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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

I DISCORSI FILOSOFICI SECONDO PLUTARCO

Aggiornamento: 28 set 2022

I DISCORSI FILOSOFICI SECONDO PLUTARCO

(Plutarco, ΠΕΡΙ ΤΟΥ ΑΚΟΥΕΙΝ (L’arte di ascoltare); par. 7)

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Un arguto brano dei Moralia, nel quale Plutarco mette in ridicolo la vanità e la sterile pomposità con cui alcuni oratori cercano di affrontare temi filosofici e “alti”.

Il brano di Plutarco ha peraltro degli accenti non solo sarcastici, ma a tratti quasi drammatici, laddove egli mostra le implicazioni profonde di un tale atteggiamento (θαυμάζονται γὰρ ἐφ´ ὅσον τέρπουσιν, εἶθ´ ἅμα τῆς ἀκοῆς ἐξερρύη τὸ ἡδὺ κἀκείνους προλέλοιπεν ἡ δόξα, καὶ μάτην τοῖς μὲν ὁ χρόνος τοῖς δὲ καὶ ὁ βίος ἀνάλωται - …tanta ammirazione (=del pubblico) finché ne solletichi le orecchie, poi il piacere evapora assieme al suono delle loro parole, e anche la gloria li (=gli oratori) lascia soli. Hanno sciupato solo del tempo invano i primi, i secondi tutta la vita).

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TESTO ORIGINALE:

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7 [...] Τοὺς δ´ ἐν φιλοσοφίᾳ λόγους ἀφαιροῦντα χρὴ τὴν τοῦ λέγοντος δόξαν αὐτοὺς ἐφ´ ἑαυτῶν ἐξετάζειν. Ὡς γὰρ πολέμου, καὶ ἀκροάσεως πολλὰ τὰ κενά ἐστι. Καὶ γὰρ πολιὰ τοῦ λέγοντος καὶ πλάσμα καὶ ὀφρῦς καὶ περιαυτολογία, μάλιστα δ´ αἱ κραυγαὶ καὶ οἱ θόρυβοι καὶ τὰ πηδήματα τῶν παρόντων συνεκπλήττει τὸν ἄπειρον ἀκροατὴν καὶ νέον ὥσπερ ὑπὸ ῥεύματος παραφερόμενον. Ἔχει δέ τι καὶ ἡ λέξις ἀπατηλόν, ὅταν ἡδεῖα καὶ πολλὴ καὶ μετ´ ὄγκου τινὸς καὶ κατασκευῆς ἐπιφέρηται τοῖς πράγμασιν. Ὡς γὰρ τῶν ὑπ´ αὐλοῖς ᾀδόντων αἱ πολλαὶ τοὺς ἀκούοντας ἁμαρτίαι διαφεύγουσιν, οὕτω περιττὴ καὶ σοβαρὰ λέξις ἀντιλάμπει τῷ ἀκροατῇ πρὸς τὸ δηλούμενον. Ὁ μὲν γὰρ Μελάνθιος, ὡς ἔοικε, περὶ τῆς Διογένους τραγῳδίας ἐρωτηθεὶς οὐκ ἔφη κατιδεῖν αὐτὴν ὑπὸ τῶν ὀνομάτων ἐπιπροσθουμένην· αἱ δὲ τῶν πολλῶν διαλέξεις καὶ μελέται σοφιστῶν οὐ μόνον τοῖς ὀνόμασι παραπετάσμασι χρῶνται τῶν διανοημάτων, ἀλλὰ καὶ τὴν φωνὴν ἐμμελείαις τισὶ καὶ μαλακότησι καὶ παρισώσεσιν ἐφηδύνοντες ἐκβακχεύουσι καὶ παραφέρουσι τοὺς ἀκροωμένους, κενὴν ἡδονὴν διδόντες καὶ κενοτέραν δόξαν ἀντιλαμβάνοντες. Ὥστ´ αὐτοῖς συμβαίνει τὸ ὑπὸ Διονυσίου ῥηθέν. Ἐκεῖνος γάρ, ὡς ἔοικεν, εὐδοκιμοῦντι κιθαρῳδῷ παρὰ τὴν θέαν ἐπαγγειλάμενος δωρεάς τινας μεγάλας ὕστερον οὐδὲν ἔδωκεν ὡς ἀποδεδωκὼς τὴν χάριν·

« Ὅσον γάρ, » ἔφη, « χρόνον εὔφραινες ᾄδων, τοσοῦτον ἔχαιρες ἐλπίζων. »

Τοῦτον δὲ τὸν ἔρανον αἱ τοιαῦται πληροῦσιν ἀκροάσεις τοῖς λέγουσι· θαυμάζονται γὰρ ἐφ´ ὅσον τέρπουσιν, εἶθ´ ἅμα τῆς ἀκοῆς ἐξερρύη τὸ ἡδὺ κἀκείνους προλέλοιπεν ἡ δόξα, καὶ μάτην τοῖς μὲν ὁ χρόνος τοῖς δὲ καὶ ὁ βίος ἀνάλωται.

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Da: https://el.wikisource.org/wiki/%CE%A0%CE%B5%CF%81%CE%AF_%CF%84%CE%BF%CF%85_%CE%B1%CE%BA%CE%BF%CF%8D%CE%B5%CE%B9%CE%BD?fbclid=IwAR0hqMUtnexxly9Mswxt6LppEA-0To1US8T6c7flD9nqnUJ73EErjuHY6Zw

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TRADUZIONE LETTERARIA:

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[7] Quando tuttavia la discussione pertiene alla filosofia, la nostra valutazione deve prescindere dal prestigio dell’oratore e deve concentrarsi sul contenuto in sé. Durante l’ascolto le distrazioni non sono meno che sul campo di guerra, del resto: la canizie dell’oratore, il suo tono di voce e il suo cipiglio o l’attitudine all’autocelebrazione, ma più di tutto le urla, il fermento, gli scatti del pubblico travolgono e trascinano come in un vortice l’ascoltatore inesperto e alle prime armi.

Anche nell’eloquio si annidano inganni tutte le volte che lo si applichi ai fatti in maniera abbondante e carezzevole, non scevro di una certa alterigia e affettazione: molte stonature delle cantanti sfuggono all’uditorio coperte dall’accompagnamento del flauto, così come un eloquio pomposo e abbondante getta fumo negli occhi del pubblico. A tal proposito, quando chiesero un parere a Melanzio sulla tragedia di Diogene, egli disse – a quanto pare – di non essere nemmeno riuscito a scorgerla sotto quella montagna di parole!

Non per nulla molti sofisti nelle loro dispute e declamazioni non fanno ricorso soltanto a parole dal significato concettoso, ma mandano in visibilio l’uditorio e lo circuiscono inzuccherando l’esposizione con ogni sorta di musicalità, leggiadria e risonanza: un piacere vano in cambio di una gloria che lo è ancor di più!

A costoro succede quel che disse Dionigi. Raccontano, per l’appunto, che durante lo spettacolo costui avesse promesso a un citaredo di grido di coprirlo di doni per poi non dargli nulla: aveva già elargito la gratifica, a suo modo di vedere. “Quei momenti – soggiungeva – che tu hai allietato col tuo canto, io te li ho allietati con le mie promesse.” Si tratta della stessa moneta con cui questo tipo di ascoltatori ripaga i propri oratori: tanta ammirazione finché ne solletichi le orecchie, poi il piacere evapora assieme al suono delle loro parole, e anche la gloria li lascia soli. Hanno sciupato solo del tempo invano i primi, i secondi tutta la vita.

(Traduzione di Alessandro De Blasi)

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TRADUZIONE SPIEGATA:

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Τοὺς δ´ ἐν φιλοσοφίᾳ λόγους ἀφαιροῦντα χρὴ τὴν τοῦ λέγοντος δόξαν αὐτοὺς ἐφ´ ἑαυτῶν ἐξετάζειν.

I DISCORSI SULLA FILOSOFIA (Τοὺς δ´ ἐν φιλοσοφίᾳ λόγους) BISOGNA ANALIZZAR(LI) PER SE STESSI (χρὴ αὐτοὺς ἐφ´ ἑαυτῶν ἐξετάζειν) METTENDO DA PARTE (ἀφαιροῦντα: l’accusativo si riferisce al soggetto della proposizione infinitiva: ἐξετάζειν…) LA GLORIA/IL PRESTIGIO DI COLUI CHE PARLA (τὴν τοῦ λέγοντος δόξαν).

Quando tuttavia la discussione pertiene alla filosofia, la nostra valutazione deve prescindere dal prestigio dell’oratore e deve concentrarsi sul contenuto in sé.

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Ὡς γὰρ πολέμου, καὶ ἀκροάσεως πολλὰ τὰ κενά ἐστι.

COME INFATTI DI UNA GUERRA/NEL CASO DI UNA GUERRA, ANCHE DELL’ASCOLTO/NEL CASO DELL’ASCOLTO (DI UN DISCORSO…) (Ὡς γὰρ πολέμου, καὶ ἀκροάσεως*) MOLTE SONO LE COSE VUOTE/SCIOCCHE/FUTILI (πολλὰ τὰ κενά ἐστι).

* Vedi verbo ἀκροάομαι: presto ascolto.

Durante l’ascolto le distrazioni (τὰ κενά) non sono meno che sul campo di guerra, del resto:

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Καὶ γὰρ πολιὰ τοῦ λέγοντος καὶ πλάσμα καὶ ὀφρῦς καὶ περιαυτολογία, μάλιστα δ´ αἱ κραυγαὶ καὶ οἱ θόρυβοι καὶ τὰ πηδήματα τῶν παρόντων συνεκπλήττει τὸν ἄπειρον ἀκροατὴν καὶ νέον ὥσπερ ὑπὸ ῥεύματος παραφερόμενον.

E INFATTI I CAPELLI BIANCHI DELL’ORATORE (Καὶ γὰρ πολιὰ τοῦ λέγοντος) E LA FORMA/IL SUO FISICO E LA GRAVITÀ E LA (SUA…) VANITÀ/VANAGLORIA (καὶ πλάσμα καὶ ὀφρῦς καὶ περιαυτολογία), MA SOPRATTUTTO (μάλιστα δ´) LE GRIDA E I CLAMORI E I SUSSULTI DEI PRESENTI (αἱ κραυγαὶ καὶ οἱ θόρυβοι καὶ τὰ πηδήματα τῶν παρόντων) STUPISCONO (συνεκπλήττει: la terza persona singolare si giustifica col fatto che l’ultimo soggetto (τὰ πηδήματα) è un neutro plurale) L’ASCOLTATORE IMPERITO/SPROVVEDUTO E GIOVANE (τὸν ἄπειρον ἀκροατὴν καὶ νέον) COME TRASCINATO SOTTO UNA CORRENTE/DA UN FIUME IN PIENA (ὥσπερ ὑπὸ ῥεύματος παραφερόμενον).

…la canizie (πολιὰ) dell’oratore, il suo tono di voce e il suo cipiglio o l’attitudine all’autocelebrazione (περιαυτολογία), ma più di tutto le urla, il fermento, gli scatti del pubblico travolgono e trascinano come in un vortice l’ascoltatore inesperto e alle prime armi (τὸν ἄπειρον ἀκροατὴν καὶ νέον).

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Ἔχει δέ τι καὶ ἡ λέξις ἀπατηλόν, ὅταν ἡδεῖα καὶ πολλὴ καὶ μετ´ ὄγκου τινὸς καὶ κατασκευῆς ἐπιφέρηται τοῖς πράγμασιν.

ANCHE IL DISCORSO/L’ELOQUIO (=IL FARE DISCORSI) (καὶ ἡ λέξις) HA PERÒ QUALCOSA DI INGANNEVOLE (Ἔχει δέ τι ἀπατηλόν*), QUALORA DOLCE/RILECCATO E MOLTO/LUNGO E CON UNA QUALCHE MASSA E ARTIFICIO/PROLISSO E ELABORATO (ὅταν ἡδεῖα καὶ πολλὴ καὶ μετ´ ὄγκου τινὸς καὶ κατασκευῆς; ἡδεῖα καὶ πολλὴ sono aggettivi riferiti a λέξις) SIA PORTATO/SIA ACCOSTATO/SI ACCOSTI AI FATTI (ἐπιφέρηται τοῖς πράγμασιν).

* Vedi verbo ἀπατάω: inganno.

Anche nell’eloquio si annidano inganni tutte le volte che lo si applichi ai fatti in maniera abbondante e carezzevole (ἡδεῖα καὶ πολλὴ), non scevro di una certa alterigia e affettazione (καὶ μετ´ ὄγκου τινὸς καὶ κατασκευῆς):

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Ὡς γὰρ τῶν ὑπ´ αὐλοῖς ᾀδόντων αἱ πολλαὶ τοὺς ἀκούοντας ἁμαρτίαι διαφεύγουσιν, οὕτω περιττὴ καὶ σοβαρὰ λέξις ἀντιλάμπει τῷ ἀκροατῇ πρὸς τὸ δηλούμενον.

COME INFATTI DEI CANTANTI SOTTO AI FLAUTI/PER IL SUONO DEI FLAUTI (Ὡς γὰρ τῶν ὑπ´ αὐλοῖς ᾀδόντων), I MOLTI ERRORI (DEL LORO CANTO…) SFUGGONO AGLI ASCOLTATORI (αἱ πολλαὶ ἁμαρτίαι διαφεύγουσιν τοὺς ἀκούοντας), ALLO STESSO MODO (οὕτω) UN DISCORSO SMISURATO E IMPETUOSO (περιττὴ καὶ σοβαρὰ λέξις) RISPLENDE DAVANTI ALL’ASCOLTO (ἀντιλάμπει τῷ ἀκροατῇ) DAVANTI AL MOSTRATO/PRIMA DI CIÒ CHE VIENE DETTO (πρὸς τὸ δηλούμενον).

… molte stonature (ἁμαρτίαι) delle cantanti sfuggono all’uditorio coperte dall’accompagnamento del flauto, così come un eloquio pomposo e abbondante (περιττὴ καὶ σοβαρὰ λέξις) getta fumo negli occhi del pubblico.

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Ὁ μὲν γὰρ Μελάνθιος, ὡς ἔοικε, περὶ τῆς Διογένους τραγῳδίας ἐρωτηθεὶς οὐκ ἔφη κατιδεῖν αὐτὴν ὑπὸ τῶν ὀνομάτων ἐπιπροσθουμένην·

INFATTI MELANZIO, COME SEMBRA/COME SI RACCONTA (Ὁ μὲν γὰρ Μελάνθιος, ὡς ἔοικε,), ESSENDO STATO INTERROGATO SULLA TRAGEDIA DI DIOGENE (περὶ τῆς Διογένους τραγῳδίας ἐρωτηθεὶς->participio aoristo pass. masch. sing. nomin. di ἐρωτάω: domando), DISSE DI NON VEDERLA (ἔφη οὐκ κατιδεῖν) SOFFOCATA SOTTO LE/DALLE PAROLE (αὐτὴν ὑπὸ τῶν ὀνομάτων ἐπιπροσθουμένην->partic. passivo presente acc. sing. femmin. di ἐπιπροσθέω: mi metto davanti; offusco);

A tal proposito (γὰρ), quando chiesero un parere a Melanzio sulla tragedia di Diogene, egli disse – a quanto pare (ὡς ἔοικε) – di non essere nemmeno riuscito a scorgerla sotto quella montagna di parole (ὑπὸ τῶν ὀνομάτων ἐπιπροσθουμένην)!

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αἱ δὲ τῶν πολλῶν διαλέξεις καὶ μελέται σοφιστῶν οὐ μόνον τοῖς ὀνόμασι παραπετάσμασι χρῶνται τῶν διανοημάτων,

I DISCORSI E GLI ESERCIZI DI MOLTI SOFISTI NON SOLO (αἱ δὲ διαλέξεις καὶ μελέται τῶν πολλῶν σοφιστῶν οὐ μόνον) UTILIZZANO TERMINI-VELI/TERMINI VELATI/TERMINI RICERCATI (χρῶνται τοῖς ὀνόμασι παραπετάσμασι; χράομαι: uso=utor latino + ablat.; παραπέτασμα: velo, è un termine che descrive il precedente) DEI PENSIERI/PER ESPRIMERE I PENSIERI (τῶν διανοημάτων),

Non per nulla molti sofisti nelle loro dispute e declamazioni (διαλέξεις καὶ μελέται) non fanno ricorso soltanto a parole dal significato concettoso,

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ἀλλὰ καὶ τὴν φωνὴν ἐμμελείαις τισὶ καὶ μαλακότησι καὶ παρισώσεσιν ἐφηδύνοντες ἐκβακχεύουσι καὶ παραφέρουσι τοὺς ἀκροωμένους, κενὴν ἡδονὴν διδόντες καὶ κενοτέραν δόξαν ἀντιλαμβάνοντες.

MA ANCHE (…ἀλλὰ καὶ->è in relazione con il precedente: οὐ μόνον) ADDOLCENDO LA VOCE CON ABBELLIMENTI E DELICATEZZE E ARMONIE (τὴν φωνὴν ἐμμελείαις τισὶ καὶ μαλακότησι καὶ παρισώσεσιν ἐφηδύνοντες) SCONVOLGONO/ECCITANO E TRASCINANO GLI ASCOLTATORI (ἐκβακχεύουσι καὶ παραφέρουσι τοὺς ἀκροωμένους), DANDO (AGLI ASCOLTATORI…) UN PIACERE VUOTO/EFFIMERO E UNA GLORIA (ANCORA…) PIÙ EFFIMERA PRENDENDO IN CAMBIO (DI ESSO…) (κενὴν ἡδονὴν διδόντες καὶ κενοτέραν δόξαν ἀντιλαμβάνοντες).

... ma mandano in visibilio l’uditorio e lo circuiscono (ἐκβακχεύουσι καὶ παραφέρουσι τοὺς ἀκροωμένους) inzuccherando l’esposizione con ogni sorta di musicalità, leggiadria e risonanza: un piacere vano in cambio di una gloria che lo è ancor di più (κενὴν ἡδονὴν διδόντες καὶ κενοτέραν δόξαν ἀντιλαμβάνοντες)!

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Ὥστ´ αὐτοῖς συμβαίνει τὸ ὑπὸ Διονυσίου ῥηθέν.

TANTO CHE CON ESSI SI ACCORDA/SI APPLICA LORO (Ὥστ´ αὐτοῖς συμβαίνει->letteralm: "va con...", quindi “si adatta a...”, “si applica a...”) IL DETTO/RACCONTO SU DIONISO (τὸ ὑπὸ Διονυσίου ῥηθέν->partic. aoristo passivo neutro sing. da εἴρω: intreccio; dico):

A costoro succede quel che disse Dionigi.

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Ἐκεῖνος γάρ, ὡς ἔοικεν, εὐδοκιμοῦντι κιθαρῳδῷ παρὰ τὴν θέαν ἐπαγγειλάμενος δωρεάς τινας μεγάλας ὕστερον οὐδὲν ἔδωκεν ὡς ἀποδεδωκὼς τὴν χάριν·

QUELLO INFATTI, COME SEMBRA/COME SI RACCONTA (Ἐκεῖνος γάρ, ὡς ἔοικεν), A UN CITAREDO DI BUONA REPUTAZIONE (κιθαρῳδῷ εὐδοκιμοῦντι) PRESSO/IN UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE (παρὰ τὴν θέαν) PUR AVENDO PROMESSO ALCUNI GRANDI DONI (ἐπαγγειλάμενος δωρεάς τινας μεγάλας) DOPO/IN SEGUITO (ὕστερον) NON DIEDE NULLA (οὐδὲν ἔδωκεν), IN QUANTO AVENTE/AVENDO RESTITUITO LA COMPIACENZA/AVENDOLO RIPAGATO CON I COMPLIMENTI (ὡς ἀποδεδωκὼς τὴν χάριν *).

* Significati principali di χάρις: 1 grazia; 2 favore; benevolenza.

Raccontano (ὡς ἔοικεν), per l’appunto, che durante lo spettacolo costui avesse promesso a un citaredo di grido di coprirlo di doni (ἐπαγγειλάμενος δωρεάς τινας μεγάλας) per poi non dargli nulla (ὕστερον οὐδὲν ἔδωκεν): aveva già elargito la gratifica (ὡς ἀποδεδωκὼς τὴν χάριν), a suo modo di vedere.

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« Ὅσον γάρ, » ἔφη, « χρόνον εὔφραινες ᾄδων, τοσοῦτον ἔχαιρες ἐλπίζων. »

“QUANTO TEMPO INFATTI (Ὅσον γάρ χρόνον) – DISSE (ἔφη) – (MI…) RALLEGRAVI CANTANDO (εὔφραινες ᾄδων), ALTRETTANTO () GODEVI/TI RALLEGRAVI SPERANDO/NELL’ATTESA DEL MIO DONO (τοσοῦτον ἔχαιρες ἐλπίζων).”

“Quei momenti – soggiungeva – che tu hai allietato col tuo canto, io te li ho allietati con le mie promesse (τοσοῦτον ἔχαιρες ἐλπίζων).”

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Τοῦτον δὲ τὸν ἔρανον αἱ τοιαῦται πληροῦσιν ἀκροάσεις τοῖς λέγουσι· θαυμάζονται γὰρ ἐφ´ ὅσον τέρπουσιν, εἶθ´ ἅμα τῆς ἀκοῆς ἐξερρύη τὸ ἡδὺ κἀκείνους προλέλοιπεν ἡ δόξα, καὶ μάτην τοῖς μὲν ὁ χρόνος τοῖς δὲ καὶ ὁ βίος ἀνάλωται.

TALI ASCOLTATORI RIPAGANO UN TALE CONSESSO/QUESTO TIPO DI CONSESSI AGLI ORATORI (αἱ τοιαῦται δὲ ἀκροάσεις πληροῦσιν τοῦτον τὸν ἔρανον τοῖς λέγουσι): AMMIRANO INFATTI (θαυμάζονται γὰρ) PER QUANTO (TEMPO…) SI DIVERTONO (ἐφ´ ὅσον τέρπουσιν), DOPO/IN SEGUITO NELLO STESSO MOMENTO (εἶθ´ ἅμα) IL DOLCE/PIACERE DELL’ASCOLTO (τὸ ἡδὺ τῆς ἀκοῆς) È SOTTRATTO/FINISCE (ἐξερρύη->3^ sing. aoristo passivo indic. di ἐκ-ρύομαι: sottraggo) E LA GLORIA HA ABBANDONATO QUELLI/GLI ORATORI (κἀκείνους προλέλοιπεν ἡ δόξα), E INUTILMENTE PER GLI UNI (καὶ μάτην τοῖς μὲν) IL TEMPO/UN PO’ DI TEMPO (ὁ χρόνος), PER ALTRI (τοῖς δὲ) ANCHE LA VITA (INTERA…) È (ORAMAI…) STATA SPESA/SCIUPATA (καὶ ὁ βίος ἀνάλωται->3^ sing. att. indic. medio-passivo perfetto (ἀνάλωκα) da ἀν-αλίσκω: spendo; distruggo).

Si tratta della stessa moneta con cui questo tipo di ascoltatori ripaga i propri oratori: tanta ammirazione finché ne solletichi le orecchie (θαυμάζονται γὰρ ἐφ´ ὅσον τέρπουσιν), poi il piacere evapora assieme al suono delle loro parole, e anche la gloria li lascia soli (εἶθ´ ἅμα τῆς ἀκοῆς ἐξερρύη τὸ ἡδὺ κἀκείνους προλέλοιπεν ἡ δόξα). Hanno sciupato solo del tempo invano i primi, i secondi tutta la vita (καὶ μάτην τοῖς μὲν ὁ χρόνος τοῖς δὲ καὶ ὁ βίος ἀνάλωται).

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