Prometeo, il Dio che ha salvato gli uomini dalla distruzione donandogli la conoscenza, racconta alla schiera delle Oceanine la storia della propria vita, mostrando come, in passato, egli avesse sostenuto proprio Zeus nella lotta per il potere, consentendogli con le proprie astuzie di divenire il capo incontrastato degli dei e di detronizzare il padre Crono, contro il quale appunto egli combatteva.
Zeus dunque, oltre che violento e dispotico, si è dimostrato anche mostruosamente ingiusto e ingrato verso colui che con la sua intelligenza gli ha permesso di trionfare sui suoi rivali, e che nel bene e nel male gli era anche stato amico (…per la verità, difatti, come spiega Prometeo, la sua decisione di schierarsi a favore di Zeus era stata dettata soprattutto da considerazioni di opportunità politica.)
Ma la cosa in definitiva non stupisce, poiché, come afferma acutamente in questo stesso brano Prometeo:“è una peste connaturata al potere non avere fiducia negli amici.” (ἔνεστι γάρ πως τοῦτο τῇ τυραννίδι / νόσημα, τοῖς φίλοισι μὴ πεποιθέναι.)
La traduzione letteraria inserita a margine della mia traduzione commentata, è tratta dall’edizione Oscar Mondadori del 1994, ed è di Laura Medda.
TESTO GRECO:
πάντ᾽ ἐκκάλυψον καὶ γέγων᾽ ἡμῖν λόγον, ποίῳ λαβών σε Ζεὺς ἐπ᾽ αἰτιάματι, οὕτως ἀτίμως καὶ πικρῶς αἰκίζεται: δίδαξον ἡμᾶς, εἴ τι μὴ βλάπτει λόγῳ.
ἀλγεινὰ μέν μοι καὶ λέγειν ἐστὶν τάδε, 200 ἄλγος δὲ σιγᾶν, πανταχῇ δὲ δύσποτμα. ἐπεὶ τάχιστ᾽ ἤρξαντο δαίμονες χόλου στάσις τ᾽ ἐν ἀλλήλοισιν ὠροθύνετο, οἱ μὲν θέλοντες ἐκβαλεῖν ἕδρας Κρόνον, ὡς Ζεὺς ἀνάσσοι δῆθεν, οἱ δὲ τοὔμπαλιν 205 σπεύδοντες, ὡς Ζεὺς μήποτ᾽ ἄρξειεν θεῶν, ἐνταῦθ᾽ ἐγὼ τὰ λῷστα βουλεύων πιθεῖν Τιτᾶνας, Οὐρανοῦ τε καὶ Χθονὸς τέκνα, οὐκ ἠδυνήθην. αἱμύλας δὲ μηχανὰς ἀτιμάσαντες καρτεροῖς φρονήμασιν 210 ᾤοντ᾽ ἀμοχθεὶ πρὸς βίαν τε δεσπόσειν: ἐμοὶ δὲ μήτηρ οὐχ ἅπαξ μόνον Θέμις, καὶ Γαῖα, πολλῶν ὀνομάτων μορφὴ μία, τὸ μέλλον ᾗ κραίνοιτο προυτεθεσπίκει, ὡς οὐ κατ᾽ ἰσχὺν οὐδὲ πρὸς τὸ καρτερόν 215 χρείη, δόλῳ δὲ τοὺς ὑπερσχόντας κρατεῖν. τοιαῦτ᾽ ἐμοῦ λόγοισιν ἐξηγουμένου οὐκ ἠξίωσαν οὐδὲ προσβλέψαι τὸ πᾶν. κράτιστα δή μοι τῶν παρεστώτων τότε ἐφαίνετ᾽ εἶναι προσλαβόντα μητέρα 220 ἑκόνθ᾽ ἑκόντι Ζηνὶ συμπαραστατεῖν. ἐμαῖς δὲ βουλαῖς Ταρτάρου μελαμβαθὴς κευθμὼν καλύπτει τὸν παλαιγενῆ Κρόνον αὐτοῖσι συμμάχοισι. τοιάδ᾽ ἐξ ἐμοῦ ὁ τῶν θεῶν τύραννος ὠφελημένος 225 κακαῖσι ποιναῖς ταῖσδὲ μ᾽ ἐξημείψατο. ἔνεστι γάρ πως τοῦτο τῇ τυραννίδι νόσημα, τοῖς φίλοισι μὴ πεποιθέναι.
230 ὅπως τάχιστα τὸν πατρῷον ἐς θρόνον καθέζετ᾽, εὐθὺς δαίμοσιν νέμει γέρα ἄλλοισιν ἄλλα καὶ διεστοιχίζετο ἀρχήν: βροτῶν δὲ τῶν ταλαιπώρων λόγον οὐκ ἔσχεν οὐδέν᾽, ἀλλ᾽ ἀιστώσας γένος 235 τὸ πᾶν ἔχρῃζεν ἄλλο φιτῦσαι νέον. καὶ τοῖσιν οὐδεὶς ἀντέβαινε πλὴν ἐμοῦ. ἐγὼ δ᾽ ἐτόλμησ᾽: ἐξελυσάμην βροτοὺς τὸ μὴ διαρραισθέντας εἰς Ἅιδου μολεῖν. τῷ τοι τοιαῖσδε πημοναῖσι κάμπτομαι, 240 πάσχειν μὲν ἀλγειναῖσιν, οἰκτραῖσιν δ᾽ ἰδεῖν: θνητοὺς δ᾽ ἐν οἴκτῳ προθέμενος, τούτου τυχεῖν οὐκ ἠξιώθην αὐτός, ἀλλὰ νηλεῶς ὧδ᾽ ἐρρύθμισμαι, Ζηνὶ δυσκλεὴς θέα.
TESTO TRADOTTO CON NOTE:
Anche a noi mostra (γέγωνε: 2^ sing. imperat. da γεγονέω: mostro, grido…) un discorso che ci svelerà (ἐκκάλυψον: part. neutro futuro da ἐκκαλύπτω) tutte le cose,
istruiscici (δίδαξον ἡμᾶς - δίδαξον->2^ sing. imper. aor. att. da διδάσκω), se qualcosa con il discorso non ti danneggia.
[ TRADUZIONE LIBERA: Ogni cosa ci devi svelare: racconta in quale delitto ti colse Zeus per tormentarti con pene così amare e umilianti. Spiegalo a noi, se il parlare non ti reca danno. ]
Queste cose sono per me dolorose anche a parlar(ne),
Poiché presto (τάχιστα: con la massima velocità) iniziarono gli dei (δαίμονες ) la collera/lotta reciproca
e la guerra intestina (στάσις τε) sorse gli uni contro gli altri (ἐν ἀλλήλοισιν),
perché divenisse appunto padrone (ἀνάσσοι: 3^ sing. pres. att. ottativo da ἀνάσσω) Zeus, gli altri al contrario (τοὔμπαλιν=τὸ ἔμπαλιν)
dandosi da fare (σπεύδοντες) affinché Zeus non governasse (μήποτ᾽-> non mai; ἄρξειεν->3^ sing. pres. att. ottativo da ἄρχω) sugli dei,
allora io pur decidendo di convincere (βουλεύων πιθεῖν) delle cose assolutamente migliori (λῷστα: neutro plur. acc. superlativo di λωίων,ονος: migliore; retto da πιθεῖν)
i Titani, discendenza (τέκνα) di Urano e Ctono,
non vi riuscii (ἠδυνήθην: 1^ sing. ind. pass. (con valore attivo) aoristo da δύναμαι). Gli insinuanti espedienti
disprezzando (sogg.: i Titani) con ostinate menti
credevano (ᾤοντο: 3^ plur. imperf. ind. att. da οἴομαι: credo, penso) che avrebbero signoreggiato (δεσπόσειν: inf. att. fut. da δεσπόζω) senza fatica (ἀμοχθεὶ) (…e) con la forza;
e Gaia, un’unica forma per (lett., di) molti nomi,
aveva profetizzato (προυτεθεσπίκει: 3^ sing. piuccheperf. att. ind. da προθεσπίζω: profetizzo) ciò che stava per accadere (τὸ μέλλον) come sarebbe accaduto (ᾗ->come/dove, κραίνοιτο->3^ sing. ottat. pres. att. da κραίνω: compio; quindi: “verrebbe compiuto”),
il fatto che (ὡς) non con la forza né con la resistenza
fosse destino (χρείη: 3^ sing. att. ottativo di χράω: essere necessario, inevitabile…) che vincessero coloro che si elevano (ὑπερσχόντας: acc. plur. partic. aor. da ὑπερέχω: mi elevo, sto sopra; n.b: τοὺς ὑπερσχόντας κρατεῖν è propos. infinitiva retta da χρείη), bensì (δὲ) con l’inganno (δόλῳ).
[ TRADUZIONE LIBERA: È doloroso, per me, il solo parlare di queste vicende. Ma anche tacere è sofferenza: da ogni parte è sventura. Non appena ebbe inizio la collera degli dei e reciproca sorse la discordia, gli uni volevano detronizzare Crono, certo perché Zeus regnasse; gli altri s’affannavano in senso opposto, affinché mai Zeus diventasse signore degli dei. Io allora, che pure ai Titani, figli di Urano e della Terra, davo il consiglio migliore, non seppi convincerli: disprezzando la via dell’astuzia, la loro mente superba s’illudeva di poter governare facilmente, con l’uso della forza. Più volte mia madre, Temi e Gea – per molti nomi un’unica forma – m’aveva predetto il futuro, com’era destino che si compisse: non per forza né per violenza, ma con l’inganno doveva vincere che avrebbe ottenuto il potere. ]
Pur io mostrando (genit. assoluto: ἐμοῦ ἐξηγουμένου->part. indic. pres. da ἐξηγέομαι: conduco, mostro…) queste cose coi discorsi οὐκ ἠξίωσαν οὐδὲ προσβλέψαι τὸ πᾶν.
(i Titani, sottint.) non ritennero opportuno (ἠξίωσαν: 3^ plur. ind. att. aor. da ἀξιόω) nemmeno (οὐδὲ) di degnare di uno sguardo (προσβλέψαι) il tutto (=il mio discorso).
La cosa migliore (κράτιστα: le cose migliori, letter.) di quelle che erano possibili (τῶν παρεστώτων->partic. plur. genit. att. perfetto da παρίστημι; παρ-ἑστώς, ἑστώτος) a me
apparve essere (μέ: “me”, sottinteso: cioè il soggetto (all’accusativo) dell’infinitiva che ha per verbo συμπαραστατεῖν) avendo preso (προσλαβόντα ) la madre
220 ἑκόνθ᾽ ἑκόντι Ζηνὶ συμπαραστατεῖν.
consenziente (ἑκόνθ᾽=ἑκόντα: volente/consenziente, riferito a μέ) prestassi aiuto a (συμπαραστατεῖν) Zeus consenziente (ἑκόντι).
Per i miei consigli del Tartaro la nera e profonda (μελαμβαθὴς: aggett. composto da μέλας, ανος: nero e βαθύς, έος: alto/fondo)
caverna nasconde l’antico Crono
con i suoi (αὐτοῖσι: letter., con gli stessi…) alleati. Tali cose a me
il re degli dei pur vdovendo (ὠφελημένος: part. medio-pass. perfetto da ὀφείλω: devo, sono in debito)
225 κακαῖσι ποιναῖς ταῖσδὲ μ᾽ ἐξημείψατο.
con questi tremendi castighi mi ricompensò (ἐξ-ημείψατο: 3^ sing. ind. medio aor. da ἐξ-ἀμείβω)
È proprio infatti in qualche modo (πως: N.B: da non confondere con πῶς: come) alla tirannide questo
difetto, il non fidarsi (πεποιθέναι: infinito att. perfetto da πείθω: ho fiducia) degli amici.
[ TRADUZIONE LIBERA: Tali eventi mostrai a parole, ma neppure di uno sguardo mi ritennero degno. Prestare aiuto spontaneo e ben accetto a Zeus mi pareva, in tale frangente, il partito migliore, e di mia madre mi conquistai l’appoggio. Per mio consiglio la nera cavità del Tartaro racchiude Crono, greve d’anni, e i suoi compagni di lotta. Questo è l’aiuto che il signore degli dei ha ricevuto da me, e questo crudele castigo è la mia ricompensa. È una peste connaturata al potere non avere fiducia negli amici. ]
mi punisce, questo (vi…) mostrerò (σαφηνιῶ: futuro asigmatico di σαφηνίζω).
si sedeva (καθέζετο: 3^ sing. imperf. medio ind. da καθίζω: faccio sedere; quindi: faccio sedere me stesso), subito distribuisce (νέμει) agli dei i premi (γέρα: plur. neutro da γέρας, αος: premio)
ad altri (dei…) altri (premi…) (meglio: “subito divise i premi tra i vari dei”) e ordinava
il regno; ma dei poveri mortali considerazione
non aveva alcuna (λόγον οὐκ ἔσχεν οὐδένα: letter., non ebbe/pronuunciò alcun discorso), ma dopo aver annientato (ἀιστώσας: part. att. aor. da ἀιστοω) la stirpe
tutta, desiderava (ἔχρῃζεν: imperf. da χρῄζω) produrre (φιτῦσαι: inf. att. aor. da φιτύω) un'altra nuova.
E a quelle cose/decisioni (τοῖσιν) nessuno andò contro tranne me.
Ma io osai; liberai i mortali
dall’andare (=τὸ [μὴ] μολεῖν) nell’Ade dopo essere stati distrutti (διαρραισθέντας: part. plur. acc. passivo aoristo da διαρραίω->”distrutti”, riferito a βροτοὺς).
240 πάσχειν μὲν ἀλγειναῖσιν, οἰκτραῖσιν δ᾽ ἰδεῖν:
Avendo difeso (προθέμενος: part. medio aor. da προ-τιθήμι: mi pongo in difesa di) i mortali per pietà (ἐν οἴκτῳ), di soffrire questo
proprio io (αὐτός) non ero degno (ἠξιώθην: 1^ sing. ind. aor. pass. da ἀξιόω: sono degno), ma senza remora (νηλεῶς )
così sono stato messo in riga (ἐρρύθμισμαι: 1^ sing. indic. perfetto medio-pass. da ἐν-ῥυτμίζω: metto in ritmo/nel giusto posto/ordine…), spettacolo (θέα) inglorioso per Zeus.
[ Ma vi dirò ciò che chiedete: per quale ragione mi tormenta. Con la più grande rapidità si era insediato sul trono paterno, e subito assegnava a ciascuno degli dei la propria prerogativa e organizzava il suo impero; dei miseri mortali non si diede pensiero: desiderava anzi annientarne tutta quanta la stirpe e poi generare una nuova razza. E nessuno, tranne me, si oppose a questa sua decisione. Ma io ne ebbi l’ardire e salvai gli uomini dal finire sterminati nell’Ade. Perciò sono oppresso da tali sventure, dolorose da sopportare e misere a vedersi. Per avere avuto pietà dei mortali, di ottenere pietà io stesso non fui considerato degno: così mi ha ridotto Zeus spietato, spettacolo che non gli fa onore! ]
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