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IL VALORE ASSOLUTO DELLE LEGGI NELLA CULTURA E NELLA SOCIETÀ EBRAICHE (Flavio Giuseppe; "Contro Apione": II, 182-188)

IL VALORE ASSOLUTO DELLE LEGGI NELLA CULTURA E NELLA SOCIETÀ EBRAICHE

(Flavio Giuseppe; "Contro Apione": II, 182-188)

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Un altro estratto della “Contro Apione” di Giuseppe Flavio, nel quale lo storico ebraico mostra come per i membri del suo popolo le Leggi possiedano un valore assoluto e inderogabile. Ciò non soltanto poiché esse sono state date loro da Mosé, il primo legislatore, ma anche e soprattutto in quanto hanno come scopo ultimo quello di onorare e venerare la volontà di Dio (Ἡμῖν δὲ τοῖς πεισθεῖσιν ἐξ ἀρχῆς τεθῆναι τὸν νόμον κατὰ θεοῦ βούλησιν οὐδ᾽ εὐσεβὲς ἦν τοῦτον μὴ φυλάττειν).

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Inoltre, a differenza degli altri popoli che godono nel trasgredire i costumi e i dettami dei propri antenati, privilegiandone sempre di nuovi, i Giudei vedono nella fedeltà alle proprie usanze e alle proprie leggi un motivo di grande orgoglio e la ragione stessa della loro esistenza in quanto popolo (…οἱ μὲν γὰρ ἄλλοι τὸ μηδενὶ τῶν πατρίων ἐμμένειν καλὸν εἶναι νομίζουσι καὶ τοῖς τολμῶσι ταῦτα παραβαίνειν μάλιστα σοφίας δεινότητα μαρτυροῦσιν, ἡμεῖς δὲ τοὐναντίον μίαν εἶναι καὶ φρόνησιν καὶ ἀρετὴν ὑπειλήφαμεν τὸ μηδὲν ὅλως ὑπεναντίον μήτε πρᾶξαι μήτε διανοηθῆναι τοῖς ἐξ ἀρχῆς νομοθετηθεῖσιν).

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Testo originale:

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[182] Ὅθεν δὴ καὶ τὸ προφερόμενον ἡμῖν ὑπό τινων ἔγκλημα, τὸ δὴ μὴ καινῶν εὑρετὰς ἔργων ἢ λόγων ἄνδρας παρασχεῖν, ἐντεῦθεν συμβέβηκεν: οἱ μὲν γὰρ ἄλλοι τὸ μηδενὶ τῶν πατρίων ἐμμένειν καλὸν εἶναι νομίζουσι καὶ τοῖς τολμῶσι ταῦτα παραβαίνειν [183] μάλιστα σοφίας δεινότητα μαρτυροῦσιν, ἡμεῖς δὲ τοὐναντίον μίαν εἶναι καὶ φρόνησιν καὶ ἀρετὴν ὑπειλήφαμεν τὸ μηδὲν ὅλως ὑπεναντίον μήτε πρᾶξαι μήτε διανοηθῆναι τοῖς ἐξ ἀρχῆς νομοθετηθεῖσιν. ὅπερ εἰκότως ἂν εἴη τεκμήριον τοῦ κάλλιστα τὸν νόμον τεθῆναι: τὰ γὰρ μὴ τοῦτον ἔχοντα τὸν τρόπον αἱ πεῖραι δεόμενα διορθώσεως ἐλέγχουσιν.

[184] Ἡμῖν δὲ τοῖς πεισθεῖσιν ἐξ ἀρχῆς τεθῆναι τὸν νόμον κατὰ θεοῦ βούλησιν οὐδ᾽ εὐσεβὲς ἦν τοῦτον μὴ φυλάττειν: τί γὰρ αὐτοῦ τις ἂν μετακινήσειεν ἢ τί κάλλιον ἐξεῦρεν ἢ τί παρ᾽ ἑτέρων ὡς ἄμεινον μετήνεγκεν; ἆρά γε τὴν ὅλην κατάστασιν τοῦ πολιτεύματος; [185] καὶ τίς ἂν καλλίων ἢ δικαιοτέρα γένοιτο τῆς θεὸν μὲν ἡγεμόνα τῶν ὅλων πεποιημένης, τοῖς ἱερεῦσι δὲ κοινῇ μὲν τὰ μέγιστα διοικεῖν ἐπιτρεπούσης, τῷ δὲ πάντων ἀρχιερεῖ πάλιν αὖ πεπιστευκυίας [186] τὴν τῶν ἄλλων ἱερέων ἡγεμονίαν; οὓς οὐ κατὰ πλοῦτον οὐδέ τισιν ἄλλαις προύχοντας αὐτομάτοις πλεονεξίαις τὸ πρῶτον εὐθὺς ὁ νομοθέτης ἐπὶ τὴν τιμὴν ἔταξεν, ἀλλ᾽ ὅσοι τῶν μετ᾽ αὐτοῦ πειθοῖ τε καὶ σωφροσύνῃ τῶν ἄλλων διέφερον, τούτοις τὴν περὶ τὸν [187] θεὸν μάλιστα θεραπείαν ἐνεχείρισεν. τοῦτο δ᾽ ἦν καὶ τοῦ νόμου καὶ τῶν ἄλλων ἐπιτηδευμάτων ἀκριβὴς ἐπιμέλεια: καὶ γὰρ ἐπόπται πάντων καὶ δικασταὶ τῶν ἀμφισβητουμένων καὶ κολασταὶ τῶν κατεγνωσμένων οἱ ἱερεῖς ἐτάχθησαν.

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Testo tradotto:

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(182) Da qui è derivata l’accusa rivoltaci da alcuni, di non avere prodotto uomini che abbiano inventato novità né nelle arti né nella letteratura; in effetti gli altri popoli non considerano una bella cosa il fatto di restare fedeli alle tradizioni dei propri padri e riconoscono una tremenda saggezza a quelli che osano trasgredirle del tutto; (183) noi, invece pensiamo che una sia la saggezza, una la virtù e consistano nell’astenersi da azioni e pensieri anche minimamente contrari alle leggi originarie. E questa potrebbe essere la prova del fatto che la legge è stata stabilita nel modo migliore; quando non è così, i tentativi per migliorarla testimoniano la necessità di modificarla.

(184) Ma noi siamo stati persuasi che la Legge fu istituita fin dalle origini per volontà di dio e sarebbe empio non osservarla: e in effetti cosa si potrebbe modificare in essa, cosa si potrebbe trovare di più bello o cosa di meglio apportarvi dall’esterno? (185) Forse l’intera struttura della costituzione? E quale potrebbe essere più bello e più giusto di un sistema che pose Dio a capo di tutto, che diede ai sacerdoti l’incarico di amministrare per tutti le questioni più importanti, che affidò al sommo sacerdote la guida degli altri sacerdoti? (186) E questi non furono inizialmente preposti dal legislatore a questa carica perché fossero superiori per ricchezza o per qualche altro vantaggio casuale. Di fatto egli affidò il culto divino a quelli dei suoi compagni che si distinguevano per capacità persuasive e per saggezza. (187) Questa carica implicava anche un’attenta sorveglianza della legge e dei comportamenti e i sacerdoti avevano l’incarico di sorvegliare tutti gli altri, giudicare nei casi di contesa e punire i condannati.

(188) Può esservi un principio più santo di questo? Quale onore più opportuno si può attribuire a Dio, dal momento che tutto il popolo viene educato alla devozione, viene affidata ai sacerdoti una funzione straordinaria e tutta l’organizzazione dello stato è regolata come una cerimonia religiosa?

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(Traduzione di Francesca Calabi)

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Testo greco spiegato:

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Ὅθεν δὴ καὶ τὸ προφερόμενον ἡμῖν ὑπό τινων ἔγκλημα, τὸ δὴ μὴ καινῶν εὑρετὰς ἔργων ἢ λόγων ἄνδρας παρασχεῖν, ἐντεῦθεν συμβέβηκεν:

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Da ciò/Perciò (Ὅθεν δὴ) anche l’imputazione rivoltaci da alcuni (καὶ τὸ προφερόμενον ἡμῖν ὑπό τινων ἔγκλημα), il non fornire (τὸ δὴ μὴ παρασχεῖν) uomini inventori di nuove opere e discorsi (ἄνδρας εὑρετὰς καινῶν ἔργων ἢ λόγων)//di non annoverare tra noi persone che invenino novità in fatto di cose o di teorie (τὸ δὴ μὴ καινῶν εὑρετὰς ἔργων ἢ λόγων ἄνδρας παρασχεῖν), da qui (ἐντεῦθεν) è provenuta/proviene (συμβέβηκεν);

οἱ μὲν γὰρ ἄλλοι τὸ μηδενὶ τῶν πατρίων ἐμμένειν καλὸν εἶναι νομίζουσι καὶ τοῖς τολμῶσι ταῦτα παραβαίνειν μάλιστα σοφίας δεινότητα μαρτυροῦσιν, ἡμεῖς δὲ τοὐναντίον μίαν εἶναι καὶ φρόνησιν καὶ ἀρετὴν ὑπειλήφαμεν τὸ μηδὲν ὅλως ὑπεναντίον μήτε πρᾶξαι μήτε διανοηθῆναι τοῖς ἐξ ἀρχῆς νομοθετηθεῖσιν.

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Gli altri infatti da una parte (οἱ μὲν γὰρ ἄλλοι) ritengono che sia cosa buona (καλὸν εἶναι νομίζουσι) il restare fermi a nessuno/ad alcuno dei padri/dei progenitori (τὸ μηδενὶ τῶν πατρίων ἐμμένειν)//gli altri difatti credono che non sia cosa per nulla buona restare fermi alla sapienza dei progenitori (οἱ μὲν γὰρ ἄλλοι τὸ μηδενὶ τῶν πατρίων ἐμμένειν καλὸν εἶναι νομίζουσι) e testimoniano/affermano che queste cose massimamente tremende/alte della sapienza//che i più alti traguardi del sapere (καὶ μαρτυροῦσιν ταῦτα δεινότητα μάλιστα σοφίας) procedono da quelli che osano/dagli innovatori (παραβαίνειν τοῖς τολμῶσι); noi invece (ἡμεῖς δὲ) al contrario (τοὐναντίον) abbiamo assunto/assumiamo essere una sia la sapienza sia la virtù (μίαν εἶναι καὶ φρόνησιν καὶ ἀρετὴν ὑπειλήφαμεν->1^ plur. indic. perfetto attivo di υπο-λαμβάνω: assumo; prendo su di me): il nulla assolutamente di contrario/ciò che in nulla è contrario (τὸ μηδὲν ὅλως ὑπεναντίον) sia come agire sia come ritenere (μήτε πρᾶξαι μήτε διανοηθῆναι) rispetto alle cose decretate (τοῖς νομοθετηθεῖσιν) dall’inizio/anticamente (ἐξ ἀρχῆς).

ὅπερ εἰκότως ἂν εἴη τεκμήριον τοῦ κάλλιστα τὸν νόμον τεθῆναι: τὰ γὰρ μὴ τοῦτον ἔχοντα τὸν τρόπον αἱ πεῖραι δεόμενα διορθώσεως ἐλέγχουσιν.

 

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La qual cosa (ὅπερ) verosimilmente sarebbe segno (εἰκότως ἂν εἴη) dell’aver posto/che noi poniamo (τοῦ τεθῆναι) le cose bellissime/sommamente belle come la (nostra…) legge (κάλλιστα τὸν νόμον); le esperienze dimostrano infatti (αἱ πεῖραι γὰρ ἐλέγχουσιν) le cose non aventi/che non hanno questo modo/questo carattere (τὰ μὴ ἔχοντα τοῦτον τὸν τρόπον) come bisognose di correzione (δεόμενα διορθώσεως).

Ἡμῖν δὲ τοῖς πεισθεῖσιν ἐξ ἀρχῆς τεθῆναι τὸν νόμον κατὰ θεοῦ βούλησιν οὐδ᾽ εὐσεβὲς ἦν τοῦτον μὴ φυλάττειν: τί γὰρ αὐτοῦ τις ἂν μετακινήσειεν ἢ τί κάλλιον ἐξεῦρεν ἢ τί παρ᾽ ἑτέρων ὡς ἄμεινον μετήνεγκεν; ἆρά γε τὴν ὅλην κατάστασιν τοῦ πολιτεύματος;

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E per noi che siamo stati convinti sin dall’inizio/dall’antichità (Ἡμῖν δὲ τοῖς πεισθεῖσιν ἐξ ἀρχῆς) di aver posto la legge secondo la decisione/volontà di Dio (τεθῆναι τὸν νόμον κατὰ θεοῦ βούλησιν), nemmeno santo/conforme alla religione era questa (cioè, la legge…) non vigilare/difendere (οὐδ᾽ εὐσεβὲς ἦν τοῦτον μὴ φυλάττειν); cosa infatti di essa qualcuno potrebbe cambiare (τί γὰρ αὐτοῦ τις ἂν μετακινήσειεν) o cosa di più bello trovava/avrebbe potuto trovare (ἢ τί κάλλιον ἐξεῦρεν) o cosa presso gli altri (popoli…) altrettanto ameno (ἢ τί παρ᾽ ἑτέρων ὡς ἄμεινον) tirava fuori/avrebbe potuto rintracciare (μετήνεγκεν)? Forse (ἆρά γε) l’intera costruzione della costituzione politica (τὴν ὅλην κατάστασιν τοῦ πολιτεύματος)?

καὶ τίς ἂν καλλίων ἢ δικαιοτέρα γένοιτο τῆς θεὸν μὲν ἡγεμόνα τῶν ὅλων πεποιημένης, τοῖς ἱερεῦσι δὲ κοινῇ μὲν τὰ μέγιστα διοικεῖν ἐπιτρεπούσης, τῷ δὲ πάντων ἀρχιερεῖ πάλιν αὖ πεπιστευκυίας τὴν τῶν ἄλλων ἱερέων ἡγεμονίαν;

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E quale (καὶ τίς->riferito a “costruzione politica”, κατάστασιν τοῦ πολιτεύματος) di più bella e di più giusta vi sarebbe (ἂν καλλίων ἢ δικαιοτέρα γένοιτο) della/di quella che ha fatto (τῆς πεποιημένης) Dio guida di tutti (θεὸν μὲν ἡγεμόνα τῶν ὅλων), e conferente/che conferisce ai sacerdoti (τοῖς ἱερεῦσι δὲ ἐπιτρεπούσης) di amministrare le cose massimamente grandi/più importanti in comune/per la comunità (κοινῇ μὲν τὰ μέγιστα διοικεῖν), e avente affidato/che ha affidato al capo di tutti (i sacerdoti…) (τῷ δὲ πάντων ἀρχιερεῖ πεπιστευκυίας) di nuovo (πάλιν αὖ) il comando degli altri sacerdoti (τὴν τῶν ἄλλων ἱερέων ἡγεμονίαν)?

οὓς οὐ κατὰ πλοῦτον οὐδέ τισιν ἄλλαις προύχοντας αὐτομάτοις πλεονεξίαις τὸ πρῶτον εὐθὺς ὁ νομοθέτης ἐπὶ τὴν τιμὴν ἔταξεν, ἀλλ᾽ ὅσοι τῶν μετ᾽ αὐτοῦ πειθοῖ τε καὶ σωφροσύνῃ τῶν ἄλλων διέφερον, τούτοις τὴν περὶ τὸν θεὸν μάλιστα θεραπείαν ἐνεχείρισεν.

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I quali (riferito ai sacerdoti…) (οὓς) in primo luogo all’inizio/da subito (τὸ πρῶτον εὐθὺς) il (nostro…) legislatore pose davanti per dignità/importanza (ὁ νομοθέτης ἐπὶ τὴν τιμὴν ἔταξεν) non poiché per ricchezza né guadagno stavano davanti agli altri/sopravanzavano gli altri (οὐ κατὰ πλοῦτον οὐδέ τισιν ἄλλαις προύχοντας) a causa di ricchezze causali/per arricchimenti fortuiti (αὐτομάτοις πλεονεξίαις), ma a questi/costoro massimamente mise in mano la tutela verso il Dio (ἀλλ᾽… τούτοις τὴν θεραπείαν μάλιστα ἐνεχείρισεν περὶ τὸν θεὸν) i quali si distinguevano dagli altri (ὅσοι τῶν ἄλλων διέφερον) dei/di quelli con lui//tra coloro che gli erano vicini (τῶν μετ᾽ αὐτοῦ) per persuasività e saggezza (πειθοῖ τε καὶ σωφροσύνῃ).

τοῦτο δ᾽ ἦν καὶ τοῦ νόμου καὶ τῶν ἄλλων ἐπιτηδευμάτων ἀκριβὴς ἐπιμέλεια: καὶ γὰρ ἐπόπται πάντων καὶ δικασταὶ τῶν ἀμφισβητουμένων καὶ κολασταὶ τῶν κατεγνωσμένων οἱ ἱερεῖς ἐτάχθησαν.

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Questo/Tutto questo era/implicava una cura precisa/meticolosa (τοῦτο δ᾽ ἦν ἀκριβὴς ἐπιμέλεια) sia della legge sia delle altre occupazioni/degli altri aspetti della vita (καὶ τοῦ νόμου καὶ τῶν ἄλλων ἐπιτηδευμάτων); e infatti i sacerdoti furono predisposti/ordinati (καὶ γὰρ οἱ ἱερεῖς ἐτάχθησαν) guardiani di tutti (gli uomini…) e giudici dei sospettati e punitori dei giudicati colpevoli (ἐπόπται πάντων καὶ δικασταὶ τῶν ἀμφισβητουμένων καὶ κολασταὶ τῶν κατεγνωσμένων).

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Quale principio infatti vi sarebbe/potrebbe esservi più santo di questo (Τίς ἂν οὖν ἀρχὴ γένοιτο ταύτης ὁσιωτέρα)? Quale venerazione (vi sarebbe di questa…) (τίς δὲ τιμὴ) maggiormente confacente a Dio (θεῷ μᾶλλον ἁρμόζουσα), essendo stato predisposto tutto il popolo/tutta la vita del popolo verso la santità (παντὸς μὲν τοῦ πλήθους κατεσκευασμένου πρὸς τὴν εὐσέβειαν), ed i sacerdoti essendo conferiti di (τῶν ἱερέων πεπιστευμένων->genit. masch. plur. del partic. perfetto medio-passivo di πιστεύω: ho fiduci a in…; al passivo: sono oggetto di fiducia, vengo affidato di qualcosa) una cura/responsablità eccezionale (ἐξαίρετον δὲ τὴν ἐπιμέλειαν), come se l’intera cittadinanza sia amministrata (ὥσπερ δὲ τῆς ὅλης πολιτείας οἰκονομουμένης) come un qualche rito religioso (τελετῆς τινος; l’espressione “un qualche rito religioso” ha valore di predicato del soggetto: “come/al pari di…”)?

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