CICERONE CONTRO L’INESPERIENZA E L’IMPROVVISAZIONE!
(Cicerone, In Caecilium divinatio: 38-42)
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Un breve stralcio della “divinatio” (dibattito preliminare di un processo) sostenuta da Cicerone contro un certo Cecilio, un avvocatuccio inesperto (almeno a quel che egli dice) che concorreva con lui per il ruolo di accusatore nel processo contro Gaio Verre, ex-procuratore della Sicilia che nel corso del proprio mandato aveva depredato l’isola, e contro il quale quindi molti cittadini romani e alleati auspicavano una punizione esemplare.
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Il punto su cui Cicerone insiste al fine di vincere (come poi avverrà) questa divinatio o “processo preliminare”, è per l’appunto l’inesperienza del suo rivale, il quale rischierebbe (nel tentativo di dar corso a dei risentimenti personali contro l’inquisito) di imbarcarsi in un’impresa al di sopra delle sue capacità, con conseguenze disastrose non solo e non tanto per le sue personali ambizioni di vendetta, quanto e soprattutto per la volontà del popolo siciliano (e in generale della gente onesta) di ottenere giustizia per i crimini commessi dallo stesso Verre.
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Testo originale:
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[38] Putasne te posse quae C. Verres in quaestura, quae in legatione, quae in praetura, quae Romae, quae in Italia, quae in Achaia, Asia Pamphyliaque peccarit, ea, quem ad modum locis temporibusque divisa sint, sic criminibus et oratione distinguere? Putasne posse, id quod in eius modi reo maxime necessarium est, facere ut, quae ille libidinose, quae nefarie, quae crudeliter fecerit, ea aeque acerba et indigna videantur esse his qui audient atque illis visa sunt qui senserunt? [39] Magna sunt ea quae dico, mihi crede; noli haec contemnere. dicenda, demonstranda, explicanda sunt omnia, causa non solum exponenda, sed etiam graviter copioseque agenda est; perficiendum est, si quid agere aut proficere vis, ut homines te non solum audiant, verum etiam libenter studioseque audiant. in quo si te multum natura adiuvaret, si optimis a pueritia disciplinis atque artibus studuisses et in his elaborasses, si litteras Graecas Athenis non Lilybaei, Latinas Romae non in Sicilia didicisses, tamen esset magnum tantam causam, tam exspectatam, et diligentia consequi et memoria complecti et oratione expromere et voce ac viribus sustinere.
[40] fortasse dices: 'quid ergo? haec in te sunt omnia?' Vtinam quidem essent! verum tamen ut esse possent magno studio mihi a pueritia est elaboratum. Quod si ego haec propter magnitudinem rerum ac difficultatem adsequi non potui, qui in omni vita nihil aliud egi, quam longe tu te ab his rebus abesse arbitrare, quas non modo antea numquam cogitasti, sed ne nunc quidem, cum in eas ingrederis, quae et quantae sint suspicari potes?
[41] ego qui, sicut omnes sciunt, in foro iudiciisque ita verser ut eiusdem aetatis aut nemo aut pauci pluris causas defenderint, et qui omne tempus quod mihi ab amicorum negotiis datur in his studiis laboribusque consumam, quo paratior ad usum forensem promptiorque esse possim, tamen ita mihi deos velim propitios ut, cum illius mihi temporis venit in mentem quo die4 citato reo mihi dicendum sit, non solum commoveor animo, sed etiam toto corpore perhorresco. [42] iam nunc mente et cogitatione prospicio quae tum studia hominum, qui concursus futuri sint, quantam exspectationem magnitudo iudici sit adlatura, quantam auditorum multitudinem infamia C. Verris concitatura, quantam denique audientiam orationi meae improbitas illius factura sit. quae cum cogito, iam nunc timeo quidnam pro offensione hominum, qui illi inimici infensique sunt, et exspectatione omnium et magnitudine rerum dignum eloqui possim.
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Testo tradotto:
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38 Gaio Verre ha commesso colpe come questore, come legato, come pretore, a Roma, in Italia, in Acaia, Asia e Pamfilia: ritieni di essere in grado di distinguerle con le imputazioni e il tuo discorso come furono separate per luogo e tempo? Egli ha commesso arbitri, empietà, crudeltà: ritieni di essere in grado (e ciò è soprattutto necessario in un imputato di questo tipo) di fare in modo che quegli atti risultino ugualmente dolorosi e indegni a questi che li ascolteranno, come lo furono per quelli che li subirono? 39 Ciò che dico è importante, credimi: non sottovalutarlo. Si deve dire, far conoscere, spiegare ogni cosa; la causa si deve non solo esporla ma anche trattarla con efficacia e con facondia; si deve ottenere, se si vuole raggiungere un risultato o avere successo, che la gente non solo ti ascolti ma ti ascolti anche volentieri e con attenzione. In tale ambito, anche se la tua indole ti aiutasse molto, anche se ti fossi dedicato fin dall’infanzia allo studio delle migliori discipline e te ne fossi occupato assiduamente, anche avessi imparato il greco non a Marsala ma ad Atene e il latino non in Sicilia ma a Roma, sarebbe pur sempre un’impresa notevole seguire con cura scrupolosa, dominare con la memoria, chiarire con il discorso e sostenere con la voce e il vigore adeguati una causa così ragguardevole, così attesa.
40 Forse dirai: “E allora? Tu hai tutte queste doti?” Fosse vero! Però fin dall’infanzia mi sono applicato con grande passione per poterle possedere. Se poi per la loro ampiezza e difficoltà non sono riuscito ad acquisirle io che per tutta la vita non ho fatto nient’altro, quanto credi di esserne lontano tu che non solo non ci hai mai pensato prima, ma neppur ora che cominci ad occupartene puoi immaginare quali siano e che importanza abbiano? 41 Come tutti sanno, io mi occupo del foro e dei processi a tal punto che fra i miei coetanei nessuno o ben pochi hanno difeso più cause di me, e in questa occupazione e attività passo tutto il tempo che mi è concesso dagli affari degli amici, nell’intento di poter essere meglio preparato alla pratica forense e più pronto. Pur tuttavia vorrei che gli dei mi fossero così propizi come è vero che, al pensiero del momento in cui dovrò parlare nel giorno fissato per l’udienza, non solo mi sento turbato nell’anima, ma provo brividi in tutto il corpo. 42 Già fin d’ora rifletto e cerco di prevedere quale sarà allora la propensione della gente, quale l’affluenza, quale aspettativa susciterà l’importanza del processo, quanti spettatori farà indignare l’infamia di Gaio Verre, infine quale attenzione nell’uditorio procurerà al mio discorso la sua iniquità. Quando penso a ciò, già fin d’ora sono preso da timore e, considerando l’indignazione delle persone che sono animate da inimicizia e ostilità nei suoi confronti, mi chiedo che cosa mai io possa dire che risulti adeguato all’aspettativa generale e all’importanza dei fatti.
(Traduzione di Nino Marinone)
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Testo spiegato:
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[38] Putasne te posse quae C. Verres in quaestura, quae in legatione, quae in praetura, quae Romae, quae in Italia, quae in Achaia, Asia Pamphyliaque peccarit, ea, quem ad modum locis temporibusque divisa sint, sic criminibus et oratione distinguere?
CREDI (Putasne) CHE TU POSSA/DI POTERE ELENCARE (te posse distinguere) LE COSE/I CRIMINI CHE (ea quae) VERRE NELLA QUESTURA, CHE NELLA LEGAZIONE/COME LEGATO (quae C. Verres in quaestura, quae in legatione), CHE NELLA PRETURA, CHE A ROMA, CHE IN ITALIA, CHE IN ACAIA, ASIA E PAMFILIA ABBIA/HA COMMESSO (quae in praetura, quae Romae, quae in Italia, quae in Achaia, Asia Pamphyliaque pecca(ve)rit), IN CHE MODO (quem ad modum) SIANO STATE RIPARTITE IN LUOGHI E TEMPI (DIVERSI…) (locis temporibusque divisa sint), COSÌ PER LE IMPIUTAZIONI E/COME NELL’ORAZIONE (sic criminibus et oratione)?
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Putasne posse, id quod in eius modi reo maxime necessarium est, facere ut, quae ille libidinose, quae nefarie, quae crudeliter fecerit, ea aeque acerba et indigna videantur esse his qui audient atque illis visa sunt qui senserunt?
CREDI DI POTERE FARE IN MODO CHE (Putasne posse facere ut) – CIÒ CHE NELL’IMPUTAZIONE DI QUELLO (id quod in modi reo eius) MASSIMAMENTE È NECESSARIO (maxime necessarium est) - LE COSE/I CRIMINI CHE (ea quae) EGLI LIBIDINOSAMENTE/DISSOLUTAMENTE, CHE IN MODO NEFASTO, CHE CRUDELMENTE HA FATTO (ille libidinose, quae nefarie, quae crudeliter fecerit), ALLO STESSO MODO (aeque) ODIOSE E INDEGNE APPAIANO ESSERE (acerba et indigna videantur esse) A QUELLI CHE (NE…) ODANO (his qui audient) E SONO/SIANO APPARSE (atque visa sunt) (ALTRETTANTO ODIOSE…-> =aeque) A QUELLI CHE (LE…) SPERIMENTARONO (illis qui senserunt)?
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[39] Magna sunt ea quae dico, mihi crede; noli haec contemnere.
GRANDI/GRAVI SONO LE COSE/AFFERMAZIONI CHE DICO/FACCIO, CREDIMI (Magna sunt ea quae dico, mihi crede); NON VOLERLE DISDEGNARE/IGNORARE (noli haec contemnere).
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dicenda, demonstranda, explicanda sunt omnia, causa non solum exponenda, sed etiam graviter copioseque agenda est; perficiendum est, si quid agere aut proficere vis, ut homines te non solum audiant, verum etiam libenter studioseque audiant.
DA ESPORRE, DA DIMOSTRARE, DA SPIEGARE SONOTUTTE (QUESTE…) COSE (dicenda, demonstranda, explicanda sunt omnia), LA CAUSA LEGALE (causa) NON SOLO (È…) DA ESPORRE, MA ANCHE PROFONDAMENTE E ESTESAMENTE DEVE ESSERE CONDOTTA (non solum exponenda, sed etiam graviter copioseque agenda est); BISOGNA OTTENERE, SE VUOI SMUOVERE E OTTENERE QUALCOSA, CHE (perficiendum est, si quid agere aut proficere vis, ut…), AFFINCHÈ GLI UOMINI/ASCOLTATORI NON SOLO TI ODANO/ASCOLTINO (ut homines te non solum audiant), IL VERO ANCHE/INOLTRE VOLONTEROSAMENTE E CON IMPEGNO ODANO/ASCOLTINO (verum etiam libenter studioseque audiant).
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in quo si te multum natura adiuvaret, si optimis a pueritia disciplinis atque artibus studuisses et in his elaborasses, si litteras Graecas Athenis non Lilybaei, Latinas Romae non in Sicilia didicisses, tamen esset magnum tantam causam, tam exspectatam, et diligentia consequi et memoria complecti et oratione expromere et voce ac viribus sustinere.
NELLA QUAL COSA/IMPRESA, SE (ANCHE…) MOLTO TI AIUTASSE LA NATURA/SE AVESSI UNA GRAN DISPOSIZIONE NATURALE, SE (ANCHE…) SIN DALLA PUERIZIA (in quo si te multum natura adiuvaret, si a pueritia) TI FOSSI APPLICATO ALLE DISCIPLINE E ALLE ARTI E IN ESSE TI FOSSI AFFATICATO (optimis disciplinis atque artibus studuisses et in his elaborasses), SE (ANCHE…) LE LETTERE GRECHE/LA CULTURA GRECA AD ATENE NON AL LILIBEO (si litteras Graecas Athenis non Lilybaei; Athenis e Lilybaei: genitivi locativi… idem avanti: Romae), (QUELLE…) LATINE/QUELLA LATINA A ROMA NON IN SICILIA AVESSI APPRESO (Latinas Romae non in Sicilia didicisses), TUTTAVIA SAREBBE (COMUNQUE…) UNA GRAN COSA/IMPRESA (tamen esset magnum) E/SIA CON DILIGENZA SEGUIRE E/SIA CON LA MEMORIA ABBRACCIARE/RIASSUMERE E/SIA CON IL DISCORSO ESPORRE E/SIA CON LA VOCE E LE (TUE…) FORZE SOSTENERE (et diligentia consequi et memoria complecti et oratione expromere et voce ac viribus sustinere) UNA TANTO GRANDE CAUSA, TANTO ATTESA (tantam causam, tam exspectatam).
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[40] fortasse dices: 'quid ergo? haec in te sunt omnia?' Vtinam quidem essent! verum tamen ut esse possent magno studio mihi a pueritia est elaboratum.
FORSE DIRAI: “COSA DUNQUE? QUESTE COSE/CAPACITÀ IN TE SONO/SI TROVANO TUTTE?” (fortasse dices: 'quid ergo? haec in te sunt omnia?') MAGARI CERTO (LO…) FOSSERO (Vtinam quidem essent)! INVERO TUTTAVIA (verum tamen) CON GRANDE FATICA DA ME È STATO FATICATO/HO FATICATO (magno studio mihi est elaboratum) SIN DALLA PUERIZIA (a pueritia) AFFINCHÉ POTESSERO ESSER(VI) (ut esse possent).
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Quod si ego haec propter magnitudinem rerum ac difficultatem adsequi non potui, qui in omni vita nihil aliud egi, …
LA QUAL COSA/CAPACITÀ (Quod) SE (PURE…) IO A CAUSA DELLA GRANDEZZA DELLE COSE E (PER…) LA (LORO…) DIFFICOLTÀ NON HO POTUTO CONSEGUIRE (si ego haec propter magnitudinem rerum ac difficultatem adsequi non potui), (IO…) CHE IN TUTTA LA VITA NIENTE ALTRO HO CONDOTTO/FATTO (qui in omni vita nihil aliud egi), …
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… quam longe tu te ab his rebus abesse arbitrare, quas non modo antea numquam cogitasti, sed ne nunc quidem, cum in eas ingrederis, quae et quantae sint suspicari potes?
… TU STESSO VALUTA (tu arbitrare-> 2^ sing. imperat. di arbitror,aris…: valuto, decido) QUANTO LONTANAMENTE/QUANTO (quam longe) TU SEI LONTANO DA QUESTE COSE (te ab his rebus abesse)//PUOI VALUTARE TU STESSO QUANTO PER FORZA DI COSE TU SIA LONTANO ED ESTRANEO A QUESTE COSE/ARGOMENTI (quam longe tu te ab his rebus abesse arbitrare), LE/I QUALI NON SOLO PRIMA MAI MEDITASTI/AFFRONTASTI (quas non modo antea numquam cogitasti), MA NEMMENO ORA CERTO (sed ne nunc quidem), POICHÉ IN ESSI PENETRI (PER LA PRIMA VOLTA…) (cum in eas ingrederis), QUALI/DI QUALE TIPO E QUANTO GRANDI SIANO PUOI (NEMMENO…) SOSPETTARE (quae et quantae sint suspicari potes)?
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[41] ego qui, sicut omnes sciunt, in foro iudiciisque ita verser ut eiusdem aetatis aut nemo aut pauci pluris causas defenderint, et qui omne tempus quod mihi ab amicorum negotiis datur in his studiis laboribusque consumam, quo paratior ad usum forensem promptiorque esse possim, …
IO CHE, COME TUTTI SANNO, NEL FORO E NEI PROCESSI COSÌ TANTO VOGLIO VERSARMI/IMPEGNARMI (ego qui, sicut omnes sciunt, in foro iudiciisque ita verser-> il congiuntivo ha valore volitivo: “voglio versarmi”; ita ut: “tanto che”…) CHE DELLA (MIA…) MEDESIMA ETÀ O NESSUMO O POCHI PIÙ/UN MAGGIOR NUMERO DI CAUSE ABBIANO DIFESO (ut eiusdem aetatis aut nemo aut pauci pluris causas defenderint), E CHE TUTTO IL TEMPO CHE A ME LONTANO DA AMICI E UFFICI È DATO/CONCESSO (et qui omne tempus quod mihi ab amicorum negotiis datur) IN QUESTI STUDI E FATICHE VOGLIO CONSUMARE (in his studiis laboribusque consumam-> un altro congiuntivo che esprime volontà), CON LA QUAL COSA/DI MODO CHE (quo) PIÙ PREPARATO E PIÙ PRONTO ALLA PRATICA FORENSE POSSA ESSERE (paratior promptiorque ad usum forensem esse possim), …
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… tamen ita mihi deos velim propitios ut, cum illius mihi temporis venit in mentem quo die citato reo mihi dicendum sit, non solum commoveor animo, sed etiam toto corpore perhorresco.
…TUTTAVIA A ME COSÌ TANTO GLI DEI VORREI (FOSSERO…) PROPIZI CHE (tamen ita mihi deos velim propitios ut), QUANDO MI VIENE IN MENTE (cum mihi venit in mentem) DI QUEL TEMPO (illius temporis) NEL QUALE GIORNO (quo die: quo si riferisce a temporis, die è retto da quo e lo specifica: nel cui (quo) giorno (die))//DEL GIORNO IN CUI (illius temporis quo die) DEVO PARLARE (mihi dicendum sit) AL/CONTRO IL REO CITATO IN GIUDIZIO (reo citato), NON SOLO SONO COMMOSSO NELL’ANIMO, MA ANCHE/INOLTRE PER TUTTO IL CORPO INORRIDISCO (non solum commoveor animo, sed etiam toto corpore perhorresco).
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[42] iam nunc mente et cogitatione prospicio quae tum studia hominum, qui concursus futuri sint, quantam exspectationem magnitudo iudici sit adlatura, quantam auditorum multitudinem infamia C. Verris concitatura, quantam denique audientiam orationi meae improbitas illius factura sit.
GIÀ ADESSO CON LA MENTE E COL PENSIERO PREVEDO/CERCO DI PREVEDERE (iam nunc mente et cogitatione prospicio) QUALI (SARANNO…) ALLORA GLI STUDI/LE CONSIDERAZIONI/LE OPINIONI DEGLI UOMINI (quae tum studia hominum), QUALI AFFLUENZE SIANO FUTURE/QUALE AFFLUENZA VI SARÀ (qui concursus futuri sint), QUANTA ASPETTAZIONE LA GRANDEZZA/L’ABILITÀ DEL GIUDICE PORTERÀ/GENERERÀ (quantam exspectationem magnitudo iudici sit adlatura->adlaturus: participio futuro di adfero, fers, tuli, latum, ferre: porto, fornisco), QUANTA MOLTITUDINE DI ASCOLTATORI L’INFAMIA DI C. VERRE SUSCITERÀ (quantam auditorum multitudinem infamia C. Verris concitatura (sit)), QUANTA DUNQUE UDIENZA/ASCOLTO/INTERESSE ALLA MIA ORAZIONE (quantam denique audientiam orationi meae) FARÀ/CREERÀ LA SUA IMPROBITÀ (factura sit improbitas illius).
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quae cum cogito, iam nunc timeo quidnam pro offensione hominum, qui illi inimici infensique sunt, et exspectatione omnium et magnitudine rerum dignum eloqui possim.
LE QUALI COSE QUANDO MEDITO (quae cum cogito), GIÀ ORA TEMO/MI CHIEDO CON TIMORE (iam nunc timeo) QUALE COSA DEGNA POSSA DIRE (quidnam dignum eloqui possim) A FAVORE/A RIPARAZIONE DELL’OFFESA DEGLI UOMINI CHE SONO A/DI QUELLO NEMICI E OSTILI (pro offensione hominum, qui illi inimici infensique sunt), E PER L’ASPETTAZIONE DI TUTTI E PER LA GRANDEZZA/IMPORTANZA DELLE COSE/DEGLI ARGOMENTI TRATTATI (et exspectatione omnium et magnitudine rerum).
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