιν χώραν προσέθηκεν ἔχειν αὐτοῖς ἀφορολόγητον. [44] ὅμοια δὲ Ἀλεξάνδρῳ καὶ Πτολεμαῖος ὁ Λάγου περὶ τῶν ἐν Ἀλεξανδρείᾳ κατοικούντων ἐφρόνησεν: καὶ γὰρ τὰ κατὰ τὴν Αἴγυπτον αὐτοῖς ἐνεχείρισε φρούρια πιστῶς ἅμα καὶ γενναίως φυλάξειν ὑπολαμβάνων, καὶ Κυρήνης ἐγκρατῶς ἄρχειν βουλόμενος καὶ τῶν ἄλλων τῶν ἐν τῇ Λιβύῃ πόλεων [45] εἰς αὐτὰς μέρος Ἰουδαίων ἔπεμψε κατοικῆσον. ὁ δὲ μετ᾽ αὐτὸν Πτολεμαῖος ὁ Φιλάδελφος ἐπικληθεὶς οὐ μόνον εἴ τινες ἦσαν αἰχμάλωτοι παρ᾽ αὐτῷ τῶν ἡμετέρων πάντας ἀπέδωκεν, ἀλλὰ καὶ χρήματα πολλάκις ἐδωρήσατο καὶ τὸ μέγιστον ἐπιθυμητὴς ἐγένετο τοῦ γνῶναι τοὺς ἡμετέρους νόμους καὶ ταῖς τῶν ἱερῶν γραφῶν βίβλοις ἐντυχεῖν. [46] ἔπεμψε γοῦν ἀξιῶν ἄνδρας ἀποσταλῆναι τοὺς ἑρμηνεύσοντας αὐτῷ τὸν νόμον καὶ τοῦ γραφῆναι ταῦτα καλῶς τὴν ἐπιμέλειαν ἐπέταξεν οὐ τοῖς τυχοῦσιν, ἀλλὰ Δημήτριον τὸν Φαληρέα καὶ Ἀνδρέαν καὶ Ἀριστέα, τὸν μὲν παιδείᾳ τῶν καθ᾽ [47] ἑαυτὸν διαφέροντα Δημήτριον, τοὺς δὲ τὴν τοῦ σώματος αὐτοῦ φυλακὴν ἐγκεχειρισμένους, ἐπὶ τῆς ἐπιμελείας ταύτης ἔταξεν, οὐκ ἂν δήπου τοὺς νόμους καὶ τὴν πάτριον ἡμῶν φιλοσοφίαν ἐπιθυμήσας ἐκμαθεῖν, εἰ τῶν χρωμένων αὐτοῖς ἀνδρῶν κατεφρόνει καὶ μὴ λίαν ἐθαύμαζεν.

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Testo tradotto:

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40. I Romani nella loro generosità non hanno forse dato quasi a tutti il loro nome, non solo a singoli uomini, ma anche a intere nazioni? Così gli antichi Iberi, i Tirreni e i Sabini si chiamano Romani.

 

(…)

42. E costui è così nobile che mentre ha chiesto egli stesso di partecipare di un diritto da cui era interdetto, ha preso a calunniare coloro che avevano a giusta ragione tale diritto.

Non è per carenza di abitanti che popolassero la città da lui fondata con ogni cura, che Alessandro vi raccolse alcuni dei nostri, ma dopo aver attentamente esaminato la virtù e la fedeltà di ogni popolo diede ai nostri tale privilegio. 43. Stimava infatti il nostro popolo, come afferma anche Ecateo secondo cui, a motivo della lealtà e della fedeltà dimostratagli dai Giudei, Alessandro aggiunse ai loro possessi la Samaria esente da tributi. 44. Tolomeo figlio di Lago provava per i giudei di Alessandria la stessa considerazione e affidò loro le fortezze dell’Egitto nella convinzione che le avrebbero difese con fedeltà e coraggio e, dato che voleva dominare Cirene e le altre città della Libia, vi mandò una parte dei Giudei perché vi si stabilissero. 45. Dopo di lui, Tolomeo detto Filadelfo, non solamente liberò quanti dei nostri fossero prigionieri, ma donò anche, a più riprese, ricchezze, e, cosa più importante, ebbe il desiderio di conoscere le nostre leggi e di leggere i libri della Scrittura. 46. Chiese dunque ai Giudei di mandagli degli uomini che gli traducessero le Legge e non diede l’incarico di assicurare una traduzione ai primi venuti, ma affidò questa cura a Demetrio Falereo ad Andrea e ad Aristea. Il primo era l’uomo più colto del suo tempo, 47. gli altri due erano le sue guardie del corpo. Non avrebbe certo desiderato conoscere le leggi e la sapienza del nostro popolo se anziché ammirarli molto, avesse disprezzato coloro che ne fanno uso.

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(Traduzione di Francesca Calabi)

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Testo greco spiegato:

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[40] ἡ δὲ Ῥωμαίων φιλανθρωπία πᾶσιν οὐ μικροῦ δεῖν τῆς αὐτῶν προσηγορίας μεταδέδωκεν οὐ μόνον ἀνδράσιν ἀλλὰ καὶ μεγάλοις ἔθνεσιν ὅλοις; Ἴβηρες γοῦν οἱ πάλαι καὶ Τυρρηνοὶ καὶ Σαβῖνοι Ῥωμαῖοι καλοῦνται.

LA GENEROSITÀ DEI ROMANI (ἡ δὲ Ῥωμαίων φιλανθρωπία) NON HA (FORSE…) CONDIVISO CON TUTTI (πᾶσιν οὐ μεταδέδωκεν) QUASI (μικροῦ δεῖν: espressione idiomatica, letteralmente: “mancare poco”, quindi: quasi) IL NOME DI ESSI/IL PROPRIO NOME (τῆς αὐτῶν προσηγορίας), NON SOLO CON GLI UOMINI MA ANCHE CON GRANDI POPOLI INTERI (οὐ μόνον ἀνδράσιν ἀλλὰ καὶ μεγάλοις ἔθνεσιν ὅλοις)? GLI IBERI DUNQUE ANTICHI E I TIRRENI E I SABINI SONO CHIAMATI ROMANI (Ἴβηρες γοῦν οἱ πάλαι καὶ Τυρρηνοὶ καὶ Σαβῖνοι Ῥωμαῖοι καλοῦνται).

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[42]

ὁ δ᾽ οὕτως ἐστὶ γενναῖος, ὡς μετέχειν ἀξιῶν αὐτὸς ὧν τυχεῖν ἐκωλύετο συκοφαντεῖν ἐπεχείρησε τοὺς δικαίως λαβόντας: οὐ γὰρ ἀπορίᾳ γε τῶν οἰκησόντων τὴν μετὰ σπουδῆς ὑπ᾽ αὐτοῦ πόλιν κτιζομένην Ἀλέξανδρος τῶν ἡμετέρων τινὰς ἐκεῖ συνήθροισεν, ἀλλὰ πάντας δοκιμάζων ἐπιμελῶς ἀρετῆς καὶ πίστεως τοῦτο τοῖς ἡμετέροις τὸ γέρας ἔδωκεν.

E QUELLO È COSÌ NOBILE (ὁ δ᾽ οὕτως ἐστὶ γενναῖος…) CHE PUR RITENENDO GIUSTO EGLI (ὡς ἀξιῶν αὐτὸς) DI AVER PARTE (μετέχειν) DELLE QUALI COSE/DI TALI DIRITTI (=I DIRITTI POLITICI DELLA CITTÀ DI ALESSANDRIA!) (ὧν) È STATO INTERDETTO DALL’OTTENER(LI) (τυχεῖν ἐκωλύετο), (E…) HA MESSO MANO A DENIGRARE INGIUSTAMENTE (συκοφαντεῖν ἐπεχείρησε) COLORO CHE GIUSTAMENTE (LI…) HANNO PRESI/OTTENUTI (τοὺς δικαίως λαβόντας): NON INFATTI PER MANCANZA DI COLORO CHE ABITERANNO/CHE AVREBBERO ABITATO (οὐ γὰρ ἀπορίᾳ γε τῶν οἰκησόντων) LA CITTÀ CON SACRIFICIO FONDATA SOTTO DI LUI/DA LUI (τὴν μετὰ σπουδῆς ὑπ᾽ αὐτοῦ πόλιν κτιζομένην) ALESSANDRO RIUNÌ ASSIEME LÀ/IN ESSA ALCUNI DEI NOSTRI (Ἀλέξανδρος τῶν ἡμετέρων τινὰς ἐκεῖ συνήθροισεν), MA ESAMINANDO TUTTI ACCURATAMENTE (I POPOLI…) (ἀλλὰ πάντας δοκιμάζων ἐπιμελῶς) QUANTO A VIRTÙ E FEDELTÀ (ἀρετῆς καὶ πίστεως) DIEDE QUESTO DONO AI NOSTRI (τοῦτο τοῖς ἡμετέροις τὸ γέρας ἔδωκεν).

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ἐτίμα γὰρ ἡμῶν τὸ ἔθνος, ὡς καί φησιν Ἑκαταῖος περὶ ἡμῶν, ὅτι διὰ τὴν ἐπιείκειαν καὶ πίστιν, ἣν αὐτῷ παρέσχον Ἰουδαῖοι, τὴν Σαμαρεῖτιν χώραν προσέθηκεν ἔχειν αὐτοῖς ἀφορολόγητον.

STIMAVA INFATTI IL POPOLO DI NOI/NOSTRO (ἐτίμα γὰρ ἡμῶν τὸ ἔθνος), COME ANCHE ECATEO DICE DI NOI (ὡς καί φησιν Ἑκαταῖος περὶ ἡμῶν): CHE PER LA BONTÀ E FEDELTÀ CHE A LUI FORNIVANO I GIUDEI/DI CUI I GIUDEI GLI DIEDERO PROVA (ὅτι διὰ τὴν ἐπιείκειαν καὶ πίστιν, ἣν αὐτῷ παρέσχον Ἰουδαῖοι) LA REGIONE SAMARITANA DISPOSE (τὴν Σαμαρεῖτιν χώραν προσέθηκεν) CHE FOSSE PER QUELLI PRIVA DI TASSE (ἔχειν αὐτοῖς ἀφορολόγητον; ἔχειν qui va inteso come un verbo di stato, piuttosto che di possesso).

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ὅμοια δὲ Ἀλεξάνδρῳ καὶ Πτολεμαῖος ὁ Λάγου περὶ τῶν ἐν Ἀλεξανδρείᾳ κατοικούντων ἐφρόνησεν: καὶ γὰρ τὰ κατὰ τὴν Αἴγυπτον αὐτοῖς ἐνεχείρισε φρούρια πιστῶς ἅμα καὶ γενναίως φυλάξειν ὑπολαμβάνων, καὶ Κυρήνης ἐγκρατῶς ἄρχειν βουλόμενος καὶ τῶν ἄλλων τῶν ἐν τῇ Λιβύῃ πόλεων εἰς αὐτὰς μέρος Ἰουδαίων ἔπεμψε κατοικῆσον.

E LE STESSE COSE AD/DI ALESSANDRO ANCHE TOLOMEO FIGLIO DI LAGO (ὅμοια δὲ Ἀλεξάνδρῳ καὶ Πτολεμαῖος ὁ Λάγου) PENSÒ RIGUARDO AGLI ABITANTI (EBREI…) IN/DI ALESSANDRIA (περὶ τῶν ἐν Ἀλεξανδρείᾳ κατοικούντων ἐφρόνησεν); E INFATTI LE PIAZZEFORTI IN EGITTO (καὶ γὰρ τὰ κατὰ τὴν Αἴγυπτον φρούρια) MISE NELLE MANI A ESSI/AFFIDÒ LORO (αὐτοῖς ἐνεχείρισε) PER SORVEGLIAR(LE)/PERCHÉ LE SORVEGLIASSERO FEDELMENTE E ALLO STESSO TEMPO NOBILMENTE (πιστῶς ἅμα καὶ γενναίως φυλάξειν) SOTTOMETTENDO(LE)/QUANDO LE SOTTOMETTEVA (ὑπολαμβάνων), E VOLENDO SALDAMENTE COMANDARE CIRENE E LE ALTRE CITTÀ IN LIBIA (καὶ βουλόμενος Κυρήνης ἐγκρατῶς ἄρχειν καὶ τῶν ἄλλων τῶν ἐν τῇ Λιβύῃ πόλεων) MANDÒ A/PRESSO DI ESSE UNA PARTE DEI GIUDEI (εἰς αὐτὰς μέρος Ἰουδαίων ἔπεμψε) CHE (LE…) ABITASSE (κατοικῆσον: acc. neutro sing. partic. attivo futuro di κατοικέω: abito presso; dipende da μέρος; il futuro ha valore di scopo).

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ὁ δὲ μετ᾽ αὐτὸν Πτολεμαῖος ὁ Φιλάδελφος ἐπικληθεὶς οὐ μόνον εἴ τινες ἦσαν αἰχμάλωτοι παρ᾽ αὐτῷ τῶν ἡμετέρων πάντας ἀπέδωκεν, ἀλλὰ καὶ χρήματα πολλάκις ἐδωρήσατο καὶ τὸ μέγιστον ἐπιθυμητὴς ἐγένετο τοῦ γνῶναι τοὺς ἡμετέρους νόμους καὶ ταῖς τῶν ἱερῶν γραφῶν βίβλοις ἐντυχεῖν.

E CON/COME LUI TOLOMEO FILADELFO, ESSENDO STATO CHIAMATO IN AIUTO (ὁ δὲ μετ᾽ αὐτὸν Πτολεμαῖος ὁ Φιλάδελφος ἐπικληθεὶς->nomin. sing. masch. del partic. aoristo passivo di ἐπικαλέω: soprannomino; chiamo in aiuto), NON SOLO, SE VI ERANO ALCUNI PRIGIONIERI DI GUERRA (οὐ μόνον εἴ τινες ἦσαν αἰχμάλωτοι) DEI NOSTRI PRESSO QUELLO/DI LUI (παρ᾽ αὐτῷ τῶν ἡμετέρων) TUTTI (LI…) LIBERAVA (πάντας ἀπέδωκεν), MA ANCHE SPESSO REGALAVA (A ESSI…) DELLE RICCHEZZE (ἀλλὰ καὶ χρήματα πολλάκις ἐδωρήσατο) E MASSIMAMENTE (καὶ τὸ μέγιστον->l’aggettivo neutro con articolo (τὸ μέγιστον: “il massimo”) ha qui valore avverbiale) ERA DESIDEROSO DI CONOSCERE I NOSTRI COSTUMI (ἐπιθυμητὴς ἐγένετο τοῦ γνῶναι τοὺς ἡμετέρους νόμους) E DI IMBATTERSI NEI LIBRI DEI (NOSTRI…) SCRITTI SACRI/CONOSCERE I NOSTRI LIBRI SACRI (καὶ ταῖς τῶν ἱερῶν γραφῶν βίβλοις ἐντυχεῖν).

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ἔπεμψε γοῦν ἀξιῶν ἄνδρας ἀποσταλῆναι τοὺς ἑρμηνεύσοντας αὐτῷ τὸν νόμον καὶ τοῦ γραφῆναι ταῦτα καλῶς τὴν ἐπιμέλειαν ἐπέταξεν οὐ τοῖς τυχοῦσιν, …

MANDÒ DUNQUE (ἔπεμψε γοῦν), VALUTANDO(LI) BENE (ἀξιῶν), DEGLI UOMINI PER ESSERE MANDATI IN AMBASCIATA/COME AMBASCIATORI (ἄνδρας ἀποσταλῆναι->infinito aoristo passivo di ἀποστέλλω: “dispongo, mando”; “mando in ambasciata”) I QUALI INTERPRETASSERO/SPIEGASSERO A LUI I (NOSTRI…) COSTUMI (τοὺς ἑρμηνεύσοντας αὐτῷ τὸν νόμον; ἑρμηνεύσοντας: acc. masch. plur. del partic. futuro attivo di ἐρμηνεύω: interpreto; il futuro esprime scopo)//MANDÒ ALLORA DEGLI AMBASCIATORI, UOMINI DI CUI AVEVA STIMA, AFFINCHÉ INTERPRETASSERO I NOSTRI COSTUMI (ἔπεμψε γοῦν ἀξιῶν ἄνδρας ἀποσταλῆναι τοὺς ἑρμηνεύσοντας αὐτῷ τὸν νόμον), E DISPOSE IL COMPITO DI SCRIVERE QUESTE COSE BENE/ADEGUATAMENTE (καὶ τοῦ γραφῆναι ταῦτα καλῶς τὴν ἐπιμέλειαν ἐπέταξεν) NON A DEI CAPITANTI/AI PRIMI CHE CAPITAVANO (οὐ τοῖς τυχοῦσιν->dat. plur. masch. di τυγχάνω: “capito, accado”; “mi imbatto in”)…

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ἀλλὰ Δημήτριον τὸν Φαληρέα καὶ Ἀνδρέαν καὶ Ἀριστέα, τὸν μὲν παιδείᾳ τῶν καθ᾽ ἑαυτὸν διαφέροντα Δημήτριον, τοὺς δὲ τὴν τοῦ σώματος αὐτοῦ φυλακὴν ἐγκεχειρισμένους, ἐπὶ τῆς ἐπιμελείας ταύτης ἔταξεν, οὐκ ἂν δήπου τοὺς νόμους καὶ τὴν πάτριον ἡμῶν φιλοσοφίαν ἐπιθυμήσας ἐκμαθεῖν, εἰ τῶν χρωμένων αὐτοῖς ἀνδρῶν κατεφρόνει καὶ μὴ λίαν ἐθαύμαζεν.

… MA DISPOSE PER/ASSEGNÒ QUESTA OCCUPAZIONE (ἀλλὰ ἐπὶ τῆς ἐπιμελείας ταύτης ἔταξεν) DEMETRIO FALEREO E ANDREA E ARISTEA (Δημήτριον τὸν Φαληρέα καὶ Ἀνδρέαν καὶ Ἀριστέα), IL PRIMO, DEMETRIO (τὸν μὲν Δημήτριον), CHE SI DISTINGUEVA PER EDUCAZIONE/CULTURA (παιδείᾳ διαφέροντα) DI QUELLI PRESSO SE STESSO/ TRA QUELLI CHE RISIEDEVANO NEL SUO REGNO (τῶν καθ᾽ ἑαυτὸν), GLI ALTRI (τοὺς δὲ τὴν) CHE ERANO STATI ASSEGNATI PER LA TUTELA DEL CORPO DI QUELLO/CUI ERA STATA ASSEGNATA LA SUA SICUREZZA (τὴν τοῦ σώματος αὐτοῦ φυλακὴν ἐγκεχειρισμένους), NON CERTO AVENDO VOLUTO (TOLOMEO FILADELFO…) CONOSCERE (οὐκ ἂν δήπου ἐπιθυμήσας ἐκμαθεῖν) I COSTUMI E LA FILOSOFIA PATRIA DI NOI/NOSTRA (τοὺς νόμους καὶ τὴν πάτριον ἡμῶν φιλοσοφίαν), SE DISPREZZAVA/AVESSE DISPREZZATO (εἰ κατεφρόνει) GLI UOMINI USANTI ESSE/CHE LE PRATICAVANO (τῶν χρωμένων αὐτοῖς ἀνδρῶν) E NON MOLTO (LE…) AMMIRAVA/AVESSE AMMIRATE (καὶ μὴ λίαν ἐθαύμαζεν).

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