Introduzione:
Ricordato come uno dei tanti imperatori folli e sanguinari della storia romana, che suscitarono con le proprie intemperanze le ire del Senato e furono perciò eliminati con la violenza, Nerone rimase in realtà molto a lungo sotto la tutela e la benefica influenza di Seneca, ovvero di quello che, assieme a Lucrezio, fu senza dubbio il filosofo più importante di scuola romana.
Nella lettera qui riportata – tratta dagli Annali di Tacito, storico che operò a cavallo tra I e II sec. d.C. – il filosofo tenta di prendere commiato dal suo pupillo, il quale tuttavia non solo gli negò tale privilegio ma lo indusse poco dopo al suicidio, per il sospetto d'aver preso parte a una congiura contro di lui.
LA LETTERA DI COMMIATO DI SENECA A NERONE, SECONDO TACITO:
14.53. At Seneca criminantium non ignarus, prodentibus iis quibus aliqua honesti cura et familiaritatem eius magis aspernante Caesare, tempus sermoni orat et accepto ita incipit: 'quartus decimus annus est, Caesar, ex quo spei tuae admotus sum, octavus ut imperium obtines: medio temporis tantum honorum atque opum in me cumulasti ut nihil felicitati meae desit nisi moderatio eius. utar magnis exemplis nec meae fortunae sed tuae. abavus tuus Augustus Marco Agrippae Mytilenense secretum, C. Maecenati urbe in ipsa velut peregrinum otium permisit; quorum alter bellorum socius, alter Romae pluribus laboribus iactatus ampla quidem sed pro ingentibus meritis praemia acceperant. ego quid aliud munificentiae tuae adhibere potui quam studia, ut sic dixerim, in umbra educata, et quibus claritudo venit, quod iuventae tuae rudimentis adfuisse videor, grande huius rei pretium. at tu gratiam immensam, innumeram pecuniam circumdedisti adeo ut plerumque intra me ipse volvam: egone equestri et provinciali loco ortus proceribus civitatis adnumeror? inter nobilis et longa decora praeferentis novitas mea enituit? ubi est animus ille modicis contentus? talis hortos extruit et per haec suburbana incedit et tantis agrorum spatiis, tam lato faenore exuberat? una defensio occurrit quod muneribus tuis obniti non debui.
14.54 Sed uterque mensuram implevimus, et <tu>, quantum princeps tribuere amico posset, et ego, quantum amicus a principe accipere: cetera invidiam augent. quae quidem, ut omnia mortalia, infra tuam magnitudinem iacet, sed mihi incumbit, mihi subveniendum est. quo modo in militia aut via fessus adminiculum orarem, ita in hoc itinere vitae senex et levissimis quoque curis impar, cum opes meas ultra sustinere non possim, praesidium peto. iube rem per procuratores tuos administrari, in tuam fortunam recipi. nec me in paupertatem ipse detrudam, sed traditis quorum fulgore praestringor, quod temporis hortorum aut villarum curae seponitur in animum revocabo. superest tibi robur et tot per annos visum <summi> fastigii regimen: possumus seniores amici quietem reposcere. hoc quoque in tuam gloriam cedet, eos ad summa vexisse qui et modica tolerarent.'
Traduzione professionale:
53. Non ignorava Seneca l'esistenza di tali accuse, informatone da quanti erano ancora sensibili all'onore, e, poiché Cesare lo emarginava sempre di più, chiede udienza e, ottenutala, così comincia: «Da ben quattordici anni, o Cesare, sono stato affiancato alla tua giovinezza carica d speranze; e da ben otto anni tu reggi l'impero. In tutto questo tempo mi hai colmato di tanti onori e ricchezze, che nulla manca alla mia fortuna, se non di porvi un limite. Citerò grandi esempi, e relativi non alla mia condizione, bensì alla tua. Il tuo trisavolo Augusto concedette a Marco Agrippa di ritirarsi a Mitilene e a Gaio Mecenate il riserbo di una vita privata in piena Roma, quasi fosse un forestiero: hanno collaborato con lui, l'uno nelle guerre e l'altro accettando, a Roma, il carico di responsabilità di ogni tipo, ma per i loro grandi meriti ricevettero premi adeguati. Io null'altro avrei potuto offrire alla tua generosità, se non i miei studi coltivati, per così dire, nell'ombra, studi che, se poi ebbero fama, fu solo perché ho affiancato con i miei insegnamenti la tua giovinezza; e questa è la grande ricompensa della mia opera. Ma tu mi hai circondato di immenso favore e di incalcolabile ricchezza, tanto che spesso mi chiedo: Sono proprio io, venuto da famiglia equestre e provinciale, a essere annoverato fra le personalità di spicco a Roma? Come ho potuto io, uomo nuovo, brillare fra tanti nobili che vantano una lunga serie di antenati autorevoli? Dov'è mai il mio animo contento del poco? Eppure esso ha fatto sorgere giardini così belli, passeggia fra queste tenute suburbane, in così ampie distese di campi e gode di così vasterendite! Unica mia giustificazione è il dovere che avevo di non resistere ai tuoi doni.
54. Ma abbiamo colmato entrambi la misura, tu per quanto un principe può dare a un amico, io per quanto un amico può accettare da un principe: tutto il resto non fa che accrescere l'invidia. Invidia che, come le altre cose umane, non arriva alle vette della tua grandezza, ma incombe su di me, per cui ho bisogno d'aiuto. Perciò, come in guerra o lungo un cammino, io, stanco, cercherei in te un appoggio, così, in questo viaggio della vita, io, vecchio e inadatto anche alle incombenze meno gravi, non potendo reggere il peso delle mie ricchezze, ti chiedo un aiuto. Dà ordine ai tuoi procuratori di amministrare queste sostanze e di inglobarle nei tuoi beni. Non ch'io voglia ridurmi in povertà, ma, consegnate quelle ricchezze il Cui splendore mi abbaglia, tornerò a dedicare allo spirito quel tempo prima riservato alla cura di ville e giardini. Tu puoi contare su tante energie e sulla capacità, addestrata in molti anni, di reggere il potere: noi, amici ormai vecchi, possiamo chiederti di riposare. Anche questo tornerà a tua gloria, l'aver cioè innalzato ai vertici più alti uomini che sanno adattarsi anche a condizioni modeste.»
TRADUZIONE E COMMENTO:
14.53.
At Seneca criminantium non ignarus, prodentibus iis quibus aliqua honesti cura et familiaritatem eius magis aspernante Caesare, tempus sermoni orat et accepto ita incipit:
E Seneca, non ignaro degli accusatori, dal momento che si erano fatti avanti quelli che davano importanza all’onore/onestà (prodentibus iis quibus aliqua honesti cura (erat, sott.)), e dal momento che Cesare gli negava vieppiù la sua familiarità (letter., negava/fuggiva la familiarità di lui-> Seneca), implora il tempo per un discorso e, avutolo, così comincia:
'quartus decimus annus est, Caesar, ex quo spei tuae admotus sum, octavus ut imperium obtines: medio temporis tantum honorum atque opum in me cumulasti ut nihil felicitati meae desit nisi moderatio eius.
“è il quattordicesimo anno, cesare, da che mi prodigo per il tuo futuro (letter., sono mosso/mi muovo affianco alla tua speranza), l’ottavo che tieni il comando (dello stato, sott.). Nel corso di questo tempo (letter., nel mezzo del tempo: medio temporis) accumulai su di me tanti onori e uffici (tantum honorum et opum) da non mancare (ut + cong. sta qui a indicare una prop. consecutiva) nulla alla mia fortuna se non la moderazione (…di essa: eius).
utar magnis exemplis nec meae fortunae sed tuae. abavus tuus Augustus Marco Agrippae Mytilenense secretum, C. Maecenati urbe in ipsa velut peregrinum otium permisit; quorum alter bellorum socius, alter Romae pluribus laboribus iactatus ampla quidem sed pro ingentibus meritis praemia acceperant.
Pensa (Utar: 1^ sing. cong. pres. da utor: uso, adopero, ecc.) ai grandi esempi non della mia storia (fortunae), ma della tua. Il tuo trisavolo Augusto permise nella stessa città a Marco Agrippa di Mitilene (di vivere in…) un luogo appartato, a C. Mecenate (di vivere…) in ozio/privatamente come uno straniero; l’uno (alter…) socio di quelle famose (quorum) guerre, l’altro (…alter) impegnato in molti lavori per Roma (Romae pluribus laboribus iactatus), avevano ricevuto premi certamente ampi, ma a fronte di ingenti meriti.
ego quid aliud munificentiae tuae adhibere potui quam studia, ut sic dixerim, in umbra educata, et quibus claritudo venit, quod iuventae tuae rudimentis adfuisse videor, grande huius rei pretium.
Io cos’altro potei chiedere alla tua munificenza che gli studi, per così dire (ut sic dixerim (cong. perf. da dico): letter., affinché così abbia detto), coltivati nell’ombra, e da cui mi derivò la gloria, dal momento che sono conosciuto (videor: appaio) per aver impartito i primi rudimenti alla tua gioventù (lett., per esser stato vicino ai rudimenti della tua giovinezza), dato il grande valore di questa cosa?
at tu gratiam immensam, innumeram pecuniam circumdedisti adeo ut plerumque intra me ipse volvam: egone equestri et provinciali loco ortus proceribus civitatis adnumeror? inter nobilis et longa decora praeferentis novitas mea enituit?
E tu mi ripagasti con una grazia immensa, con un'innumerevole ricchezza, tanto che molto spesso mi chiedo tra me e me (adeo ut (tanto che) plerumque (avv., spesso) intra me ipse volvam (mi rivolgo)): io, nato da un luogo equestre e provinciale, sono dunque (oggi…) enumerato tra i cittadini più insigni? Io ho dunque finito per risplendere tra i nobili e coloro tra che ostentano grande dignità?
ubi est animus ille modicis contentus? talis hortos extruit et per haec suburbana incedit et tantis agrorum spatiis, tam lato faenore exuberat? una defensio occurrit quod muneribus tuis obniti non debui.
Dov'è quell'animo che si accontentava delle piccole cose? Esso accumula orti e incede per le zone suburbane e sovrabbonda di tanti spazi agricoli e di tanti guadagni (lett., di tanto guadagno ottenuto: tam (tanto) lato (->fero, fers, tuli, latum, ferre: porto) faenore)? L'unica giustificazione fu il fatto che (occurrit quod: letter., arrivò poiché) non dovevo respingere i tuoi favori.
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14.54.
Sed uterque mensuram implevimus, et <tu>, quantum princeps tribuere amico posset, et ego, quantum amicus a principe accipere: cetera invidiam augent.
Ma entrambi abbiamo colmato la misura, sia (tu) per quanto un principe possa concedere a un amico, sia io per quanto un amico possa ricevere da un principe: altre cose (cetera) susciterebbero (letter., suscitano: augent) invidia.
quae quidem, ut omnia mortalia, infra tuam magnitudinem iacet, sed mihi incumbit, mihi subveniendum est.
E certamente quella (letter., La quale certamente), come tutte le cose mortali, non scalfisce (iacet infra: sta sotto) la tua grandezza, ma incombe su di me, finirà inevitabilmente per colpirmi (mihi subveniendum est: letter., a me (questa cosa) sta per/deve sopraggiungere).
quo modo in militia aut via fessus adminiculum orarem, ita in hoc itinere vitae senex et levissimis quoque curis impar, cum opes meas ultra sustinere non possim, praesidium peto.
Come nell'esercito o per via avrei potuto stanco chiedere aiuto, così in questo viaggio della vita ormai vecchio e impari a cure anche molto leggere, dal momento che non posso sostenere oltre i miei impegni, chiedo un rifugio.
iube rem per procuratores tuos administrari, in tuam fortunam recipi.
Ordina che la (mia, sott.) ricchezza (rem: cosa, ricchezza materiale) sia amministrata dai tuoi procuratori, che sia inglobata (recipi in: essere presa in) nella tua fortuna.
nec me in paupertatem ipse detrudam, sed traditis quorum fulgore praestringor, quod temporis hortorum aut villarum curae seponitur in animum revocabo.
Né io stesso mi getterò da solo in povertà, ma dopo aver abbandonato le cose dal cui fulgore sono illuminato (traditis (iis, sottint.) quorum fulgore (dal fulgore delle quali) praestringor), dedicherò di nuovo all'animo (mio, sott.) quella parte del tempo (revocabo ad animum quod temporis (letter.: ciò che del tempo)) che è (attualmente…) riservato alla cura degli orti e delle ville.
superest tibi robur et tot per annos visum <summi> fastigii regimen: possumus seniores amici quietem reposcere. hoc quoque in tuam gloriam cedet, eos ad summa vexisse qui et modica tolerarent.'
Su di te incombe la forza, e un regime che appare per molti anni di grande splendore: possiamo (quindi), più vecchi amici *, reclamare il riposo. Anche questo va a tua gloria (letter., cede alla tua gloria): l'essere stato innalzato alle cose somme uno che tollera (=tollererebbe, avrebbe tollerato) anche quelle modeste.
* [seniores amici: plurale maiestatis: ormai più vecchio amico (Seneca parla di se stesso)…]
Collegamenti:
https://latin.packhum.org/loc/1351/5/599?fbclid=IwAR2_zkY4NS5sTRg3sDFsR7AkBvM-RdR8xhO5unFeG0voYtyObpXFwLbAGT8#599 (TESTO LATINO)
https://professoressaorru.files.wordpress.com/2010/02/tacito_annales.pdf?fbclid=IwAR2kxKeLXb8pehtCJb8aPPyE1N4pZZeShlbfmVlJoSP9fBktQtrgVH8cCwo …PER LA TRADUZIONE, VEDERE DA PAG. 416 IN AVANTI…
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