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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

Consolazione a una madre – Seneca, Consolatio ad Marciam; Caput XVI

4. Cornelia Livi Drusi clarissimum iuvenem inlustris ingenii, vadentem per Gracchana vestigia inperfectis tot rogationibus intra penates interemptum suos, amiserat incerto caedis auctore. Tamen et acerbam mortem filii et inultam tam magno animo tulit quam ipse leges tulerat.

5. Iam cum fortuna in gratiam, Marcia, reverteris, si tela, quae in Scipiones Scipionumque matres ac filias exegit, quibus Caesares petit, ne a te quidem continuit?

Plena et infesta variis casibus vita est, a quibus nulli longa pax, vix indutiae sunt. Quattuor liberos sustuleras, Marcia. Nullum aiunt frustra cadere telum quod in confertum agmen inmissum est: mirum est tantam turbam non potuisse sine invidia damnove praetervehi?

6. 'At hoc iniquior fortuna fuit quod non tantum eripuit filios sed elegit.' Numquam tamen iniuriam dixeris ex aequo cum potentiore dividere: duas tibi reliquit filias et harum nepotes; et ipsum quem maxime luges prioris oblita non ex toto abstulit: habes ex illo duas filias, si male fers, magna onera, si bene, magna solacia. In hoc te perduc (=perduce!) ut illas cum videris admonearis filii, non doloris.

7. Agricola eversis arboribus quas aut ventus radicitus avolsit aut contortus repentino impetu turbo praefregit, sobolem (=subolem, germoglio) ex illis residuam fovet et in <locum> amissarum semina statim plantasque disponit; et momento (nam ut ad damna, ita ad incrementa rapidum veloxque tempus est) adolescunt amissis laetiora.

8. Has nunc Metili tui filias in eius vicem substitue et vacantem locum exple et unum dolorem geminato solacio leva. Est quidem haec natura mortalium, ut nihil magis placeat quam quod amissum est: iniquiores sumus adversus relicta ereptorum desiderio.

Sed si aestimare volueris quam valde tibi fortuna, etiam cum saeviret, pepercerit, scies te habere plus quam solacia: respice tot nepotes, duas filias. Dic (=Dice) illud quoque, Marcia: 'moverer, si esset cuique fortuna pro moribus et numquam mala bonos sequerentur: nunc video, exempto discrimine, eodem modo malos bonosque iactari.'



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Traduzione e commento:


4. Cornelia Livi Drusi clarissimum iuvenem inlustris ingenii, vadentem per Gracchana vestigia inperfectis tot rogationibus intra penates interemptum suos, amiserat incerto caedis auctore. Tamen et acerbam mortem filii et inultam tam magno animo tulit quam ipse leges tulerat.

Cornelia (moglie, sott.) di Livio Druso perse ad opera di un autore sconosciuto (incerto caedis auctore: letter., essendo sconosciuto l’autore del delitto, ablat. assoluto) un chiarissimo giovane di nobile ingegno, il quale – ucciso tra i suoi penati (interemptum intra penates suos) – andava per i territori dei Gracchi con tante (tot è aggettivo indeclinabile) proposte di legge incompiute. Con animo tanto grande ella sopportò (letter., prese) la morte tremenda e invendicata (del figlio, sott.) quanto questi (ipse) si attené (letter., prese: tulit) alle leggi.


5. Iam cum fortuna in gratiam, Marcia, reverteris, si tela, quae in Scipiones Scipionumque matres ac filias exegit, quibus Caesares petit, ne a te quidem continuit?

Già saresti tornata in buoni rapporti (in gratiam) con la fortuna (letter., con la fortuna saresti tornata in grazia/amicizia), Marzia, se (avessi considerato che, sottint.) le frecce che essa scagliò (in passato…) contro gli Scipioni e le madri e le figlie degli Scipioni, e con cui reclamò dei Cesari, nemmeno da te (ne quidem a te) ha smesso (di scagliare, sottint.; continuit è 3^ sing. perfetto att. da contineo: contengo, tengo a freno… NON 3^ sing. pres. att. cong. da continuo)?


Struttura sintattica: [protasi] cum fortuna reverteris, [apodosi] si tela ([prop. relative:] quae exegit - quibus petit) ne a te continuit?


Plena et infesta variis casibus vita est, a quibus nulli longa pax, vix indutiae sunt. Quattuor liberos sustuleras, Marcia. Nullum aiunt frustra cadere telum quod in confertum agmen inmissum est: mirum est tantam turbam non potuisse sine invidia damnove praetervehi?

Piena e esposta a vari casi è la vita, dai quali non (vi è, sott.) lunga pace per nessuno (nulli: dat. di nullus), a stento vi sono delle tregue. Avevi allevato quattro figli (Quattuor liberos sustuleras), Marzia. Dicono che nessuno strale, che sia lanciato in una battaglia serrata, cada inutilmente: è cosa degna di stupore (mirum) che una simile turba (=moltitudine di figli) non abbia potuto passare (=fare il suo passaggio nel mondo) senza invidia o danno?


6. 'At hoc iniquior fortuna fuit quod non tantum eripuit filios sed elegit.' Numquam tamen iniuriam dixeris ex aequo cum potentiore dividere: duas tibi reliquit filias et harum nepotes; et ipsum quem maxime luges prioris oblita non ex toto abstulit: habes ex illo duas filias, si male fers, magna onera, si bene, magna solacia. In hoc te perduc (=perduce!) ut illas cum videris admonearis filii, non doloris.

“Ma in ciò (hoc, avverbio) più iniqua fu la fortuna, poiché non tanto (mi, sott.) strappò i figli, bensì li scelse consapevolmente (elegit).” Tuttavia mai dirai/considererai (lett., "avrai detto", poiché dixeris è perfetto futuro!; qui significa “devi/dovresti considerare”; dixeris: può essere sia 2^ sing. futuro perfetto indic. di dico; sia 2^ sing. cong. perfetto di dico) una disgrazia il condividere alla pari (ex aequo) con uno più potente (di te, sott.).(*) (Il destino, sott.) ti lasciò due figlie e i loro nipoti; e lo stesso (figlio, sott.) che più piangi, dimentica (oblita: lett.: dopo aver dimenticato; da obliviscor, eris, oblitus sum, oblivisci: dimentico) del primo (prioris), non te lo ha tolto del tutto: hai da quello due figlie: se (le, sott.) sopporti male, (ne avrai, sott.) grandi oneri; se (le sopporti, sott.) bene, grandi sollievi. Segui questa linea di pensiero (letter., In questo conduciti In hoc te perduce) affinché quando le vedrai ti sia ricordato il figlio (admonearis filii: letteralm., tu sia portata a ricordare (=forma passiva) del figlio), non il dolore (della sua perdita, sott.)


(*) Un’altra traduzione possibile, qualora dixeris sia interpretato come perfetto congiuntivo: avresti detto. “Mai avresti detto (=pensato, creduto) di condividere (=che avresti condiviso: l’infinito è presente per sottolineare la contemporaneità rispetto alla reggente) una disgrazia alla pari con uno più potente.


7. Agricola eversis arboribus quas aut ventus radicitus avolsit aut contortus repentino impetu turbo praefregit, sobolem (=subolem, germoglio) ex illis residuam fovet et in <locum> amissarum semina statim plantasque disponit; et momento (nam ut ad damna, ita ad incrementa rapidum veloxque tempus est) adolescunt amissis laetiora.

L’agricoltore, dopo aver strappato gli alberi che o il vento ha divelto dalle radici (avv. radicitus) o il vortice contorto con impeto repentino ha spezzato, tiene in caldo il pollone/germoglio rimanente (=sopravvissuto) da essi, e lì per lì pianta e dispone i semi in luogo delle perse (amissis, riferito ovviam. alle piante); e col tempo (momento) (infatti il tempo è rapido e veloce così ai danni, come agli incrementi) si sviluppano più rigogliosi di quelli perduti (amissis laetiora).


8. Has nunc Metili tui filias in eius vicem substitue et vacantem locum exple et unum dolorem geminato solacio leva. Est quidem haec natura mortalium, ut nihil magis placeat quam quod amissum est: iniquiores sumus adversus relicta ereptorum desiderio.

Allora poni queste figlie del tuo Metilio in sua vece e colma il posto vacante e allevia quel pervicace (unum: unico, solo, persistente..) dolore con la consolazione che è nata (…da esso???) Certamente la natura dei mortali è questa, che nulla piaccia (ut nihil placeat: ut + cong. ha qui valore consecutivo: è tale che…) più che ciò che è stato perso: siamo così ingiusti (iniquiores: letter. sarebbe il comparativo di iniquus) verso le cose rimaste, per il desiderio di quelle strappate(ci).


Sed si aestimare volueris quam valde tibi fortuna, etiam cum saeviret, pepercerit, scies te habere plus quam solacia: respice tot nepotes, duas filias. Dic (=Dice) illud quoque, Marcia: 'moverer, si esset cuique fortuna pro moribus et numquam mala bonos sequerentur: nunc video, exempto discrimine, eodem modo malos bonosque iactari.'

Ma se avessi voluto valutare quanto fortemente la fortuna, anche incrudelendo (saeviret: cong. imperf. da saevio, is, saevii, saevitum, ire; ricorda che il congiuntivo imperfetto se retto da un tempo storico, qui un perfetto storico, indica contemporaneità rispetto alla reggente!), ti risparmiasse (tibi pepercerit: cong. perfetto da parco: risparmio), sappi che tu hai più che delle consolazioni: guarda così tanti (tot) nipoti, due figlie. Dì (=ammetti) anche questo, Marzia: “Rimarrei turbata (letteralm., sarei stata mossa, scossa; moverer: 1^ sing. cong. imperf. passivo da moveo), se vi fosse per ciascuno fortuna secondo i (propri, sott.) costumi (=meriti personali) e i mali mai perseguitassero i buoni; ora vedo, tolta ogni differenza (exempto discrimine, ablat. assol.), che i cattivi e i buoni sono perseguitati allo stesso modo.”


Traduzione professionale:

4. Cornelia, moglie di Livio Druso, aveva perduto, a causa di un ignoto assassino, un giovane molto famoso di eccezionale ingegno, mentre calcava le orme dei Gracchi, senza aver portato a termine tante proposte di legge, ucciso tra i suoi Penati. Tuttavia essa sopportò la morte del figlio, prematura e impunita, con la stessa saldezza d’animo con cui egli aveva promulgato le leggi.

5. Ritornerai in buoni rapporti con la sorte, Marcia, se neppure da te essa ha stornato i dardi che ha scoccato contro gli Scipioni e le madri e le figlie degli Scipioni, e con i quali ha bersagliato i Cesari? La vita è piena e disseminata di vari casi, dai quali a nessuno proviene una lunga pace, a stento una tregua. Avevi procreato quattro figli , Marcia. Si dice che nessun dardo va a vuoto, se viene scagliato in una schiera serrata: c’è da meravigliarsi se una prole così numerosa non abbia potuto esser traghettata senza invidia o danno?

6. «Ma la fortuna è stata troppo iniqua, perché non solo rapì i figli, ma li scelse.» Non chiamare mai ingiustizia il dividere da pari a pari con chi è più potente di te: ti ha lasciato due figlie e i loro nipoti; e quello stesso che piangi così accoratamente, dimentica del primo, non te lo ha tolto del tutto: hai da lui due figlie, che sono pesi onerosi, se le tolleri di malavoglia, grande sollievo, se le accogli di buon grado. In ciò comportati in modo che esse sembrino ricordarti tuo figlio, non il tuo dolore.

7. Il contadino, dopo che sono stati sradicati gli alberi, che o il vento strappò fin dalle radici o un’impetuosa tempesta spezzò con furia improvvisa, ne protegge i germogli residui e al posto di quelli perduti subito dispone dei semi e delle piante; e in un attimo (infatti il tempo è rapido e veloce sia nei danni che nelle riparazioni) si sviluppano più rigogliosi di quelli perduti.

8. Ora metti le figlie del tuo Metilio al suo posto e riempi il posto vacante e con un doppio sollievo lenisci un unico dolore. Questa è la natura dei mortali, che nulla ci piace di più di ciò che si è perduto: siamo più ingiusti verso le cose lasciateci a causa del rimpianto di quelle che ci sono state sottratte. Ma se tu volessi valutare quanto ti ha risparmiato la fortuna, anche quando ha incrudelito verso di te, vedrai che hai più che dei sollievi: guarda ai tanti nipoti, alle due figlie. Dici anche questo, Marcia: «Mi turberei, se ognuno avesse la fortuna secondo i propri meriti e se le disgrazie non perseguitassero mai i buoni: ora vedo che senza differenza alcuna i buoni e i cattivi sono colpiti allo stesso modo.»




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