LA DIFFERENZA TRA LA LETTERA (γράμμα) E LO SPIRITO (πνεῦμα) - (SAN PAOLO; II LETTERA AI CORINZI – CAP. 3; 4-18)
Secondo San Paolo, vero fondatore del Cristianesimo (…che non a caso viene spesso definito “paolino”), la fede soltanto può salvare l’uomo dal peccato e dalla morte. Essa tuttavia, non può provenire che da Dio, e l’uomo non può far nulla per ottenerla o anche solo per convincere Dio a elargirgliela.
D’altronde, e questo è il tema specifico di questo brano, la fede rende l’uomo beato o “divino”, proprio in quanto non dà prescrizioni ma rinnova la sua anima da dentro. Laddove vi sono regole, consuetudini da seguire, laddove vi sono opere determinate da compiere, è sempre la ragione a guidare l’uomo. La fede invece rinnova l’uomo in un modo che la ragione non saprebbe definire, proprio in quanto essa viene prima della ragione stessa. Scrive infatti San Paolo: “τὸ γὰρ γράμμα ἀποκτείνει, τὸ δὲ πνεῦμα ζωοποιεῖ” (La lettera uccide, ma lo spirito dà la vita).
Oltre all’idea della trascendenza del divino, tipica della tradizione semitica, quel che distingue la visione paolina e cristiana rispetto a quella classica (greca e romana!) è l’idea, per l’appunto, che la Ragione, cioè l’uomo, non possa salvare l’uomo, che infatti per salvarsi deve “far posto a Dio in se stesso”, rinascere attraverso la Fede. È questo il vero elemento di rottura rispetto alla tradizione razionalistica e filosofica greco-romana, la quale invece considerava l’uomo essenzialmente faber sui, artefice del suo destino.
D’altronde, come osserva Francesco Trisoglio (“Cristo nei padri”, Ediz. La scuola; pag. 36), non è la sublimità della sua dottrina, ma il suo miracolo, ovvero il trionfo ottenuto sulla morte (da Cristo prima, che risorge dopo la crocefissione, e poi dai fedeli, salvati da essa attraverso la fede in Cristo), ciò che distingue Cristo e la sua dottrina (o meglio, la dottrina di San Paolo) da quelle precedenti.
Non sono tanto, difatti, i valori che Cristo raccomanda (l'amore, l'altruismo, il sacrificio, l'onestà, ecc.) ciò che distingue recisamente il suo messaggio da quelli precedenti. E ciò dal momento che essi sono tutto sommato valori universali, trasversali cioè a ogni società e epoca storica. Piuttosto, è il fatto che essi, almeno nella loro perfezione, non siano alla portata delle forze dell’uomo, se prima egli non sia stato rinnovato interiormente dalla fede.
Balza all’occhio la somiglianza tra la lezione di San Paolo e la famosa frase di Sant’Agostino (in “In Epistulam Ioannis ad Partos, tractatus decem – 7”), che forse quella lezione riassume con la massima efficacia: “Dilige et quod vis fac.” (Ama e fa ciò che vuoi).
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TESTO GRECO:
[4] Πεποίθησιν δὲ τοιαύτην ἔχομεν διὰ τοῦ χριστοῦ πρὸς τὸν θεόν. [5] οὐχ ὅτι ἀφ᾽ ἑαυτῶν ἱκανοί ἐσμεν λογίσασθαί τι ὡς ἐξ αὑτῶν, ἀλλ᾽ ἡ ἱκανότης ἡμῶν ἐκ τοῦ θεοῦ, [6] ὃς καὶ ἱκάνωσεν ἡμᾶς διακόνους καινῆς διαθήκης, οὐ γράμματος ἀλλὰ πνεύματος, τὸ γὰρ γράμμα ἀποκτείνει, τὸ δὲ πνεῦμα ζωοποιεῖ. [7] Εἰ δὲ ἡ διακονία τοῦ θανάτου ἐν γράμμασιν ἐντετυπωμένη λίθοις ἐγενήθη ἐν δόξῃ, ὥστε μὴ δύνασθαι ἀτενίσαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραὴλ εἰς τὸ πρόσωπον Μωυσέως διὰ τὴν δόξαν τοῦ προσώπου αὐτοῦ τὴν καταργουμένην, [8] πῶς οὐχὶ μᾶλλον ἡ διακονία τοῦ πνεύματος ἔσται ἐν δόξῃ; [9] εἰ γὰρ ἡ διακονία τῆς κατακρίσεως δόξα, πολλῷ μᾶλλον περισσεύει ἡ διακονία τῆς δικαιοσύνης δόξῃ. [10] καὶ γὰρ οὐ δεδόξασται τὸ δεδοξασμένον ἐν τούτῳ τῷ μέρει εἵνεκεν τῆς ὑπερβαλλούσης δόξης: [11] εἰ γὰρ τὸ καταργούμενον διὰ δόξης, πολλῷ μᾶλλον τὸ μένον ἐν δόξῃ. [12] Ἔχοντες οὖν τοιαύτην ἐλπίδα πολλῇ παρρησίᾳ χρώμεθα, [13] καὶ οὐ καθάπερ “Μωυσῆς ἐτίθει κάλυμμα ἐπὶ τὸ πρόσωπον αὐτοῦ,” πρὸς τὸ μὴ ἀτενίσαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραὴλ εἰς τὸ τέλος τοῦ καταργουμένου. [14] ἀλλὰ ἐπωρώθη τὰ νοήματα αὐτῶν. ἄχρι γὰρ τῆς σήμερον ἡμέρας τὸ αὐτὸ κάλυμμα ἐπὶ τῇ ἀναγνώσει τῆς παλαιᾶς διαθήκης μένει μὴ ἀνακαλυπτόμενον, ὅτι ἐν Χριστῷ καταργεῖται, [15] ἀλλ᾽ ἕως σήμερον ἡνίκα ἂν ἀναγινώσκηται Μωυσῆς κάλυμμα ἐπὶ τὴν καρδίαν αὐτῶν κεῖται: [16] “ἡνίκα” “δὲ ἐὰν ἐπιστρέψῃ πρὸξ Κύριον, περιαιρεῖται τὸ κάλυμμα.” [17] ὁ δὲ κύριος τὸ πνεῦμά ἐστιν: οὗ δὲ τὸ πνεῦμα Κυρίου, ἐλευθερία. [18] ἡμεῖς δὲ πάντες ἀνακεκαλυμμένῳ προσώπῳ “τὴν δόξαν Κυρίου” κατοπτριζόμενοι τὴν αὐτὴν εἰκόνα μεταμορφούμεθα ἀπὸ δόξης εἰς δόξαν, καθάπερ ἀπὸ κυρίου πνεύματος.
TRADUZIONE LIBERA
4 Proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. 5 Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, 6 il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita. 7 Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, 8 quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? 9 Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. 10 Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. 11 Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. 12 Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza 13 e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d’Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. 14 Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. 15 Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; 16ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. 17 Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. 18 E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
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TESTO CON TRADUZIONE LETTERALE (E NOTE):
[4] Πεποίθησιν δὲ τοιαύτην ἔχομεν διὰ τοῦ χριστοῦ πρὸς τὸν θεόν.
UNA TALE SICUREZZA ABBIAMO ATTRAVERSO CRISTO DAVANTI A DIO.
4 Proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio.
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[5] οὐχ ὅτι ἀφ᾽ ἑαυτῶν ἱκανοί ἐσμεν λογίσασθαί τι ὡς ἐξ αὑτῶν, ἀλλ᾽ ἡ ἱκανότης ἡμῶν ἐκ τοῦ θεοῦ, [6] ὃς καὶ ἱκάνωσεν ἡμᾶς διακόνους καινῆς διαθήκης, οὐ γράμματος ἀλλὰ πνεύματος, τὸ γὰρ γράμμα ἀποκτείνει, τὸ δὲ πνεῦμα ζωοποιεῖ.
NON (È…) CHE (οὐχ ὅτι->il fatto che) DA NOI STESSI (ἀφ᾽ ἑαυτῶν=da se stessi, riferito al soggetto: noi) SIAMO IN GRADO DI PIANIFICARE QUALCOSA (ἱκανοί ἐσμεν λογίσασθαί τι) COME DA NOI STESSI(ὡς ἐξ αὑτῶν), MA LA NOSTRA CAPACITÀ (ἀλλ᾽ ἡ ἱκανότης ἡμῶν) (PROVIENE…) DA DIO (ἐκ τοῦ θεοῦ), IL QUALE ANCHE CI RESE CAPACI (ὃς καὶ ἱκάνωσεν ἡμᾶς; ἱκάνωσεν: aor. att. indic. di ικανόω) (DI ESSERE…) SERVI/MINISTRI DI UN NUOVO ORDINE (διακόνους καινῆς διαθήκης), NON DELLA LETTERA MA DELLO SPIRITO (οὐ γράμματος ἀλλὰ πνεύματος): INFATTI LA LETTERA UCCIDE, MA LO SPIRITO DÀ LA VITA (τὸ γὰρ γράμμα ἀποκτείνει, τὸ δὲ πνεῦμα ζωοποιεῖ).
= Presente λογίζομαι, Futuro λογίσομαι, λογιοῦμαι, Aoristo ἐλογισάμην, Perfetto (non attestato), Perfetto Medio Passivo λελόγισμαι, Aoristo Passivo ἐλογίσθην, Futuro Passivo λογισθήσομαι. Calcolo, computo, pondero (->radice di λόγος)
5 Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, 6 il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita.
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[7] Εἰ δὲ ἡ διακονία τοῦ θανάτου ἐν γράμμασιν ἐντετυπωμένη λίθοις ἐγενήθη ἐν δόξῃ, ὥστε μὴ δύνασθαι ἀτενίσαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραὴλ εἰς τὸ πρόσωπον Μωυσέως διὰ τὴν δόξαν τοῦ προσώπου αὐτοῦ τὴν καταργουμένην, [8] πῶς οὐχὶ μᾶλλον ἡ διακονία τοῦ πνεύματος ἔσται ἐν δόξῃ;
SE IL MINISTERO DELLA MORTE (Εἰ δὲ ἡ διακονία τοῦ θανάτου) nelle PAROLE EFFIGIATO CON LE PIETRE (ἐν γράμμασιν ἐντετυπωμένη λίθοις; ἐντετυπωμένη: part. pass. perfetto di ἐν-τυπόω) NACQUE NELLA GLORIA (ἐγενήθη ἐν δόξῃ!!!; ἐγενήθη: 3^ sing. aor. pass. di γίγνομαι), TANTO DA NON (ὥστε μὴ) POTER FISSARE I FIGLI DI ISRAELE (δύνασθαι ἀτενίσαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραὴλ) AL/IL VOLTO DI MOSÈ (εἰς τὸ πρόσωπον Μωυσέως) PER LA GLORIA TRANSEUNTE/PASSEGGERA DI QUEL VOLTO (διὰ τὴν δόξαν τοῦ προσώπου αὐτοῦ τὴν καταργουμένην; τὴν δόξαν καταργουμένην->part. passivo καταργέω: annullo, rendo vano; qui: “che è reso vano” poiché passa, si dissolve), COME NON MAGGIORMENTE (πῶς οὐχὶ μᾶλλον) IL MINISTERO DELLO SPIRITO SARÀ NELLA GLORIA/NELLO SPLENDORE (ἡ διακονία τοῦ πνεύματος ἔσται ἐν δόξῃ;)?
= Presente γίγνομαι, Futuro γενήσομαι, Aoristo ἐγενόμην, Perfetto γέγονα (con valore di presente), Perfetto Medio Passivo γεγένημαι, Aoristo Passivo ἐγενήθην, Futuro Passivo γενηθήσομαι. Sono, divento, nasco.
= δόξα,ης, femmin.: opinione; ma anche (e qui) gloria (=τιμή,ῆς).
7 Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, 8 quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?
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[9] εἰ γὰρ ἡ διακονία τῆς κατακρίσεως δόξα, πολλῷ μᾶλλον περισσεύει ἡ διακονία τῆς δικαιοσύνης δόξῃ.
SE INFATTI IL MINISTERO DELLA CONDANNA (È NELLA…) UNA GLORIA (εἰ γὰρ ἡ διακονία τῆς κατακρίσεως δόξα), MOLTO PIÙ (πολλῷ μᾶλλον) IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (ἡ διακονία τῆς δικαιοσύνης) SOVRABBONDA NELLA GLORIA(περισσεύει δόξῃ).
9 Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia.
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[10] καὶ γὰρ οὐ δεδόξασται τὸ δεδοξασμένον ἐν τούτῳ τῷ μέρει εἵνεκεν τῆς ὑπερβαλλούσης δόξης: [11] εἰ γὰρ τὸ καταργούμενον διὰ δόξης, πολλῷ μᾶλλον τὸ μένον ἐν δόξῃ.
E INFATTI NON È STATO DATO (καὶ γὰρ οὐ δεδόξασται->3^ sing. pass. perfetto di δίδωμι, forma insolita) CIÒ CHE È STATO DATO (τὸ δεδοξασμένον->part. perf. passivo neutro di δίδωμι) IN QUESTA PARTE/PRIMO PATTO (cioè quello mosaico, della parola) (ἐν τούτῳ τῷ μέρει) PER UNA STRAORDINARIA GLORIA (εἵνεκεν τῆς ὑπερβαλλούσης δόξης; ὑπερβαλλούσης: straordinario); SE INFATTI IL TRANSEUNTE/CIÒ CHE PASSA (εἰ γὰρ τὸ καταργούμενον) (È…) NELLA GLORIA (διὰ δόξης), MOLTO PIÙ CIÒ CHE RESTA (πολλῷ μᾶλλον τὸ μένον->part. neutro sing. da μένω: rimango) (SARÀ…) NELLA GLORIA (ἐν δόξῃ).
= Presente δίδωμι, Futuro δώσω, Aoristo ἔδωκα, Perfetto δέδωκα (cappatico e con ō solo al singolare, poi ŏ senza κ), Perfetto Medio Passivo δέδωμαι (δεδοξάσμαι?), Aoristo Passivo ἐδόθην, Futuro Passivo δοθήσομαι. Do.
10 Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. 11Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.
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AVENDO QUINDI UNA TALE FEDE (Ἔχοντες οὖν τοιαύτην ἐλπίδα) USIAMO MOLTA LIBERTÀ D’AZIONE/DI PAROLA (πολλῇ παρρησίᾳ χρώμεθα), E NON (AGIAMO…) COME (καὶ οὐ καθάπερ) “MOSÉ (CHE…) PONEVA UN VELO SUL VOLTO DI QUELLO/SUO” (“Μωυσῆς ἐτίθει κάλυμμα ἐπὶ τὸ πρόσωπον αὐτοῦ”), PER IL NON FISSARE/PERCHÉ NON SI CONCENTRASSERO I FIGLI DI ISRAELE (πρὸς τὸ μὴ ἀτενίσαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραὴλ) SUL TERMINE DI CIÒ CHE SI TRASFORMA/PASSA (εἰς τὸ τέλος τοῦ καταργουμένου).
12 Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza 13 e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d’Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero.
--- [14] ἀλλὰ ἐπωρώθη τὰ νοήματα αὐτῶν. ἄχρι γὰρ τῆς σήμερον ἡμέρας τὸ αὐτὸ κάλυμμα ἐπὶ τῇ ἀναγνώσει τῆς παλαιᾶς διαθήκης μένει μὴ ἀνακαλυπτόμενον, ὅτι ἐν Χριστῷ καταργεῖται, [15] ἀλλ᾽ ἕως σήμερον ἡνίκα ἂν ἀναγινώσκηται Μωυσῆς κάλυμμα ἐπὶ τὴν καρδίαν αὐτῶν κεῖται: [16] “ἡνίκα” “δὲ ἐὰν ἐπιστρέψῃ πρὸξ Κύριον, περιαιρεῖται τὸ κάλυμμα.”
MA I PENSIERI DI QUELLI (CIOÈ, DEGLI ISRAELITI) (ἀλλὰ τὰ νοήματα αὐτῶν) (DA CIÒ…) ERANO STATI INDURITI (ἐπωρώθη). FINO INFATTI AL GIORNO D’OGGI (ἄχρι γὰρ τῆς σήμερον ἡμέρας; σήμερον: avv., “oggi”) LO STESSO VELO SULLA COMPRENSIONE DELL’ANTICO ORDINE/PATTO RIMANE NON SVELATO (τὸ αὐτὸ κάλυμμα ἐπὶ τῇ ἀναγνώσει τῆς παλαιᾶς διαθήκης μένει μὴ ἀνακαλυπτόμενον), POICHÉ (SOLO…) IN CRISTO (TALE VELO…) SCOMPARE (ὅτι ἐν Χριστῷ καταργεῖται), MA FINO A OGGI (ἀλλ᾽ ἕως σήμερον κάλυμμα) QUALORA (ἡνίκα) SIA CONOSCIUTO/SEGUITO MOSÉ (ἂν ἀναγινώσκηται Μωυσῆς), UN VELO SUL CUORE LORO (CIOÈ, DEGLI UOMINI) GIACE (ἐπὶ τὴν καρδίαν αὐτῶν κεῖται); (MA…) “ALLORQUANDO”, “E SE (“ἡνίκα” “δὲ ἐὰν) (L’UOMO…) SI RIVOLGA VERSO IL SIGNORE (CIOÈ, GESÙ CRISTO) (ἐπιστρέψῃ πρὸξ Κύριον), IL VELO SCOMPARE” (περιαιρεῖται τὸ κάλυμμα).
= Presente καλύπτω, Futuro καλύψω, Aoristo ἐκάλυψα, Perfetto (non attestato), Perfetto Medio Passivo κεκάλυμμαι, Aoristo Passivo ἐκαλύφθην, Futuro Passivo καλυφθήσομαι.Copro, nascondo. -- Ἀνα-καλύπτω: svelo.
14 Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. 15 Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; 16 ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto.
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[17] ὁ δὲ κύριος τὸ πνεῦμά ἐστιν: οὗ δὲ τὸ πνεῦμα Κυρίου, ἐλευθερία.
IL SIGNORE/GESÙ È LO SPIRITO (ὁ δὲ κύριος τὸ πνεῦμά ἐστιν); DOVE (οὗ δὲ) (VI È…) LO SPIRITO DEL SIGNORE (τὸ πνεῦμα Κυρίου), (LÌ È…) LA LIBERTÀ (ἐλευθερία).
= οὗ: dove (in origine il genitivo sing. di ὅς: pronome relativo, “il quale”); da non confondere con οὐ (e οὐκ, οὐχ), che significano non.
17 Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà.
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[18] ἡμεῖς δὲ πάντες ἀνακεκαλυμμένῳ προσώπῳ “τὴν δόξαν Κυρίου” κατοπτριζόμενοι τὴν αὐτὴν εἰκόνα μεταμορφούμεθα ἀπὸ δόξης εἰς δόξαν, καθάπερ ἀπὸ κυρίου πνεύματος.
NOI TUTTI (ἡμεῖς δὲ πάντες) CHE RIFLETTIAMO COME UNO SPECCHIO (κατοπτριζόμενοι) “LA GLORIA DEL SIGNORE/DI GESÙ CRISTO” (τὴν δόξαν Κυρίου) A VOLTO SVELATO/APERTO (ἀνακεκαλυμμένῳ προσώπῳ), DA GLORIA A GLORIA (ἀπὸ δόξης εἰς δόξαν; cioè, passando dalla gloria di Mosè e dell’antico patto a quella di Gesù e del nuovo) CI TRASFORMIAMO IN/DIVENTIAMO LA STESSA IMMAGINE (DI GESÙ…) (τὴν αὐτὴν εἰκόνα μεταμορφούμεθα; εἰκόνα: accusat. di relazione!?), COME (MUTATI…) DALLO SIRITO DEL SIGNORE (καθάπερ ἀπὸ πνεύματος κυρίου).
= κατοπτρίζω: “rifletto come uno specchio”; da κάτ-οπτρον,ου: specchio.
= μετα-μορφόω: trasformo; al medio, mi trasformo, divento.
18 E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
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