LA TRADIZIONE DI LIBERTÀ DEGLI ATENIESI
(Demostene - Per la corona, 202-205)
Un brano in cui l’oratore Demostene (384 - 322 a.C.), paladino dell’indipendenza greca contro le mire del sovrano di Macedonia Filippo II, illustra la grandezza morale degli Ateniesi, principali difensori - a suo dire - della libertà ellenica, esempio di rigore e forza morale per tutti gli altri Greci.
TESTO GRECO:
Tίς γὰρ οὐκ οἶδεν Ἑλλήνων, τίς δὲ βαρβάρων, ὅτι καὶ παρὰ Θηβαίων καὶ παρὰ τῶν ἔτι τούτων πρότερον ἰσχυρῶν γενομένων Λακεδαιμονίων καὶ παρὰ τοῦ Περσῶν βασιλέως μετὰ πολλῆς χάριτος τοῦτ' ἂν ἀσμένως ἐδόθη τῇ πόλει, ὅτι βούλεται λαβούσῃ καὶ τὰ ἑαυτῆς ἐχούσῃ τὸ κελευόμενον ποιεῖν καὶ ἐᾶν ἕτερον τῶν Ἑλλήνων προεστάναι; ἀλλ' οὐκ ἦν ταῦθ', ὡς ἔοικε, τοῖς Ἀθηναίοις πάτρια οὐδ' ἀνεκτὰ οὐδ' ἔμφυτα, οὐδ' ἐδυνήθη πώποτε τὴν πόλιν οὐδεὶς ἐκ παντὸς τοῦ χρόνου πεῖσαι τοῖς ἰσχύουσι μέν, μὴ δίκαια δὲ πράττουσι προσθεμένην ἀσφαλῶς δουλεύειν, ἀλλ' ἀγωνιζομένη περὶ πρωτείων καὶ τιμῆς καὶ δόξης κινδυνεύουσα πάντα τὸν αἰῶνα διατετέλεκε. καὶ ταῦθ' οὕτω σεμνὰ καὶ προσήκοντα τοῖς ὑμετέροις ἤθεσιν ὑμεῖς ὑπολαμβάνετ' εἶναι ὥστε καὶ τῶν προγόνων τοὺς ταῦτα πράξαντας μάλιστ' ἐπαινεῖτε. εἰκότως· τίς γὰρ οὐκ ἂν ἀγάσαιτο τῶν ἀνδρῶν ἐκείνων τῆς ἀρετῆς, οἳ καὶ τὴν χώραν καὶ τὴν πόλιν ἐκλιπεῖν ὑπέμειναν εἰς τὰς τριήρεις ἐμβάντες ὑπὲρ τοῦ μὴ τὸ κελευόμενον ποιῆσαι, τὸν μὲν ταῦτα συμβουλεύσαντα Θεμιστοκλέα στρατηγὸν ἑλόμενοι, τὸν δ' ὑπακούειν ἀποφηνάμενον τοῖς ἐπιταττομένοις Κυρσίλον καταλιθώσαντες, οὐ μόνον αὐτόν, ἀλλὰ καὶ αἱ γυναῖκες αἱ ὑμέτεραι τὴν γυναῖκ' αὐτοῦ. οὐ γὰρ ἐζήτουν οἱ τότ' Ἀθηναῖοι οὔτε ῥήτορ' οὔτε στρατηγὸν δι' ὅτου δουλεύσουσιν εὐτυχῶς, ἀλλ' οὐδὲ ζῆν ἠξίουν, εἰ μὴ μετ' ἐλευθερίας ἐξέσται τοῦτο ποιεῖν. ἡγεῖτο γὰρ αὐτῶν ἕκαστος οὐχὶ τῷ πατρὶ καὶ τῇ μητρὶ μόνον γεγενῆσθαι, ἀλλὰ καὶ τῇ πατρίδι. διαφέρει δὲ τί; ὅτι ὁ μὲν τοῖς γονεῦσι μόνον γεγενῆσθαι νομίζων τὸν τῆς εἱμαρμένης καὶ τὸν αὐτόματον θάνατον περιμένει, ὁ δὲ καὶ τῇ πατρίδι, ὑπὲρ τοῦ μὴ ταύτην ἐπιδεῖν δουλεύουσαν ἀποθνῄσκειν ἐθελήσει, καὶ φοβερωτέρας ἡγήσεται τὰς ὕβρεις καὶ τὰς ἀτιμίας, ἃς ἐν δουλευούσῃ τῇ πόλει φέρειν ἀνάγκη, τοῦ θανάτου.
|-----------|
TRADUZIONE LIBERA:
Chi infatti tra gli Elleni, e chi tra i barbari non sa che sia da parte dei Tebani sia da parte dei Lacedemoni, che ancora prima di questi divennero forti, sia da parte del re dei Persiani con molto piacere volentieri alla città sarebbe stato concesso questo (e cioè), prendendosi ciò che voleva e tenendosi le proprie prerogative, di fare ciò che le veniva ordinato e lasciare che un altro fosse a capo degli Elleni? Ma per gli Ateniesi non erano questi comportamenti, come sembra, tradizionali né sopportabili né connaturati, né mai nessuno da sempre riuscì a convincere la città ad essere schiava senza rischio alleandosi a quelli che sono sì forti, ma compiono azioni non giuste, ma lottando per i primati e per l'onore e la gloria trascorse tutta la sua storia affrontando dei pericoli. E questi atteggiamenti voi ritenete che siano così sacrosanti ed appropriati ai vostri valori morali che anche tra gli antenati lodate particolarmente quelli che fecero queste cose. Naturalmente; chi infatti non ammirerebbe l'eroismo di quegli uomini, i quali sopportarono di abbandonare sia la regione, sia la città imbarcandosi nelle triremi allo scopo di non fare ciò che veniva ordinato, colui che aveva suggerito queste decisioni, Temistocle, scegliendolo come stratego, e invece colui che aveva proposto di dare ascolto alle condizioni imposte, Cirsilo, lapidandolo, non solo lui, ma anche le vostre mogli sua moglie. Infatti non cercavano gli Ateniesi di allora né un politicante né uno stratego mediante il quale sarebbero stati schiavi senza sventure, ma neppure vivere ritenevano opportuno, se non fosse stato possibile fare questo con libertà. Riteneva infatti ciascuno di loro di essere nato non per il padre e per la madre soltanto, ma anche per la patria. E che cosa differisce? Che colui che crede di essere nato solo per i genitori attende la morte daterminata dal destino e spontanea, colui che invece anche per la patria, sarà disposto a morire per non permettere che essa sia schiava, e considererà più terribili della morte gli oltraggi e le limitazioni della dignità che (è) inevitabile sopportare nella città quando è schiava.
|-----------|
TESTO CON TRADUZIONE LETTERALE E SPIEGAZIONE:
Tίς γὰρ οὐκ οἶδεν Ἑλλήνων, τίς δὲ βαρβάρων, ὅτι καὶ παρὰ Θηβαίων καὶ παρὰ τῶν ἔτι τούτων πρότερον ἰσχυρῶν γενομένων Λακεδαιμονίων καὶ παρὰ τοῦ Περσῶν βασιλέως μετὰ πολλῆς χάριτος τοῦτ' ἂν ἀσμένως ἐδόθη τῇ πόλει, ὅτι βούλεται λαβούσῃ καὶ τὰ ἑαυτῆς ἐχούσῃ τὸ κελευόμενον ποιεῖν καὶ ἐᾶν ἕτερον τῶν Ἑλλήνων προεστάναι;
Chi infatti degli/tra gli Elleni (Ἑλλήνων: genit. partitivo) non conosce/sa (οὐκ οἶδεν), chi dei/tra i Barbari, che (ὅτι) presso i Tebani e presso i Lacedemoni (παρὰ τῶν Λακεδαιμονίων) divenuti (γενομένων) forti già (ἔτι) prima di questi (τούτων πρότερον) e presso il re della Persia con molto piacere (μετὰ πολλῆς χάριτος) felicemente/con piacere (ἀσμένως) alla/a una città sarebbe stato imposto (ἂν ἐδόθη->) questo (τοῦτο): dopo aver preso (λαβούσῃ: part. dat. sing. femm. aoristo att. di λαμβάνω: prendo; il dat. femm. sing. si riferisce a τῇ πόλει) ciò che vuole e avendo/mantenendo la sue cose/prerogative (τὰ ἑαυτῆς) il fare/che facessero (ποιεῖν) il richiesto/ciò che si imponeva loro (κελευόμενον) e lasciare (ἐᾶν: inf. (contratto) att. pres. di ἐάω: permetto) lo stare innanzi/che comandasse (προεστάναι: inf. att. perf. προ-ἵστημι; perf. ἕστακα) un altro degli/tra gli Elleni?
----
ἀλλ' οὐκ ἦν ταῦθ', ὡς ἔοικε, τοῖς Ἀθηναίοις πάτρια οὐδ' ἀνεκτὰ οὐδ' ἔμφυτα, οὐδ' ἐδυνήθη πώποτε τὴν πόλιν οὐδεὶς ἐκ παντὸς τοῦ χρόνου πεῖσαι τοῖς ἰσχύουσι μέν, μὴ δίκαια δὲ πράττουσι προσθεμένην ἀσφαλῶς δουλεύειν, ...
Ma non erano queste cose (οὐκ ἦν ταῦθα), come sembra (ὡς ἔοικε->3^ sing. da ἔοικα: sembo; alla terza persona: sembra, appare (…giusto)), tradizionali/proprie della patria né tollerabili né innate per gli Ateniesi, né nessuno mai poté (οὐδεὶς πώποτε ἐδυνήθη->3^ sing. ind. aor. da δύναμαι: posso) per tutto il tempo (ἐκ παντὸς τοῦ χρόνου) convincer(li) a servire (δουλεύειν + dat.) a coloro che erano potenti (ἰσχύουσι: part. dat. plur. masch. att. ind. da ἰσχύω: sono forte – NOTA: la 3^ pers. sing. att. indicat. è uguale al part. dat. plur. masch. att. ind.!!!) da una parte (μέν), (e…) che non facevano (πράττουσι: part. dat. plur. masch. att. ind. da πράσσω: faccio) cose non giuste dall’altra, essendosi associata/poiché essa si era associata/alleata (con loro…) (προσθεμένην: part. acc. femm. sing. aor. medio da προσ-τίθημι: accosto; al medio: mi accosto, mi alleo) stabilmente (ἀσφαλῶς), …
----
ἀλλ' ἀγωνιζομένη περὶ πρωτείων καὶ τιμῆς καὶ δόξης κινδυνεύουσα πάντα τὸν αἰῶνα διατετέλεκε.
… ma lottando riguardo a/per le cose prime/più importanti (περὶ πρωτείων) e l’onore e la fama (δόξης), correndo rischi, ha perseverato (διατετέλεκε: 3^ sing. att. ind. perfetto da δια-τελέω: persevero) per tutto il tempo/sempre (πάντα τὸν αἰῶνα).
----
καὶ ταῦθ' οὕτω σεμνὰ καὶ προσήκοντα τοῖς ὑμετέροις ἤθεσιν ὑμεῖς ὑπολαμβάνετ' εἶναι ὥστε καὶ τῶν προγόνων τοὺς ταῦτα πράξαντας μάλιστ' ἐπαινεῖτε.
E voi considerate essere queste cose così sacre (οὕτω σεμνὰ) e confacenti (προσήκοντα: part. att. pres. plur. acc./nom. neutro da προσ-ἥκω: sono venuto; convengo a, sono opportuno) ai nostri costumi che (ὥστε: preposiz. consecutiva) anche/pure lodate massimamente degli/tra gli antenati (τῶν προγόνων: genit. partit.) coloro che hanno fatto (τοὺς πράξαντας) queste cose.
----
εἰκότως· τίς γὰρ οὐκ ἂν ἀγάσαιτο τῶν ἀνδρῶν ἐκείνων τῆς ἀρετῆς, οἳ καὶ τὴν χώραν καὶ τὴν πόλιν ἐκλιπεῖν ὑπέμειναν εἰς τὰς τριήρεις ἐμβάντες ὑπὲρ τοῦ μὴ τὸ κελευόμενον ποιῆσαι, τὸν μὲν ταῦτα συμβουλεύσαντα Θεμιστοκλέα στρατηγὸν ἑλόμενοι,
Giustamente (εἰκότως); chi infatti non si meraviglierebbe della/ammirerebbe (ἀγάσαιτο: 3^ sing. ottat. aor. (medio) di ἄγαμαι: guardo attonito, ammiro…) la virtù di quegli uomini, che e la terra e la città sopportarono (ὑπέμειναν: 3^plur. aor. ind. att. da ὑπο-μένω: sopporto) di lasciare (ἐκλιπεῖν) dopo essersi recati (ἐμβάντες) alle/presso le triremi per non (ὑπὲρ τοῦ μὴ…) star per fare/dover fare (ποιῆσαι: inf. att. fut. di ποιέω: faccio; il tempo futuro esprime scopo/volizione: “dover fare”) il richiesto/ciò che gli era richiesto, aventi scelto/che scelsero (ἑλόμενοι: part. nom. plur. aor. medio di αἱρέω: prendo, scelgo) come stratego Temistocle (Θεμιστοκλέα στρατηγὸν) il quale consigliò queste cose (…cioè: di abbandonare Atene e andare sulle navi!), …
----
τὸν δ' ὑπακούειν ἀποφηνάμενον τοῖς ἐπιταττομένοις Κυρσίλον καταλιθώσαντες, οὐ μόνον αὐτόν, ἀλλὰ καὶ αἱ γυναῖκες αἱ ὑμέτεραι τὴν γυναῖκ' αὐτοῦ.
… aventi lapidato/che lapidarono Cirsilo che aveva confessato (ἀποφηνάμενον: part. acc. sing. aor. medio di ἀπο-φαίνομαι: disvelo, confesso) di porgere ascolto/obbedire a quelli che ordinavano/davano ordini (agli Ateniesi…) (ἐπιταττομένοις; τάσσω-τάττω: metto in ordine; ordino, impongo), (e…) non solo lui, ma anche le vostre mogli (avevano lapidato…) la moglie di quello.
----
οὐ γὰρ ἐζήτουν οἱ τότ' Ἀθηναῖοι οὔτε ῥήτορ' οὔτε στρατηγὸν δι' ὅτου δουλεύσουσιν εὐτυχῶς, ἀλλ' οὐδὲ ζῆν ἠξίουν, εἰ μὴ μετ' ἐλευθερίας ἐξέσται τοῦτο ποιεῖν.
Gli Ateniesi di allora (τότ' Ἀθηναῖοι; τότε: “allora”, “a quei tempi”; in posizione aggettivale) infatti non cercavano né un oratore né uno stratega col quale/attraverso cui (δι' ὅτου= δι' οὗτινος->gen. di ὅστις) serviranno/avrebbero servito (δουλεύσουσιν: 3^ plur. ind. fut. di δουλεύω: servo; il futuro ovviamente è in relazione al verbo della reggente, che è al passato) felicemente/di buon animo, ma nemmeno stimavano degna la vita, se questo (τοῦτο: cioè, il vivere) non sarà/sarebbe stato/avrebbe significato (ἐξέσται: 3^ sing. ind. fut. di ἔξ-ειμι: esco, vengo a essere; il futuro ovviamente è in relazione al verbo della reggente, che è al passato) far(lo) con la libertà/liberamente.
----
ἡγεῖτο γὰρ αὐτῶν ἕκαστος οὐχὶ τῷ πατρὶ καὶ τῇ μητρὶ μόνον γεγενῆσθαι, ἀλλὰ καὶ τῇ πατρίδι. διαφέρει δὲ τί;
Infatti ognuno di loro (αὐτῶν ἕκαστος) pensava di non (οὐχὶ=οὐ; forma rafforzat.) essere al mondo (γεγενῆσθαι: infinito perfetto di γίγνομαι: divento; sono; nasco) soltanto (μόνον) per il padre e la madre (τῷ πατρὶ καὶ τῇ μητρὶ), ma anche per la patria. Ma cosa comporta (ciò…)?
----
ὅτι ὁ μὲν τοῖς γονεῦσι μόνον γεγενῆσθαι νομίζων τὸν τῆς εἱμαρμένης καὶ τὸν αὐτόματον θάνατον περιμένει, ὁ δὲ καὶ τῇ πατρίδι, ὑπὲρ τοῦ μὴ ταύτην ἐπιδεῖν δουλεύουσαν ἀποθνῄσκειν ἐθελήσει, καὶ φοβερωτέρας ἡγήσεται τὰς ὕβρεις καὶ τὰς ἀτιμίας, ἃς ἐν δουλευούσῃ τῇ πόλει φέρειν ἀνάγκη, τοῦ θανάτου.
Il fatto che (ὅτι) (egli), ritenendo di essere al mondo solo per i (suoi…) progenitori/per la (sua…) stirpe, sopporta/sopporti (περιμένει) da una parte (μὲν…) la/una morte del destino/dovuta al destino (τῆς εἱμαρμένης) e inevitabile (αὐτόματον: letter., che si muove da solo), che (ὅτι) dall’altra (δὲ…) vorrà anche morire per la patria, per il non/perché non (ὑπὲρ τοῦ μὴ) lasciare essa/rimanga asservita, e che(ὅτι) riterrà più spaventose della morte (φοβερωτέρας… τοῦ θανάτου) le violenze e le infamie che è necessario/inevitabile (ἀνάγκη (ἐστί)) sopportare (φέρειν) in una città asservita.
-------- ---- ---- ---- ---- --------
コメント