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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

Il dono di Prometeo agli uomini (Platone; Protagora, 321-322)

(…continua la versione precedente: "I doni di Epimeteo agli esseri viventi")


ἅτε δὴ οὖν οὐ πάνυ τι σοφὸς ὢν ὁ Ἐπιμηθεὺς ἔλαθεν αὑτὸν καταναλώσας τὰς δυνάμεις εἰς τὰ ἄλογα· λοιπὸν δὴ ἀκόσμητον ἔτι αὐτῷ ἦν τὸ ἀνθρώπων γένος, καὶ ἠπόρει ὅτι χρήσαιτο. ἀποροῦντι δὲ αὐτῷ ἔρχεται Προμηθεὺς ἐπισκεψόμενος τὴν νομήν, καὶ ὁρᾷ τὰ μὲν ἄλλα ζῷα ἐμμελῶς πάντων ἔχοντα, τὸν δὲ ἄνθρωπον γυμνόν τε καὶ ἀνυπόδητον καὶ ἄστρωτον καὶ ἄοπλον· ἤδη δὲ καὶ ἡ εἱμαρμένη ἡμέρα παρῆν, ἐν ᾗ ἔδει καὶ ἄνθρωπον ἐξιέναι ἐκ γῆς εἰς φῶς. ἀπορίᾳ οὖν σχόμενος ὁ Προμηθεὺς ἥντινα σωτηρίαν τῷ ἀνθρώπῳ εὕροι, κλέπτει Ἡφαίστου καὶ Ἀθηνᾶς τὴν ἔντεχνον σοφίαν σὺν πυρί - ἀμήχανον γὰρ ἦν ἄνευ πυρὸς αὐτὴν κτητήν τῳ ἢ χρησίμην γενέσθαι - καὶ οὕτω δὴ δωρεῖται ἀνθρώπῳ. τὴν μὲν οὖν περὶ τὸν βίον σοφίαν ἄνθρωπος ταύτῃ ἔσχεν, τὴν δὲ πολιτικὴν οὐκ εἶχεν· ἦν γὰρ παρὰ τῷ Διί. τῷ δὲ Προμηθεῖ εἰς μὲν τὴν ἀκρόπολιν τὴν τοῦ Διὸς οἴκησιν οὐκέτι ἐνεχώρει εἰσελθεῖν - πρὸς δὲ καὶ αἱ Διὸς φυλακαὶ φοβεραὶ ἦσαν - εἰς δὲ τὸ τῆς Ἀθηνᾶς καὶ Ἡφαίστου οἴκημα τὸ κοινόν, ἐν ᾧ ἐφιλοτεχνείτην, λαθὼν εἰσέρχεται, καὶ κλέψας τήν τε ἔμπυρον τέχνην τὴν τοῦ Ἡφαίστου καὶ τὴν ἄλλην τὴν τῆς Ἀθηνᾶς δίδωσιν ἀνθρώπῳ, καὶ ἐκ τούτου εὐπορία μὲν ἀνθρώπῳ τοῦ βίου γίγνεται, Προμηθέα δὲ δι' Ἐπιμηθέα ὕστερον, ᾗπερ λέγεται, κλοπῆς δίκη μετῆλθεν.



TRADUZIONE E COMMENTO



ἅτε δὴ οὖν οὐ πάνυ τι σοφὸς ὢν ὁ Ἐπιμηθεὺς ἔλαθεν αὑτὸν καταναλώσας τὰς δυνάμεις εἰς τὰ ἄλογα·

Essendo Epimeteo non del tutto saggio (trad. letterale: ἅτε -> nella misura in cui/poiché *…, οὐ -> non, πάνυ τι -> del tutto, σοφὸς -> saggio, ὢν -> essente, ὁ Ἐπιμηθεὺς -> Epimeteo) non si accorse di aver consumato (tutte, sott. ) le risorse con gli esseri senza parola; ((a) ἔλαθεν αὑτὸν (b) καταναλώσας: (a) ἔλαθεν αὑτὸν (=λανθάνω: nascondo + ἑαυτὸν: se stesso): espressione ricorrente, per dire “nascose a se stesso”, ovvero “non si avvide”; (b) καταναλώσας= participio 1 pers. sing. att. nomin. da καταναλίσκω: utilizzo, consumo)


* ἅτε è originariamente la forma neutra plurale (nom. e accus.) del pronome ὅστε, che ha acquisito, come spesso accade alle forme pronominali, un significato anche avverbiale o di preposizione…


λοιπὸν δὴ ἀκόσμητον ἔτι αὐτῷ ἦν τὸ ἀνθρώπων γένος, καὶ ἠπόρει ὅτι χρήσαιτο.

Gli rimaneva ancora da sistemare il genere umano (letteralm., era ancora il genere degli uomini a lui restante (λοιπὸν, lat: reliquus) privo di ordine/collocazione (ἀκόσμητον)), e non sapeva cosa (ὅτι ha qui valore interrogativo: “che cosa?” e non relativo: “la qual cosa” o di preposizione dichiarativa: “che”; la preposizione “ὅτι χρήσαιτο” è quindi un’interrogativa indiretta!) avrebbe potuto utilizzare (χρήσαιτο: 3^ pers. sing. aoristo ottat. da χράομαι, utilizzo).


ἀποροῦντι δὲ αὐτῷ ἔρχεται Προμηθεὺς ἐπισκεψόμενος τὴν νομήν,

Giunge presso di lui, che si trovava nel dubbio, Prometeo che voleva osservare (ἐπισκεψόμενος: partic. futuro di ἐπισκέπτομαι; il futuro ha qui valore di volizione, non di futuro: “che vuole osservare”) la ripartizione,


καὶ ὁρᾷ τὰ μὲν ἄλλα ζῷα ἐμμελῶς πάντων ἔχοντα, τὸν δὲ ἄνθρωπον γυμνόν τε καὶ ἀνυπόδητον καὶ ἄστρωτον καὶ ἄοπλον·

e vede da una parte tutte le creature opportunamente rifornite (letter., aventi adeguatamente di tutte le cose, ἐμμελῶς πάντων ἔχοντα), l’uomo dall’altra nudo e scalzo, senza coperte e senz’armi;


ἤδη δὲ καὶ ἡ εἱμαρμένη ἡμέρα παρῆν, ἐν ᾗ ἔδει καὶ ἄνθρωπον ἐξιέναι ἐκ γῆς εἰς φῶς.

Già il giorno designato giungeva (παρῆν: 3^ pers. sing. imperf. di πάρειμι, essere presso), nel quale anche l’uomo doveva (ἔδει : era necessario; imperfetto di δεῖ: è necessario, verbo impersonale) uscire (ἐξιέναι; infinito pres. di ἔξειμι: vado da, esco) alla luce.


ἀπορίᾳ οὖν σχόμενος ὁ Προμηθεὺς ἥντινα σωτηρίαν τῷ ἀνθρώπῳ εὕροι, κλέπτει Ἡφαίστου καὶ Ἀθηνᾶς τὴν ἔντεχνον σοφίαν σὺν πυρί ‑ ἀμήχανον γὰρ ἦν ἄνευ πυρὸς αὐτὴν κτητήν τῳ ἢ χρησίμην γενέσθαι ‑ καὶ οὕτω δὴ δωρεῖται ἀνθρώπῳ.

Dunque Prometeo chiedendosi (ἀπορίᾳ σχόμενος: soffermandosi sul problema; σχόμενος: part. medio aoristo di ἔχω) quale (ἥντινα, quale?) salvezza potesse trovare per l’uomo, ruba il sapere tecnico di Efesto e Atena assieme al fuoco – sarebbe stato impossibile (ἀμήχανον: aggettivo con due sole desinenze, in ος e ον) infatti che, senza il fuoco, quella (αὐτὴν è riferito a sapienza) fosse procurabile (κτητήν deriva da κτάομαι: procuro, acquisto) o (ἢ) utile a qualcuno (τῳ è forma contratta per τινι; da non confondere con τῷ, articolo!) – e così la dona all’uomo.


τὴν μὲν οὖν περὶ τὸν βίον σοφίαν ἄνθρωπος ταύτῃ ἔσχεν, τὴν δὲ πολιτικὴν οὐκ εἶχεν· ἦν γὰρ παρὰ τῷ Διί.

Il sapere pratico (letteralm., sulla vita) ebbe così (ταύτῃ qui è avverbio) l’uomo, ma (δὲ-> in relazione a: μὲν) non ebbe quello politico: stava infatti (quest’ultimo, sottint.) presso Zeus.


ῷ δὲ Προμηθεῖ εἰς μὲν τὴν ἀκρόπολιν τὴν τοῦ Διὸς οἴκησιν οὐκέτι ἐνεχώρει εἰσελθεῖν ‑ πρὸς δὲ καὶ αἱ Διὸς φυλακαὶ φοβεραὶ ἦσαν ‑

A Prometeo non (οὐκέτι: non più in là) riuscì ((ἐν)εχώρει: 3^ pers. sing. imperfetto di ἐγχορέω: verbo che nella forma impersonale, qui usata, significa potere, riuscire) di andare fino all’acropoli, la sede di Zeus – della quale (πρὸς “verso”, con “la quale” sottinteso) anche le guardie di Zeus erano timorose -


εἰς δὲ τὸ τῆς Ἀθηνᾶς καὶ Ἡφαίστου οἴκημα τὸ κοινόν, ἐν ᾧ ἐφιλοτεχνείτην, λαθὼν εἰσέρχεται,

ma (Prometeo, sottint.) andò di nascosto (λαθὼν εἰσέρχεται: letteralm., nascondendosi va) alla dimora comune di Atena e Efesto, nella quale esercitavano l’arte tecnica (ἐφιλοτεχνείτην: 3^ pers. duale – riferito a Atena e Efesto – imperfetto di φιλοτεχνέω: esercito l’arte),


καὶ κλέψας τήν τε ἔμπυρον τέχνην τὴν τοῦ Ἡφαίστου καὶ τὴν ἄλλην τὴν τῆς Ἀθηνᾶς δίδωσιν ἀνθρώπῳ, καὶ ἐκ τούτου εὐπορία μὲν ἀνθρώπῳ τοῦ βίου γίγνεται,

e dopo aver rubato la tecnica del fuoco di Efesto e l’altra di Atena (le, sott.) dà all’uomo, e da ciò da una parte deriva all’uomo la soluzione dei suoi problemi vitali (letteralm., la soluzione della vita),


Προμηθέα δὲ δι' Ἐπιμηθέα ὕστερον, ᾗπερ λέγεται, κλοπῆς δίκη μετῆλθεν.

dall'altra però (δὲ-> in relazione a: μὲν) la punizione per il furto colpì Prometeo attraverso Epimeteo, secondo quanto (ᾗπερ, da ὅσπερ, ha qui un valore avverbiale: come, in base a ciò che) viene raccontato.



Traduzione professionale:


Visto dunque che era non proprio molto intelligente Epimeteo non si accorse di aver esaurito le capacità per gli animali privi di ragione; gli rimaneva ancora sprovvista appunto la specie degli uomini, e non sapeva che cosa fare. E da lui che si trovava in difficoltà viene Prometeo per controllare la distribuzione, e vede che gli altri animali sono ben forniti di tutto, l'uomo invece nudo e scalzo e privo di coperte e inerme; e ormai era vicino anche il giorno stabilito, in cui bisognava che anche l'uomo uscisse dalla terra alla luce. Indotto dunque da difficoltà su quale mezzo di sopravvivenza trovare per l'uomo, Prometeo ruba l'abilità tecnica di Efesto e di Atena con il fuoco - infatti era impossibile che essa senza il fuoco diventasse possedibile o utile per qualcuno - e così appunto ne fa dono all'uomo. L'uomo dunque in questo modo ebbe l'intelligenza riguardante la sopravvivenza, ma non aveva la saggezza politica: infatti (essa) si trovava presso Zeus. D'altra parte a Prometeo non era più possibile entrare nell'acropoli, l'abitazione di Zeus - e inoltre c'erano anche le guardie terribili di Zeus - ma di nascosto entra nella stanza comune di Atena ed Efesto in cui lavoravano e avendo rubato l'arte del fuoco di Efesto e l'altra di Atena la dà all'uomo, e in seguito a ciò deriva la possibilità della sopravvivenza per l'uomo, ma in seguito per colpa di Epimeteo, come si racconta, Prometeo subì una punizione per furto.


Da: http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Platone/Protagora2.html?fbclid=IwAR3VBtjpPfI7a_6gQNQrHeMVlsFM0m4_XXjQdxhdWMZJmRhRjin5nypb82g

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