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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

Fede e Filosofia: collaborazione e differenza (Agostino - DE ORDINE, liber II; 5.16)

Aggiornamento: 29 dic 2018

(DE ORDINE LIBRI DUO - S. Aurelii Augustini)



Il brano che segue riassume in poche righe la concezione di Agostino in merito al rapporto tra Fede (rivelazione cristiana) e Ragione (filosofia pagana).

In sostanza, secondo il filosofo di Ippona, la seconda può solo introdurre e preparare le verità della prima, costituendone una sorta di "preparazione morbida". Solo la Fede può realmente illuminare e salvare, mostrando la luce della verità: una verità che peraltro (contrariamente a quella filosofica) è accessibile a tutti, come lo è del resto la salvezza ultraterrena.

E' interessante notare, leggendo i suoi scritti, come Agostino si ponesse nei confronti della filosofia, in modo non troppo dissimile rispetto a come si pone oggi la Scienza. Egli infatti vedeva la religione cristiana come un innegabile superamento, e al tempo stesso come il definitivo completamento dei contenuti della filosofia stessa. Platone e Socrate, diceva ad esempio, avevano intuito da filosofi verità che secoli dopo il Cristianesimo, seppure su altre basi, avrebbe reso più popolari e più evidenti a tutti (anche ai filosofi stessi).

Come per la maggior parte degli uomini moderni la Scienza è innegabilmente "superiore" alla Filosofia, così quasi certamente per i primi ferventi cristiani del mondo tardo-antico (ma anche per quelli dei secoli successivi) lo erano le Verità rivelate.

Scienza (moderna o galileiana) e religione cristiana si sono insomma poste (nel caso della prima, se non da quando è nata, almeno da quando ha cominciato ad affermarsi e ad essere riconosciuta come un'istituzione"ufficiale"), come due tipi di conoscenza diversi e superiori rispetto alla filosofia, credendo di poterne usurpare il ruolo di sapere primario per la conoscenza ultima delle cose.




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Ratio et auctoritas quae de Deo profiteantur ...



5. 16. Duplex enim est via quam sequimur, cum rerum nos obscuritas movet, aut rationem, aut certe auctoritatem. Philosophia rationem promittit et vix paucissimos liberat, quos tamen non modo non contemnere illa mysteria, sed sola intellegere, ut intellegenda sunt, cogit. Nullumque aliud habet negotium, quae vera, et, ut ita dicam, germana philosophia est, quam ut doceat quod sit omnium rerum principium sine principio quantusque in eo maneat intellectus quidve inde in nostram salutem sine ulla degeneratione manaverit, quem unum Deum omnipotentem cum quo tripotentem, Patrem et Filium et Spiritum Sanctum, veneranda mysteria, quae fide sincera et inconcussa populos liberant, nec confuse, ut quidam, nec contumeliose, ut multi praedicant. Quantum autem illud sit, quod hoc etiam nostri generis corpus tantus propter nos Deus assumere atque agere dignatus est, quanto videtur vilius tanto est clementia plenius et a quadam ingeniosorum superbia longe alteque remotius.




Traduzione e commento:




Ratio et auctoritas quae de Deo profiteantur ...

Quali cose (=quae) ragione e autorità colgano di Dio




5. 16. Duplex enim est via quam sequimur, cum rerum nos obscuritas movet, aut rationem, aut certe auctoritatem. 

Duplice è la via che seguiamo, quando siamo turbati dall'oscurità delle cose (letter., quando ci turba...): o la ragione o l'Autorità somma (certe è avverbio, intraducibile in modo letterale)

(Nota: i due termini "rationem et auctoritatem" sono all'accusativo, posti cioè come oggetti: il che equivale più o meno ai nostri due punti: "o... o").


Philosophia rationem promittit et vix paucissimos liberat, quos tamen non modo non contemnere illa mysteria, sed sola intellegere, ut intellegenda sunt, cogit. 

La filosofia promette la comprensione e a mala pena (vix) salva pochissimi, i quali tuttavia non solo (non modo) spinge (cogit) a non trascurare quelle grandi (illa) verità di fede (mysteria), ma sola (spinge, sott.) a comprenderle, nella misura in cui possono essere comprese (letter., come devono essere comprese).


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Nullumque aliud habet negotium, quae vera, et, ut ita dicam, germana philosophia est, quam ut doceat 

E nessun altra occupazione (nullum aliud negotium) ha, quella vera e, per così dire (ut ita dicam), schietta filosofia (è... <*>), che (quam) insegnare (ut doceat: affinché insegni, di insegnare)


<*> Letteralmente: "Nullumque aliud habet negotium, (nullum aliud, sott.) quae vera philosophia est, quam"... : "Nessun altro compito ha, (nient'altro) quella vera filosofia è, che"...


quod sit omnium rerum principium sine principio 

cosa sia il principio senza princio di tutte le cose


quantusque in eo maneat intellectus 

e quanto intelletto in esso permanga


quidve inde in nostram salutem sine ulla degeneratione manaverit, 

e cosa da esso (inde: letter., da lì) sia stato elargito (manaverit: 3^ sing. att. perfetto congiunt. da mano: sgorgo, mi spando/diffondo) per la nostra salvezza (in + acc.: moto a luogo, ovvero qui: scopo) senza degenerazione (cioè senza che Dio abbia perso la sua natura atemporale...).


quem unum Deum omnipotentem cum quo tripotentem, Patrem et Filium et Spiritum Sanctum, veneranda mysteria, 

Le venerande verità di fede (=veneranda mysteria) (invece insegnano, sott.) quell'unico Dio onnipotente (essere, sott.: infinitiva: Deum omnipotentem (esse)), con la qual cosa (cum quo) (insegnano essere egli, sott.; segue il soggetto all'accusativo, come in ogni infinitiva) tripotente: Padre, Figlio e Spirito Santo,


quae fide sincera et inconcussa populos liberant, nec confuse, ut quidam, nec contumeliose, ut multi praedicant. 

le quali (riferito alle verità di fede: veneranda mysteria) liberano i popoli con fede sincera e ispirata, e non confusamente, come alcuni (ut quidam) (dicono, sott.), né oltraggiosamente, come in molti affermano.


Traduz. libera: E la vera e genuina filosofia ha l'esclusiva funzione d'insegnare l'esistenza d'un Principio imprincipiato del mondo, l'immensità dell'intelligenza che in lui esiste e il valore che da lui dimana alla nostra salvezza senza che egli si ponga nel divenire. E le verità rivelate aggiungono che egli è un solo Dio onnipotente ed insieme tripotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Esse mediante la fede sincera liberano dall'errore tutti gli uomini senza confondersi con le verità razionali, come alcuni dicono, ma anche senza dissidio, come molti vorrebbero.

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Quantum autem illud sit, quod hoc etiam nostri generis corpus tantus propter nos Deus assumere atque agere dignatus est, quanto videtur vilius tanto est clementia plenius et a quadam ingeniosorum superbia longe alteque remotius.

E (insegnano tali verità, sott.) quanto grande (quantum) sia questa cosa (illud): il fatto che (quod) inoltre questo corpo (corpus: acc. neutro: corpus, corporis) del nostro genere un  Dio tanto grande a nostro favore (propter nos) si sia degnato di assumere e utilizzare: quanto più umile (egli) appare, tanto più pieno di clemenza (egli è, sott.) e più lontano lungamente e profondamente (longe alteque) da una certa superbia dei sapienti (a quadam ingeniosorum superbia ).




Traduzione professionale:




Ragione e fede in ordine a Dio...


5. 16. Duplice è la via che seguiamo quando ci pone nel dubbio l'oscurità dell'oggetto: la ragione e la fede. La filosofia garantisce la ragione ma ne libera pochi assai. Tuttavia essa non solo non li induce a disdegnare le verità rivelate, ma è sola a farcene formulare, nei limiti consentiti, il puro pensiero. E la vera e genuina filosofia ha l'esclusiva funzione d'insegnare l'esistenza d'un Principio imprincipiato del mondo, l'immensità dell'intelligenza che in lui esiste e il valore che da lui dimana alla nostra salvezza senza che egli si ponga nel divenire. E le verità rivelate aggiungono che egli è un solo Dio onnipotente ed insieme tripotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Esse mediante la fede sincera liberano dall'errore tutti gli uomini senza confondersi con le verità razionali, come alcuni dicono, ma anche senza dissidio, come molti vorrebbero. Grande è poi il mistero che un Dio così alto ha voluto rivestire e portare per noi la forma sensibile della natura umana. Ed esso, quanto più appare umiliante, tanto più è conveniente alla sua bontà e profondamente lontano dall'orgoglio di certi uomini d'ingegno.


http://www.augustinus.it/italiano/ordine/index2.htm




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