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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

LA GIUSTIZIA DEGLI DEI NELL’ODISSEA (OMERO – ODISSEA, I; vv. 32-80)

LA GIUSTIZIA DEGLI DEI NELL’ODISSEA (OMERO – ODISSEA, I; vv. 32-80)



Una delle tante differenze che separano i due poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, riguarda il diverso ruolo svolto dagli dei nell’economia delle rispettive vicende.

Nell’Iliade, essi sono divisi e litigiosi, alcuni parteggiando per i Greci (o Achei), altri invece per i Troiani (solo Zeus è abbastanza imparziale poiché, da buon capo, cerca di mediare tra le due fazioni…), ognuno peraltro sulla base di motivazioni proprie che lo legano ad altri, ma solo in modo estrinseco. Nell’Iliade prevalgono quindi, rispetto a uno schietto e imparziale senso di giustizia, l’individualismo, l’egocentrismo, il narcisismo. E ciò non solo per quanto riguarda gli dei, ma anche – di riflesso – gli uomini. (http://www.scuoleasso.gov.it/inclusione/wp-content/uploads/2014/10/Gli-D%C3%A8i-nellIliade.pdf)

Proprio all’inizio dell’Odissea al contrario (…siamo ai primi versi del primo libro) gli dei dell’Olimpo si coalizzano tutti contro la “pecora nera” del gruppo, Posidone o Nettuno, in quanto questi, per una vendetta personale (Odisseo gli ha difatti accecato, per difendersi, il figlio Polifemo…), si ostina a impedire a Ulisse di fare ritorno a casa, ergendosi così a difensori di un debole dalla prepotenza e dalla violenza di un potente.

Anche solo da questo particolare, si intuisce come l’Odissea esprima un punto di vista sulla realtà più moderno rispetto all’Iliade, che riflette invece una concezione nella quale è destino che i forti (umani e divini) sopraffacciano i più deboli, andando spesso contro le più elementari istanze della giustizia umana… (*)

Questa dicotomia si ritrova in tutto l’immaginario del mondo greco-romano, nel quale gli dei ricoprirono sempre due ruoli opposti e complementari tra loro: A) quello di paladini della giustizia e dell’ordine da una parte, e B) quello di forze naturali personalizzate che tendono a scontrarsi tra loro in modo cieco e privo di alcuna implicazione morale, dall’altra. (Il dilemma se gli dei siano o meno giusti peraltro, diverrà più tardi uno dei temi essenziali alla base delle tragedie classiche…)


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(*) Ci si può forse sbilanciare ad affermare che l’Iliade rimanda al clima (culturale e sociale) del periodo miceneo e a quello immediatamente successivo del Medioevo ellenico (o Periodo oscuro), nei quali la forza e l’autorità militare prevalevano sulle istanze del dibattito e della razionalità; laddove invece l’Odissea ci riporta, almeno come sistema di valori, al nascente mondo delle città-stato (πολεῖς): organismi politici basati su decisioni concertate e in cui un ruolo crescente svolgevano (contro l’arbitrio dei potenti) i commerci, gli scambi e la libertà individuale…



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TESTO GRECO:



«ὢ πόποι, οἷον δή νυ θεοὺς βροτοὶ αἰτιόωνται.

ἐξ ἡμέων γάρ φασι κάκ' ἔμμεναι• οἱ δὲ καὶ αὐτοὶ

σφῇσιν ἀτασθαλίῃσιν ὑπὲρ μόρον ἄλγε' ἔχουσιν,

ὡς καὶ νῦν Αἴγισθος ὑπὲρ μόρον Ἀτρεΐδαο

γῆμ' ἄλοχον μνηστήν, τὸν δ' ἔκτανε νοστήσαντα,

εἰδὼς αἰπὺν ὄλεθρον, ἐπεὶ πρό οἱ εἴπομεν ἡμεῖς,

Ἑρμείαν πέμψαντες, ἐΰσκοπον Ἀργεϊφόντην,

μήτ' αὐτὸν κτείνειν μήτε μνάασθαι ἄκοιτιν•

ἐκ γὰρ Ὀρέσταο τίσις ἔσσεται Ἀτρεΐδαο, 40

ὁππότ' ἂν ἡβήσῃ τε καὶ ἧς ἱμείρεται αἴης.

ὣς ἔφαθ' Ἑρμείας, ἀλλ' οὐ φρένας Αἰγίσθοιο

πεῖθ' ἀγαθὰ φρονέων• νῦν δ' ἁθρόα πάντ' ἀπέτεισε.»

τὸν δ' ἠμείβετ' ἔπειτα θεὰ γλαυκῶπις Ἀθήνη•

«ὦ πάτερ ἡμέτερε Κρονίδη, ὕπατε κρειόντων,

καὶ λίην κεῖνός γε ἐοικότι κεῖται ὀλέθρῳ,

ὡς ἀπόλοιτο καὶ ἄλλος ὅτις τοιαῦτά γε ῥέζοι.

ἀλλά μοι ἀμφ' Ὀδυσῆϊ δαΐφρονι δαίεται ἦτορ,

δυσμόρῳ, ὃς δὴ δηθὰ φίλων ἄπο πήματα πάσχει

νήσῳ ἐν ἀμφιρύτῃ, ὅθι τ' ὀμφαλός ἐστι θαλάσσης, 50

νῆσος δενδρήεσσα, θεὰ δ' ἐν δώματα ναίει,

Ἄτλαντος θυγάτηρ ὀλοόφρονος, ὅς τε θαλάσσης

πάσης βένθεα οἶδεν, ἔχει δέ τε κίονας αὐτὸς

μακράς, αἳ γαῖάν τε καὶ οὐρανὸν ἀμφὶς ἔχουσι.

τοῦ θυγάτηρ δύστηνον ὀδυρόμενον κατερύκει,

αἰεὶ δὲ μαλακοῖσι καὶ αἱμυλίοισι λόγοισι

θέλγει, ὅπως Ἰθάκης ἐπιλήσεται• αὐτὰρ Ὀδυσσεύς,

ἱέμενος καὶ καπνὸν ἀποθρῴσκοντα νοῆσαι

ἧς γαίης, θανέειν ἱμείρεται. οὐδέ νυ σοί περ

ἐντρέπεται φίλον ἦτορ, Ὀλύμπιε; οὔ νύ τ' Ὀδυσσεὺς 60

Ἀργείων παρὰ νηυσὶ χαρίζετο ἱερὰ ῥέζων

Τροίῃ ἐν εὐρείῃ; τί νύ οἱ τόσον ὠδύσαο, Ζεῦ;»

τὴν δ' ἀπαμειβόμενος προσέφη νεφεληγερέτα Ζεύς•

«τέκνον ἐμόν, ποῖόν σε ἔπος φύγεν ἕρκος ὀδόντων.

πῶς ἂν ἔπειτ' Ὀδυσῆος ἐγὼ θείοιο λαθοίμην,

ὃς περὶ μὲν νόον ἐστὶ βροτῶν, περὶ δ' ἱρὰ θεοῖσιν

ἀθανάτοισιν ἔδωκε, τοὶ οὐρανὸν εὐρὺν ἔχουσιν;

ἀλλὰ Ποσειδάων γαιήοχος ἀσκελὲς αἰὲν

Κύκλωπος κεχόλωται, ὃν ὀφθαλμοῦ ἀλάωσεν,

ἀντίθεον Πολύφημον, ὅου κράτος ἐστὶ μέγιστον 70

πᾶσιν Κυκλώπεσσι• Θόωσα δέ μιν τέκε νύμφη,

Φόρκυνος θυγάτηρ, ἁλὸς ἀτρυγέτοιο μέδοντος,

ἐν σπέεσι γλαφυροῖσι Ποσειδάωνι μιγεῖσα.

ἐκ τοῦ δὴ Ὀδυσῆα Ποσειδάων ἐνοσίχθων

οὔ τι κατακτείνει, πλάζει δ' ἀπὸ πατρίδος αἴης.

ἀλλ' ἄγεθ' ἡμεῖς οἵδε περιφραζώμεθα πάντες

νόστον, ὅπως ἔλθῃσι• Ποσειδάων δὲ μεθήσει

ὃν χόλον• οὐ μὲν γάρ τι δυνήσεται ἀντία πάντων

ἀθανάτων ἀέκητι θεῶν ἐριδαινέμεν οἶος.»





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TRADUZIONE LETTERARIA (di Vincenzo Di Benedetto):

(Da: https://castellilettere.files.wordpress.com/2018/11/omero-odissea-bur-nozomi.pdf?fbclid=IwAR32qeaVHp3wybpXV4kYDmbbjbDEiMDu8uSIOJmy42jbz3hi7apjgdLOOTM)


[Dice Zeus:]

“Incredibile, come gli uomini muovono accuse agli dèi. Dicono che i loro mali derivano da noi. Invece proprio per le loro scelleratezze patiscono dolori, al di là del loro destino. Così anche ora al di là del suo destino Egisto sposò l’ambita moglie dell’Atride e lo uccise al suo ritorno, pur sapendo che andava incontro a precipite morte. Noi glielo avevamo detto, inviando Hermes, l’Argheifonte dalla vista acuta, di non ucciderlo e di non ambire alla sua moglie: da Oreste sarebbe venuta la punizione della morte del padre, quando giungesse a giovinezza e desiderasse la sua terra. Queste cose gli disse Hermes con intendimento di bene, ma non convinse Egisto. E ora ha pagato tutto in una volta”.

A lui allora di rincontro disse la dea dagli occhi lucenti, Atena: “O Cronide, tu che sei il nostro padre, sommo tra i potenti, a quello sta molto bene che la morte lo abbia abbattuto. Così muoia anche chiunque altro faccia di tali cose. Ma il mio cuore è lacerato per l’intelligente Ulisse, lui, sventurato, che da tanto tempo, lontano dai suoi, patisce dolore, in un’isola cinta dalle acque, dove è l’ombelico del mare: un’isola boscosa, e lì ha dimora una dea. È la figlia di Atlante funesto, che di tutto il mare conosce gli abissi e sostiene anche, lui solo, le colonne che tengono separati il cielo e la terra. Sua figlia a forza trattiene l’infelice, che piange, e lei sempre con morbide dolci parole lo blandisce, perché dimentichi Itaca. Ma Ulisse della sua terra anche solo il fumo desidera vedere e poi morire. E a te, signore dell’Olimpo, il cuore per lui non si commuove? Forse che Ulisse non ti si è ingraziato offrendo sacrifici presso le navi argive nell’ampia piana di Troia? Perché tanto lo hai preso in odio, tu, o Zeus?”.

A lei rispondendo disse Zeus adunatore di nembi: “Figlia mia, quale parola ti fuggì dalla chiostra dei denti. Come potrei io allora dimenticarmi di Ulisse divino, il quale per capacità di mente sovrasta gli uomini, e li sovrasta anche per le offerte agli dèi, che abitano il vasto cielo? Ma Posidone Scuotiterra, incessantemente, sempre, è adirato con lui a causa del Ciclope cui ha accecato l’occhio, Polifemo pari agli dèi, la cui forza è grandissima fra tutti i Ciclopi. Lo generò la ninfa Toòsa, la figlia di Forco, signore del mare inconsunto, in una cava spelonca unitasi a Posidone. Da allora Posidone che scuote la terra certo non uccide Ulisse, e però lo sbatte lontano dalla terra patria. Ma consideriamo noi qui tutti insieme il suo ritorno, in che modo egli possa arrivare. E Posidone dismetterà la sua ira. Non gli sarà possibile opporsi a tutti, da solo, contro il volere degli dèi immortali”.



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TRADUZIONE CON COMMENTO:




[Chi parla è Zeus davanti all’intero consesso degli dei, con l’eccezione di Poseidone che si trova nel paese degli Etiopi...]

«ὢ πόποι, οἷον δή νυ θεοὺς βροτοὶ αἰτιόωνται.

[ZEUS] “O AHIMÉ, COME DUNQUE (νυ= νῦν) GLI DEI I MORTALI INCOLPANO.

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ἐξ ἡμέων γάρ φασι κάκ' ἔμμεναι• οἱ δὲ καὶ αὐτοὶ

DA NOI INFATTI DICONO I MALI ESSERE/PROVENIRE (ἔμμεναι: infinito pres. epico di εἰμί: sono); MA INVECE ANCHE ESSI STESSI (οἱ αὐτοὶ)

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σφῇσιν ἀτασθαλίῃσιν ὑπὲρ μόρον ἄλγε' ἔχουσιν,

DALLE LORO (σφῇσιν: dativo plur. di σφός: loro (forma epica di σφέτερος)) COLPE OLTRE/CONTRO IL (PROPRIO...) DESTINO (μόρον) I DOLORI HANNO/SI PROCURANO,

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ὡς καὶ νῦν Αἴγισθος ὑπὲρ μόρον Ἀτρεΐδαο 35

COME ANCHE ORA EGISTO OLTRE/CONTRO IL (PROPRIO...) DESTINO DELL’ATRIDE (Ἀτρεΐδαο: genit. epico)

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γῆμ' ἄλοχον μνηστήν, τὸν δ' ἔκτανε νοστήσαντα,

SPOSÒ (γῆμ'= γῆμε: 3^ sing. ind. att. aor. di γαμέω: sposo; forma senza l’aumento (ἐ) in quanto epica) LA MOGLIE SPOSATA (μνηστήν; riferito a Agamennone), EGLI (τὸν) UCCISE DOPO CHE ERA TORNATO,

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εἰδὼς αἰπὺν ὄλεθρον, ἐπεὶ πρό οἱ εἴπομεν ἡμεῖς,

PUR SAPENDO (εἰδὼς: part. nom. sing. perf. del verbo εἶδον: vedo, so) LA (SUA...) PROFONDA ROVINA, POICHÉ A LUI (πρό οἱ->dat. sing. di ἑαυτοῦ: se stesso, forma epica) DICEMMO NOI,

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Ἑρμείαν πέμψαντες, ἐΰσκοπον Ἀργεϊφόντην,

ERMES AVENDO MANDATO, IL VIGILE ARGHEIFONTE (Ἀργεϊφόντην= rapido messaggero: ἀργός: rapido + φαίνω: mostro),

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μήτ' αὐτὸν κτείνειν μήτε μνάασθαι ἄκοιτιν•

DI NON (μήτ') QUELLO UCCIDERE NÉ (μήτε) PENSARE A/AMBIRE A (μνάασθαι: inf. di μνάομαι:ambisco a) LA (SUA...) SPOSA;

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ἐκ γὰρ Ὀρέσταο τίσις ἔσσεται Ἀτρεΐδαο, 40

DA ORESTE INFATTI IL COMPENSO SARÀ/VERRÀ (ἔσσεται: 3^ sing. fut. ind. epico di εἰμί: sono= ἔσται), IL (FIGLIO DELL’)ATRIDE,

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ὁππότ' ἂν ἡβήσῃ τε καὶ ἧς ἱμείρεται αἴης.

QUALORA (ὁππότ' ἂν) SIA CRESCIUTO (ἡβήσῃ: 3^ sing. aor. cong. att. da ἡβάω: cresco, maturo) E DELLA (ἧς= τῆς) TERRA NATIA (αἴης= γαῖης; forma epica) SENTA NOSTALGIA (ἱμείρεται: 3^ sing. pres. cong. (epico) att. da ἱμείρομαι: desidero).

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ὣς ἔφαθ' Ἑρμείας, ἀλλ' οὐ φρένας Αἰγίσθοιο

COSÌ DISSE (ἔφαθ'=ἔφατο) ERMES, MA NON IL CUORE (φρένας. plur. acc. di φρήν, φρενός: petto, o mente: quindi letter., i petti, le menti) DI EGISTO

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πεῖθ' ἀγαθὰ φρονέων• νῦν δ' ἁθρόα πάντ' ἀπέτεισε.»

CONVINSE (πεῖθε: 3^ sing. ind. aor. att. di πείθω: convinco), COSE BUONE PUR PENSANDO; ORA TUTTE ASSIEME (ἁθρόα: plur. acc. neutro di ἀθρόος: tutto assieme) TUTTE LE COSE/I PECCATI HA SCONTATO (ἀπέτεισε: 3^ sing. ind. aor. att. di ἀποτίνω: sconto, ripago).

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τὸν δ' ἠμείβετ' ἔπειτα θεὰ γλαυκῶπις Ἀθήνη•

A QUELLO (τὸν) CONTROBATTEVA (ἠμείβετε: 3^ sing. medio ind. imperf. da ἀμείβω: cambio; rispondo) ALLORA (ἔπειτα) LA DEA DAGLI OCCHI AZZURRI (γλαυκῶπις) ATENA:


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«ὦ πάτερ ἡμέτερε Κρονίδη, ὕπατε κρειόντων,

“O PADRE NOSTRO CRONIDE, PIÙ ALTO (ὕπατε: forma vocativa di ὕπατος: più alto, massimo) DEI REGNANTI,

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καὶ λίην κεῖνός γε ἐοικότι κεῖται ὀλέθρῳ,

E MOLTO (λίην= λίαν) QUELLO/COLUI MERITA LA (SUA...) ROVINA (κεῖνός γε ἐοικότι κεῖται ὀλέθρῳ: letter., quello (κεῖνός= ἐκεῖνος) giace (κεῖται) con una rovina che è meritata (ἐοικότι ὀλέθρῳ; ἐοικότι: part. dativo di ἔοικα: covengo; sono opportuno)

ὡς ἀπόλοιτο καὶ ἄλλος ὅτις τοιαῦτά γε ῥέζοι.

COSÌ (ὡς) PERISCA (ἀπόλοιτο: 3^ sing. medio ottat. aoristo di ἀπόλλυμι: muoio) ANCHE QUELLO/COLUI CHE (ἄλλος ὅτις) TALI COSE COMPIA.

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ἀλλά μοι ἀμφ' Ὀδυσῆϊ δαΐφρονι δαίεται ἦτορ,

MA A ME QUANTO A (ἀμφί) IL SAGGIO (δαίφρων,ονος) ODISSEO LACERA IL CUORE,

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δυσμόρῳ, ὃς δὴ δηθὰ φίλων ἄπο πήματα πάσχει

SFORTUNATO, CHE LUNGAMENTE (δηθὰ) LONTANO DAI CARI (φίλων ἄπο) SOFFRE

νήσῳ ἐν ἀμφιρύτῃ, ὅθι τ' ὀμφαλός ἐστι θαλάσσης, 50

IN UN’ISOLA CIRCONDATA DAL MARE (ἀμφιρύτῃ), DOVE (ὅθι) L’OMBELICO VI È DEL MARE,

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νῆσος δενδρήεσσα, θεὰ δ' ἐν δώματα ναίει,

UN’ISOLA (È...) RICCA DI ALBERI (δενδρήεσσα), UNA DEA NELLE CASE (ἐν δώματα->δῶμα,τος: domus in latino) ABITA,

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Ἄτλαντος θυγάτηρ ὀλοόφρονος, ὅς τε θαλάσσης

FIGLIA DI ATLANTE DALLA MENTE FUNESTA (ὀλοόφρονος: ὀλοός: fosco + φρήν: mente), CHE DEL MARE

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πάσης βένθεα οἶδεν, ἔχει δέ τε κίονας αὐτὸς

TUTTO LE PROFONDITÀ CONOSCE, POSSIEDE LE COLONNE EGLI STESSO

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μακράς, αἳ γαῖάν τε καὶ οὐρανὸν ἀμφὶς ἔχουσι.

GRANDI/ENORMI, CHE LA TERRA E IL CIELO DALL’UNO E DALL’ALTRO LATO (ἀμφὶς) HANNO/SOSTENGONO.

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τοῦ θυγάτηρ δύστηνον ὀδυρόμενον κατερύκει,

LA FIGLIA DI QUESTI ( =τοῦ) IL MISERO SVENTURATO TRATTIENE,

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αἰεὶ δὲ μαλακοῖσι καὶ αἱμυλίοισι λόγοισι

SEMPRE CON DOLCI E SEDUCENTI DISCORSI

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θέλγει, ὅπως Ἰθάκης ἐπιλήσεται• αὐτὰρ Ὀδυσσεύς,

(EGLI...) INCANTA, AFFINCHÉ DI ITACA SI DIMENTICHI (ἐπιλήσεται: 3^ sing. medio-pass. ind. fut. da ἐπιλανθάνω: faccio dimenticare; al medio: mi dimentico); NONDIMENO (αὐτὰρ) ODISSEO,

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ἱέμενος καὶ καπνὸν ἀποθρῴσκοντα νοῆσαι

ASPIRANDO A (ἱέμενος: part. da ἵεμαι: tendo, aspiro a) VEDERE (νοῆσαι) ANCORA (καὶ) IL FUMO CHE SALE

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ἧς γαίης, θανέειν ἱμείρεται. οὐδέ νυ σοί περ

DELLA SUA (ἧς= τῆς) TERRA, DI MORIRE (θανέειν: inf. aor. att. da θνήσκω: muoio) DESIDERA. NÉ ORA/ADESSO A TE

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ἐντρέπεται φίλον ἦτορ, Ὀλύμπιε; οὔ νύ τ' Ὀδυσσεὺς 60

È SCONVOLTO IL CARO CUORE, OLIMPIO? NON DUNQUE (νύ) ODISSEO

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Ἀργείων παρὰ νηυσὶ χαρίζετο ἱερὰ ῥέζων

PRESSO LE NAVI DEGLI ARGIVI (TI...) ERA GRADITO (χαρίζετο: 3^ sing. pass. imperfetto ind., epico (senza aumento: ἐ) di χαρίζω: ho caro, gradisco) QUANDO FACEVA (ῥέζων) SACRIFICI SACRI (ἱερὰ)

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Τροίῃ ἐν εὐρείῃ; τί νύ οἱ τόσον ὠδύσαο, Ζεῦ;»

NELL’AMPIA TROIA? PER COSA (τί: acc. sing. neutro del pronome interrog.: τίς, τί; è un accusativo di relazione: in relazione a cosa?) CON LUI (οἱ: dat. sing. masch., epico, di ὅς, ἥ, ὅ: questo, pronome dimostrat.) TANTO (τόσον) TI SEI SDEGNATO (ὠδύσαο: 2^ sing. aor. ind., forma eoica, del verbo ὀδύσσομαι: mi sdegno), ZEUS?”


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τὴν δ' ἀπαμειβόμενος προσέφη νεφεληγερέτα Ζεύς•

DISSE (προσέφη + acc.) ZEUS ADUNATORE DI NUBI (νεφεληγερέτα, ὁ: νεφέλη, nube + ἀγείρω, raccolgo) A QUELLA (τὴν) RISPONDENDO:

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«τέκνον ἐμόν, ποῖόν σε ἔπος φύγεν ἕρκος ὀδόντων. (=in grassetto in quanto formula ricorrente in Omero)

“FIGLIO/A MIO/A, QUALE (ποῖόν: pronome interr.: di che tipo?) PAROLA/ESPRESSIONE (ἔπος) ti (σε) SFUGGÌ ((ἐ)φύγεν: 3^ sing. ind. att. aor di φεύγω: fuggo) DALLA CINTURA (ἕρκος: accus. poiché φεύγω è qui transitivo) DEI DENTI!

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πῶς ἂν ἔπειτ' Ὀδυσῆος ἐγὼ θείοιο λαθοίμην,

COME DUNQUE DI ODISSEO DIVINO (Ὀδυσῆος θείοιο= Ὀδυσσέως θεῖου) IO MI SAREI DIMENTICATO/POTREI ESSERMI DIMENTICATO (λαθοίμην: 1^ sing. aor. medio ind. da λανθάνω: rimango nascosto; al medio: dimentico),

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ὃς περὶ μὲν νόον ἐστὶ βροτῶν, περὶ δ' ἱρὰ θεοῖσιν

CHE SULLA/RIGUARDO ALLA MENTE È (IL PRIMO...) DEI MORTALI, SULLE/RIGUARDO ALLE OFFERTE (ἱρὰ= ἱερὰ) AGLI DEI

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ἀθανάτοισιν ἔδωκε, τοὶ οὐρανὸν εὐρὺν ἔχουσιν;

IMMORTALI HA DATO/È STATO GENEROSO (ἔδωκε: 3^ sing. att. perf. ind. da δίδωμι: dono, do), I QUALI (τοὶ= οἵ: pronome relativo plur. masch.) IL CIELO VASTO POSSEGGONO.

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ἀλλὰ Ποσειδάων γαιήοχος ἀσκελὲς αἰὲν

MA POSEIDONE (Ποσειδῶν) SCOTITORE DELLA TERRA (γαιήοχος) DURAMENTE (ἀσκελὲς: neutro sing. con valore avverbiale) SEMPRE/SENZA POSA (αἰὲν)

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Κύκλωπος κεχόλωται, ὃν ὀφθαλμοῦ ἀλάωσεν,

PER IL CICLOPE SI È ADIRATO (κεχόλωται: 3^ sing. ind. medio perf. da χολόω: mi adiro), CHE DI UN OCCHIO ACCECÒ (ἀλάωσεν: 3^ sing. ind. att. aoristo da ἀλαόω: acceco),

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ἀντίθεον Πολύφημον, ὅου κράτος ἐστὶ μέγιστον 70

IL SEMIDIO POLIFEMO, DEL QUALE (ὅου= οὗ) IL POTERE È SOMMO

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πᾶσιν Κυκλώπεσσι: Θόωσα δέ μιν τέκε νύμφη,

SU TUTTI I CICLOPI? LA NINFA TOÒSA QUELLO (μιν= αὐτόν; riferito a Posidone) HA GENERATO (τέκε= ἔτεκε: 3^ sing. ind. att. aor. (senza aumento) da τίκτω: genero),

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Φόρκυνος θυγάτηρ, ἁλὸς ἀτρυγέτοιο μέδοντος,

LA FIGLIA DI FORCO, DEL MARE STERILE (ἀτρυγέτοιο: gen. epico) SIGNORE,

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ἐν σπέεσι γλαφυροῖσι Ποσειδάωνι μιγεῖσα.

IN CAVERNE PROFONDE (σπέεσι γλαφυροῖσι= σπείοις γλαφυροίς) DOPO ESSERSI UNITA (μιγεῖσα: part. aor. femm. nom. att. da μίγνυμι: mi mescolo) A POSIDONE.

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ἐκ τοῦ δὴ Ὀδυσῆα Ποσειδάων ἐνοσίχθων

PERCIÒ (ἐκ τοῦ: letter., da questo) ODISSEO POSIDONE SCOTITORE DELLA TERRA (ἐνοσίχθων: ἕνοσις: scossa + χθών,ονός: terra)

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οὔ τι κατακτείνει, πλάζει δ' ἀπὸ πατρίδος αἴης.

NON PER POCO (τι: acc. neutro sing. da τις, τι: qualcuno, qualcosa; letter., per qualcosa) (LO...) UCCIDE, MA (LO...) RESPINGE (πλάζει δ') DALLA PATRIA TERRA (αἴης= γαῖης; forma epica).

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ἀλλ' ἄγεθ' ἡμεῖς οἵδε περιφραζώμεθα πάντες

MA ORSÙ (ἄγεθ'= ἅγετε: letter., andate; è 2^ plur. imper. di ἅγω, è un’interiezione!) NOI QUI (ἡμεῖς οἵδε: letter., noi questi; poiché οἵδε è nom. plur. masch. di ὅδε, ἥδε, τόδε: questo) ESCOGITIAMO/STUDIAMO TUTTI

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νόστον, ὅπως ἔλθῃσι• Ποσειδάων δὲ μεθήσει

IL RITORNO (...DI ODISSEO), AFFINCHÉ GIUNGA (A CASA...) (ἔλθῃσι: 3^ sing. cong. aor. att., forma epica, da ἔρχομαι: vado; giungo; = ἔλθῃ); POSEIDONE LICENZIERÀ/ABBANDONERÀ (μεθήσει: 3^ sing. ind. att. futuro di μεθ-ίημι: mando via; abbandono)

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ὃν χόλον• οὐ μὲν γάρ τι δυνήσεται ἀντία πάντων

LA (ὃν= τόν) COLLERA; NON INFATTI QUALCOSA/ALCUNCHÉ POTRÀ (δυνήσεται) CONTRO (ἀντία: acc. plur. neutro di ἀντίος,α,ον: che sta di fronte; qui ha valore avverbiale) TUTTI

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ἀθανάτων ἀέκητι θεῶν ἐριδαινέμεν οἶος.»

GLI IMMORTALI, CONTRO LA VOLONTÀ (ἀέκητι: contro il volore di + gen.) DEGLI DEI, (non potrà qualcosa...) NEL COMBATTER(CI) (ἐριδαινέμεν: infinito epico att. pres. di ἐριδαίνω: combatto) DA SOLO (οἶος: tale; quindi: in tale condizione, cioè “da solo”).


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