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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

L'INVIDIA E I BANCHETTI – Manuale di Epitteto (Επικτήτου Ἐγχειρίδιον), par. XXV

EPITTETO – Manuale (Ἐγχειρίδιον); XXV


[1] Προετιμήθη σού τις ἐν ἑστιάσει ἢ ἐν προσαγορεύσει ἢ ἐν τῷ παραληφθῆναι εἰς συμβουλίαν; εἰ μὲν ἀγαθὰ ταῦτά ἐστι, χαίρειν σε δεῖ, ὅτι ἔτυχεν αὐτῶν ἐκεῖνος: εἰ δὲ κακά, μὴ ἄχθου, ὅτι σὺ αὐτῶν οὐκ ἔτυχες: μέμνησο δέ, ὅτι οὐ δύνασαι μὴ ταὐτὰ ποιῶν πρὸς τὸ τυγχάνειν τῶν οὐκ ἐφ᾽ ἡμῖν τῶν ἴσων ἀξιοῦσθαι. [2] πῶς γὰρ ἴσον ἔχειν δύναται ὁ μὴ φοιτῶν ἐπὶ θύρας τινὸς τῷ φοιτῶντι; ὁ μὴ παραπέμπων τῷ παραπέμποντι; ὁ μὴ ἐπαινῶν τῷ ἐπαινοῦντι, ἄδικος οὖν ἔσῃ καὶ ἄπληστος, εἰ μὴ προϊέμενος ταῦτα, ἀνθ᾽ ὧν ἐκεῖνα πιπράσκεται, προῖκα αὐτὰ βουλήσῃ λαμβάνειν. [3] ἀλλὰ πόσου πιπράσκονται θρίδακες; ὀβολοῦ, ἂν οὕτω τύχῃ. ἂν οὖν τις προέμενος τὸν ὀβολὸν λάβῃ θρίδακας, σὺ δὲ μὴ προέμενος μὴ λάβῃς, μὴ οἴου ἔλαττον ἔχειν τοῦ λαβόντος. ὡς γὰρ ἐκεῖνος ἔχει θρίδακας, οὕτω σὺ τὸν ὀβολόν, ὃν οὐκ ἔδωκας. [4] τὸν αὐτὸν δὴ τρόπον καὶ ἐνταῦθα. οὐ παρεκλήθης ἐφ᾽ ἑστίασίν τινος; οὐ γὰρ ἔδωκας τῷ καλοῦντι, ὅσου πωλεῖ τὸ δεῖπνον. ἐπαίνου δ᾽ αὐτὸ πωλεῖ, θεραπείας πωλεῖ. δὸς οὖν τὸ διάφορον, εἰ σοι λυσιτελεῖ, ὅσου πωλεῖται. εἰ δὲ κἀκεῖνα θέλεις μὴ προΐεσθαι καὶ ταῦτα λαμβάνειν, ἄπληστος εἶ καὶ ἀβέλτερος. [5] οὐδὲν οὖν ἔχεις ἀντὶ τοῦ δείπνου; ἔχεις μὲν οὖν τὸ μὴ ἐπαινέσαι τοῦτον, ὃν οὐκ ἤθελες, τὸ μὴ ἀνασχέσθαι αὐτοῦ τῶν ἐπὶ τῆς εἰσόδου.



Donatello - Il banchetto di Erode


Introduzione:


Il banchetto nel mondo antico è un evento sociale importantissimo, come attestano le molte opere (tra le quali anche quella platonica, conosciuta di solito come il “Simposio”) ad esso dedicate. In esso hanno luogo a volte anche veri e propri intrighi e perfino fatti macabri (ad esempio, è durante un banchetto, l’”ultima cena”, che Gesù viene tradito da uno dei suoi discepoli; per non parlare di Giovanni Battista, la cui testa viene consegnata su un vassoio a Salomé per ordine del re Erode…)

In questo brano di Epitteto (filosofo stoico d’età romana, che scrive in greco) l’argomento non assume tuttavia risvolti foschi ma rimane sul piano dell’ironia. Epitteto teorizzava che l’uomo, per essere libero, dovesse concentrarsi solo su tutto ciò che dipende dalla sua libertà personale (τὰ ἐφ᾽ ἡμῖν), ovverosia dai suoi pensieri e dalle sue azioni. E, da bravo stoico, considerava i beni esteriori come qualcosa di essenzialmente irrilevante. Per questo egli tratta con leggerezza (e notevole acutezza di analisi) il tema dell’invidia sociale legata all’invito a cena di un potente…


Traduzione professionale:


Versione 1: (edizione del Corriere della Sera, 2012)

[1] Qualcuno è stato onorato più di te in un banchetto, o in un’espressione di saluto, o nella richiesta di un consiglio? Se si tratta di beni, devi essere contento che quello li abbia ottenuti; se invece si tratta di mali, non dispiacerti di non averli ottenuti. E ricorda che non agendo allo stesso modo di quello per ottenere le cose che non sono in nostro potere, non puoi pretendere di ottenere gli stessi risultati. [2] Come può chi non bussa alla porta di qualcuno ottenere le stesse cose di chi lo fa? O che non sta dietro a qualcuno rispetto a chi lo fa? O ancora chi non loda rispetto a chi loda? Sarai pertanto ingiusto e insaziabile se, non pagando il prezzo con cui si acquistano quelle cose, le vorrai ottenere gratuitamente. [3] Ad esempio, quanto costa un cespo di lattuga? Facciamo un obolo. Se dunque uno pagando un obolo prende una lattuga, non pensare di avere meno di quello che la prende. Come infatti quegli ha la lattuga, così tu hai l’obolo che non hai speso. [4] Lo stesso vale nel nostro caso. Non sei stato invitato al banchetto di qualcuno? Sì, ma non hai pagato all’ospite il prezzo a cui vende il suo pranzo. Lo vende in cambio di lodi, di servizi. Se lo ritieni conveniente, pagagli dunque questo prezzo. Ma se vuoi ricevere queste cose senza pagarle, sei incontentabile e stolto. [5] Non hai niente al posto del pranzo? Hai invece qualcosa: Non hai lodato la persona che non volevi lodare, e non hai sopportato quanto succede all’ingresso della casa di costui.

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Versione 2: (Molto più libera!) https://www.riflessioni.it/testi/manuale_epitteto.htm

Non sei stato salutato, o cercano consigli da un'altra persona? Se questi onori sono beni devi essere contento che quel tale li abbia ricevuti; se sono mali non ti dispiaccia che non siano toccati a te. Considera poi che tu non ti interessi alle cose mondane, e che quindi non puoi godere degli stessi interessi degli altri. Infatti come può, per esempio, colui che non frequenta le persone famose, che non le accompagna, che non le loda, andare al passo con coloro che fanno queste cose? Certo sarebbe ingiusto ed ingordo avere gratis questi onori, senza pagare il prezzo con cui si comprano i favori e i benefici dei potenti e dei ricchi.

- A quanto si vende oggi la verdura? Mettiamo caso 1 Euro al chilo. Ora facciamo che uno compra un Kg di verdura e spenda 1 Euro e tu invece non l'abbia comprata, pensi forse di avere meno di lui? No, perché se lui ha la frutta, tu avrai i soldi che non hai speso. Similmente nel nostro caso. Non sei stato invitato alla festa di quel tale? Ma neppure tu gli darai il prezzo di quella festa: ora egli la vende al prezzo di lodi, di osservanza, di ossequi. Se la mercanzia fa per te, paga dunque il prezzo. Ma se vuoi avere la mercanzia senza pagarne il prezzo, questa é ingordigia e furfanteria. Forse che in cambio della cena non hai avuto nulla? Si, certamente hai guadagnato nel fatto che non hai lodato chi non volevi lodare, e non sei stato ad aspettarlo sull'uscio.

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Versione 3: (di Giacomo Leopardi)

Ti è egli stato anteposto di onore il tale o il tale a un banchetto, o pur nel saluto, o nell'essere cerco di consiglio? se questi cotali onori sono beni, egli ti debbe esser caro che colui gli abbia avuti; se mali, non ti dee dispiacere che non sieno toccati a te. Poi considera che non facendo tu per amore delle cose esterne quel medesimo che gli altri fanno, tu non puoi nel conseguimento di quelle andare al paro cogli altri. Come può, per modo d' esempio, colui che non frequenta le soglie de' grandi, che non gli accompagna, che non gli loda, andar del pari a coloro che fanno tutte queste cose? Egli sarebbe ingiustizia e ingordigia che non pagando tu quel prezzo a che si comperano i favori e i benefizj de' potenti e de' ricchi, tu gli volessi avere gratis. A quanto si vendono le lattughe oggi? Ponghiamo caso, a un obolo. Ora facciamo che uno spendendo un obolo abbia tolto delle lattughe, e tu, non ispendendo, non ne abbia tolto: tu non déi però pensare di aver punto meno che si abbia colui. Perocché se egli avrà le lattughe, e tu avrai l'obolo che non avrai speso. Il simile nel caso nostro. Tu non sei stato invitato a cena dal tale. Ma né anche hai dato a lui quello a che egli vende la sua cena. Ora egli la vende a prezzo di lodi, di osservanza, di ossequi. Paga dunque il prezzo se la mercanzia fa per te. Ma se tu vuoi non pagare il prezzo e avere la merce, questa si è ingordigia e furfanteria. Forse che in cambio della cena tu non hai nulla? Sì che tu hai ben questo, che tu non hai lodato chi non volevi, che non sei stato ad aspettarlo in sull'uscio.



TRADUZIONE E COMMENTO:



[1] Προετιμήθη σού τις ἐν ἑστιάσει ἢ ἐν προσαγορεύσει ἢ ἐν τῷ παραληφθῆναι εἰς συμβουλίαν;

Qualcuno è stato stimato/apprezzato più di te (Προετιμήθη: 3^ sing. ind. aor. pass: πρό (davanti) + τιμάω (onoro): onoro maggiormente di… + genitivo) in un convito [-> ἑστίασις: convito; da ἑστιάω: accolgo in casa] o in un invito o nell’essere preso a consiglio (εν τώ παραληφθήναι εις συμβουλίαν: letter., nell’esser stato preso (παραληφθήναι: inf. aor. pass. da παραλαμβάνω) per/verso/al fine di un consiglio) ?

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εἰ μὲν ἀγαθὰ ταῦτά ἐστι, χαίρειν σε δεῖ, ὅτι ἔτυχεν αὐτῶν ἐκεῖνος: εἰ δὲ κακά, μὴ ἄχθου, ὅτι σὺ αὐτῶν οὐκ ἔτυχες: μέμνησο δέ, ὅτι οὐ δύνασαι μὴ ταὐτὰ ποιῶν πρὸς τὸ τυγχάνειν τῶν οὐκ ἐφ᾽ ἡμῖν τῶν ἴσων ἀξιοῦσθαι.

Se queste cose sono desiderabili (letter., belle) è necessario che tu ti rallegri, poiché quello le ha avute in sorte (ἔτυχεν αὐτῶν; τυγχάνω + genit.); se sono cattive, non soffrire (μὴ ἄχθου->2^ sing. imper. da ἄχθομαι: mi cruccio), poiché tu non le hai avute in sorte; ma tieni a mente (μέμνησο: imper. medio-pass. perf. da μιμνήσκω: ricordo) il fatto di (ὅτι) non poter (οὐ δύνασαι) ritenerti degno (ἀξιοῦσθαι), non facendo le stesse cose (di quello, sottint.), di ottenere (πρὸς τὸ τυγχάνειν) le stesse cose (sue, sottint.) che prescindono dal nostro puro potere (τῶν οὐκ ἐφ᾽ ἡμῖν: letter., “le (cose) non su di noi”; ovvero quelle non dipendenti unicamente da noi, dalle nostre capacità, quali i pensieri e le volizioni).

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[2] πῶς γὰρ ἴσον ἔχειν δύναται ὁ μὴ φοιτῶν ἐπὶ θύρας τινὸς τῷ φοιτῶντι; ὁ μὴ παραπέμπων τῷ παραπέμποντι;

Infatti come può colui che non frequenta una certa casa (ὁ μὴ φοιτῶν ἐπὶ θύρας τινὸς) ricevere lo stesso trattamento (ἴσον ἔχειν) rispetto a colui che la frequenta? (Come può…, sottint.) colui che non corteggia (παραπέμπω: accompagno, seguo…) rispetto a colui che corteggia?

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ὁ μὴ ἐπαινῶν τῷ ἐπαινοῦντι, ἄδικος οὖν ἔσῃ καὶ ἄπληστος, εἰ μὴ προϊέμενος ταῦτα, ἀνθ᾽ ὧν ἐκεῖνα πιπράσκεται, προῖκα αὐτὰ βουλήσῃ λαμβάνειν.

Colui che non elogia/adula (ὁ μὴ ἐπαινῶν) sarebbe dunque ingiusto e arraffone (ἄπληστος), se pur non cedendo (εἰ μὴ προϊέμενος->partic. medio-pass. da προ-ίημι: mando a favore di, cedo) le cose in cambio delle quali (ταῦτα, ἀνθ᾽ ὧν) quelle cose (ovvero: l’invito al convivio) sono vendute/elargite (πιπράσκεται), desiderasse (βουλήσῃ: 3^ sing. aor. cong. da βούλομαι: voglio) prendere/ricevere gli stessi doni (προῖκα: acc. plur. neutro da προίξ, προικός) rispetto a colui che elogia (τῷ ἐπαινοῦντι).

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[3] ἀλλὰ πόσου πιπράσκονται θρίδακες; ὀβολοῦ, ἂν οὕτω τύχῃ.

Ma a quanto (πόσου) sono vendute le lattughe? Per un obolo [=somma di danaro molto bassa], se te le vendono ((εἰ, sott.) ἂν οὕτω τύχῃ: letter., qualora così accada).

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ἂν οὖν τις προέμενος τὸν ὀβολὸν λάβῃ θρίδακας, σὺ δὲ μὴ προέμενος μὴ λάβῃς, μὴ οἴου ἔλαττον ἔχειν τοῦ λαβόντος. ὡς γὰρ ἐκεῖνος ἔχει θρίδακας, οὕτω σὺ τὸν ὀβολόν, ὃν οὐκ ἔδωκας.

Se (εἰ, sott.) dunque qualcuno avendo ceduto (προέμενος: partic. medio-pass. aor. da προ-ίημι) un obolo prendesse le lattughe, tu non avendolo ceduto non (le, sott.) prenderesti: non pensare (οἴου: 2^ sing. imperat. da οἴομαι: penso) di avere meno di colui che prende! Come (ὡς…) infatti quello ha le lattughe, così (…οὕτω) tu (hai, sott.) un obolo, che non hai dato.

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[4] τὸν αὐτὸν δὴ τρόπον καὶ ἐνταῦθα. οὐ παρεκλήθης ἐφ᾽ ἑστίασίν τινος; οὐ γὰρ ἔδωκας τῷ καλοῦντι, ὅσου πωλεῖ τὸ δεῖπνον.

Lo stesso modo/metodo (vale, sott.) anche qui. Non sei stato chiamato (παρεκλήθης: 2^ sing. aor. pass. da παρα-καλέω) presso il banchetto di qualcuno? È perché (γὰρ: infatti) non hai dato a colui che chiama (ciò, sott.) per cui (ὅσου; gen. sing. da ὅσος: “il quale quanto”, “il quale grande quanto”) vende/offre un pranzo.

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ἐπαίνου δ᾽ αὐτὸ πωλεῖ, θεραπείας πωλεῖ. δὸς οὖν τὸ διάφορον, εἰ σοι λυσιτελεῖ, ὅσου πωλεῖται.

(Lo, sottint.) vende per un complimento, per una sollecitudine (lo, sott.) vende (πωλέω + genit.= vendo in cambio di qc.). Dài (δὸς: 2^ sing. imperat. aor. att. da δίδωμι: dò) quindi il tributo per il quale (ὅσου; gen. sing. da ὅσος: vedi sopra) è venduto (ciò che vuoi, sott.), se (ciò, sott.) ti è utile.

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εἰ δὲ κἀκεῖνα θέλεις μὴ προΐεσθαι καὶ ταῦτα λαμβάνειν, ἄπληστος εἶ καὶ ἀβέλτερος.

Se vuoi al tempo stesso/anche quelle cose (κἀκεῖνα=καὶ ἐκείνα: sia quelle cose… + καὶ ταῦτα: sia queste…) non cedere e prendere queste cose (=l’invito), sei arraffone e sciocco.

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[5] οὐδὲν οὖν ἔχεις ἀντὶ τοῦ δείπνου;

Nulla hai dunque al posto del pranzo?

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ἔχεις μὲν οὖν τὸ μὴ ἐπαινέσαι τοῦτον, ὃν οὐκ ἤθελες, τὸ μὴ ἀνασχέσθαι αὐτοῦ τῶν ἐπὶ τῆς εἰσόδου.

Hai invece il non aver lodato (ἐπαινέσαι) costui che non volevi (ἤθελες: 3^ sing. imperf. ind. da ἐθέλω: voglio) (lodare, sott.), il non aver sopportato (ἀνασχέσθαι: inf. medio aor. da ἀν-έχω: ho sopra, sopporto; ricorda che l’aoristo di ἔχω è ἔσχον) le sue cose/formalità (αὐτοῦ τῶν) per l’invito (ἐπὶ τῆς εἰσόδου).

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Testo greco: http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0235%3Atext%3Denc%3Achapter%3D25


http://www.letsreadgreek.com/Epictetus/Readings/Reading11/schenkl_reading11.pdf

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