top of page
Cerca
Immagine del redattoreAdriano Torricelli

EBRAISMO E ELLENISMO A CONFRONTO SUL TEMA DELLA FEDELTA' ALLE LEGGI PATRIE

EBRAISMO E ELLENISMO A CONFRONTO SUL TEMA DELLA FEDELTA' ALLE LEGGI PATRIE

(Giuseppe Flavio; Contro Apione; XXXI: 220-231)

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Un testo tratto dalla Contro Apione di Giuseppe Flavio, in cui si paragonano Greci e Ebrei sul tema delle Leggi e della fedeltà a esse riservata.

In primo luogo, Giuseppe osserva che, tra i Greci, solo un filosofo audace e profondo come Platone ha osato proporre una costituzione simile a quella in vigore tra i Giudei, che tenga cioè conto delle verità teologiche fondamentali e dei principi etici che ne discendono…

Tuttavia Platone, pur stimatissimo dagli altri Greci, se da una parte è stato criticato e deriso da molti connazionali per essersi spinto troppo in là nella sua costituzione ideale, dall’altra ha a sua volta affermato la necessità di non divulgare fino in fondo queste verità e (implicitamente) di non pretendere eccessivo rigore in fatto di disciplina (αὐτὸς δὲ Πλάτων ὡμολόγηκεν, ὅτι τὴν ἀληθῆ περὶ θεοῦ δόξαν εἰς τὴν τῶν ὄχλων ἄνοιαν οὐκ ἦν [225] ἀσφαλὲς ἐξενεγκεῖν.)

-

Dopo aver parlato di Platone, Giuseppe si sofferma sulla vita e sui costumi degli Spartani e sull’opera di Licurgo, il loro primo legislatore. Questo perché gli Spartani sono ritenuti il popolo più inflessibile e tenace del mondo greco in fatto di costumi.

Anche qui, secondo lo scrittore, non vi è però paragone tra Greci e Giudei. Infatti, gli Spartani non sono sottoposti a un regime duro quanto quello del popolo giudaico: sono infatti dispensati del lavoro manuale dai popoli a essi sottomessi e passano perciò la loro intera esistenza ad allenarsi per migliorare il proprio fisico e poter più facilmente sconfiggere i loro nemici (οἱ μέν γε μήτε γῆν ἐργαζόμενοι μήτε περὶ τέχνας πονοῦντες ἀλλὰ πάσης ἐργασίας ἄφετοι λιπαροὶ καὶ τὰ σώματα [230] πρὸς κάλλος ἀσκοῦντες ἐπὶ τῆς πόλεως διῆγον, ἄλλοις ὑπηρέταις πρὸς ἅπαντα τὰ τοῦ βίου χρώμενοι καὶ τὴν τροφὴν ἑτοίμην παρ᾽ ἐκείνων λαμβάνοντες). Gli Ebrei, al contrario, non solo sono sottoposti a una disciplina altrettanto severa, ma devono anche lavorare per procurarsi i beni necessari alla vita quotidiana.

Infine, gli Spartani (una volta perse la libertà e l’indipendenza) hanno pressoché rinunciato a seguire le proprie Leggi, mentre i Giudei hanno continuato a farlo per più di duemila anni anche nel mezzo dei più tremendi rovesciamenti della sorte (ἡμεῖς δ᾽ ἐν τύχαις γεγονότες μυρίαις διὰ τὰς τῶν βασιλευσάντων τῆς Ἀσίας μεταβολὰς οὐδ᾽ ἐν τοῖς ἐσχάτοις τῶν δεινῶν τοὺς νόμους προύδομεν).

.

.

Testo greco:

-

[220] [Κἂν τε τι μὴ συμβεβήκει γνώριμον ἡμῶν τὸ ἔθνος ἅπασιν ἀνθρώποις ὑπάρχει κἀν φανερῷ κεῖσθαι τὴν ἐθελούσιον [221] ἡμῶν τοῖς νόμοις ἀκολουθίαν,] ἀλλά τις ἢ συγγράψαι λόγος αὐτοῖς ἀνεγίνωσκε τοῖς Ἕλλησιν ἤ που περιτυχεῖν ἔξω τῆς γινωσκομένης γῆς ἔφασκεν ἀνθρώποις τοιαύτην μὲν ἔχουσι δόξαν οὕτω σεμνὴν περὶ θεοῦ, τοιούτοις δὲ νόμοις πολὺν αἰῶνα βεβαίως ἐμμεμενηκόσι, πάντας ἂν οἶμαι θαυμάσαι διὰ τὰς συνεχεῖς παρ᾽ αὐτοῖς μεταβολάς. [222] ἀμέλει τῶν γράψαι τι παραπλήσιον εἰς πολιτείαν καὶ νόμους ἐπιχειρησάντων ὡς θαυμαστὰ συνθέντων κατηγοροῦσι, φάσκοντες αὐτοὺς λαβεῖν ἀδυνάτους ὑποθέσεις. καὶ τοὺς μὲν ἄλλους παραλείπω φιλοσόφους, ὅσοι τι τοιοῦτον ἐν τοῖς γράμμασιν ἐπραγματεύσαντο, [223] Πλάτων δὲ θαυμαζόμενος παρὰ τοῖς Ἕλλησιν ὡς καὶ σεμνότητι βίου διενεγκὼν καὶ δυνάμει λόγων καὶ πειθοῖ πάντας ὑπεράρας τοὺς ἐν φιλοσοφίᾳ γεγονότας, ὑπὸ τῶν φασκόντων δεινῶν εἶναι τὰ πολιτικὰ μικροῦ δεῖν χλευαζόμενος καὶ κωμῳδούμενος διατελεῖ. [224] καίτοι τἀκείνου σκοπῶν συχνῶς τις ἂν εὕροι ῥᾷον καὶ ταῖς τῶν πολλῶν ἔγγιον συνηθείαις, αὐτὸς δὲ Πλάτων ὡμολόγηκεν, ὅτι τὴν ἀληθῆ περὶ θεοῦ δόξαν εἰς τὴν τῶν ὄχλων ἄνοιαν οὐκ ἦν [225] ἀσφαλὲς ἐξενεγκεῖν. ἀλλὰ τὰ μὲν Πλάτωνος λόγους τινὲς εἶναι κενοὺς νομίζουσι κατὰ πολλὴν ἐξουσίαν κεκαλλιγραφημένους, μάλιστα δὲ τῶν νομοθετῶν Λυκοῦργον τεθαυμάκασι καὶ τὴν Σπάρτην ἅπαντες ὑμνοῦσιν, ὅτι τοῖς ἐκείνου νόμοις ἐπὶ πλεῖστον ἐνεκαρτέρησαν. [226] οὐκοῦν τοῦτο μὲν ὡμολογήσθω τεκμήριον ἀρετῆς εἶναι τὸ πείθεσθαι τοῖς νόμοις: οἱ δὲ Λακεδαιμονίους θαυμάζοντες τὸν ἐκείνων χρόνον ἀντιπαραβαλλέτωσαν τοῖς πλείοσιν ἢ δισχιλίοις [227] ἔτεσι τῆς ἡμετέρας πολιτείας, καὶ προσέτι λογιζέσθωσαν, ὅτι Λακεδαιμόνιοι ὅσον ἐφ᾽ ἑαυτῶν χρόνον εἶχον τὴν ἐλευθερίαν ἀκριβῶς ἔδοξαν τοὺς νόμους διαφυλάττειν, ἐπεὶ μέντοι περὶ αὐτοὺς ἐγένοντο μεταβολαὶ τῆς τύχης, μικροῦ δεῖν ἁπάντων ἐπελάθοντο τῶν νόμων. [228] ἡμεῖς δ᾽ ἐν τύχαις γεγονότες μυρίαις διὰ τὰς τῶν βασιλευσάντων τῆς Ἀσίας μεταβολὰς οὐδ᾽ ἐν τοῖς ἐσχάτοις τῶν δεινῶν τοὺς νόμους προύδομεν οὐκ ἀργίας οὐδὲ τρυφῆς αὐτοὺς χάριν περιέποντες, ἀλλ᾽ εἴ τις ἐθέλοι σκοπεῖν, πολλῷ τινι τῆς δοκούσης ἐπιτετάχθαι Λακεδαιμονίοις καρτερίας μείζονας ἄθλους καὶ πόνους ἡμῖν ἐπιτεθέντας [229] * οἱ μέν γε μήτε γῆν ἐργαζόμενοι μήτε περὶ τέχνας πονοῦντες ἀλλὰ πάσης ἐργασίας ἄφετοι λιπαροὶ καὶ τὰ σώματα [230] πρὸς κάλλος ἀσκοῦντες ἐπὶ τῆς πόλεως διῆγον, ἄλλοις ὑπηρέταις πρὸς ἅπαντα τὰ τοῦ βίου χρώμενοι καὶ τὴν τροφὴν ἑτοίμην παρ᾽ ἐκείνων λαμβάνοντες, ἐφ’ ἣν δὴ τοῦτο μόνον τὸ καλὸν ἔργον καὶ φιλάνθρωπον ἅπαντα καὶ πράττειν καὶ πάσχειν ὑπομένοντες [231] τὸ κρατεῖν πάντων, ἐφ᾽ οὓς ἂν στρατεύωσιν. ὅτι δὲ μηδὲ τοῦτο κατώρθωσαν, ἐῶ λέγειν: οὐ γὰρ καθ᾽ ἕνα μόνον, ἀλλὰ πολλοὶ πολλάκις ἀθρόως τῶν τοῦ νόμου προσταγμάτων ἀμελήσαντες αὑτοὺς μετὰ τῶν ὅπλων παρέδοσαν τοῖς πολεμίοις.

.

.

Traduzione:

-

XXXI; 220. Però, qualora non fosse accaduto che il nostro popolo fosse noto a tutti e la nostra volontaria osservazione delle leggi non risultasse evidente, ma 221. qualcuno, scritta lui stesso una storia, ne desse lettura ai Greci, oppure sostenesse di avere incontrato da qualche parte, fuori del mondo conosciuto, degli uomini che hanno una concezione tanto nobile di Dio e per tanti secoli sono rimasti fedeli a tali leggi, credo che tutti se ne meraviglierebbero, dati i continui cambiamenti che avvengono pressi di loro. 222. Di fatto, quantgo hanno cercato di scrivere una costituzione e delle leggi analoghe, vengono accusati di avere immaginato cose incredibili, fondate, a detta degli accusatori, su premesse impossibili. Tralascio gli altgri filosofi che si sono dedicati nei loro scritti agli stessi argomenti. 223. Platone, ammirato dai Greci in quanto si distinse per la nobiltà della sua vita e risultò superiore a tutti gli altri filosofi per la forza delle sue parole e la sua capacità persuasiva, è continuamente deriso e quasi ridicolizzato da quanti si dichiarano grandi politici. 224. Eppure se si esaminano le sue leggi si troverebbe che sono più duttili delle nostre e più vicine ai costumi della maggior parte della gente; lo stesso Platone, però, ha riconosciuto che non sarebbe prudente divulgare la concezione veritiera su Dio tra la massa. 225. Ma alcuni ritengono che quelli di Platone siano discorsi vuoti, scritti con bella lingua, con grande arbitrio. Il legislatore che più ammirano, poi, è Licurgo e tutti elevano lodi a Sparta perché ha conservato per lungo tempo le sue leggi, 226. Si ammetta dunque che la fedeltà alle leggi è prova di virtù: gli ammiratori dei Lacedemoni confrontino la durata della loro legislazione con il periodo di più di duemila anni della nostra costituzione. 227. riflettano inoltre sul fatto che i Lacedemoni per il tempo in cui mantennero l’indipendenza e la libertà ritennero  opportuno osservare scrupolosamente le leggi, ma quando sopravvennero cambiamenti della sorte, dimenticarono quasi tutte le leggi. 228. Noi, invece, che pure subimmo mille traversie per i cambiamenti di regnanti in Asia non tradimo mai le nostre leggi, nemmeno nei pericoli estremi, e non per pigrizia o per mollezza le rispettiamo, ma anzi – a bene vedere – esse ci impongono delle fatiche e delle prove molto maggiori della fermezza che si ritiene sia prescritta ai Lacedemoni. 229. Essi, che non lavoravano la terra, non si affaticavano nei lavori manuali, ma liberi di ogni occupazione, vigorosi, curavani i corpi in vista della bellezza, trascorrevano la vita in città, 230. si servivano di subalterni per tutte le necessità della vita e ricevevano da questi il cibo già pronto, erano disposti a fare e a sopportare qualsiasi cosa per il solo scopo, bello e nobile, di vioncere tutti coloro con cui fecero guerra. 231. Tralascio di dire che non vi riuscirono; non uno, ma in molti, in massa e più volte, trascurarono le prescrizioni della legge e si consegnarono ai nemici con le armi.

(Traduzione di Francesca Calabi)

.

.

Testo greco spiegato:

-

[220] [Κἂν τε τι μὴ συμβεβήκει γνώριμον ἡμῶν τὸ ἔθνος ἅπασιν ἀνθρώποις ὑπάρχειν κἀν φανερῷ κεῖσθαι τὴν ἐθελούσιον [221] ἡμῶν τοῖς νόμοις ἀκολουθίαν,] ἀλλά τις ἢ συγγράψας λόγους αὐτοῖς ἀνεγίνωσκε τοῖς Ἕλλησιν ἤ που περιτυχεῖν ἔξω τῆς γινωσκομένης γῆς ἔφασκεν ἀνθρώποις τοιαύτην μὲν ἔχουσι δόξαν οὕτω σεμνὴν περὶ θεοῦ, τοιούτοις δὲ νόμοις πολὺν αἰῶνα βεβαίως ἐμμεμενηκόσι, πάντας ἂν οἶμαι θαυμάσαι διὰ τὰς συνεχεῖς παρ᾽ αὑτοῖς μεταβολάς.

.                                                                                           

E qualora in qualche modo (Κἂν τε τι) non sia accaduto/non fosse accaduto (μὴ συμβεβήκει) che il nostro popolo sia noto a tutti gli uomini (γνώριμον ἡμῶν τὸ ἔθνος ἅπασιν ἀνθρώποις ὑπάρχειν) e qualora chiaramente (non…) giacesse/non si vedesse chiaramente (κἀν φανερῷ κεῖσθαι) la nostra volontaria fedeltà alle (nostre…) leggi (τὴν ἐθελούσιον [221] ἡμῶν τοῖς νόμοις ἀκολουθίαν), ma un qualcuno o scrivendo dei discorsi informasse i Greci (di ciò…) (ἀλλά τις ἢ συγγράψας λόγους αὐτοῖς ἀνεγίνωσκε τοῖς Ἕλλησιν) o asserisse che in qualche modo fuori della terra conosciuta (ἤ που ἔφασκεν ἔξω τῆς γινωσκομένης γῆς) accade a degli uomini (περιτυχεῖν ἀνθρώποις) di avere una tale opinione (τοιαύτην μὲν ἔχουσι δόξαν) così venerabile su Dio (οὕτω σεμνὴν περὶ θεοῦ), e i quali a queste leggi per molto tempo rimasero fedeli stabilmente (τοιούτοις δὲ νόμοις πολὺν αἰῶνα βεβαίως ἐμμεμενηκόσι->riferito a “ἀνθρώποις”), credo che tutti si meraviglierebbero per i costanti rivolgimenti presso quelli/se stessi (πάντας ἂν οἶμαι θαυμάσαι διὰ τὰς συνεχεῖς παρ᾽ αὑτοῖς μεταβολάς).

-

[222] ἀμέλει τῶν γράψαι τι παραπλήσιον εἰς πολιτείαν καὶ νόμους ἐπιχειρησάντων ὡς θαυμαστὰ συνθέντων κατηγοροῦσι, φάσκοντες αὐτοὺς λαβεῖν ἀδυνάτους ὑποθέσεις.

.                                     

Certo però (ἀμέλει) (essi, cioè gli storici greci…) accusano coloro che hanno messo mano (τῶν ἐπιχειρησάντων κατηγοροῦσι) a scrivere qualcosa di simile alla costituzione e alle leggi (giudaiche…) (γράψαι τι παραπλήσιον εἰς πολιτείαν καὶ νόμους) come aventi affermato cose tremende/di avere detto cose incredibili (ὡς θαυμαστὰ συνθέντων), dicendo che essi prendono/espongono ipotesi impossibili (φάσκοντες αὐτοὺς λαβεῖν ἀδυνάτους ὑποθέσεις).

-

καὶ τοὺς μὲν ἄλλους παραλείπω φιλοσόφους, ὅσοι τι τοιοῦτον ἐν τοῖς γράμμασιν ἐπραγματεύσαντο, [223] Πλάτων δὲ θαυμαζόμενος παρὰ τοῖς Ἕλλησιν ὡς καὶ σεμνότητι βίου διενεγκὼν καὶ δυνάμει λόγων καὶ πειθοῖ πάντας ὑπεράρας τοὺς ἐν φιλοσοφίᾳ γεγονότας, ὑπὸ τῶν φασκόντων δεινῶν εἶναι τὰ πολιτικὰ μικροῦ δεῖν χλευαζόμενος καὶ κωμῳδούμενος διατελεῖ.

.

E tralascio gli altri filosofi (καὶ τοὺς μὲν ἄλλους παραλείπω φιλοσόφους), i quali qualcosa di tale/qualcosa di simile nei (loro…) scritti facevano/hanno fatto (ὅσοι τι τοιοῦτον ἐν τοῖς γράμμασιν ἐπραγματεύσαντο), ma Platone ammirato presso i Greci in quanto (Πλάτων δὲ θαυμαζόμενος παρὰ τοῖς Ἕλλησιν ὡς) sia essendosi distinto/per essersi distinto per la santità della vita (καὶ σεμνότητι βίου διενεγκὼν) sia per forza e per persuasione dei discorsi avendo superato/per avere superato (καὶ δυνάμει καὶ πειθοῖ λόγων ὑπεράρας) tutti coloro che sono stati/che si sono dedicati nella/alla filosofia (πάντας τοὺς ἐν φιλοσοφίᾳ γεγονότας), continua (διατελεῖ) quasi (μικροῦ δεῖν: espress. avverbiale) a essere schernito e a essere ridicolizzato (χλευαζόμενος καὶ κωμῳδούμενος) dai dicenti/da quelli che sostengono di essere (ὑπὸ τῶν φασκόντων εἶναι) grandi/eccelsi quanto alle cose politiche (δεινῶν τὰ πολιτικὰ).

-

[224] καίτοι τἀκείνου σκοπῶν συχνῶς τις ἂν εὕροι ῥᾷον καὶ ταῖς τῶν πολλῶν ἔγγιον συνηθείαις, αὐτὸς δὲ Πλάτων ὡμολόγηκεν, ὅτι τὴν ἀληθῆ περὶ θεοῦ δόξαν εἰς τὴν τῶν ὄχλων ἄνοιαν οὐκ ἦν [225] ἀσφαλὲς ἐξενεγκεῖν.

.

E certo guardando attentamente le cose di quello/le teorie platoniche (καίτοι τἀκείνου σκοπῶν συχνῶς) qualcuno/chiunque (le…) troverebbe facilmente vicino (τις ἂν εὕροι ῥᾷον ἔγγιον) anche ai costumi dei molti/della maggior parte degli uomini (καὶ ταῖς τῶν πολλῶν συνηθείαις), e lo stesso Platone concordava (αὐτὸς δὲ Πλάτων ὡμολόγηκεν) che la vera opinione/idea su Dio non era/fosse sicuro elargirla (ὅτι τὴν ἀληθῆ περὶ θεοῦ δόξαν οὐκ ἦν ἀσφαλὲς ἐξενεγκεῖν) verso/alla superficialità delle folle (εἰς τὴν τῶν ὄχλων ἄνοιαν).

-

ἀλλὰ τὰ μὲν Πλάτωνος λόγους τινὲς εἶναι κενοὺς νομίζουσι κατὰ πολλὴν ἐξουσίαν κεκαλλιγραφημένους, μάλιστα δὲ τῶν νομοθετῶν Λυκοῦργον τεθαυμάκασι καὶ τὴν Σπάρτην ἅπαντες ὑμνοῦσιν, ὅτι τοῖς ἐκείνου νόμοις ἐπὶ πλεῖστον ἐνεκαρτέρησαν.

.                                                                               

Ma le cose/le teorie di Platone (ἀλλὰ τὰ μὲν Πλάτωνος) alcuni ritengono che siano discorsi vuoti (τινὲς εἶναι λόγους κενοὺς νομίζουσι) scritti con grande stile (κεκαλλιγραφημένους) per (avere…) molta autorevolezza (κατὰ πολλὴν ἐξουσίαν), soprattutto dei nomoteti/tra i legislatori hanno ammirato Licurgo e tutti inneggiano a Sparta (μάλιστα δὲ τῶν νομοθετῶν Λυκοῦργον τεθαυμάκασι καὶ τὴν Σπάρτην ἅπαντες ὑμνοῦσιν), poiché alle leggi di quello () per moltissimo (tempo…) (ὅτι τοῖς ἐκείνου νόμοις ἐπὶ πλεῖστον ἐνεκαρτέρησαν).

-

[226] οὐκοῦν τοῦτο μὲν ὡμολογήσθω τεκμήριον ἀρετῆς εἶναι τὸ πείθεσθαι τοῖς νόμοις:

.

Non dunque si deve concordare (οὐκοῦν μὲν ὡμολογήσθω->3^ sing. imperat. medio aoristo di ὁμολογέω: concordo, ammetto) essere questa cosa/che questa cosa sia un segno di virtù (τοῦτο τεκμήριον ἀρετῆς εἶναι): l’avere fede nelle leggi (τὸ πείθεσθαι τοῖς νόμοις)?

-

οἱ δὲ Λακεδαιμονίους θαυμάζοντες τὸν ἐκείνων χρόνον ἀντιπαραβαλλέτωσαν τοῖς πλείοσιν ἢ δισχιλίοις [227] ἔτεσι τῆς ἡμετέρας πολιτείας, καὶ προσέτι λογιζέσθωσαν, ὅτι Λακεδαιμόνιοι ὅσον ἐφ᾽ ἑαυτῶν χρόνον εἶχον τὴν ἐλευθερίαν ἀκριβῶς ἔδοξαν τοὺς νόμους διαφυλάττειν, ἐπεὶ μέντοι περὶ αὐτοὺς ἐγένοντο μεταβολαὶ τῆς τύχης, μικροῦ δεῖν ἁπάντων ἐπελάθοντο τῶν νόμων.

.

Coloro che ammirano i Lacedemoni il tempo (della costituzione…) di quelli (lo…) paragonino (οἱ δὲ Λακεδαιμονίους θαυμάζοντες τὸν ἐκείνων χρόνον ἀντιπαραβαλλέτωσαν) ai duemila anni (τοῖς δισχιλίοις ἔτεσι) o maggiori/o più (ἢ πλείοσιν) della nostra costituzione (τῆς ἡμετέρας πολιτείας), e dopo osservino che i Lacedemoni (καὶ προσέτι λογιζέσθωσαν, ὅτι Λακεδαιμόνιοι) per quanto tempo avevano/conservavano presso se stessi/di loro la libertà (ὅσον χρόνον εἶχον ἐφ᾽ ἑαυτῶν τὴν ἐλευθερίαν) con scrupolo ritennero di sorvegliare/preservare le (loro…) leggi (ἀκριβῶς ἔδοξαν τοὺς νόμους διαφυλάττειν), dopo che però (ἐπεὶ μέντοι) presso quelli avvennero dei rivolgimenti della fortuna (περὶ αὐτοὺς ἐγένοντο μεταβολαὶ τῆς τύχης), quasi (μικροῦ δεῖν) si dimenticarono di tutte le leggi (ἁπάντων ἐπελάθοντο τῶν νόμων).

-

[228] ἡμεῖς δ᾽ ἐν τύχαις γεγονότες μυρίαις διὰ τὰς τῶν βασιλευσάντων τῆς Ἀσίας μεταβολὰς οὐδ᾽ ἐν τοῖς ἐσχάτοις τῶν δεινῶν τοὺς νόμους προύδομεν οὐκ ἀργίας οὐδὲ τρυφῆς αὐτοὺς χάριν περιέποντες, ἀλλ᾽ εἴ τις ἐθέλοι σκοπεῖν, πολλῷ τινι τῆς δοκούσης ἐπιτετάχθαι Λακεδαιμονίοις καρτερίας μείζονας ἄθλους καὶ πόνους ἡμῖν ἐπιτεθέντας [229]…

.

Noi pur essendo stati/essendoci trovati in migliaia di sorti (ἡμεῖς δ᾽ ἐν τύχαις μυρίαις γεγονότες) per i cambiamenti dei regnanti dell’Asia (διὰ τὰς τῶν βασιλευσάντων τῆς Ἀσίας μεταβολὰς) nemmeno nelle punte estreme delle disgrazie abbiamo tradito le leggi (οὐδ᾽ ἐν τοῖς ἐσχάτοις τῶν δεινῶν τοὺς νόμους προύδομεν->1^ plur. aoristo attivo indic. di προδίδωμι), non dedicandoci/cedendo alla pigrizia né alla mollezza (οὐκ ἀργίας οὐδὲ τρυφῆς περιέποντες) in grazia di essi (αὐτοὺς χάριν), ma sé qualcuno volesse guardare bene (ἀλλ᾽ εἴ τις ἐθέλοι σκοπεῖν), di molto (πολλῷ τινι) (“noi abbiamo avuto in sorte”…: testo ipotetico per colmare la lacuna nel testo!) travagli e fatiche maggiori (μείζονας ἄθλους καὶ πόνους), che sono stati a noi assegnati/assegnatici in sorte (ἡμῖν ἐπιτεθέντας->acc. masch. plur. partic. aoristo passivo di ἐπι-τίθημι), della/rispetto alla fermezza (τῆς καρτερίας) ritenuta essere stata data ai Lacedemoni (δοκούσης ἐπιτετάχθαι Λακεδαιμονίοις; ἐπιτετάχθαι: infin. perfetto passivo di ἐπι-τάσσω)/delle proverbiale fermezza attribuita agli Spartani (τῆς δοκούσης ἐπιτετάχθαι Λακεδαιμονίοις καρτερίας.

-                                                                                                           

… οἱ μέν γε μήτε γῆν ἐργαζόμενοι μήτε περὶ τέχνας πονοῦντες ἀλλὰ πάσης ἐργασίας ἄφετοι λιπαροὶ καὶ τὰ σώματα [230] πρὸς κάλλος ἀσκοῦντες ἐπὶ τῆς πόλεως διῆγον, ἄλλοις ὑπηρέταις πρὸς ἅπαντα τὰ τοῦ βίου χρώμενοι καὶ τὴν τροφὴν ἑτοίμην παρ᾽ ἐκείνων λαμβάνοντες, ἐφ’ ἣν δὴ τοῦτο μόνον τὸ καλὸν ἔργον καὶ φιλάνθρωπον ἅπαντα καὶ πράττειν καὶ πάσχειν ὑπομένοντες [231] τὸ κρατεῖν πάντων, ἐφ᾽ οὓς ἂν στρατεύωσιν.

.

… essi né coltivando la terra né faticando per (praticare…) delle professioni, ma di tutta la fatica esentati (οἱ μέν γε μήτε γῆν ἐργαζόμενοι μήτε περὶ τέχνας πονοῦντες ἀλλὰ πάσης ἐργασίας ἄφετοι), ben nutriti e coltivanti/con la possibilità di coltivare il corpo verso il bello/per migliorarlo (λιπαροὶ καὶ τὰ σώματα πρὸς κάλλος ἀσκοῦντες), regnavano sullo stato (ἐπὶ τῆς πόλεως διῆγον), utilizzando altri servi/dei servi per tutte le cose/necessità della vita e prendendo il nutrimento effettivo da quelli (ἄλλοις ὑπηρέταις πρὸς ἅπαντα τὰ τοῦ βίου χρώμενοι καὶ τὴν τροφὴν ἑτοίμην παρ᾽ ἐκείνων λαμβάνοντες), sul/col quale tutte le cose sia facendo sia sopportando (ἐφ’ ἣν δὴ ἅπαντα καὶ πράττειν καὶ πάσχειν ὑπομένοντες) questa sola opera buona e filantropica (rendevano possibile…) (τοῦτο μόνον τὸ καλὸν ἔργον καὶ φιλάνθρωπον): il dominare tutti (coloro…) contro cui combattessero (τὸ κρατεῖν πάντων, ἐφ᾽ οὓς ἂν στρατεύωσιν).

-

ὅτι δὲ μηδὲ τοῦτο κατώρθωσαν, ἐῶ λέγειν: οὐ γὰρ καθ᾽ ἕνα μόνον, ἀλλὰ πολλοὶ πολλάκις ἀθρόως τῶν τοῦ νόμου προσταγμάτων ἀμελήσαντες αὑτοὺς μετὰ τῶν ὅπλων παρέδοσαν τοῖς πολεμίοις.

.       

Che nemmeno questo facciano correttamente, tralascio di dire (ὅτι δὲ μηδὲ τοῦτο κατώρθωσαν, ἐῶ λέγειν); non infatti per una volta soltanto (οὐ γὰρ καθ᾽ ἕνα μόνον), ma molti e spesso in massa (ἀλλὰ πολλοὶ πολλάκις ἀθρόως) non curandosi dei comandi della (loro…) legge (τῶν τοῦ νόμου προσταγμάτων ἀμελήσαντες) se stessi con le armi consegnarono ai nemici (αὑτοὺς μετὰ τῶν ὅπλων παρέδοσαν τοῖς πολεμίοις).

-

 

 

20 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page