COMPETIZIONE E RECIPROCA SORVEGLIANZA TRA SPARTANI
(Senofonte, Costituzione degli Spartani; 4:1->7)
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Un brano in cui Senofonte descrive i meccanismi istituzionali attraverso cui Licurgo riuscì a costringere i suoi concittadini a vivere in uno stato di continua competizione e sorveglianza reciproche.
Proprio in virtù di tali meccanismi infatti, gli Spartani, ancora più degli altri Greci, vivevano nel costante timore del giudizio dei loro concittadini e di essere emarginati dal resto della società.
In pratica, quella spartana era una sopravvivenza di quella “società di vergogna” già mirabilmente descritta da Omero nell'Iliade e (in minor grado) nell'Odissea.
Se poi un tale timore non fosse bastato, vi era l’autorità degli Efori, i “capi supremi” della città, il cui compito era di comminare pesanti punizioni a coloro che disobbedissero alle leggi, reprimendone ogni velleità di libertà personale.
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Quella descritta da Senofonte nel suo celebre testo come una società perfetta, appare ai nostri occhi come una vera e propria macchina di assoggettamento del singolo alle rigide norme della comunità, primo esempio di assolutismo statale e di totalitarismo ideologico fondati sui valori militari della forza e della disciplina.
Di tutt’altra - e per molti aspetti opposta - natura, fu la società ateniese, basata sulla valorizzazione dei talenti personali, ovvero sul principio della libertà e della responsabilità individuali, al di là (almeno in linea di principio) delle differenze sociali ed economiche…
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Testo greco:
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4.
[1] περί γε μὴν τῶν ἡβώντων πολὺ μάλιστα ἐσπούδασε, νομίζων τούτους, εἰγένοιντο οἵους δεῖ, πλεῖστον ῥέπειν ἐπὶ τὸ ἀγαθὸν τῇ πόλει. [2] ὁρῶν οὖν, οἷς ἂν μάλιστα φιλονικία ἐγγένηται, τούτων καὶ χοροὺς ἀξιακροατοτάτους γιγνομένους καὶ γυμνικοὺς ἀγῶνας ἀξιοθεατοτάτους, ἐνόμιζεν, εἰ καὶ τοὺς ἡβῶντας συμβάλλοι εἰς ἔριν περὶ ἀρετῆς, οὕτως ἂν καὶ τούτους ἐπὶ πλεῖστον ἀφικνεῖσθαι ἀνδραγαθίας. ὡς οὖν τούτους αὖσυνέβαλεν, ἐξηγήσομαι. [3] αἱροῦνται τοίνυν αὐτῶν οἱ ἔφοροι ἐκ τῶν ἀκμαζόντων τρεῖς ἄνδρας: οὗτοι δὲ ἱππαγρέται καλοῦνται. τούτων δ᾽ ἕκαστος ἄνδρας ἑκατὸν καταλέγει, διασαφηνίζων ὅτου ἕνεκα τοὺς μὲν προτιμᾷ, τοὺς δὲ ἀποδοκιμάζει. [4] οἱ οὖν μὴτυγχάνοντες τῶν καλῶν πολεμοῦσι τοῖς τε ἀποστείλασιν αὐτοὺς καὶ τοῖς αἱρεθεῖσιν ἀνθ᾽ αὑτῶν καὶπαραφυλάττουσιν ἀλλήλους, ἐάν τι παρὰ τὰ καλὰ νομιζόμενα ῥᾳδιουργῶσι.
[5] καὶ αὕτη δὴγίγνεται ἡθεοφιλεστάτη τε καὶπολιτικωτάτη ἔρις, ἐν ᾗ ἀποδέδεικται μὲν ἃ δεῖ ποιεῖν τὸν ἀγαθόν, χωρὶς δ᾽ ἑκάτεροι ἀσκοῦσιν ὅπως ἀεὶκράτιστοι ἔσονται, ἐὰν δέ τι δέῃ, καθ᾽ ἕνα ἀρήξουσι τῇ πόλει παντὶ σθένει ἄν. [6] ἀνάγκη δ᾽ αὐτοῖς καὶ εὐεξίας ἐπιμελεῖσθαι. καὶ γὰρ πυκτεύουσι διὰ τὴν ἔριν ὅπου ἂν συμβάλωσι: διαλύειν μέντοι τοὺς μαχομένους πᾶς ὁπαραγενόμενος κύριος. ἢν δέ τις ἀπειθῇ τῷδιαλύοντι, ἄγει αὐτὸν ὁπαιδονόμος ἐπὶ τοὺς ἐφόρους: οἱ δὲ ζημιοῦσι μεγαλείως, καθιστάναι βουλόμενοι εἰς τὸ μήποτε ὀργὴν τοῦ μὴπείθεσθαι τοῖς νόμοις κρατῆσαι.
[7] τοῖς γε μὴν τὴν ἡβητικὴν ἡλικίαν πεπερακόσιν, ἐξ ὧν ἤδη καὶ αἱμέγισται ἀρχαὶκαθίστανται, οἱ μὲν ἄλλοι Ἕλληνες ἀφελόντες αὐτῶν τὸ ἰσχύος ἔτι ἐπιμελεῖσθαι στρατεύεσθαι ὅμως αὐτοῖς ἐπιτάττουσιν, ὁ δὲ Λυκοῦργος τοῖς τηλικούτοις νόμιμον ἐποίησε κάλλιστον εἶναι τὸ θηρᾶν, εἰ μή τι δημόσιον κωλύοι, ὅπως δύναιντο καὶ οὗτοι μηδὲν ἧττον τῶν ἡβώντων στρατιωτικοὺς πόνους ὑποφέρειν.
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Testo tradotto:
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1. Il suo impegno poi si concentrò massimamente sui ragazzi ormai entrati nella giovinezza: pensava infatti che, se questi sono delle persone come si deve, il contributo al bene della città è enorme.
2. Notando che i cori più degni di essere ascoltati e le gare ginniche più piacevoli da vedere sono fatti da persone dotate del maggior spirito di competizione, pensò che, se avesse spinto anche i giovani a competere per una riuscita onorevole, anch’essi avrebbero compiuto un progresso grandissimo in direzione della virtù. Voglio pertanto esporre come li abbia portati a questa contesa.
3. Gli efori scelgono tra loro tre persone, prendendole dal numero di quanti sono nel fiore dell’età: le chiamano ippogretai. Ciascuno di questi tre ne sceglie a sua volta altri cento, specificando perché dia la precedenza ad alcuni escludendone altri.
4. Quelli che vengono esclusi dal godimento dei vantaggi combattono contro chi li ha disdegnati e contro quelli che sono stati eletti al loro posto; inoltre si sorvegliano a vicenda, per il caso in cui qualcuno di loro si mostri trascurato nell’adempimento di ciò che si considera onorevole.
5. Si tratta della competizione più cara agli dei e più utile per la città: in essa si manifesta cosa debba fare il buon cittadino, in essa entrambe i gruppi, separatamente, si esercitano per essere sempre più forti e per potere, in caso di necessità, soccorrere singolarmente la città con tutte le loro forze. Si devono poi curare anche del proprio vigore fisico. 6. Per via di questa contesa, infatti, fanno a pugni quando si incontrano; tuttavia, chiunque sopraggiunga può separare i contendenti, e se qualcuno disobbedisce a chi cerca di dividerli, il paidonomos lo conduce al cospetto degli efori, i quali lo puniscono severamente: desiderano infatti metterlo in una disposizione tale che l’ira in lui non possa mai prevalere sul senso di obbedienza alle leggi.
7. Quanto a quelli che hanno ormai superato l’età giovanile (sono di fatto le persone destinate alle più alte cariche pubbliche), gli altri Greci li sollevano dall’obbligo di curarsi ancora del proprio vigore fisico; tuttavia impogono ancora loro di fare servizio militare. Licurgo, invece, prescrisse a quelli di quest’età la norma che la caccia è l’attività più nobile – tranne nel caso di impedimenti legati all’interesse comune – affinchè anch’essi potessero sopportare, non meno dei giovani, le fatiche delle spedizioni militari.
(Traduzione di Guido d’Alessandro)
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Testo greco spiegato:
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[1] περί γε μὴν τῶν ἡβώντων πολὺ μάλιστα ἐσπούδασε, νομίζων τούτους, εἰγένοιντο οἵους δεῖ, πλεῖστον ῥέπειν ἐπὶ τὸ ἀγαθὸν τῇ πόλει.
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Invero (μὴν) molto massimamente/al massimo grado (πολὺ μάλιστα) (Licurgo…) lavorò su/si dedicò(ἐσπούδασε) in merito a coloro che sono nel fiore degli anni (περί γε τῶν ἡβώντων), ritenendo che questi (νομίζων τούτους…), se fossero quali bisogna (essere…) (εἰγένοιντο οἵους δεῖ; =εἰ γένοιντο οἷοι (se fossero quali…) δεῖ εἶναι (bisogna essere/che siano): οἷοι acquista il caso del soggetto dell’infinitiva implicita), massimamente inclinano al bene la città (πλεῖστον ῥέπειν ἐπὶ τὸ ἀγαθὸν τῇ πόλει).
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[2] ὁρῶν οὖν, οἷς ἂν μάλιστα φιλονικία ἐγγένηται, τούτων καὶ χοροὺς ἀξιακροατοτάτους γιγνομένους καὶ γυμνικοὺς ἀγῶνας ἀξιοθεατοτάτους, ἐνόμιζεν, εἰ καὶ τοὺς ἡβῶντας συμβάλλοι εἰς ἔριν περὶ ἀρετῆς, οὕτως ἂν καὶ τούτους ἐπὶ πλεῖστον ἀφικνεῖσθαι ἀνδραγαθίας.
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Vedendo dunque (ὁρῶν οὖν) essenti/che erano (γιγνομένους) sia i cori più degni di ascolto (καὶ χοροὺς ἀξιακροατοτάτους) sia gli agonici ginnici più degni di visione (καὶ γυμνικοὺς ἀγῶνας ἀξιοθεατοτάτους) di questi (τούτων) ai quali massimamente sarebbe/è di solito l’amore per la vittoria//che sono massimamente amanti del vincere (οἷς ἂν μάλιστα φιλονικία ἐγγένηται), ritenne che… (ἐνόμιζεν), se portasse assieme/se fosse riuscito a riunire (εἰσυμβάλλοι) anche i giovani alla competizione attorno alla/per la virtù (καὶ τοὺς ἡβῶντας εἰς ἔριν περὶ ἀρετῆς), così anche questi (οὕτως ἂν καὶ τούτους) al massimo (ἐπὶ πλεῖστον) giungerebbero/sarebbero giunti(ἀφικνεῖσθαι) alla piena virilità (ἀνδραγαθίας).
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ὡς οὖν τούτους αὖσυνέβαλεν, ἐξηγήσομαι.
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Come dunque questi (ὡς οὖν τούτους) da lì in poi (αὖ) riunì (συνέβαλεν), mostrerò (qui avanti…) (ἐξηγήσομαι).
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[3] αἱροῦνται τοίνυν αὐτῶν οἱ ἔφοροι ἐκ τῶν ἀκμαζόντων τρεῖς ἄνδρας: οὗτοι δὲ ἱππαγρέται καλοῦνται.
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Prendono dunque gli efori tre uomini (αἱροῦνται τοίνυν οἱ ἔφοροι τρεῖς ἄνδρας) di quelli da coloro che spiccano/tra coloro che si distinguono (αὐτῶν ἐκ τῶν ἀκμαζόντων); e questi sono chiamati “ippagreti” (οὗτοι δὲ ἱππαγρέται καλοῦνται).
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τούτων δ᾽ ἕκαστος ἄνδρας ἑκατὸν καταλέγει, διασαφηνίζων ὅτου ἕνεκα τοὺς μὲν προτιμᾷ, τοὺς δὲ ἀποδοκιμάζει.
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E di questi ciascuno sceglie cento uomini (τούτων δ᾽ ἕκαστος ἄνδρας ἑκατὸν καταλέγει), chiarendo per cosa/a causa di cosa (διασαφηνίζων ὅτου ἕνεκα; ὅτου=genit. sing. neutro (o maschile) di ὅστις,ὅτι: chi?, cosa?) gli uni stima (τοὺς μὲν προτιμᾷ), e gli altri disprezza (τοὺς δὲ ἀποδοκιμάζει).
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[4] οἱ οὖν μὴτυγχάνοντες τῶν καλῶν πολεμοῦσι τοῖς τε ἀποστείλασιν αὐτοὺς καὶ τοῖς αἱρεθεῖσιν ἀνθ᾽ αὑτῶν καὶπαραφυλάττουσιν ἀλλήλους, ἐάν τι παρὰ τὰ καλὰνομιζόμενα ῥᾳδιουργῶσι.
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Quelli non capitanti/che non capitano dei buoni/tra i buoni (οἱ οὖν μὴτυγχάνοντες τῶν καλῶν) combattono e contro coloro che li hanno estromessi (dai buoni…) (πολεμοῦσι τοῖς τε ἀποστείλασιν αὐτοὺς; ἀποστείλασιν: partic. masch. dativo plurale aoristo att. di ἀποστέλλω: pongo via, allontano) e contro coloro che sono stati presi/scelti contro di/al posto loro (καὶ τοῖς αἱρεθεῖσιν ἀνθ᾽ αὑτῶν) e si sorvegliano gli uni con gli altri (καὶπαραφυλάττουσιν ἀλλήλους), se qualcosa presso le cose ritenute buone/riguardo a ciò che s ritiene buono (ἐάν τι παρὰ τὰ καλὰνομιζόμενα) (essi…) trascurino (ῥᾳδιουργῶσι).
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[5] καὶ αὕτη δὴγίγνεται ἡθεοφιλεστάτη τε καὶπολιτικωτάτη ἔρις, ἐν ᾗ ἀποδέδεικται μὲν ἃ δεῖ ποιεῖν τὸν ἀγαθόν, χωρὶς δ᾽ ἑκάτεροι ἀσκοῦσιν ὅπως ἀεὶκράτιστοι ἔσονται, ἐὰν δέ τι δέῃ, καθ᾽ ἕνα ἀρήξουσι τῇ πόλει παντὶ σθένει ἄν.
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E questa contesta certamente è (καὶ αὕτη δὴγίγνεται ἔρις) la più amata dagli dei e la più amica della città (ἡθεοφιλεστάτη τε καὶπολιτικωτάτη), in cui sono mostrate/si vedono (le cose…) che (ἐν ᾗ ἀποδέδεικται μὲν ἃ) è necessario (δεῖ) che il buono/l’uomo buono faccia (ποιεῖν τὸν ἀγαθόν: infinitiva retta da δεῖ), e inoltre (χωρὶς δ᾽) tutti quanti si esercitano (ἑκάτεροι ἀσκοῦσιν) perché sempre più forti saranno/diventino (ὅπως ἀεὶκράτιστοι ἔσονται), e qualora qualcosa/una qualche azione sia necessaria (alla città…) (ἐὰν δέ τι δέῃ), uno per uno (καθ᾽ ἕνα) aiuteranno/aiuterebbero la città tutta con la forza (ἀρήξουσι τῇ πόλει παντὶ σθένει ἄν; nota l ἄν’ che dà una sfumatura di eventualità alla proposizione).
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[6] ἀνάγκη δ᾽ αὐτοῖς καὶ εὐεξίας ἐπιμελεῖσθαι. καὶ γὰρ πυκτεύουσι διὰ τὴν ἔριν ὅπου ἂν συμβάλωσι: διαλύειν μέντοι τοὺς μαχομένους πᾶς ὁπαραγενόμενος κύριος.
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Ed è necessario per essi (ἀνάγκη δ᾽ αὐτοῖς) anche coltivare il benessere fisico (καὶ εὐεξίας ἐπιμελεῖσθαι), e infatti praticano il pugilato(καὶ γὰρ πυκτεύουσι) per sfida dove si incontrino (διὰ τὴν ἔριν ὅπου ἂν συμβάλωσι); eppure (μέντοι), essendo nei pressi qualunque signore/tutore (πᾶς ὁπαραγενόμενος κύριος; πᾶς qui significa “qualsiasi”, e non “tutto”!), (è doveroso…) che i combattenti si separino (διαλύειν τοὺς μαχομένους: proposiz. infinitiva).
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ἢν δέ τις ἀπειθῇ τῷδιαλύοντι, ἄγει αὐτὸν ὁπαιδονόμος ἐπὶ τοὺς ἐφόρους: οἱ δὲ ζημιοῦσι μεγαλείως, καθιστάναι βουλόμενοι εἰς τὸ μήποτε ὀργὴν τοῦ μὴπείθεσθαι τοῖς νόμοις κρατῆσαι.
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E qualora (ἢν δέ; ἢν= ἐάν) qualcuno disobbedisca a colui che (li…) scioglie (τις ἀπειθῇ τῷδιαλύοντι), il “paidonomos” lo porta dagli efori (ἄγει αὐτὸν ὁπαιδονόμος ἐπὶ τοὺς ἐφόρους); e gli/quelli (lo…) puniscono grandemente/severamente(οἱ δὲ ζημιοῦσι μεγαλείως), volendo/che vogliono (βουλόμενοι) porsi severamente (καθιστάναι) contro il mai/il non dominare (εἰς τὸ μήποτε κρατῆσαι) l’impulso di non obbedire alle leggi (ὀργὴν τοῦ μὴπείθεσθαι τοῖς νόμοις).
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[7] τοῖς γε μὴν τὴν ἡβητικὴν ἡλικίαν πεπερακόσιν, ἐξ ὧν ἤδη καὶ αἱμέγισται ἀρχαὶκαθίστανται, οἱ μὲν ἄλλοι Ἕλληνες ἀφελόντες αὐτῶν τὸ ἰσχύος ἔτι ἐπιμελεῖσθαι στρατεύεσθαι ὅμως αὐτοῖς ἐπιτάττουσιν, ὁ δὲ Λυκοῦργος τοῖς τηλικούτοις νόμιμον ἐποίησε κάλλιστον εἶναι τὸ θηρᾶν, εἰ μή τι δημόσιον κωλύοι, ὅπως δύναιντο καὶ οὗτοι μηδὲν ἧττον τῶν ἡβώντων στρατιωτικοὺς πόνους ὑποφέρειν.
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Inoltre a coloro che hanno attraversato/superato (τοῖς γε μὴν πεπερακόσιν->partic. perf. attivo dat. plur. masch. da περάω: attraverso) l’età giovanile (τὴν ἡλικίαν ἡβητικὴν), da cui già/inverò le più grandi cariche sussistono/derivano (ἐξ ὧν ἤδη καὶ αἱμέγισται ἀρχαὶκαθίστανται), gli altri Elleni da una parte (οἱ μὲν ἄλλοι Ἕλληνες στρατεύεσθαι ὅμως αὐτοῖς ἐπιτάττουσιν) togliendo a essi/dispensando essi(ἀφελόντες αὐτῶν) il/dal coltivare ancora la forza/vigoria(τὸ ἰσχύος ἔτι ἐπιμελεῖσθαι) ugualmente comandano a essi (ὅμως αὐτοῖς ἐπιτάττουσιν) di combattere nell’esercito (στρατεύεσθαι), dall’altra parte Licurgo fece/determinò per (uomini…) di tale età(ὁ δὲ Λυκοῦργος τοῖς τηλικούτοις ἐποίησε) che vi fosse la bellissima usanza(νόμιμον κάλλιστον εἶναι) di cacciare (τὸ θηρᾶν), se non/a meno che (εἰ μή) qualcosa di interesse pubblico (lo…) impedisse (τι δημόσιον κωλύοι), affinché possano anche questi/gli uomini non più giovani (ὅπως δύναιντο καὶ οὗτοι στρατιωτικοὺς) per nulla di meno dei giovani(μηδὲν ἧττον τῶν ἡβώντων; μηδὲν e ἧττον sono due neutri singolari con funzione avverbiale) sopportare le fatiche guerresche/della guerra (πόνους ὑποφέρειν).
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