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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

L’IMPORTANZA DELL'ASCOLTO

Aggiornamento: 29 nov 2022

L’IMPORTANZA DELL'ASCOLTO

(Plutarco, l'arte di ascoltare; par. 3)

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In questo brano del suo περι του ακουειν (L’arte di ascoltare) Plutarco parla della tendenza dei giovani del suo tempo a parlare non solo senza prima aver ascoltato, ma addirittura senza avere mai imparato a farlo.

Questa tendenza compromette la loro capacità di fare discorsi sensati e intelligenti, e li predispone alla chiacchera e alla vanità.


Καίτοι τοῖς μὲν σφαιρίζουσιν ἅμα τοῦ βαλεῖν καὶ τοῦ λαβεῖν τὴν σφαῖραν ἡ μάθησις· ἐν δὲ τῇ τοῦ λόγου χρείᾳ τὸ δέξασθαι καλῶς τοῦ προέσθαι πρότερόν ἐστιν. - Sarà vero per chi gioca a palla che il lancio e la presa si imparano al contempo, ma quando si tratta di parole, prima di essere emesse, esse vanno recepite correttamente.

Difatti, questo tipo di giovani è sempre attratto dai discorsi frivoli e si offende facilmente se qualcuno cerca di fargli notare i suoi limiti e la superficialità della propria condotta.


ὃ πάντων καταγελαστότατόν ἐστιν, ἂν μέν τινι προστύχωσι διηγουμένῳ δεῖπνον ἢ πομπὴν ἢ ὄνειρον ἢ λοιδορίαν γεγενημένην αὐτῷ πρὸς ἄλλον, ἀκροῶνται σιωπῇ καὶ προσλιπαροῦσιν· ἂν δέ τις αὐτοὺς ἐπισπασάμενος διδάσκῃ τι τῶν χρησίμων ἢ παραινῇ τῶν δεόντων ἢ νουθετῇ πλημμελοῦντας ἢ καταπραΰνῃ χαλεπαίνοντας, οὐχ ὑπομένουσιν... - C’è un fatto più ridicolo di tutti gli altri però: il primo che incontrano intento a raccontare a un amico di una cena o di una processione che c’è stata, di un sogno o di una lite che ha avuto, si mettono a sentirlo in religioso silenzio e gli si appiccicano; quando poi, metti caso, tu li vuoi avvicinare per insegnare loro qualcosa di buono, per esortarli al proprio dovere, per rimproverarli dei loro errori o placarne la collera, non lo tollerano.

Il discorso di Plutarco si sviluppa qui sul filo dell’ironia e della satira, ma ha anche implicazioni serie, e ci dà un’idea di quello che dovette essere l’atteggiamento di molte persone in un’epoca in cui l’oratoria (in quanto propedeutica alla politica e alla vita pubblica) era considerata la prima e la più importante materia di studio per ogni uomo dabbene.

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- Testo originale

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[3] Διὸ δὴ μεγάλην μὲν ὠφέλειαν οὐκ ἐλάττω δὲ κίνδυνον τοῖς νέοις τοῦ ἀκούειν ἔχοντος, οἶμαι καλῶς ἔχειν καὶ πρὸς αὑτὸν ἀεὶ καὶ πρὸς ἕτερον διαλέγεσθαι περὶ τοῦ ἀκούειν. Ἐπεὶ καὶ τούτῳ κακῶς τοὺς πλείστους χρωμένους ὁρῶμεν, οἳ λέγειν ἀσκοῦσι πρὶν ἀκούειν ἐθισθῆναι· καὶ λόγων μὲν οἴονται μάθησιν εἶναι καὶ μελέτην, ἀκροάσει δὲ καὶ τοὺς ὁπωσοῦν χρωμένους ὠφελεῖσθαι. Καίτοι τοῖς μὲν σφαιρίζουσιν ἅμα τοῦ βαλεῖν καὶ τοῦ λαβεῖν τὴν σφαῖραν ἡ μάθησις· ἐν δὲ τῇ τοῦ λόγου χρείᾳ τὸ δέξασθαι καλῶς τοῦ προέσθαι πρότερόν ἐστιν, ὥσπερ τοῦ τεκεῖν τὸ συλλαβεῖν καὶ κατασχεῖν τι τῶν γονίμων. Ταῖς μὲν οὖν ὄρνισι τὰς ὑπηνεμίους λοχείας καὶ ὠδῖνας ἀτελῶν τινων καὶ ἀψύχων ὑπολειμμάτων ὀχείας λέγουσιν εἶναι· τῶν δ´ ἀκούειν μὴ δυναμένων νέων μηδ´ ὠφελεῖσθαι δι´ ἀκοῆς ἐθισθέντων ὑπηνέμιος ὄντως ὁ λόγος ἐκπίπτων ἀκλειὴς ἀίδηλος ὑπαὶ νεφέεσσι κεδάσθη. Τὰ μὲν γὰρ ἀγγεῖα πρὸς τὴν ὑποδοχὴν τῶν ἐγχεομένων ἐπικλίνουσι καὶ συνεπιστρέφουσιν, ἵν´ ἔγχυσις ἀληθῶς, μὴ ἔκχυσις γένηται, αὑτοὺς δὲ τῷ λέγοντι παρέχειν καὶ συναρμόττειν τῇ προσοχῇ τὴν ἀκρόασιν, ὡς μηδὲν ἐκφύγῃ τῶν χρησίμως λεγομένων, οὐ μανθάνουσιν, ἀλλ´ ὃ πάντων καταγελαστότατόν ἐστιν, ἂν μέν τινι προστύχωσι διηγουμένῳ δεῖπνον ἢ πομπὴν ἢ ὄνειρον ἢ λοιδορίαν γεγενημένην αὐτῷ πρὸς ἄλλον, ἀκροῶνται σιωπῇ καὶ προσλιπαροῦσιν· ἂν δέ τις αὐτοὺς ἐπισπασάμενος διδάσκῃ τι τῶν χρησίμων ἢ παραινῇ τῶν δεόντων ἢ νουθετῇ πλημμελοῦντας ἢ καταπραΰνῃ χαλεπαίνοντας, οὐχ ὑπομένουσιν, ἀλλ´ ἂν μὲν δύνωνται, περιγενέσθαι φιλοτιμούμενοι διαμάχονται πρὸς τὸν λόγον· εἰ δὲ μή, φεύγοντες ἀπίασι πρὸς ἑτέρους λόγους καὶ φλυάρους, ὡς ἀγγεῖα φαῦλα καὶ σαθρὰ τὰ ὦτα πάντων μᾶλλον ἢ τῶν ἀναγκαίων ἐμπιπλάντες. Τοὺς μὲν οὖν ἵππους οἱ καλῶς τρέφοντες εὐστόμους τῷ χαλινῷ, τοὺς δὲ παῖδας εὐηκόους τῷ λόγῳ παρέχουσι, πολλὰ μὲν ἀκούειν μὴ πολλὰ δὲ λέγειν διδασκομένους. Καὶ γὰρ τὸν Ἐπαμεινώνδαν ὁ Σπίνθαρος ἐπαινῶν ἔφη μήτε πλείονα γιγνώσκοντι μήτ´ ἐλάττονα φθεγγομένῳ ῥᾳδίως ἐντυχεῖν ἑτέρῳ. Καὶ τὴν φύσιν ἡμῶν ἑκάστῳ λέγουσι δύο μὲν ὦτα δοῦναι, μίαν δὲ γλῶτταν, ὡς ἐλάττονα λέγειν ἢ ἀκούειν ὀφείλοντι.

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http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0144%3Achapter%3D1%3Asection%3D3&fbclid=IwAR1gaa2meSb0V1OMJvSegPTNRWt6Pst57AXuYm5G93RCAV1guSCNZS3U8_8

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- Testo tradotto

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Ebbene, dato che l’ascolto, per i giovani, oltre a un notevole profitto comporta un rischio non inferiore, penso sia buona norma parlarne sovente, con se stessi non meno che con il prossimo: quanti ne vediamo sbagliare anche su questo punto, esercitandosi a parlare prima di avere acquisito l’abitudine dell’ascolto? Credono che solo le parole meritino studio e conoscenza, mentre ascoltare, anche a farlo come capita, tornerà utile lo stesso. Sarà vero per chi gioca a palla che il lancio e la presa si imparano al contempo, ma quando si tratta di parole, prima di essere emesse, esse vanno recepite correttamente, proprio come prima del parto ci devono essere il concepimento e la generazione di un seme riproduttivo. Si suole dire che nelle galline la deposizione di uova non fecondate sia causata da certe impurità inorganiche; analogamente, ai giovani che non sono capaci di ascoltare né sono avvezzi a trarne profitto la parola esce anch’essa “infeconda” per davvero, come quelle uova, e

“si dissolve ingloriosa e ignota sotto le nubi del cielo.”

Inclinano i recipienti, li orientano di modo che ricevano il liquido da travasare e versano per bene, senza sversare, ma all’ascolto le persone non sanno disporsi, né sono capaci di porgere la dovuta attenzione a chi parla per non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola del suo prezioso discorso.

C’è un fatto più ridicolo di tutti gli altri però: il primo che incontrano intento a raccontare a un amico di una cena o di una processione che c’è stata, di un sogno o di una lite che ha avuto, si mettono a sentirlo in religioso silenzio e gli si appiccicano; quando poi, metti caso, tu li vuoi avvicinare per insegnare loro qualcosa di buono, per esortarli al proprio dovere, per rimproverarli dei loro errori o placarne la collera, non lo tollerano. Anzi, se sono in grado ingaggiano una polemica accanita contro le tue parole nell’ambizione di prevalere. Altrimenti se la svignano verso altre parole, verso sciocche celie con cui si otturano i timpani di ogni sorta di cose meno che le necessarie, come si fa coi vasi sbeccati di seconda scelta.

Così come allevare bene i propri cavalli li rende docili al morso, insegnare ai ragazzi ad ascoltare molto e parlare poco li rende in clini a dar retta alle parole. Spintano, a tal proposito, per elogiare Epaminonda, disse che una persona di così tanto senno e di così poche parole si incontrava una volta sola.

Dicono, del resto, che la natura ci abbia fornito un paio di orecchie, ma una lingua soltanto, per costringerci ad ascoltare di più e parlare di meno.

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Traduzione di Andrea De Blasi

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- Testo spiegato

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[3] Διὸ δὴ μεγάλην μὲν ὠφέλειαν οὐκ ἐλάττω δὲ κίνδυνον τοῖς νέοις τοῦ ἀκούειν ἔχοντος, οἶμαι καλῶς ἔχειν καὶ πρὸς αὑτὸν ἀεὶ καὶ πρὸς ἕτερον διαλέγεσθαι περὶ τοῦ ἀκούειν.

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AVENDO CERTAMENTE L’ASCOLTARE (Διὸ δὴ τοῦ ἀκούειν ἔχοντος) E UN GRANDE VANTAGGIO (μεγάλην μὲν ὠφέλειαν) MA NON MINORE PERICOLO PER I GIOVANI (οὐκ ἐλάττω δὲ κίνδυνον τοῖς νέοις), PENSO SIA BENE (οἶμαι καλῶς ἔχειν) PARLARE IN MERITO ALL’ASCOLTO (διαλέγεσθαι περὶ τοῦ ἀκούειν) SIA CON SÉ SIA CON L’ALTRO/CON ALTRE PERSONE (καὶ πρὸς αὑτὸν ἀεὶ καὶ πρὸς ἕτερον).

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Ἐπεὶ καὶ τούτῳ κακῶς τοὺς πλείστους χρωμένους ὁρῶμεν, οἳ λέγειν ἀσκοῦσι πρὶν ἀκούειν ἐθισθῆναι· καὶ λόγων μὲν οἴονται μάθησιν εἶναι καὶ μελέτην, ἀκροάσει δὲ καὶ τοὺς ὁπωσοῦν χρωμένους ὠφελεῖσθαι.

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POICHÈ/E CIÒ DAL MOMENTO ANCHE CHE VEDIAMO (Ἐπεὶ καὶ ὁρῶμεν) I PIÙ/LA MAGGIORANZA DEGLI UOMINI (τοὺς πλείστους) CHE USANO MALE QUESTO/L’ASCOLTO (χρωμένους τούτῳ κακῶς), I QUALI A PARLARE SI IMPEGNANO PRIMA DI ESSERE STATI ABITUATI (οἳ λέγειν ἀσκοῦσι πρὶν ἐθισθῆναι->infinito aoristo passivo da ἐθίζω: abituo) AD ASCOLTARE (ἀκούειν); E (POICHÉ…) PENSANO CHE DA UNA PARTE VI SIA UNA SCIENZA E UN ESERCIZIO DEI DISCORSI (καὶ μὲν οἴονται μάθησιν καὶ μελέτην εἶναι λόγων), E D’ALTRO CANTO (δὲ καὶ) CHE COLORO CHE USANO L’ASCOLTO (ἀκροάσει τοὺς χρωμένους) IN QUALSIASI MODO (ὁπωσοῦν) GUADAGNINO (DA CIÒ…) (ὠφελεῖσθαι).

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Καίτοι τοῖς μὲν σφαιρίζουσιν ἅμα τοῦ βαλεῖν καὶ τοῦ λαβεῖν τὴν σφαῖραν ἡ μάθησις· ἐν δὲ τῇ τοῦ λόγου χρείᾳ τὸ δέξασθαι καλῶς τοῦ προέσθαι πρότερόν ἐστιν, ὥσπερ τοῦ τεκεῖν τὸ συλλαβεῖν καὶ κατασχεῖν τι τῶν γονίμων.

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E CERTAMENTE PER COLORO CHE GIOCANO A PALLA (Καίτοι τοῖς μὲν σφαιρίζουσιν) LA SAPIENZA/ABILITÀ (È/DEVE ESSERE…) (ἡ μάθησις) AL TEMPO STESSO IL LANCIARE E IL PRENDERE LA PALLA (ἅμα τοῦ βαλεῖν καὶ τοῦ λαβεῖν τὴν σφαῖραν); NELL’USO DEL DISCORSO PERÒ L’ACCOGLIERE BENE/CORRETTAMENTE//L’ASCOLTARE CON ATTENZIONE (ἐν δὲ τῇ χρείᾳ τοῦ λόγου τὸ δέξασθαι καλῶς) È COSA PRIMA/PRECEDENTE (πρότερόν ἐστιν) AL MANDARE AVANTI (UN PROPRIO DISCORSO…)/ALL’ANDARE ALLO SBARAGLIO COI DISCORSI (τοῦ προέσθαι->infinito aoristo di προ-ίημι: mando avanti), COME DEL PARTORIRE/PARLARE (ὥσπερ τοῦ τεκεῖν-> infinito aoristo di τίκτω: genero, partorisco, creo) (È COSA PRIMA/PRECEDENTE…) IL RACCOGLIERE E TENERE INSIEME QUALCOSA DELLE COSE UTILI/QUALCOSA DI UTILE (τὸ συλλαβεῖν καὶ κατασχεῖν τι τῶν γονίμων).

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Ταῖς μὲν οὖν ὄρνισι τὰς ὑπηνεμίους λοχείας καὶ ὠδῖνας ἀτελῶν τινων καὶ ἀψύχων ὑπολειμμάτων ὀχείας λέγουσιν εἶναι· τῶν δ´ ἀκούειν μὴ δυναμένων νέων μηδ´ ὠφελεῖσθαι δι´ ἀκοῆς ἐθισθέντων ὑπηνέμιος ὄντως ὁ λόγος ἐκπίπτων ἀκλειὴς

ἀίδηλος ὑπαὶ νεφέεσσι κεδάσθη.

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AGLI UCCELLI/ALLE GALLINE DA UNA PARTE DICONO CHE SIANO//DICONO CHE SIANO TIPICI DELLE GALLINE (Ταῖς μὲν οὖν ὄρνισι λέγουσιν εἶναι) I PARTI VANI /DEPOSIZIONI DI UOVA VUOTE (τὰς ὑπηνεμίους λοχείας) E DOGLIE SENZA RISULTATO (καὶ ὠδῖνας ἀτελῶν τινων) E NASCITE DI SCARTI (ORGANICI….) SENZA VITA (καὶ ὀχείας ὑπολειμμάτων ἀψύχων); DALL’ALTRA (δ´) IL DISCORSO DEI GIOVANI (ὁ λόγος νέων) NÉ CAPACI DI ASCOLTARE (τῶν ἀκούειν μὴ δυναμένων) NÉ ABITUATI A GUADAGNARE/TRARRE VANTAGGIO ATTRAVERSO L’ASCOLTO (μηδ´ ἐθισθέντων ὠφελεῖσθαι δι´ ἀκοῆς) (È…/RISULTA…) DAVVERO VANO (ὑπηνέμιος ὄντως) USCENDO (DALLA LORO BOCCA….) SENZA GLORIA (ἐκπίπτων ἀκλειὴς)

“OSCURO SOTTO LE NUBI È ABBATTUTO” (ἀίδηλος ὑπαὶ νεφέεσσι κεδάσθη= ἀίδηλος ὑπὸ νέφεσι ἐκεδάσθη->3^ sing. aoristo pass. indic. di κεδαίω: abbatto).

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Τὰ μὲν γὰρ ἀγγεῖα πρὸς τὴν ὑποδοχὴν τῶν ἐγχεομένων ἐπικλίνουσι καὶ συνεπιστρέφουσιν, ἵν´ ἔγχυσις ἀληθῶς, μὴ ἔκχυσις γένηται, αὑτοὺς δὲ τῷ λέγοντι παρέχειν καὶ συναρμόττειν τῇ προσοχῇ τὴν ἀκρόασιν, ὡς μηδὲν ἐκφύγῃ τῶν χρησίμως λεγομένων, οὐ μανθάνουσιν,

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DA UNA PARTE I VASI DAVANTI AL/PER IL SOSTEGNO DI COLORO CHE SI VERSANO DA BERE (Τὰ μὲν γὰρ ἀγγεῖα πρὸς τὴν ὑποδοχὴν τῶν ἐγχεομένων) SI INCLINANO E SI VOLGONO (ἐπικλίνουσι καὶ συνεπιστρέφουσιν), AFFINCHÉ IL VERSAMENTO (AVVENGA…) DAVVERO, NÉ DIVENTI SVERSAMENTO (ἵν´ ἔγχυσις ἀληθῶς, μὴ ἔκχυσις γένηται), DALL’ALTRA (δὲ) (QUESTI GIOVANI….) NON IMPARANO/SANNO (οὐ μανθάνουσιν) A PRESTARE/DEDICARE SE STESSI ALL’ORATORE (αὑτοὺς δὲ τῷ λέγοντι παρέχειν; αὑτοὺς e non αὐτοὺς) E A ARMONIZZARE/UNIRE ALL’ATTENZIONE L’ASCOLTO//AD ASCOLTARE DAVVERO CON ATTENZIONE (καὶ συναρμόττειν τῇ προσοχῇ τὴν ἀκρόασιν), COME SE (ὡς) NULLA DI COSE DETTE CONVENIENTEMENTE USCISSE/COME SE NON VENISSE PRONUNCIATA COSA CONVENIENTE (DALL’ORATORE) (μηδὲν ἐκφύγῃ τῶν χρησίμως λεγομένων),

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… ἀλλ´ ὃ πάντων καταγελαστότατόν ἐστιν, ἂν μέν τινι προστύχωσι διηγουμένῳ δεῖπνον ἢ πομπὴν ἢ ὄνειρον ἢ λοιδορίαν γεγενημένην αὐτῷ πρὸς ἄλλον, ἀκροῶνται σιωπῇ καὶ προσλιπαροῦσιν·

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MA, CIÒ CHE DI TUTTE LE COSE È MASSIMAMENTE RISIBILE (ἀλλ´ ὃ πάντων καταγελαστότατόν ἐστιν; trattasi di un inciso che ha inizio con la relativa ὃ: “la qual cosa”, “ciò che”…), QUALORA CAPITINO DAVANTI A QUALCUNO CHE RACCONTA UN PRANZO, O UNA POMPA/UNA SFILATA, O UN SOGNO, O UN’OFFESA AVVENUTA A LUI DAVANTI A/DA PARTE DI UN ALTRO (ἂν μέν τινι προστύχωσι διηγουμένῳ δεῖπνον ἢ πομπὴν ἢ ὄνειρον ἢ λοιδορίαν γεγενημένην αὐτῷ πρὸς ἄλλον), ASCOLTANO IN SILENZIO E PERSISTONO/RESTANO ATTENTI (ἀκροῶνται σιωπῇ καὶ προσλιπαροῦσιν);

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… ἂν δέ τις αὐτοὺς ἐπισπασάμενος διδάσκῃ τι τῶν χρησίμων ἢ παραινῇ τῶν δεόντων ἢ νουθετῇ πλημμελοῦντας ἢ καταπραΰνῃ χαλεπαίνοντας, οὐχ ὑπομένουσιν, ἀλλ´ ἂν μὲν δύνωνται, περιγενέσθαι φιλοτιμούμενοι διαμάχονται πρὸς τὸν λόγον·

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MA QUALORA (ἂν δέ) QUALCUNO AVENDOLI ATTIRATI INSEGNI QUALCOSA DELLE COSE UTILI/QUALCOSA DI UTILE (τις αὐτοὺς ἐπισπασάμενος διδάσκῃ τι τῶν χρησίμων) O (LI…) ESORTI DELLE COSE NECESSARIE/SUI (LORO…) DIOVERI (ἢ παραινῇ τῶν δεόντων) O (LI…) AMMONISCA AVENDO (ESSI…) ERRATO (ἢ νουθετῇ πλημμελοῦντας) O (LI…) CALMI ESSENDO STATI MOLESTI (ἢ καταπραΰνῃ χαλεπαίνοντας), NON ATTENDONO, MA QUALORA POSSANO (οὐχ ὑπομένουσιν, ἀλλ´ ἂν μὲν δύνωνται), COMBATTONO CONTRO IL (SUO…) DISCORSO (διαμάχονται πρὸς τὸν λόγον) CERCANDO DI ESSERE SUPERIORI/AVERE IL SOPRAVVENTO (περιγενέσθαι φιλοτιμούμενοι);

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… εἰ δὲ μή, φεύγοντες ἀπίασι πρὸς ἑτέρους λόγους καὶ φλυάρους, ὡς ἀγγεῖα φαῦλα καὶ σαθρὰ τὰ ὦτα πάντων μᾶλλον ἢ τῶν ἀναγκαίων ἐμπιπλάντες.

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SE NON (POSSONO…) (εἰ δὲ μή), FUGGENDO PARTONO (φεύγοντες ἀπίασι->3^ plur. indic. pres. di ἀφ-ίημι: scaglio; mi scaglio (intrans.)) VERSO ALTRI DISCORSI E COSE QUERULE (πρὸς ἑτέρους λόγους καὶ φλυάρους), COME RIEMPIENDO/COME SE VOLESSERO RIEMPIRE (ὡς ἐμπιπλάντες-> partic. aoristo attivo nominat. plur. da ἐμπιπλάω=ἐμπίμπλημι: riempio), INVOLUCRI VUOTI E MARCI (ἀγγεῖα φαῦλα καὶ σαθρὰ: sono apposizioni del compl. oggetto: ὦτα), LE ORECCHIE DI TUTTE LE COSE PIÙ CHE DI QUELLE IMPORTANTI/CON TUTTO TRANNE CHE CON COSE DAVVERO IMPORTANTI (τὰ ὦτα πάντων μᾶλλον ἢ τῶν ἀναγκαίων).

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Τοὺς μὲν οὖν ἵππους οἱ καλῶς τρέφοντες εὐστόμους τῷ χαλινῷ, τοὺς δὲ παῖδας εὐηκόους τῷ λόγῳ παρέχουσι, πολλὰ μὲν ἀκούειν μὴ πολλὰ δὲ λέγειν διδασκομένους.

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COLORO DUNQUE CHE CRESCONO BENE I CAVALLI (οἱ καλῶς τρέφοντες τοὺς μὲν οὖν ἵππους) (LI…) FORNISCONO/RENDONO (παρέχουσι) DI BOCCA BUONA AL MORSO/DOCILI AL MORSO (εὐστόμους τῷ χαλινῷ), (COLORO CHE CRESCONO BENE…) I RAGAZZI (LI RENDONO…) CAPACI DI ASCOLTARE IL DISCORSO (τοὺς δὲ παῖδας εὐηκόους τῷ λόγῳ), ALLENATI (διδασκομένους) AD ASCOLTARE DA UNA PARTE MOLTE COSE (πολλὰ μὲν ἀκούειν) DALL’ALTRA A NON A DIRNE MOLTE (μὴ πολλὰ δὲ λέγειν).

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Καὶ γὰρ τὸν Ἐπαμεινώνδαν ὁ Σπίνθαρος ἐπαινῶν ἔφη μήτε πλείονα γιγνώσκοντι μήτ´ ἐλάττονα φθεγγομένῳ ῥᾳδίως ἐντυχεῖν ἑτέρῳ.

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E INFATTI SPINTARO (Καὶ γὰρ ὁ Σπίνθαρος), ELOGIANDO EPAMINONDA (ἐπαινῶν τὸν Ἐπαμεινώνδαν), DICEVA NÉ/DI NON AVERE INCONTRATO UN ALTRO (ἔφη μήτε ἐντυχεῖν ἑτέρῳ) PIÙ CONOSCENTE/PIÙ COLTO NÉ MENO ALTISONANTE (πλείονα γιγνώσκοντι μήτ´ ἐλάττονα φθεγγομένῳ; πλείονα e ἐλάττονα: accusativi sing. con valore avverbiale: “di più” e “di meno”).

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Καὶ τὴν φύσιν ἡμῶν ἑκάστῳ λέγουσι δύο μὲν ὦτα δοῦναι, μίαν δὲ γλῶτταν, ὡς ἐλάττονα λέγειν ἢ ἀκούειν ὀφείλοντι.

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E DICONO LA NOSTRA NATURA AVER DATO A CIASCUNO DA UNA PARTE DUE ORECCHIE (Καὶ λέγουσι τὴν φύσιν ἡμῶν δοῦναι ἑκάστῳ δύο μὲν ὦτα), DALL’ALTRA UNA LINGUA (μίαν δὲ γλῶτταν), COME ESSENDO TENUTO A/DOVENDO (ὡς ὀφείλοντι->si riferisce a ἑκάστῳ: “dovendo ciascuno”) PARLARE MENO CHE ASCOLTARE (ἐλάττονα λέγειν ἢ ἀκούειν).

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