LA FELICITÀ COME CONTEMPLAZIONE (θεωρεῖν)
(Aristotele, Etica Nicomachea: X, 6, 1177a)
.
.
.
.
.
.
.
In questo breve brano dell’Etica Nicomachea, Aristotele spiega quale sia la massima felicità possibile per un uomo.
Contrariamente al senso comune, che tende a identificare la felicità (εὐδαιμονία) con i piaceri materiali, Aristotele afferma invece che essa coincide, nelle sue espressioni più alte, con l’attività razionale per eccellenza, ovvero con la contemplazione (θεωρεῖν) delle verità oggetto dell’attività dell’intelletto (νοῦς).
L’uomo si divinizza, cioè si eleva, effettivamente attraverso il piacere (ἡδονή), ma non attraverso un piacere volgare, e soprattutto effimero, quale quello fisico, bensì attraverso un piacere spirituale, ovvero attraverso un’attività che è secondo virtù (κατ᾽ ἀρετὴν) e che – tra l’altro – può durare molto più a lungo di qualsiasi attività pratica (θεωρεῖν τε γὰρ δυνάμεθα συνεχῶς μᾶλλον ἢ πράττειν ὁτιοῦν) poiché non ha bisogno di nulla oltre che del libero esercizio dell’intelletto (ὁ δὲ σοφὸς καὶ καθ᾽ αὑτὸν ὢν δύναται θεωρεῖν, καὶ ὅσῳ ἂν σοφώτερος ᾖ, μᾶλλον).
Questo carattere di radicale autarchia o autonomia rispetto al mondo esterno (αὐτάρκεια), differenzia questo tipo di felicità o piacere da tutti gli altri, compreso peraltro quello dell’uomo giusto (δίκαιος), il quale per esercitare la sua virtù (e il piacere che ne consegue) ha pur sempre bisogno degli altri uomini (ὁ μὲν δίκαιος δεῖται πρὸς οὓς δικαιοπραγήσει καὶ μεθ᾽ ὧν).
---
Il concetto di felicità e di virtù che qui emerge, è tipicamente greco.
Sarà il Cristianesimo – secoli dopo – a introdurre un’altra idea di massima felicità o beatitudine, legata al sentimento, al trasporto emotivo, all’Amore inteso come ἀγάπη, ovvero benevolenza disinteressata o carità verso gli altri uomini e verso l’Umanità in generale (A questo riguardo si pensi, ad esempio, al celebre Discorso delle beatitudini del Vangelo di Luca [Lc, 6]…)
.
.
.
.
Testo greco:
..
δοκεῖ δ᾽ ὁ εὐδαίμων βίος κατ᾽ ἀρετὴν εἶναι: οὗτος δὲ μετὰ σπουδῆς, ἀλλ᾽ οὐκ ἐν παιδιᾷ.
βελτίω τε λέγομεν τὰ σπουδαῖα τῶν γελοίων καὶ μετὰ παιδιᾶς, καὶ τοῦ βελτίονος ἀεὶ καὶ μορίου καὶ ἀνθρώπου σπουδαιοτέραν τὴν ἐνέργειαν: ἡ δὲ τοῦ βελτίονος κρείττων καὶ εὐδαιμονικωτέρα ἤδη.
ἀπολαύσειέ τ᾽ ἂν τῶν σωματικῶν ἡδονῶν ὁ τυχὼν καὶ ἀνδράποδον οὐχ ἧττον τοῦ ἀρίστου: εὐδαιμονίας δ᾽ οὐδεὶς ἀνδραπόδῳ μεταδίδωσιν, εἰ μὴ καὶ βίου. οὐ γὰρ ἐν ταῖς τοιαύταις διαγωγαῖς ἡ εὐδαιμονία, ἀλλ᾽ ἐν ταῖς κατ᾽ ἀρετὴν ἐνεργείαις, καθάπερ καὶ πρότερον εἴρηται.
εἰ δ᾽ ἐστὶν ἡ εὐδαιμονία κατ᾽ ἀρετὴν ἐνέργεια, εὔλογον κατὰ τὴν κρατίστην: αὕτη δ᾽ ἂν εἴη τοῦ ἀρίστου. εἴτε δὴ νοῦς τοῦτο εἴτε ἄλλο τι, ὃ δὴ κατὰ φύσιν δοκεῖ ἄρχειν καὶ ἡγεῖσθαι καὶ ἔννοιαν ἔχειν περὶ καλῶν καὶ θείων, εἴτε θεῖον ὂν καὶ αὐτὸ εἴτε τῶν ἐν ἡμῖν τὸ θειότατον, ἡ τούτου ἐνέργεια κατὰ τὴν οἰκείαν ἀρετὴν εἴη ἂν ἡ τελεία εὐδαιμονία. ὅτι δ᾽ ἐστὶ θεωρητική, εἴρηται. ὁμολογούμενον δὲ τοῦτ᾽ ἂν δόξειεν εἶναι καὶ τοῖς πρότερον καὶ τῷ ἀληθεῖ. κρατίστη τε γὰρ αὕτη ἐστὶν ἡ ἐνέργεια (καὶ γὰρ ὁ νοῦς τῶν ἐν ἡμῖν, καὶ τῶν γνωστῶν, περὶ ἃ ὁ νοῦς): ἔτι δὲ συνεχεστάτη: θεωρεῖν τε γὰρ δυνάμεθα συνεχῶς μᾶλλον ἢ πράττειν ὁτιοῦν. οἰόμεθά τε δεῖν ἡδονὴν παραμεμῖχθαι τῇ εὐδαιμονίᾳ, ἡδίστη δὲ τῶν κατ᾽ ἀρετὴν ἐνεργειῶν ἡ κατὰ τὴν σοφίαν ὁμολογουμένως ἐστίν: δοκεῖ γοῦν ἡ φιλοσοφία θαυμαστὰς ἡδονὰς ἔχειν καθαρειότητι καὶ τῷ βεβαίῳ, εὔλογον δὲ τοῖς εἰδόσι τῶν ζητούντων ἡδίω τὴν διαγωγὴν εἶναι. ἥ τε λεγομένη αὐτάρκεια περὶ τὴν θεωρητικὴν μάλιστ᾽ ἂν εἴη: τῶν μὲν γὰρ πρὸς τὸ ζῆν ἀναγκαίων καὶ σοφὸς καὶ δίκαιος καὶ οἱ λοιποὶ δέονται, τοῖς δὲ τοιούτοις ἱκανῶς κεχορηγημένων ὁ μὲν δίκαιος δεῖται πρὸς οὓς δικαιοπραγήσει καὶ μεθ᾽ ὧν, ὁμοίως δὲ καὶ ὁ σώφρων καὶ ὁ ἀνδρεῖος καὶ τῶν ἄλλων ἕκαστος, ὁ δὲ σοφὸς καὶ καθ᾽ αὑτὸν ὢν δύναται θεωρεῖν, καὶ ὅσῳ ἂν σοφώτερος ᾖ, μᾶλλον: βέλτιον δ᾽ ἴσως συνεργοὺς ἔχων, ἀλλ᾽ ὅμως αὐταρκέστατος.
(http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0053%3Abekker%20page%3D1177a)
.
.
Traduzione italiana:
..
Ma se la felicità è attività conforme a virtù, è logico che lo sia conformemente alla virtù più alta: e questa sarà la virtù della nostra parte migliore. Che sia l’intelletto o qualche altra cosa ciò che si ritiene che per natura governi e guidi [15] e abbia nozione delle cose belle e divine, che sia un che di divino o sia la cosa più divina che è in noi, l’attività di questa parte secondo la virtù che le è propria sarà la felicità perfetta. S’è già detto, poi, che questa attività è attività contemplativa. Ma si ammetterà che questa affermazione è in accordo sia con le nostre precedenti affermazioni sia con la verità. [20] Questa attività, infatti, è la più alta (giacché l’intelletto è la più alta di tutte le realtà che sono in noi, e gli oggetti dell’intelletto sono i più elevati); inoltre, è la più continua delle nostre attività: infatti, possiamo contemplare in maniera più continua di quanto non possiamo fare qualsiasi altra cosa. Noi pensiamo che il piacere sia strettamente congiunto con la felicità, ma la più piacevole delle attività conformi a virtù è, siamo tutti d’accordo, quella conforme alla sapienza; [25] in ogni caso, si ammette che la filosofia ha in sé piaceri meravigliosi per la loro purezza e stabilità, ed è naturale che la vita di coloro che sanno trascorra in modo più piacevole che non la vita di coloro che ricercano. Quello che si chiama "autosufficienza" si realizzerà al massimo nell’attività contemplativa. Delle cose indispensabili alla vita hanno bisogno sia il sapiente, sia il giusto, sia tutti gli altri uomini; [30] ma una volta che sia sufficientemente provvisto di tali beni, il giusto ha ancora bisogno di persone verso cui e con cui esercitare la giustizia, e lo stesso vale per l’uomo temperante, per il coraggioso e per ciascuno degli altri uomini virtuosi, mentre il sapiente anche quando è solo con se stesso può contemplare, e tanto più quanto più è sapiente; forse vi riuscirà meglio se avrà dei collaboratori, ma tuttavia egli è assolutamente autosufficiente.
.
.
Spiegazione del testo greco:
..
δοκεῖ δ᾽ ὁ εὐδαίμων βίος κατ᾽ ἀρετὴν εἶναι: οὗτος δὲ μετὰ σπουδῆς, ἀλλ᾽ οὐκ ἐν παιδιᾷ. βελτίω τε λέγομεν τὰ σπουδαῖα τῶν γελοίων καὶ μετὰ παιδιᾶς, καὶ τοῦ βελτίονος ἀεὶ καὶ μορίου καὶ ἀνθρώπου σπουδαιοτέραν τὴν ἐνέργειαν: ἡ δὲ τοῦ βελτίονος κρείττων καὶ εὐδαιμονικωτέρα ἤδη.
.
Sembra la vita felice essere/che la vita felice sia secondo virtù; ed essa (esiste…) secondo sforzo/impegno, ma non nel divertimento (οὗτος δὲ μετὰ σπουδῆς, ἀλλ᾽ οὐκ ἐν παιδιᾷ). E migliori diciamo le cose serie delle cose ridicole e secondo divertimento, e sempre della migliore sia parte (del corpo umano…) sia dell’uomo (diciamo…) (τοῦ βελτίονος ἀεὶ καὶ μορίου καὶ ἀνθρώπου) più seria/buona (σπουδαιοτέραν) (definiamo…) l’attività; e (l’attività…) più forte/migliore e più portatrice di felicità (εὐδαιμονικωτέρα) (è quella…) della (parte…) migliore//e migliore è la parte, migliore è la felicità che genera.
-
ἀπολαύσειέ τ᾽ ἂν τῶν σωματικῶν ἡδονῶν ὁ τυχὼν καὶ ἀνδράποδον οὐχ ἧττον τοῦ ἀρίστου: εὐδαιμονίας δ᾽ οὐδεὶς ἀνδραπόδῳ μεταδίδωσιν, εἰ μὴ καὶ βίου. οὐ γὰρ ἐν ταῖς τοιαύταις διαγωγαῖς ἡ εὐδαιμονία, ἀλλ᾽ ἐν ταῖς κατ᾽ ἀρετὴν ἐνεργείαις, καθάπερ καὶ πρότερον εἴρηται.
.
E colui che incappa nei piaceri fisici (τῶν σωματικῶν ἡδονῶν ὁ τυχὼν) gioisce, anche lo schiavo (ἀνδράποδον: schiavo, termine neutro!) non meno del nobil uomo (οὐχ ἧττον τοῦ ἀρίστου); ma nessuno rendono/rende partecipe (μεταδίδωσιν) uno schiavo della felicità, se non anche/solamente della vita (εἰ μὴ καὶ βίου)//a parte della felicità di vivere. La felicità infatti non (si trova…) in tali modi di vivere, ma nelle attività secondo virtù, come anche prima è stato detto (καθάπερ καὶ πρότερον εἴρηται->3^ sing. indic. medio-pass. perfetto di λέγω).
-
εἰ δ᾽ ἐστὶν ἡ εὐδαιμονία κατ᾽ ἀρετὴν ἐνέργεια, εὔλογον κατὰ τὴν κρατίστην: αὕτη δ᾽ ἂν εἴη τοῦ ἀρίστου. εἴτε δὴ νοῦς τοῦτο εἴτε ἄλλο τι, ὃ δὴ κατὰ φύσιν δοκεῖ ἄρχειν καὶ ἡγεῖσθαι καὶ ἔννοιαν ἔχειν περὶ καλῶν καὶ θείων, εἴτε θεῖον ὂν καὶ αὐτὸ εἴτε τῶν ἐν ἡμῖν τὸ θειότατον, ἡ τούτου ἐνέργεια κατὰ τὴν οἰκείαν ἀρετὴν εἴη ἂν ἡ τελεία εὐδαιμονία.
.
Se la felicità è azione secondo virtù, (è…) logico/necessario (εὔλογον) (che lo sia…) secondo (un’azione) massimamente eccellente/sommamente buona (κατὰ τὴν κρατίστην)// è logico che tanto più è buona tale azione virtuosa, tanto più grande sarà la felicità che ne sorge (εὔλογον κατὰ τὴν κρατίστην); essa [cioè, l’azione sommamente buona] sarebbe (quella…) della componente più nobile (dell’uomo). (Sia…) questa (componente…) (τοῦτο) tanto la mente (εἴτε δὴ νοῦς), quanto qualcosa d’altro (…εἴτε ἄλλο τι), che sembra nascere secondo natura e crescere (ἡγεῖσθαι) e avere il pensiero delle cose belle e divine, (… εἴτε) quanto ancora (qualcosa di…) divino essente anche per se stesso (ὂν καὶ αὐτὸ) quanto infine la componente più divina in noi, l’attività di questa (componente…) secondo la propria natura sarebbe la felicità perfetta (τελεία εὐδαιμονία).
-
ὅτι δ᾽ ἐστὶ θεωρητική, εἴρηται. ὁμολογούμενον δὲ τοῦτ᾽ ἂν δόξειεν εἶναι καὶ τοῖς πρότερον καὶ τῷ ἀληθεῖ.
.
È detto/si dice che sia (una felicità…) teoretica. Sembrerebbe questa cosa essere accordata/accordarsi (ὁμολογούμενον εἶναι; ὁμολογούμενον: partic. presente neutro medio-pass. di ὁμολογέω: ammetto concordemente) sia con le cose prima/gli aspetti precedenti (τοῖς πρότερον) sia con la verità.
-
κρατίστη τε γὰρ αὕτη ἐστὶν ἡ ἐνέργεια (καὶ γὰρ ὁ νοῦς τῶν ἐν ἡμῖν, καὶ τῶν γνωστῶν, περὶ ἃ ὁ νοῦς): ἔτι δὲ συνεχεστάτη: θεωρεῖν τε γὰρ δυνάμεθα συνεχῶς μᾶλλον ἢ πράττειν ὁτιοῦν.
.
Potentissima infatti è questa attività ( e infatti l’intelletto (è…) delle cose in noi (ὁ νοῦς τῶν ἐν ἡμῖν), e delle cose conoscibili, attorno alle quali (si esercita…) l’intelletto ); e inoltre (tale felicità è…) stabilissima/massimamente continua (συνεχεστάτη); e infatti possiamo contemplare in modo continuo (θεωρεῖν συνεχῶς) più che/di quanto (possiamo…) fare alcuna/qualsiasi cosa (ὁτιοῦν).
-
οἰόμεθά τε δεῖν ἡδονὴν παραμεμῖχθαι τῇ εὐδαιμονίᾳ, ἡδίστη δὲ τῶν κατ᾽ ἀρετὴν ἐνεργειῶν ἡ κατὰ τὴν σοφίαν ὁμολογουμένως ἐστίν:
.
E pensiamo esser necessario/che sia necessario che il piacere sia associato (παραμεμῖχθαι: infinito passivo perfetto di παρα-μίγνυμι: associo/mescolo) alla felicità, e dolcissima/massimamente dolce delle/tra le attività secondo virtù (ἡδίστη δὲ τῶν κατ᾽ ἀρετὴν ἐνεργειῶν) è concordemente/secondo un giudizio comune (ὁμολογουμένως ἐστίν) quella secondo la sapienza/basata sul sapere (ἡ κατὰ τὴν σοφίαν);
-
δοκεῖ γοῦν ἡ φιλοσοφία θαυμαστὰς ἡδονὰς ἔχειν καθαρειότητι καὶ τῷ βεβαίῳ, εὔλογον δὲ τοῖς εἰδόσι τῶν ζητούντων ἡδίω τὴν διαγωγὴν εἶναι.
.
sembra infatti la filosofia avere/possieda piaceri meravigliosi per la (sua…) nettezza/precisione e stabilità (καθαρειότητι καὶ τῷ βεβαίῳ), e (è…) logico che sia (εὔλογον εἶναι) per coloro che (la…) hanno conosciuta (τοῖς εἰδόσι: dat. plur. partic. masch. perf. di ὁράω: vedo; perf.: ho visto, quindi conosco) dei ricercanti/tra coloro che fanno ricerca (τῶν ζητούντων) la più dolce (ἡδίω: accus. masch.-femm. di ἡδίων, comparativo di ἡδύς: dolce) direzione/indirizzo di ricerca (τὴν διαγωγὴν).
-
ἥ τε λεγομένη αὐτάρκεια περὶ τὴν θεωρητικὴν μάλιστ᾽ ἂν εἴη: τῶν μὲν γὰρ πρὸς τὸ ζῆν ἀναγκαίων καὶ σοφὸς καὶ δίκαιος καὶ οἱ λοιποὶ δέονται, τοῖς δὲ τοιούτοις ἱκανῶς κεχορηγημένων ὁ μὲν δίκαιος δεῖται πρὸς οὓς δικαιοπραγήσει καὶ μεθ᾽ ὧν, ὁμοίως δὲ καὶ ὁ σώφρων καὶ ὁ ἀνδρεῖος καὶ τῶν ἄλλων ἕκαστος, …
.
La cosiddetta autarchia sarebbe intorno a/riguarderebbe in massimo grado l’azione teoretica (περὶ τὴν θεωρητικὴν μάλιστ᾽ ἂν εἴη); infatti delle cose necessarie a vivere sia il sapiente, sia il giusto, sia gli altri (tipi di uomini…) hanno necessità, ma essendo stati forniti adeguatamente di tali cose (τοῖς δὲ τοιούτοις ἱκανῶς κεχορηγημένων=genitivo assoluto; κεχορηγημένων: genit. plur. partic. perf. medio-pass. di χορηγέω: conduco; provvedo; quindi: “coloro che sono stati provvisti di…”) il giusto/l’uomo retto ha necessità (di coloro…) verso i quali e presso i quali agisce/agisca rettamente (δεῖται πρὸς οὓς καὶ μεθ᾽ ὧν δικαιοπραγήσει), e egualmente anche il sapiente e l’uomo coraggioso e ciascuno degli altri (tipi umani….);
-
… ὁ δὲ σοφὸς καὶ καθ᾽ αὑτὸν ὢν δύναται θεωρεῖν, καὶ ὅσῳ ἂν σοφώτερος ᾖ, μᾶλλον: βέλτιον δ᾽ ἴσως συνεργοὺς ἔχων, ἀλλ᾽ ὅμως αὐταρκέστατος.
.
ma il sapiente anche stando con se stesso (καὶ καθ᾽ αὑτὸν ὢν; αὑτὸν è forma riflessiva, nota lo spirito aspro!) può speculare/svolgere l’attività speculativa, e per quanto (ὅσῳ: avverbio) sia (ἂν ᾖ) più sapiente (σοφώτερος)/e tanto più egli sia sapiente, tanto più (μᾶλλον; in relazione con ὅσῳ: quanto più… tanto più) (sarà capace di farlo…); massimamente bene (βέλτιον) (lo farà…) avendo dei compagni, ma peraltro/ciononostante (ἀλλ᾽ ὅμως) (egli sarà pur sempre…) massimamente/assolutamente autonomo (αὐταρκέστατος).
.
.
Comments