LA SALVEZZA ETERNA DELL’UOMO DI FEDE
(San Paolo; Seconda lettera ai Corinzi, 5; 1-10)
Ciò che distingue il Cristianesimo dalla religione pagana (e dallo stesso Ebraismo, da cui sorse e di cui costituì uno sviluppo), oltre che dalla filosofia greco-romana, sono essenzialmente due idee:a) l’idea di una vita eterna dopo la morte, in cui l’uomo “raccoglie quel che ha seminato nel corso della sua vita terrena”, vivendo o meno secondo lo spirito e la giustizia divini;b) l’idea che la salvezza, ovvero la giustizia attraverso la quale soltanto l'uomo si salva (sempre da intendersi come giustizia secondo Dio, cioè secondo lo Spirito, e non secondo le opere e la carne!), non dipendono dall’uomo stesso bensì soltanto da Dio, che liberamente sceglie di eleggere alcuni attraverso la fede e rigenerarli (καινὴ κτίσις: rinascita). Uno dei pilastri della teologia paolina infatti, è che Cristo sia stato mandato da Dio per “riconciliare l’umanità con se stesso” (Θεοῦ τοῦ καταλλάξαντος ἡμᾶς ἑαυτῷ διὰ Χριστοῦ). Tuttavia, non tutti raccolgono i frutti di questo evento, conquistando la salvezza dell'anima, ma solo coloro che Dio ha voluto illuminare con la fede.Quindi, due idee: 1) salvezza o dannazione (morte) sono eterne; 2) l’idea della trascendenza assoluta di Dio, che unico può salvare l’uomo da se stesso, dalla propria carnalità e dalla propria condizione di peccato (ἁμαρτία), nonché dall'inevitabile morte che da esse deriva.
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Le altre religioni (ebraica e pagana) credevano che l’uomo potesse "salvarsi", ovvero riconciliarsi con il divino, attraverso le opere (cioè seguendo la Legge o le consuetudini e i riti imposti da Dio o dagli Dei), mentre la filosofia affermava che l’uomo potesse elevarsi e divinizzarsi attraverso la sapienza, la conoscenza del Tutto conquistata con l’uso della ragione, strumento di disvelamento degli aspetti più profondi di esso. Il Cristianesimo, come probabilmente altre religioni di salvezza, affermava al contrario che la salvezza, ovvero la “divinizzazione” dell’uomo, il suo innalzamento o avvicinamento al divino, potesse derivare solo dalla Grazia di Dio, concessa da questi secondo i suoi imperscrutabili disegni.
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TESTO GRECO:
Il cristiano vive per la dimora celeste:
1 Οἴδαμεν γὰρ ὅτι ἐὰν ἡ ἐπίγειος ἡμῶν οἰκία τοῦ σκήνους καταλυθῇ οἰκοδομὴν ἐκ Θεοῦ ἔχομεν οἰκίαν ἀχειροποίητον αἰώνιον ἐν τοῖς οὐρανοῖς 2 καὶ γὰρ ἐν τούτῳ στενάζομεν τὸ οἰκητήριον ἡμῶν τὸ ἐξ οὐρανοῦ ἐπενδύσασθαι ἐπιποθοῦντες 3 εἴ γε καὶ ἐνδυσάμενοι οὐ γυμνοὶ εὑρεθησόμεθα 4 καὶ γὰρ οἱ ὄντες ἐν τῷ σκήνει στενάζομεν βαρούμενοι ἐφ’ ᾧ οὐ θέλομεν ἐκδύσασθαι ἀλλ’ ἐπενδύσασθαι ἵνα καταποθῇ τὸ θνητὸν ὑπὸ τῆς ζωῆς 5 ὁ δὲ κατεργασάμενος ἡμᾶς εἰς αὐτὸ τοῦτο Θεός ὁ δοὺς ἡμῖν τὸν ἀρραβῶνα τοῦ Πνεύματος.
6 Θαρροῦντες οὖν πάντοτε καὶ εἰδότες ὅτι ἐνδημοῦντες ἐν τῷ σώματι ἐκδημοῦμεν ἀπὸ τοῦ Κυρίου 7 - διὰ πίστεως γὰρ περιπατοῦμεν οὐ διὰ εἴδους - 8 Θαρροῦμεν δὲ καὶ εὐδοκοῦμεν μᾶλλον ἐκδημῆσαι ἐκ τοῦ σώματος καὶ ἐνδημῆσαι πρὸς τὸν Κύριον. 9 διὸ καὶ φιλοτιμούμεθα εἴτε ἐνδημοῦντες εἴτε ἐκδημοῦντες εὐάρεστοι αὐτῷ εἶναι. 10 τοὺς γὰρ πάντας ἡμᾶς φανερωθῆναι δεῖ ἔμπροσθεν τοῦ βήματος τοῦ Χριστοῦ ἵνα κομίσηται ἕκαστος τὰ διὰ τοῦ σώματος πρὸς ἃ ἔπραξεν εἴτε ἀγαθὸν εἴτε φαῦλον.
La salvezza non dipende dall’Uomo:
11 Εἰδότες οὖν τὸν φόβον τοῦ Κυρίου, ἀνθρώπους πείθομεν, Θεῷ δὲ πεφανερώμεθα. ἐλπίζω δὲ καὶ ἐν ταῖς συνειδήσεσιν ὑμῶν πεφανερῶσθαι. 12 οὐ πάλιν ἑαυτοὺς συνιστάνομεν ὑμῖν, ἀλλὰ ἀφορμὴν διδόντες ὑμῖν καυχήματος ὑπὲρ ἡμῶν ἵνα ἔχητε πρὸς τοὺς ἐν προσώπῳ καυχωμένους καὶ μὴ ἐν καρδίᾳ. 13 Εἴτε γὰρ ἐξέστημεν Θεῷ εἴτε σωφρονοῦμεν ὑμῖν. 14 ἡ γὰρ ἀγάπη τοῦ Χριστοῦ συνέχει ἡμᾶς κρίναντας τοῦτο, ὅτι εἷς ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν, ἄρα οἱ πάντες ἀπέθανον. 15 καὶ ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν ἵνα οἱ ζῶντες μηκέτι ἑαυτοῖς ζῶσιν ἀλλὰ τῷ ὑπὲρ αὐτῶν ἀποθανόντι καὶ ἐγερθέντι.16 Ὥστε ἡμεῖς ἀπὸ τοῦ νῦν οὐδένα οἴδαμεν κατὰ σάρκα. εἰ καὶ ἐγνώκαμεν κατὰ σάρκα Χριστόν, ἀλλὰ νῦν οὐκέτι γινώσκομεν. 17 ὥστε εἴ τις ἐν Χριστῷ, καινὴ κτίσις. τὰ ἀρχαῖα παρῆλθεν, ἰδοὺ γέγονεν καινά. 18 Τὰ δὲ πάντα ἐκ τοῦ Θεοῦ τοῦ καταλλάξαντος ἡμᾶς ἑαυτῷ διὰ Χριστοῦ καὶ δόντος ἡμῖν τὴν διακονίαν τῆς καταλλαγῆς 19 ὡς ὅτι Θεὸς ἦν ἐν Χριστῷ κόσμον καταλλάσσων ἑαυτῷ, μὴ λογιζόμενος αὐτοῖς τὰ παραπτώματα αὐτῶν καὶ θέμενος ἐν ἡμῖν τὸν λόγον τῆς καταλλαγῆς.20 Ὑπὲρ Χριστοῦ οὖν πρεσβεύομεν ὡς τοῦ Θεοῦ παρακαλοῦντος δι’ ἡμῶν δεόμεθα ὑπὲρ Χριστοῦ καταλλάγητε τῷ Θεῷ. 21 τὸν μὴ γνόντα ἁμαρτίαν ὑπὲρ ἡμῶν ἁμαρτίαν ἐποίησεν ἵνα ἡμεῖς γενώμεθα δικαιοσύνη Θεοῦ ἐν αὐτῷ.
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TRADUZIONE LIBERA:
-> La dimora celeste e quella terrena
1 Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. 2 Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste 3 purché siamo trovati vestiti, non nudi. 4 In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5 E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. 6 Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – 7 camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, 8 siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. 9 Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
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-> La salvezza, e la giustizia, vengono da Dio
11 Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini. A Dio invece siamo ben noti; e spero di esserlo anche per le vostre coscienze. 12 Non ci raccomandiamo di nuovo a voi, ma vi diamo occasione di vantarvi a nostro riguardo, affinché possiate rispondere a coloro il cui vanto è esteriore, e non nel cuore. 13 Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. 14 L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. 15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.16 Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. 17 Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. 18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19 Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20 In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
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TRADUZIONE LETTERALE E, SOTTO, LIBERA:
1 Οἴδαμεν γὰρ ὅτι ἐὰν ἡ ἐπίγειος ἡμῶν οἰκία τοῦ σκήνους καταλυθῇ οἰκοδομὴν ἐκ Θεοῦ ἔχομεν οἰκίαν ἀχειροποίητον αἰώνιον ἐν τοῖς οὐρανοῖς 2 καὶ γὰρ ἐν τούτῳ στενάζομεν τὸ οἰκητήριον ἡμῶν τὸ ἐξ οὐρανοῦ ἐπενδύσασθαι ἐπιποθοῦντες 3 εἴ γε καὶ ἐνδυσάμενοι οὐ γυμνοὶ εὑρεθησόμεθα 4 καὶ γὰρ οἱ ὄντες ἐν τῷ σκήνει στενάζομεν βαρούμενοι ἐφ’ ᾧ οὐ θέλομεν ἐκδύσασθαι ἀλλ’ ἐπενδύσασθαι ἵνα καταποθῇ τὸ θνητὸν ὑπὸ τῆς ζωῆς 5 ὁ δὲ κατεργασάμενος ἡμᾶς εἰς αὐτὸ τοῦτο Θεός ὁ δοὺς ἡμῖν τὸν ἀρραβῶνα τοῦ Πνεύματος.
1 Sappiamo infatti che (Οἴδαμεν γὰρ ὅτι) se la dimora terrena (ἐὰν ἡ ἐπίγειος οἰκία) nostra(ἡμῶν) della tenda/come una tenda (τοῦ σκήνους) fosse distrutta (καταλυθῇ), un edificio da Dio abbiamo (οἰκοδομὴν ἐκ Θεοῦ ἔχομεν), una casa non costruita da mano umana (οἰκίαν ἀχειροποίητον) eterna nei cieli (αἰώνιον ἐν τοῖς οὐρανοῖς) 2 e infatti in questo/questa vita (καὶ γὰρ ἐν τούτῳ) piangiamo (στενάζομεν) desiderando fortemente (ἐπιποθοῦντες) di vestire/congiungerci con (ἐπενδύσασθαι) la dimora nostra (τὸ οἰκητήριον ἡμῶν) dal/in cielo (τὸ ἐξ οὐρανοῦ) 3 sempre che (εἴ γε καὶ) non nudi saremo trovati (οὐ γυμνοὶ εὑρεθησόμεθα) quando [vi…] ci congiungiamo (ἐνδυσάμενοι) 4 e infatti coloro che sono/noi che siamo (καὶ γὰρ οἱ ὄντες) nella tenda/dimora terrestre (ἐν τῷ σκήνει) piangiamo/ci lamentiamo essendo gravati/poiché siamo gravati (στενάζομεν βαρούμενοι) da ciò (ἐφ’ ᾧ) [da cui…] non vogliamo separarci (οὐ θέλομεν ἐκδύσασθαι) ma congiungerci/restare congiunti (ἀλλ’ ἐπενδύσασθαι), 5 affinché/desiderando che (ἵνα + cong.; è retto da “ci lamentiamo” (στενάζομεν), cioè “chiediamo/vogliamo che”) Dio (Θεός), colui che ci ha fatto per questa stessa cosa/la dimora eterna (ὁ δὲ κατεργασάμενος ἡμᾶς εἰς αὐτὸ τοῦτο) avendoci dato (ὁ δοὺς ἡμῖν) la caparra/la garanzia dello Spirito (τὸν ἀρραβῶνα τοῦ Πνεύματος), richiami (καταποθῇ) ciò che è mortale (τὸ θνητὸν) dalla vita/alla vita (ὑπὸ τῆς ζωῆς). *
* [Cioè, noi non ci accontentiamo di congiungerci con la nostra dimora eterna, ma desideriamo che ciò che in noi è mortale non muoia!]
1 Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. 2 Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste 3 purché siamo trovati vestiti, non nudi. 4 In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5 E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito.
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6 Θαρροῦντες οὖν πάντοτε καὶ εἰδότες ὅτι ἐνδημοῦντες ἐν τῷ σώματι ἐκδημοῦμεν ἀπὸ τοῦ Κυρίου 7 - διὰ πίστεως γὰρ περιπατοῦμεν οὐ διὰ εἴδους - 8 Θαρροῦμεν δὲ καὶ εὐδοκοῦμεν μᾶλλον ἐκδημῆσαι ἐκ τοῦ σώματος καὶ ἐνδημῆσαι πρὸς τὸν Κύριον. 9 διὸ καὶ φιλοτιμούμεθα εἴτε ἐνδημοῦντες εἴτε ἐκδημοῦντες εὐάρεστοι αὐτῷ εἶναι. 10 τοὺς γὰρ πάντας ἡμᾶς φανερωθῆναι δεῖ ἔμπροσθεν τοῦ βήματος τοῦ Χριστοῦ ἵνα κομίσηται ἕκαστος τὰ διὰ τοῦ σώματος πρὸς ἃ ἔπραξεν εἴτε ἀγαθὸν εἴτε φαῦλον.
6 Avendo fiducia/fede dunque del tutto/totalmente (Θαρροῦντες οὖν πάντοτε) e sapendo che abitando nel corpo (καὶ εἰδότες ὅτι ἐνδημοῦντες ἐν τῷ σώματι) siamo esuli/viviamo lontani dal Signore(ἐκδημοῦμεν ἀπὸ τοῦ Κυρίου) 7 – attraverso la fede infatti camminiamo/ci muoviamo, non attraverso la forma/l’aspetto visibile – (διὰ πίστεως γὰρ περιπατοῦμεν οὐ διὰ εἴδους) 8 abbiamo fede e (Θαρροῦμεν δὲ καὶ) desideriamo di più/preferiamo (εὐδοκοῦμεν μᾶλλον) essere lontani dal corpo e essere vicini al Signore (ἐκδημῆσαι ἐκ τοῦ σώματος καὶ ἐνδημῆσαι πρὸς τὸν Κύριον). 9 Perciò anche/inoltre desideriamo (διὸ καὶ φιλοτιμούμεθα) sia essendo presso[Dio…] sia essendo lontano [da Dio…] (εἴτε ἐνδημοῦντες εἴτε ἐκδημοῦντες) di essere benaccetti a lui (εὐάρεστοι αὐτῷ εἶναι). 10 È necessario/inevitabile (δεῖ) infatti che tutti noi (τοὺς γὰρ πάντας ἡμᾶς) siamo mostrati/appariamo (φανερωθῆναι) davanti alla tribuna/al tribunale di Cristo (ἔμπροσθεν τοῦ βήματος τοῦ Χριστοῦ) affinché ciascuno riceverà/riceva (ἵνα κομίσηται ἕκαστος) le cose/ricompense per le quali (τὰ πρὸς ἃ) attraverso il corpo/quando era nel corpo (διὰ τοῦ σώματος) compì o il bene o il male (ἔπραξεν εἴτε ἀγαθὸν εἴτε φαῦλον).
6 Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – 7 camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, 8 siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. 9 Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
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I Cristiani ricevono la salvezza da Cristo e sono unici testimoni della sua giustizia:
11 Εἰδότες οὖν τὸν φόβον τοῦ Κυρίου, ἀνθρώπους πείθομεν, Θεῷ δὲ πεφανερώμεθα. ἐλπίζω δὲ καὶ ἐν ταῖς συνειδήσεσιν ὑμῶν πεφανερῶσθαι. 12 οὐ πάλιν ἑαυτοὺς συνιστάνομεν ὑμῖν, ἀλλὰ ἀφορμὴν διδόντες ὑμῖν καυχήματος ὑπὲρ ἡμῶν ἵνα ἔχητε πρὸς τοὺς ἐν προσώπῳ καυχωμένους καὶ μὴ ἐν καρδίᾳ. 13 Εἴτε γὰρ ἐξέστημεν Θεῷ εἴτε σωφρονοῦμεν ὑμῖν.
11 Conoscendo dunque la paura del Signore (Εἰδότες οὖν τὸν φόβον τοῦ Κυρίου), gli uomini convinciamo/cerchiamo di convertire (ἀνθρώπους πείθομεν), a Dio però siamo stati chiariti/siamo già noti (Θεῷ δὲ πεφανερώμεθα). Spero di essere stato chiarito/di essere chiaro (ἐλπίζω πεφανερῶσθαι) anche nelle vostre conoscenze (δὲ καὶ ἐν ταῖς συνειδήσεσιν ὑμῶν). 12 Non raccomandiamo (οὐ συνιστάνομεν->=συνιστᾶσι 3^ plur. da συνίστημι) noi stessi (ἑαυτοὺς: se stessi, riferito al sogg.: noi, che sta per Paolo-> plur. maiestatis) di nuovo a voi (πάλιν ὑμῖν), ma dandovi/per darvi (ἀλλὰ διδόντες ὑμῖν) un motivo di vanto (ἀφορμὴν καυχήματος) su di noi/riguardo a noi (ὑπὲρ ἡμῶν) affinché abbiate/possiate usar(lo) contro coloro che si inorgogliscono (ἵνα ἔχητε πρὸς τοὺς καυχωμένους) sulla faccia/esteriormente (ἐν προσώπῳ) e/ma non nel cuore/interiormente (καὶ μὴ ἐν καρδίᾳ). 13 Infatti sia che (Εἴτε γὰρ) siamo impazziti (ἐξέστημεν), [lo siamo…] per Dio (Θεῷ), sia che (εἴτε) siamo saggi(σωφρονοῦμεν) [lo siamo…] per voi (ὑμῖν).
11 Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini. A Dio invece siamo ben noti; e spero di esserlo anche per le vostre coscienze. 12 Non ci raccomandiamo di nuovo a voi, ma vi diamo occasione di vantarvi a nostro riguardo, affinché possiate rispondere a coloro il cui vanto è esteriore, e non nel cuore. 13 Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
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14 ἡ γὰρ ἀγάπη τοῦ Χριστοῦ συνέχει ἡμᾶς κρίναντας τοῦτο, ὅτι εἷς ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν, ἄρα οἱ πάντες ἀπέθανον. 15 καὶ ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν ἵνα οἱ ζῶντες μηκέτι ἑαυτοῖς ζῶσιν ἀλλὰ τῷ ὑπὲρ αὐτῶν ἀποθανόντι καὶ ἐγερθέντι.
14 Infatti l’amore di Cristo ci possiede (γὰρ ἀγάπη τοῦ Χριστοῦ συνέχει ἡμᾶς), distinguendo/sapendo noi/cosicché sappiamo noi (κρίναντας) questo (τοῦτο), che [egli…] uno/unico (ὅτι εἷς) a vantaggio di tutti morì (ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν), poiché tutti [finora…] morirono/sono morti (ἄρα οἱ πάντες ἀπέθανον). 15 E a vantaggio di tutti [Cristo…] morì (καὶ ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν), affinché i viventi non più (ἵνα οἱ ζῶντες μηκέτι) per se stessi vivessero (ἑαυτοῖς ζῶσιν) ma per colui che a favore di essi morì (ἀλλὰ τῷ ὑπὲρ αὐτῶν ἀποθανόντι) e che è stato risvegliato/è risorto (καὶ ἐγερθέντι->part. aor. passivo da ἐγείρω).
14 L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. 15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
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16 Ὥστε ἡμεῖς ἀπὸ τοῦ νῦν οὐδένα οἴδαμεν κατὰ σάρκα. εἰ καὶ ἐγνώκαμεν κατὰ σάρκα Χριστόν, ἀλλὰ νῦν οὐκέτι γινώσκομεν. 17 ὥστε εἴ τις ἐν Χριστῷ, καινὴ κτίσις. τὰ ἀρχαῖα παρῆλθεν, ἰδοὺ γέγονεν καινά. 18 Τὰ δὲ πάντα ἐκ τοῦ Θεοῦ τοῦ καταλλάξαντος ἡμᾶς ἑαυτῷ διὰ Χριστοῦ καὶ δόντος ἡμῖν τὴν διακονίαν τῆς καταλλαγῆς 19 ὡς ὅτι Θεὸς ἦν ἐν Χριστῷ κόσμον καταλλάσσων ἑαυτῷ, μὴ λογιζόμενος αὐτοῖς τὰ παραπτώματα αὐτῶν καὶ θέμενος ἐν ἡμῖν τὸν λόγον τῆς καταλλαγῆς.
16 Tanto che noi da ora (Ὥστε ἡμεῖς ἀπὸ τοῦ νῦν) nessuno conosciamo secondo la carne (οὐδένα οἴδαμεν κατὰ σάρκα). Se anche abbiamo conosciuto secondo la carne Cristo (εἰ καὶ ἐγνώκαμεν κατὰ σάρκα Χριστόν), tuttavia ora (ἀλλὰ νῦν) non più [così lo…] conosciamo (οὐκέτι γινώσκομεν). 17 Cosicché se qualcuno [è…] in Cristo (ὥστε εἴ τις ἐν Χριστῷ), [egli è…] una nuova creatura (καινὴ κτίσις). Le cose vecchie sono andate via/sono scomparse (τὰ ἀρχαῖα παρῆλθεν), ecco (ἰδοὺ) sono nate le nuove (γέγονεν καινά). 18 Tutte le cose [provengono…] da Dio (Τὰ δὲ πάντα ἐκ τοῦ Θεοῦ) che ci riconciliò con se stesso tramite Cristo (τοῦ καταλλάξαντος ἡμᾶς ἑαυτῷ διὰ Χριστοῦ), e che ci diede l’ufficio/il ministero della riconciliazione (καὶ δόντος ἡμῖν τὴν διακονίαν τῆς καταλλαγῆς) 19 poiché(ὡς ὅτι: letter., “poiché il fatto che”, cioè “per il fatto che”) era/fu Dio (Θεὸς ἦν) colui che riconciliò (καταλλάσσων) in Cristo il Cosmo/Mondo con se stesso (ἐν Χριστῷ κόσμον ἑαυτῷ), non computando/attribuendo a essi/uomini i crimini loro (μὴ λογιζόμενος αὐτοῖς τὰ παραπτώματα αὐτῶν), e avendo dato a noi la parola della riconciliazione (καὶ θέμενος ἐν ἡμῖν τὸν λόγον τῆς καταλλαγῆς).
16 Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. 17 Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. 18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19 Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
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20 Ὑπὲρ Χριστοῦ οὖν πρεσβεύομεν ὡς τοῦ Θεοῦ παρακαλοῦντος δι’ ἡμῶν δεόμεθα ὑπὲρ Χριστοῦ καταλλάγητε τῷ Θεῷ. 21 τὸν μὴ γνόντα ἁμαρτίαν ὑπὲρ ἡμῶν ἁμαρτίαν ἐποίησεν ἵνα ἡμεῖς γενώμεθα δικαιοσύνη Θεοῦ ἐν αὐτῷ.
20 A favore di Cristo quindi (Ὑπὲρ Χριστοῦ οὖν) siamo ambasciatori/testimoniamo che (πρεσβεύομεν ὡς), esortando/poiché [vi…] esorta Dio attraverso di noi (τοῦ Θεοῦ παρακαλοῦντος δι’ ἡμῶν; genit. assoluto), supplichiamo (δεόμεθα) [che…] per Cristo [vi…] riconciliate con Dio (ὑπὲρ Χριστοῦ καταλλάγητε τῷ Θεῷ). 21 [Dio…] fece (ἐποίησεν) colui che non aveva conosciuto il peccato (τὸν μὴ γνόντα ἁμαρτίαν), come un peccato in nostro favore (ὑπὲρ ἡμῶν ἁμαρτίαν), affinché noi diveniamo (ἵνα ἡμεῖς γενώμεθα) la giustizia (δικαιοσύνη: è un nominativo perché attribuito a ἡμεῖς: il soggetto) di Dio in quello/attraverso quello/attraverso lui (Θεοῦ ἐν αὐτῷ).
20 In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
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