L’ANIMA E LA SUA FORMA CORPOREA SECONDO TERTULLIANO...
(Tertulliano; De Anima; I libro: par.9: 2-7)
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Nel suo scritto “De Anima” Tertulliano sostiene, in polemica con Platone e i platonici, la natura corporea dell’anima umana.
Tertulliano dimostra con questa sua posizione di essere più legato alla tradizione biblica e alla cultura ebraica (che aveva un’idea “materialistica” dell’uomo, e non contemplava il concetto di un’anima spirituale e immateriale – non a caso, l’idea stessa d’immortalità si sviluppa in essa relativamente tardi) che non a quella filosofica e razionalistica greca, in particolare appunto platonica. E ciò anche se per sostenere la sua tesi egli si appella, almeno qui, soprattutto alla rivelazione dello Spirito Santo e alla grazia divina (...nos corporales quoque illi inscribimus lineas, non tantum ex fiducia corporalitatis per aestimationem, uerum et ex constantia gratiae per reuelationem).
In particolare, egli riferisce un episodio avvenuto nella sua chiesa, nel quale una sorella spesso oggetto di illuminazioni raccontava di avere avuto una visione sulla natura materiale dell’anima umana (...'inter cetera', [soror] inquit, 'ostensa est mihi anima corporaliter, et spiritus uidebatur, sed non inanis et uacuae qualitatis, immo quae etiam teneri repromitteret, tenera et lucida et aerii coloris, et forma per omnia humana. Hoc uisio').
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Tuttavia, non si deve credere che il materialismo di Tertulliano sia un materialismo “volgare”: egli infatti sostiene che, anche se ha una forma definita (effigies) e una natura corporea, l’anima dell’uomo non sia riconducibile agli elementi naturali ordinari, come l’aria o la luce (Non, ut aer sit ipsa substantia eius, etsi hoc Aenesidemo uisum est et Anaximeni, puto secundum quosdam et Heraclito, nec ut lumen, etsi hoc placuit Pontico Heraclidi). Nonostante essa infatti abbia il colore e le “sembianze” dell’aria (Quem igitur alium animae aestimabis colorem quam aerium ac lucidum?), non può essere ricondotta ad essa, in quanto la sua vera natura è quella di un soffio (pur materiale) divino, ovvero di essere un tralcio dello spirito divino (quoniam omne tenue atque perlucidum aeris aemulum est, hoc erit anima, qua flatus et spiritus tradux).
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Il brano si conclude con l’affermazione secondo cui la forma dell’anima coinciderebbe con quella del corpo umano, dal momento che tale soffio divino penetrando in tutte le parti del corpo ne prenderebbe poi, condensandosi, la forma (Recogita enim, cum deus flasset in faciem homini flatum uitae, [...] per faciem statim flatum illum in interiora transmissum et per uniuersa corporis spatia diffusum simulque diuina aspiratione densatum omni intus linea expressum esse, quam densatus impleuerat, et uelut in forma gelasse).
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Testo latino:
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[2] Quid nunc, quod et effigiem animae damus, Platone nolente, quasi periclitetur de animae immortalitate? Omne enim effigiatum compositum et structile affirmat; dissolubile autem omne compositicium et structile; sed animam immortalem, igitur indissolubilem, qua immortalem, et ineffigiatam, qua indissolubilem, ceterum compositiciam et structilem, si effigiatam, tamquam alio eam modo effigians intellectualibus formis, pulchram iustitia et disciplinis philosophiae, deformem uero contrariis artibus. [3] Sed nos corporales quoque illi inscribimus lineas, non tantum ex fiducia corporalitatis per aestimationem, uerum et ex constantia gratiae per reuelationem. Nam quia spiritalia charismata agnoscimus, post Iohannem quoque prophetiam meruimus consequi. [4] Est hodie soror apud nos reuelationum charismata sortita, quas in ecclesia inter dominica sollemnia per ecstasin in spiritu patitur; conuersatur cum angelis, aliquando etiam cum domino, et uidet et audit sacramenta et quorundam corda dinoscit et medicinas desiderantibus sumit. Iamuero prout scripturae leguntur aut psalmi canuntur aut allocutiones proferuntur aut petitiones delegantur, ita inde materiae uisionibus subministrantur. Forte nescio quid de anima disserueramus, cum ea soror in spiritu esset. Post transacta sollemnia dimissa plebe, quo usu solet nobis renuntiare quae uiderit (nam et diligentissime digeruntur, ut etiam probentur), 'inter cetera', inquit, 'ostensa est mihi anima corporaliter, et spiritus uidebatur, sed non inanis et uacuae qualitatis, immo quae etiam teneri repromitteret, tenera et lucida et aerii coloris, et forma per omnia humana. Hoc uisio'. Et deus testis et apostolus charismatum in ecclesia futurorum idoneus sponsor; tunc et si res ipsa de singulis persuaserit, credas. [5] Si enim corpus anima, sine dubio inter illa quae supra sumus professi, proinde et coloris proprietas omni corpori aderit. Quem igitur alium animae aestimabis colorem quam aerium ac lucidum? Non, ut aer sit ipsa substantia eius, etsi hoc Aenesidemo uisum est et Anaximeni, puto secundum quosdam et Heraclito, nec ut lumen, etsi hoc placuit Pontico Heraclidi [6] ---- nam et cerauniis gemmis non ideo substantia ignita est, quod coruscent rutilato rubore, nec berullis ideo aquosa materia est, quod fluctuent colato nitore (quanta enim et alia color sociat, natura dissociat) ----, sed quoniam omne tenue atque perlucidum aeris aemulum est, hoc erit anima, qua flatus et spiritus tradux, siquidem prae ipsa tenuitatis subtilitate de fide corporalitatis periclitatur. [7] Sic et effigiem de sensu iam tuo concipe non aliam animae humanae deputandam praeter humanam, et quidem eius corporis quod unaquaeque circumtulit. Hoc nos sapere interim primordii contemplatio inducat. Recogita enim, cum deus flasset in faciem homini flatum uitae, et factus esset homo in animam uiuam, totus utique, per faciem statim flatum illum in interiora transmissum et per uniuersa corporis spatia diffusum simulque diuina aspiratione densatum omni intus linea expressum esse, quam densatus impleuerat, et uelut in forma gelasse.
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Traduzione letteraria:
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2. Ora perché, se attribuiamo all’anima anche una forma, in ciò contro Platone, viene messa quasi in forse l’immortalità di questa? Costui infatti afferma che ogni corpo che possiede una forma è fatto di parti messe insieme; che ogni sostanza che è fatta di parti messe assieme è dissolubile; ma che, poiché l’anima è immortale, di conseguenza indissolubile e quindi immortale, e che è priva di forma e quindi indissolubile; in caso contrario, ovvero se ha una forma, essa è fatta di parti messe assieme. Inoltre, dandole in altro modo una forma, appunto con le forme intellettuali, pensa che essa sia bella in virtù della giustizia e delle discipline filosofiche, che sia invece brutta a causa delle pratiche opposte.
3. Quanto a noi, invece, le attribuiamo anche forme corporee, non solo credendo alla sua corporeità in base a speculazioni meramente umane, ma anche per la costante presenza della grazia divina attraverso la rivelazione. Infatti, poiché riconosciamo i doni spirituali della grazia, abbiamo meritato di vedere realizzata la profezia.
4. Vive oggi presso di noi una sorella che ha ricevuto in sorte il dono delle rivelazioni che sperimenta in chiesa attraverso uno stato di estasi spirituale al momento delle funzioni domenicali; essa conversa con gli angeli, a volte anche con il signore, e vede e sente i misteri, conosce i cuori di certe persone e ottiene indicazioni sulla cura per quanti ne hanno bisogno. In effetti, secondo le Sacri Scritture che vengono lette, o i salmi che vengono cantati, o i sermoni che vengono pronunciati, o le richieste che vengono fatte, da lei vengono dati o i contenuti corrispondenti alle sue visioni. Per caso avevamo discusso di non so cosa a proposito dell’anima e quella sorella era in estasi. Dopo che le funzioni furono terminate, congedata la congregazione, nel modo in cui è solita annunciare a noi le cose che ha visto (queste del resto vengono notate molto diligentemente perché siano ulteriormente esaminate), ella disse: “tra le altre cose mi è stato mostrato che l’anima è corporea e mi sembrava spirito, ma non di natura inconsistente e vuota, bensì di una natura che poteva essere afferrata; mi sembrava appunto delicata e luminosa e di colore aereo, e nella forma in tutto umana. Questa è stata la mia visione”. Ed è testimone Dio e l’apostolo è il giusto garante all’interno dell’ecclesia dei futuri doni della grazia; ora, se la stessa visione è risultata persuasiva fin nei particolari, dobbiamo crederle.
5. Perché se l’anima è un corpo, e lo è indubbiamente secondo quanto abbiamo affermato sopra, allora come ogni corpo avrà la peculiarità di avere un colore. E quale altro colore penserai appropriato all’anima se non quello aereo e luminoso? Non ritengo però, come fanno alcuni filosofi che l’anima abbia un colore aereo nel senso che la luce sia la sua stessa sostanza, anche se così è sembrato a Eraclide Pontico.
6. Infatti le gemme dei monti cerauni non hanno una sostanza ignea per il fatto che brillano di un rosso sfavillante, né i berilli hanno come sostanza l’acqua per il fatto che rilucono di un piuro splendore (quante sostanze anche di altro tipo il colore accomuna, che la natura separa), ma poiché ogni sottile e trasparente è assimilata all’aria, l’anima sarà come l’aria in quanto è un soffio e un tralcio dello spirito; se mai, a causa della sua stessa sottigliezza, si dubita della sua corporeità.
7. Così basandoti ormai sul tuo buon senso, accetta il fatto che bisogna pensare per l’anima non altra forma che quella umana, e precisamente la forma precise di quel corpo che l’anima racchiude. La considerazione della situazione originaria ci porti per il momento ad affermare questo. Considera infatti che quando Dio soffiò all’uomo il soffio della vita, e quando l’uomo fu fatto così un essere vivente, immediatamente quel soffio si è trasmesso attraverso le sue narici all’interno e si è diffuso per tutti gli spazi del corpo e al contempo, fattosi denso per il continuo spirare di Dio, è stato foggiato da tutta la superficie interna che aveva riempito dopo essersi fatto denso, e si è congelato come in una forma.
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(Traduzione di Martino Menghi)
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Traduzione letterale e spiegata:
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[2] Quid nunc, quod et effigiem animae damus, Platone nolente, quasi periclitetur de animae immortalitate?
COSA QUINDI ADESSO, POICHÉ FORNIAMO ANCHE UN’IMMAGINE DELL’ANIMA, PUR SE PLATONE NON SAREBBE D’ACCORDO, VACILLA QUASI ANCHE L’IDEA DELL’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA?
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Omne enim effigiatum compositum et structile affirmat; dissolubile autem omne compositicium et structile; sed animam immortalem, igitur indissolubilem, qua immortalem, et ineffigiatam, qua indissolubilem, ceterum compositiciam et structilem, si effigiatam, tamquam alio eam modo effigians intellectualibus formis, pulchram iustitia et disciplinis philosophiae, deformem uero contrariis artibus.
DIFATTI TUTTO CIÒ CHE VIENE RAPPRESENTATO È COMPOSITO E STRUTTURATO, AFFERMA EGLI; MA TUTTO CIÒ CHE È COMPOSITO E STRUTTURATO È DISSOLUBILE; TUTTAVIA (EGLI AFFERMA…) L’ANIMA È IMMORTALE, QUINDI INDISSOLUBILE, PER CUI APPUNTO IMMORTALE, E IRRAPPRESENTABILE, PER CUI INDISSOLUBILE; ALTRIMENTI SAREBBE COMPOSITA E STRUTTURATA, SE RAPPRESENTABILE, COME DEL RESTO SE EGLI LA RAPPRESENTASSE IN QUALSIASI ALTRO MODO ATTRAVERSO LE FORME INTELLETTUALI; BELLA PER L’ESERCIZIO DELLA GIUSTIZIA E DELLE DISCIPLINE FILOSOFICHE, DEFORME INVERO PER L’ESERCIZIO DELLE ARTI A ESSE CONTRARIE.
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[3] Sed nos corporales quoque illi inscribimus lineas, non tantum ex fiducia corporalitatis per aestimationem, uerum et ex constantia gratiae per reuelationem.
E TUTTAVIA NOI ANCHE A ESSA ATTRIBUIAMO UN DISEGNO, NON TANTO PER FIDUCIA VERSO TUTTO CIÒ CHE È CORPORALE, IN VIRTÙ DELLA STIMA DI ESSO, MA INVERO A CAUSA DELLA SICUREZZA PROVENIENTECI DALLA GRAZIA, IN VIRTÙ DELLA RIVELAZIONE.
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Nam quia spiritalia charismata agnoscimus, post Iohannem quoque prophetiam meruimus consequi.
INFATTI, DAL MOMENTO CHE ABBIAMO RICONOSCIUTO I DONI DIVINI DELLO SPIRITO, ABBIAMO MERITATO DOPO GIOVANNI DI OTTENERE ANCHE LA REALIZZAZIONE DELLA PROFEZIA.
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[4] Est hodie soror apud nos reuelationum charismata sortita, quas in ecclesia inter dominica sollemnia per ecstasin in spiritu patitur; conuersatur cum angelis, aliquando etiam cum domino, et uidet et audit sacramenta et quorundam corda dinoscit et medicinas desiderantibus sumit.
VI È OGGI PRESSO DI NOI UNA SORELLA CHE HA RICEVUTO IN SORTE IL DONO DIVINO DELLE RIVELAZIONI, CHE ELLA SPERIMENTA IN CHIESA DURANTE I RITI DOMENICALI ATTRAVERSO L’ESTASI DELLO SPIRITO; ELLA CONVERSA CON GLI ANGELI, E DI QUANDO IN QUANDO ANCHE CON DIO, E VEDE E ODE I MISTERI E CONOSCE I CUORI DI ALCUNI UOMINI, E DISPENSA RIMEDI PER LE ANIME AFFLITTE.
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Iamuero prout scripturae leguntur aut psalmi canuntur aut allocutiones proferuntur aut petitiones delegantur, ita inde materiae uisionibus subministrantur. Forte nescio quid de anima disserueramus, cum ea soror in spiritu esset.
E INVERO QUANDO VENGONO LETTE LE SCRITTURE, O SI CANTANO I SALMI, O SI PROFERISCONO DEI DISCORSI, O VENGONO PRESENTATE DELLE RICHIESTE, PROPRIO ALLORA LE VENGONO SOMMINISTRATI DEI CONTENUTI ATTRAVERSO DELLE VISIONI. PER CASO DISCUTEVAMO DI NON SO COSA RIGUARDO ALL’ANIMA, MENTRE QUESTA SORELLA SI TROVAVA IN UNO STATO DI ILLUMINAZIONE SPIRITUALE.
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Post transacta sollemnia dimissa plebe, quo usu solet nobis renuntiare quae uiderit (nam et diligentissime digeruntur, ut etiam probentur), 'inter cetera', inquit, 'ostensa est mihi anima corporaliter, et spiritus uidebatur, sed non inanis et uacuae qualitatis, immo quae etiam teneri repromitteret, tenera et lucida et aerii coloris, et forma per omnia humana. Hoc uisio'.
ESSENDO STATI CONGEDATI I FEDELI DOPO CHE FURONO CELEBRATI I RITI, QUANDO SECONDO L’USO ELLA SUOLE RIFERIRCI LE COSE CHE HA VISTO (INFATTI ESSE VENGONO MESSE IN ORDINE, PERCHÉ APPUNTO SIANO ESAMINATE!), CI DICE: “TRA LE ALTRE COSE, MI È STATA MOSTRATA L’ANIMA DA UN PUNTO DI VISTA CORPORALE, E SEMBRAVA UNO SPIRITO, MA NON INERTE E DI QUALITÀ VACUA, BENSÌ TALE DA PERMETTERE ANCHE DI ESSERE TOCCATA, TENERA E LUCIDA E DI COLORE AEREO, DI FORMA UMANA IN TUTTI I SUOI ASPETTI. QUESTA FU LA MIA VISIONE!”
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Et deus testis et apostolus charismatum in ecclesia futurorum idoneus sponsor; tunc et si res ipsa de singulis persuaserit, credas.
DIO È TESTIMONE E L’APOSTOLO È UN ADEGUATO GARANTE DEI FUTURI DONI DELLA NOSTRA CHIESA; DUNQUE, QUALORA LA COSA STESSA (DA LEI RACCONTATA…) TI ABBIA PERSUASO NEI DETTAGLI, A ESSA DEVI ANCHE CREDERE.
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[5] Si enim corpus anima, sine dubio inter illa quae supra sumus professi, proinde et coloris proprietas omni corpori aderit. Quem igitur alium animae aestimabis colorem quam aerium ac lucidum?
SE INFATTI L’ANIMA È UN CORPO, COSA SENZA DUBBIO TRA QUELLE CHE ABBIAMO AFFERMATO SOPRA, ALLORA ANCHE LA PROPRIETÀ DEL COLORE ADERIRÀ A TUTTO IL (SUO) CORPO. ALLORA, QUALE ALTRO COLORE ATTRIBUIRAI ALL’ANIMA, SE NON UN COLORE AEREO E LUCIDO?
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Non, ut aer sit ipsa substantia eius, etsi hoc Aenesidemo uisum est et Anaximeni, puto secundum quosdam et Heraclito, nec ut lumen, etsi hoc placuit Pontico Heraclidi [6] ---- nam et cerauniis gemmis non ideo substantia ignita est, quod coruscent rutilato rubore, nec berullis ideo aquosa materia est, quod fluctuent colato nitore (quanta enim et alia color sociat, natura dissociat) ----, sed quoniam omne tenue atque perlucidum aeris aemulum est, hoc erit anima, qua flatus et spiritus tradux, siquidem prae ipsa tenuitatis subtilitate de fide corporalitatis periclitatur.
NON RITENGO, COERENTEMENTE CON ALCUNI E CON ERACLITO, CHE L’ARIA SIA LA SUA SOSTANZA, ANCHE SE CIÒ È APPARSO VERO A ENESIDEMO E ANASSIMENE, NÉ CHE ESSA SIA LUCE, ANCHE SE QUESTA IDEA PIACQUE A ERACLIDE PONTICO --- INFATTI ANCHE LE GEMME CERAUNE NON PER QUESTO HANNO UNA SOSTANZA IGNEA: PER IL FATTO DI RILUCERE DI UN ROSSO INTENSO, NÉ I BERILLI HANNO UNA SOSTANZA ACQUOSA, PER IL FATTO DI BRILLARE FORTEMENTE (E QUANTE ALTRE COSE DIFATTI SONO AVVICINATE DAL COLORE, MA ALLONTANATE DALLA LORO REALE NATURA!) ---, MA, DAL MOMENTO CHE OGNI OGGETTO TENUE E MOLTO LUCIDO È SIMILE ALL’ARIA, COSÌ SARÀ L’ANIMA, PER COSÌ DIRE UN SOFFIO E UN TRALCIO DELLO SPIRITO; SEMMAI A CAUSA DELLA SUA STESSA ESTREMA FINEZZA, SI DUBITA DELLA FIDUCIA NELLA SUA CORPOREITÀ.
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[7] Sic et effigiem de sensu iam tuo concipe non aliam animae humanae deputandam praeter humanam, et quidem eius corporis quod unaquaeque circumtulit. Hoc nos sapere interim primordii contemplatio inducat.
COSÌ REALIZZA COL TUO BUON SENSO CHE L’IMMAGINE DELL’ANIMA UMANA NON DEVE ESSERE RAPPRESENTATA ALTRIMENTI CHE COME UMANA, E COINCIDENTE CON QUEL CORPO CHE CIASCUNA (ANIMA…) PENETRA. LA CONTEMPLAZIONE DELL’ORIGINE (DELLA NOSTRA DOTTRINA…) CI INDUCA A PRENDERE ATTO DI QUESTO FATTO, PER ORA.
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Recogita enim, cum deus flasset in faciem homini flatum uitae, et factus esset homo in animam uiuam, totus utique, per faciem statim flatum illum in interiora transmissum et per uniuersa corporis spatia diffusum simulque diuina aspiratione densatum omni intus linea expressum esse, quam densatus impleuerat, et uelut in forma gelasse.
RIFLETTI INFATTI CHE, QUANDO DIO SOFFIÒ SUL VISO DELL’UOMO IL FIATO DELLA VITA, E L’UOMO FU TRASFORMATO, TUTTO E ASSOLUTAMENTE, IN UN’ANIMA VIVA, IMPROVVISAMENTE QUEL FIATO TRASMESSO NELLE SUE INTERIORA ATTRAVERSO IL VISO, E DIFFUSO IN TUTTI I MEANDRI DEL CORPO E AL TEMPO STESSO CONDENSATO PER IL SOFFIARE DIVINO, SI IMPRESSE IN TUTTA LA FORMA (CORPOREA…) CHE AVEVA RIEMPITO, E CHE SI SOLIDIFICÒ COME IN UN DISEGNO DATO.
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