ANEDDOTI SU GIULIO CESARE: L’AMBIZIONE [Plutarco: Vita di Cesare; 11: 2, 3]
Due aneddoti tratti dall'impareggiabile ritratto che di Giulio Cesare fece Plutarco, un autore che descrisse mirabilmente la grande complessità e le molte, a volte contraddittorie, sfaccettature del carattere del grande condottiero romano...
[2] λέγεται δέ, τὰς Ἄλπεις ὑπερβάλλοντος αὐτοῦ καὶ πολίχνιόν τι βαρβαρικόν οἰκούμενον ὑπὸ ἀνθρώπων παντάπασιν ὀλίγων καὶ λυπρόν παρερχομένου, τοὺς ἑταίρους ἅμα γέλωτι καὶ μετὰ παιδιᾶς ‘ἦ που’ φάναι ‘κἀνταῦθά τινές εἰσιν ὑπὲρ ἀρχῶν φιλοτιμίαι καὶ περὶ πρωτείων ἅμιλλαι καὶ φθόνοι τῶν δυνατῶν πρὸς ἀλλήλους;’ τὸν δὲ Καίσαρα σπουδάσαντα πρὸς αὐτοὺς εἰπεῖν, ‘ἐγὼ μὲν ἐβουλόμην παρὰ τούτοις εἶναι μᾶλλον πρῶτος ἢ παρὰ Ῥωμαίοις δεύτερος.’ [3] ὁμοίως δὲ πάλιν ἐν Ἰβηρίᾳ, σχολῆς οὔσης ἀναγινώσκοντά τι τῶν περὶ Ἀλεξάνδρου γεγραμμένων σφόδρα γενέσθαι πρὸς ἑαυτῷ πολὺν χρόνον, εἶτα καὶ δακρῦσαι: τῶν δὲ φίλων θαυμασάντων τὴν αἰτίαν εἰπεῖν ‘οὐ δοκεῖ ὑμῖν ἄξιον εἶναι λύπης, εἰ τηλικοῦτος μὲν ὢν Ἀλέξανδρος ἤδη τοσούτων ἐβασίλευεν, ἐμοὶ δὲ λαμπρὸν οὐδὲν οὔπω πέπρακται;’ +++++++++ [2] Si dice che (λέγεται + infinitiva), quando questi (Cesare) valicava (ὑπερβάλλοντος αὐτοῦ: genitivo assoluto) le Alpi e quando raggiungeva (παρερχομένου) un qualche villaggio (πολίχνιόν) barbarico abitato da uomini del tutto poveri e squallido (οἰκούμενον ὑπὸ ἀνθρώπων παντάπασιν ὀλίγων καὶ λυπρόν), i compagni allo stesso tempo per ridere e per gioco (=μετὰ παιδιᾶς: letteralm., nelle scherzosità/fanciullaggini) “forse che (ἦ) in qualche modo (που)” dissero (φάναι: questo infinito è il verbo dell’infinitiva) “anche qui (κἀνταῦθά) vi sono delle ambizioni di potere (τινές… ὑπὲρ ἀρχῶν φιλοτιμίαι: letteralm., delle ambizioni sui comandi) e (delle) lotte (ἅμιλλαι) per il primato (περὶ πρωτείων->gen. plur. da πρωτεῖον,ου: primato) e (delle) invidie dei potenti gli uni contro gli altri (πρὸς ἀλλήλους: “verso gli altri reciprocamente”)?”, (…si dice che: λέγεται, sottinteso) Cesare avendoli preso seriamente (σπουδάσαντα πρὸς αὐτοὺς) disse(εἰπεῖν): “Preferirei (ἐβουλόμην… μᾶλλον: letteralm., volevo di più) piuttosto(μὲν) essere presso questi il primo, che il secondo presso i Romani.” [3] (…si dice che: λέγεται, sottinteso) ugualmente un tempo (πάλιν) in Iberia, avendo del tempo libero (σχολῆς οὔσης: letteralm., essendoci (per lui…) del tempo libero), (Cesare: Καίσαρα; soggetto dell’infinitiva) avendo scoperto/letto qualcosa delle cose scritte (γεγραμμένων: partic. pass. perfetto da γράφω: scrivo) intorno a Alessandro(…Alessandro Magno, ovviamente!) era stato con se stesso/da solo (=γενέσθαι πρὸς ἑαυτῷ) ostinatamente(σφόδρα: con forza) per molto tempo (πολὺν χρόνον), e poi (εἶτα) anche aveva pianto; quando gli amici gli chiesero la causa (di ciò…) diceva: “Non vi sembra essere cosa degna del (mio…) dolore (ἄξιον εἶναι λύπης), il fatto che (εἰ: letteralmente: “se”) essendo tanto giovane (τηλικοῦτος) Alessandro da una parte (μὲν…) già regnava su tanti (…popoli) (=τοσούτων ἐβασίλευεν), mentre (…δὲ) alcuna cosa luminosa non ancora (οὔπω) è stata fatta da me (=ἐμοὶ… πέπρακται)?” Traduzione libera:
Nell’attraversare le Alpi passò per un villaggio barbaro, abitato da pochissime persone, malridotto; gli amici, ridendo e scherzando, dicevano: “Anche qui ci sono ambizioni per arrivare al potere, e contese per arrivare al primo posto, e invidie dei potenti tra loro?”. E Cesare, parlando sul serio, disse loro: “Vorrei essere il primo tra costoro piuttosto che il secondo a Roma.” Similmente un’altra volta, in Spagna, in un momento di riposo, si diede a leggere un libro sulle imprese di Alessandro, e per parecchio tempo rimase concentrato in se stesso, poi anche pianse; gli amici, colpiti, gliene chiesero il motivo, ed egli: “Non vi pare che valga la pena di addolorarsi se Alessandro alla mia età già regnava su tante persone, mentre io non ho ancora fato nulla di notevole?” (Traduzione di Domenico Magnino; edizione BUR, 1987)
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