LE SABINE FERMANO LA GUERRA DI ROMA
Le donne sabine fermano la guerra tra i Romani (in precedenza loro rapitori, ora loro mariti) e i parenti venuti a riprenderle
(Plutarco, Vita di Romolo, 19; 1-5…)
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Il bellissimo e commovente discorso tenuto dalle Sabine (precedentemente rapite dai Romani, ma ora divenutene spose) per porre fine alla battaglia e alla guerra tra il popolo romano e il loro.
Esso ruota attorno al fatto che, dopo essere state tradite e abbandonate al loro destino quando i Romani le hanno rapite (…si tratta del famoso “ratto delle Sabine”), esse siano adesso nuovamente vittime dell’insensibilità dei loro connazionali maschi (padri, fratelli e parenti).
L’intervento ritardato di questi ultimi, difatti, comporta ora la morte dei loro mariti e la caduta in disgrazia dei loro figli, in quanto figli dei “nemici”. E il paradosso – esse fanno notare – è che i Sabini combattono non più contro dei semplici nemici, ma anche contro i propri generi e i propri nipoti, oltre che (nonostante le loro buone intenzioni!) contro le loro stesse figlie, sorelle, parenti.
Il racconto è caratterizzato da un’atmosfera patetica e straziante, dal momento che l’azione si svolge nel mezzo del campo di battaglia, dove esse sono penetrate ponendo a repentaglio le loro stesse vite, tra gli strepiti e le grida sia delle donne che dei soldati.
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TESTO ORIGINALE:
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19. ἐνταῦθα δ᾽ αὐτοὺς ὥσπερ ἐξ ὑπαρχῆς μάχεσθαι παρασκευαζομένους ἐπέσχε δεινὸν ἰδεῖν θέαμα καὶ λόγου κρείττων ὄψις. αἱ γὰρ ἡρπασμέναι θυγατέρες τῶν Σαβίνων ὤφθησαν ἀλλαχόθεν ἄλλαι μετὰ βοῆς καὶ ἀλαλαγμοῦ διὰ τῶν ὅπλων φερόμεναι καὶ τῶν νεκρῶν ὥσπερ ἐκ θεοῦ κάτοχοι, πρός τε τοὺς ἄνδρας αὑτῶν καὶ τοὺς πατέρας, αἱ μὲν παιδία κομίζουσαι νήπια πρὸς ταῖς ἀγκάλαις, αἱ δὲ τὴν κόμην προϊσχόμεναι λελυμένην, πᾶσαι δ᾽ ἀνακαλούμεναι τοῖς φιλτάτοις ὀνόμασι ποτὲ μὲν τοὺς Σαβίνους, ποτὲ δὲ τοὺς Ῥωμαίους. [2] ἐπεκλάσθησαν οὖν ἀμφότεροι, καὶ διέσχον αὐταῖς ἐν μέσῳ καταστῆναι τῆς παρατάξεως, καὶ κλαυθμὸς ἅμα διὰ πάντων ἐχώρει, καὶ πολὺς οἶκτος ἦν πρός τε τὴν ὄψιν καὶ τοὺς λόγους ἔτι μᾶλλον, εἰς ἱκεσίαν καὶ δέησιν ἐκ δικαιολογίας καὶ παρρησίας τελευτῶντας. [3] ‘τί γάρ ( ἔφασαν) ὑμᾶς δεινὸν ἢ λυπηρὸν ἐργασάμεναι, τὰ μὲν ἤδη πεπόνθαμεν, τὰ δὲ πάσχομεν τῶν σχετλίων κακῶν; ἡρπάσθημεν ὑπὸ τῶν νῦν ἐχόντων βίᾳ καὶ παρανόμως, ἁρπασθεῖσαι δ᾽ ἠμελήθημεν ὑπ᾽ ἀδελφῶν καὶ πατέρων καὶ οἰκείων χρόνον τοσοῦτον, ὅσος ἡμᾶς πρὸς τὰ ἔχθιστα κεράσας ταῖς μεγίσταις ἀνάγκαις πεποίηκε νῦν ὑπὲρ τῶν βιασαμένων καὶ παρανομησάντων δεδιέναι μαχομένων καὶ κλαίειν θνῃσκόντων. [4] οὐ γὰρ ἤλθετε τιμωρήσοντες ἡμῖν παρθένοις οὔσαις ἐπὶ τοὺς ἀδικοῦντας, ἀλλὰ νῦν ἀνδρῶν ἀποσπᾶτε γαμετὰς καὶ τέκνων μητέρας, οἰκτροτέραν βοήθειαν ἐκείνης τῆς ἀμελείας καὶ προδοσίας βοηθοῦντες ἡμῖν ταῖς ἀθλίαις. τοιαῦτα μὲν ἠγαπήθημεν ὑπὸ τούτων, τοιαῦτα δ᾽ ὑφ᾽ ὑμῶν ἐλεούμεθα. καὶ γὰρ εἰ δι᾽ ἄλλην αἰτίαν ἐμάχεσθε, παύσασθαι δι᾽ ἡμᾶς πενθεροὺς γεγονότας καὶ πάππους καὶ οἰκείους ὄντας ἐχρῆν. [5] εἰ δ᾽ ὑπὲρ ἡμῶν ὁ πόλεμός ἐστι, κομίσασθε ἡμᾶς μετὰ γαμβρῶν καὶ τέκνων, καὶ ἀπόδοτε ἡμῖν πατέρας καὶ οἰκείους, μηδ᾽ ἀφέλησθε παῖδας καὶ ἄνδρας. ἱκετεύομεν ὑμᾶς μὴ πάλιν αἰχμάλωτοι γενέσθαι.’
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TESTO TRADOTTO:
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A questo punto, mentre essi si preparavano a ricominciare a combattere, furono trattenuti da uno spettacolo terribile, la cui vista supera ogni descrizione.
Si videro infatti le figlie dei Sabini rapite correre chi da una parte chi dall’altra tra pianti e urla in mezzo alle armi e ai cadaveri, come invasate da un demone, verso i loro sposi e i loro padri, alcune portando in braccio i figlioletti, altre con le chiome sciolte che coprivano il loro volto, tutte chiamando coi nomi più dolci ora i Romani ora i Sabini.
Rimasero colpiti gli uni e gli altri, e indietreggiarono per far loro posto nello schieramento. Tutti piangevano e una grande pietà suscitava la loro vista e ancor più le loro parole, che partendo da eloquenti argomenti terminavano col trasformarsi in una supplica e in una preghiera.
“Che cosa – dicevano – vi abbiamo fatto di terribile o di dannoso, noi che mali crudeli abbiamo già sofferto e altri continuiamo a soffrire?
Quando fummo rapite, né fratelli né padri né parenti si curarono di noi per tutto il tempo sufficiente a farci stringere con strettissimi vincoli a quelli che erano stati i nostri più odiosi nemici, e ora ci tocca di dover temere per la vita di coloro che ci rapirono e ci oltraggiarono, se sono sul campo di battaglia; di piangerli, se sono morti.
Voi non accorreste a difenderci di fronte agli aggressori quando eravamo vergini, ma cercate ora di dividere le spose dei loro mariti e le madri dai loro figli, portando a noi disgraziate un soccorso molto più miserevole della vostra noncuranza e del vostro tradimento.
Questo è l’amore di cui ci han fatto oggetto costoro, questa è la pietà che voi avete per noi. Anche se combatteste per un altro motivo, dovreste a causa del nostro intervento cessare di combattere, voi che siete divenuti per mezzo nostro suoceri e nonni, e che siete loro parenti.
Ma se la guerra è scoppiata per noi, portateci prigioniere insieme coi vostri prigionieri e i nostri figli e restituiteci i padri e i parenti, ma non toglieteci figli e mariti. Noi vi supplichiamo di non farci divenire di nuovo prigioniere di guerra.”
(Traduzione di Antonio Traglia)
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TESTO SPIEGATO:
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19. ἐνταῦθα δ᾽ αὐτοὺς ὥσπερ ἐξ ὑπαρχῆς μάχεσθαι παρασκευαζομένους ἐπέσχε δεινὸν ἰδεῖν θέαμα καὶ λόγου κρείττων ὄψις.
E ALLORA (ἐνταῦθα δ᾽) UNO SPETTACOLO TERRIBILE A VEDERSI (δεινὸν ἰδεῖν θέαμα) E UNA VISIONE SUPERIORE AL DISCORSO/INESPRIMIBILE A PAROLE (καὶ λόγου κρείττων ὄψις) PRESENTÒ//OCCUPÒ/ATTRASSE L’ATTENZIONE DI (ἐπέσχε: due possibili traduzioni del verbo) QUELLI/GLI UOMINI CHE SI PREPARAVANO COME DI NUOVO/UNA VOLTA DI PIÙ (αὐτοὺς ὥσπερ ἐξ ὑπαρχῆς παρασκευαζομένους) A COMBATTERE (μάχεσθαι).
A questo punto, mentre essi si preparavano a ricominciare a combattere, furono trattenuti da uno spettacolo terribile, la cui vista supera ogni descrizione.
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αἱ γὰρ ἡρπασμέναι θυγατέρες τῶν Σαβίνων ὤφθησαν ἀλλαχόθεν ἄλλαι μετὰ βοῆς καὶ ἀλαλαγμοῦ διὰ τῶν ὅπλων φερόμεναι καὶ τῶν νεκρῶν ὥσπερ ἐκ θεοῦ κάτοχοι, πρός τε τοὺς ἄνδρας αὑτῶν καὶ τοὺς πατέρας, αἱ μὲν παιδία κομίζουσαι νήπια πρὸς ταῖς ἀγκάλαις, αἱ δὲ τὴν κόμην προϊσχόμεναι λελυμένην, πᾶσαι δ᾽ ἀνακαλούμεναι τοῖς φιλτάτοις ὀνόμασι ποτὲ μὲν τοὺς Σαβίνους, ποτὲ δὲ τοὺς Ῥωμαίους.
LE DONNE RAPITE DEI SABINI INFATTI ERANO VISTE/SI POTEVANO VEDERE (αἱ γὰρ ἡρπασμέναι θυγατέρες τῶν Σαβίνων ὤφθησαν) DA UNA PARTE ALTRE/ALCUNE (ἀλλαχόθεν ἄλλαι) NEL BOATO E NELLO STREPITO (DELLA BATTAGLIA…) (μετὰ βοῆς καὶ ἀλαλαγμοῦ) PORTARSI/DIRIGERSI TRA LE ARMI E I MORTI (φερόμεναι διὰ τῶν ὅπλων καὶ τῶν νεκρῶν) COME DA UN DIO (RESE…) TENACI (ὥσπερ ἐκ θεοῦ κάτοχοι), E VERSO GLI UOMINI DI SE STESSE/LORO E I PADRI (πρός τε τοὺς ἄνδρας αὑτῶν καὶ τοὺς πατέρας), ALCUNE (αἱ μὲν) I FIGLI PORTANTI/CHE PORTAVANO NEONATI TRA LE BRACCIA (παιδία κομίζουσαι νήπια πρὸς ταῖς ἀγκάλαις), ALTRE CHE METTEVANO DAVANTI/CHE MOSTRAVANO LA CHIOMA SCIOLTA (αἱ δὲ τὴν κόμην προϊσχόμεναι λελυμένην), MA TUTTE CHE CHIAMAVANO CON I NOMI PIÙ DOLCI (πᾶσαι δ᾽ ἀνακαλούμεναι τοῖς φιλτάτοις ὀνόμασι) A VOLTE I SABINI (ποτὲ μὲν τοὺς Σαβίνους), ALTRE VOLTE I ROMANI (ποτὲ δὲ τοὺς Ῥωμαίους).
Si videro infatti le figlie dei Sabini rapite correre chi da una parte chi dall’altra tra pianti e urla in mezzo alle armi e ai cadaveri, come invasate da un demone, verso i loro sposi e i loro padri, alcune portando in braccio i figlioletti, altre con le chiome sciolte che coprivano il loro volto, tutte chiamando coi nomi più dolci ora i Romani ora i Sabini.
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[2] ἐπεκλάσθησαν οὖν ἀμφότεροι, καὶ διέσχον αὐταῖς ἐν μέσῳ καταστῆναι τῆς παρατάξεως, καὶ κλαυθμὸς ἅμα διὰ πάντων ἐχώρει, καὶ πολὺς οἶκτος ἦν πρός τε τὴν ὄψιν καὶ τοὺς λόγους ἔτι μᾶλλον, εἰς ἱκεσίαν καὶ δέησιν ἐκ δικαιολογίας καὶ παρρησίας τελευτῶντας.
ERANO PROSTRATI DUNQUE ENTRAMBI/ROMANI E SABINI (ἐπεκλάσθησαν οὖν ἀμφότεροι), E ANDARONO DA ESSE (καὶ διέσχον αὐταῖς) NEL MEZZO DEL DIVENIRE/DELL’INFURIARE DELLO SCHIERAMENTO BELLICO/DELLA BATTAGLIA (ἐν μέσῳ καταστῆναι τῆς παρατάξεως), E UN LAMENTO ALLO STESSO TEMPO TRA TUTTI (I PRESENTI…) SI FACEVA STRADA (καὶ κλαυθμὸς ἅμα διὰ πάντων ἐχώρει), E MOLTA PIETÀ VI ERA E ALLA VISTA E AI DISCORSI (DI QUELLE…) (καὶ πολὺς οἶκτος ἦν πρός τε τὴν ὄψιν καὶ τοὺς λόγους) ANCORA DI PIÙ (ἔτι μᾶλλον), TERMINANTI/I QUALI TERMINAVANO (τελευτῶντας) (A PARTIRE…) DALLA DIFESA E DALLA FRANCHEZZA (ἐκ δικαιολογίας καὶ παρρησίας) NELLA PREGHIERA E NELLA SUPPLICA (εἰς ἱκεσίαν καὶ δέησιν).
Rimasero colpiti gli uni e gli altri, e indietreggiarono per far loro posto nello schieramento. Tutti piangevano e una grande pietà suscitava la loro vista e ancor più le loro parole, che partendo da eloquenti argomenti terminavano col trasformarsi in una supplica e in una preghiera.
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[3] ‘τί γάρ ( ἔφασαν) ὑμᾶς δεινὸν ἢ λυπηρὸν ἐργασάμεναι, τὰ μὲν ἤδη πεπόνθαμεν, τὰ δὲ πάσχομεν τῶν σχετλίων κακῶν;
“COSA INFATTI (τί γάρ) – CHIEDEVANO (ἔφασαν) – AVENDO FATTO A VOI (ὑμᾶς ἐργασάμεναι) DI TREMENDO O DOLOROSO/OFFENSIVO (δεινὸν ἢ λυπηρὸν), QUELLE COSE (τὰ μὲν…) GIÀ/IN PASSATO ABBIAMO SOFFERTO/DOVEMMO SOFFRIRE (ἤδη πεπόνθαμεν), QUESTE (ORA…) (…τὰ δὲ) SOFFRIAMO/DOBBIAMO PATIRE DEI/TRA I TREMENDI MALI (πάσχομεν τῶν σχετλίων κακῶν)?/PER QUALE CRIMINE CHE AVREMMO COMMESSO VERSO DI VOI – CHIEDEVANO – GIÀ ABBIAMO PATITO IN PASSATO E ANCORA DOBBIAMO PATIRE MALI COSÌ TREMENDI (τί γάρ ( ἔφασαν) ὑμᾶς δεινὸν ἢ λυπηρὸν ἐργασάμεναι, τὰ μὲν ἤδη πεπόνθαμεν, τὰ δὲ πάσχομεν τῶν σχετλίων κακῶν;)?
“Che cosa – dicevano – vi abbiamo fatto di terribile o di dannoso, noi che mali crudeli abbiamo già sofferto e altri continuiamo a soffrire?
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ἡρπάσθημεν ὑπὸ τῶν νῦν ἐχόντων βίᾳ καὶ παρανόμως, ἁρπασθεῖσαι δ᾽ ἠμελήθημεν ὑπ᾽ ἀδελφῶν καὶ πατέρων καὶ οἰκείων χρόνον τοσοῦτον, ὅσος ἡμᾶς πρὸς τὰ ἔχθιστα κεράσας ταῖς μεγίσταις ἀνάγκαις πεποίηκε νῦν ὑπὲρ τῶν βιασαμένων καὶ παρανομησάντων δεδιέναι μαχομένων καὶ κλαίειν θνῃσκόντων.
FUMMO RAPITE DA COLORO CHE ORA (CI…) POSSIEDONO (ἡρπάσθημεν ὑπὸ τῶν νῦν ἐχόντων) CON LA FORZA E INGIUSTAMENTE (βίᾳ καὶ παρανόμως), E PER ESSERE STATE RAPITE FUMMO TRASCURATE/IGNORATE DA FRATELLI E PADRI E FAMILIARI (ἁρπασθεῖσαι δ᾽ ἠμελήθημεν ὑπ᾽ ἀδελφῶν καὶ πατέρων καὶ οἰκείων) PER UN TALE/COSÌ TANTO TEMPO (χρόνον τοσοῦτον), IL QUALE (ὅσος) AVENDO MESCOLATO/UNITO NOI AI NEMICI (ἡμᾶς πρὸς τὰ ἔχθιστα κεράσας) HA FATTO IN MODO DA (πεποίηκε), PER NECESSITÀ ENORMI/RAGIONI SUPERIORI AL NOSTRO VOLERE (ταῖς μεγίσταις ἀνάγκαις), ORA TEMERE (NOI DONNE…) (δεδιέναι) RIGUARDO A COLORO CHE (CI…) FECERO VIOLENZA E (CI…) SOPRAFFECERO INGIUSTAMENTE (ὑπὲρ τῶν βιασαμένων καὶ παρανομησάντων) COMBATTENDO/MENTRE COMBATTONO (μαχομένων) E (IN MODO DA…) PIANGERE MORENDO/SE MUOIONO (καὶ κλαίειν θνῃσκόντων).
Quando fummo rapite, né fratelli né padri né parenti si curarono di noi per tutto il tempo sufficiente a farci stringere con strettissimi vincoli a quelli che erano stati i nostri più odiosi nemici, e ora ci tocca di dover temere per la vita di coloro che ci rapirono e ci oltraggiarono, se sono sul campo di battaglia; di piangerli, se sono morti.
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[4] οὐ γὰρ ἤλθετε τιμωρήσοντες ἡμῖν παρθένοις οὔσαις ἐπὶ τοὺς ἀδικοῦντας, ἀλλὰ νῦν ἀνδρῶν ἀποσπᾶτε γαμετὰς καὶ τέκνων μητέρας, οἰκτροτέραν βοήθειαν ἐκείνης τῆς ἀμελείας καὶ προδοσίας βοηθοῦντες ἡμῖν ταῖς ἀθλίαις.
INFATTI NON VENISTE DA NOI CHE ERAVAMO VERGINI (οὐ γὰρ ἤλθετε ἡμῖν παρθένοις οὔσαις) SOCCORRENDO(CI)/PER SOCCORRERCI CONTRO I (NOSTRI…) AGUZZINI (τιμωρήσοντες ἐπὶ τοὺς ἀδικοῦντας), MA ORA (CI…= ὑμᾶς sottinteso) ALLONTANATE DAGLI UOMINI (ἀλλὰ νῦν ἀνδρῶν ἀποσπᾶτε) SPOSE E MADRI DI FIGLI (γαμετὰς καὶ τέκνων μητέρας), A NOI DISGRAZIATE (ἡμῖν ταῖς ἀθλίαις) DANDO UN SOCCORSO (βοήθειαν βοηθοῦντες) PIÙ TRISTE DI QUELLA TRASCURATEZZA E TRADIMENTO (VERSO DI NOI…) (οἰκτροτέραν ἐκείνης τῆς ἀμελείας καὶ προδοσίας).
Voi non accorreste a difenderci di fronte agli aggressori quando eravamo vergini, ma cercate ora di dividere le spose dei loro mariti e le madri dai loro figli, portando a noi disgraziate un soccorso molto più miserevole della vostra noncuranza e del vostro tradimento.
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τοιαῦτα μὲν ἠγαπήθημεν ὑπὸ τούτων, τοιαῦτα δ᾽ ὑφ᾽ ὑμῶν ἐλεούμεθα. καὶ γὰρ εἰ δι᾽ ἄλλην αἰτίαν ἐμάχεσθε, παύσασθαι δι᾽ ἡμᾶς πενθεροὺς γεγονότας καὶ πάππους καὶ οἰκείους ὄντας ἐχρῆν.
RIGUARDO A TALI COSE (cioè, la matrimonio e ai figli…) DA UNA PARTE FUMMO LUSINGATE DA QUESTI/DAI ROMANI (τοιαῦτα μὲν ἠγαπήθημεν ὑπὸ τούτων), TALI COSE DALL’ALTRA DA VOI PRENDIAMO/RICEVIAMO (τοιαῦτα δ᾽ ὑφ᾽ ὑμῶν ἐλεούμεθα). E INFATTI SE PER QUESTA RAGIONE COMBATTEVATE (καὶ γὰρ εἰ δι᾽ ἄλλην αἰτίαν ἐμάχεσθε), BISOGNAVA/BISOGNEREBBE CHE VI FERMASTE (παύσασθαι ἐχρῆν) ATTRAVERSO DI NOI ESSENDO DIVENTATI SUOCERI (δι᾽ ἡμᾶς πενθεροὺς γεγονότας) E ESSENDO (ORAMAI…) NONNI E FAMILIARI (DEI ROMANI…) (καὶ πάππους καὶ οἰκείους ὄντας).
Questo è l’amore di cui ci han fatto oggetto costoro, questa è la pietà che voi avete per noi. Anche se combatteste per un altro motivo, dovreste a causa del nostro intervento cessare di combattere, voi che siete divenuti per mezzo nostro suoceri e nonni, e che siete loro parenti.
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[5] εἰ δ᾽ ὑπὲρ ἡμῶν ὁ πόλεμός ἐστι, κομίσασθε ἡμᾶς μετὰ γαμβρῶν καὶ τέκνων, καὶ ἀπόδοτε ἡμῖν πατέρας καὶ οἰκείους, μηδ᾽ ἀφέλησθε παῖδας καὶ ἄνδρας. ἱκετεύομεν ὑμᾶς μὴ πάλιν αἰχμάλωτοι γενέσθαι.’
E SE RIGUARDO A NOI LA GUERRA È/SI COMBATTE (εἰ δ᾽ ὑπὲρ ἡμῶν ὁ πόλεμός ἐστι), PORTATECI VIA (κομίσασθε ἡμᾶς) CON GENERI E FIGLI (μετὰ γαμβρῶν καὶ τέκνων), E RESTITUITECI PADRI E FAMILIARI (καὶ ἀπόδοτε ἡμῖν πατέρας καὶ οἰκείους), E NON PORTATECI VIA FIGLI E UOMINI/MARITI (μηδ᾽ ἀφέλησθε παῖδας καὶ ἄνδρας). VI PREGHIAMO (ἱκετεύομεν ὑμᾶς) DI NON RENDER(CI) NUOVAMENTE PRIGIONIERE DI GUERRA (μὴ γενέσθαι πάλιν αἰχμάλωτοι).
Ma se la guerra è scoppiata per noi, portateci prigioniere insieme coi vostri prigionieri e i nostri figli e restituiteci i padri e i parenti, ma non toglieteci figli e mariti. Noi vi supplichiamo di non farci divenire di nuovo prigioniere di guerra.”
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