POMPEO ESPUGNA IL TEMPIO DI GERUSALEMME
(Flavio Giuseppe: Guerre giudaiche: I, 148; 150-153)
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Per la prima volta nella storia del popolo ebraico, uno straniero (il generale romano Pompeo) irrompe nel tempio di Gerusalemme, cui fino ad allora aveva avuto accesso solo il sommo sacerdote.
Siamo all’incirca nel 63 a.C. e Roma è appena intervenuta a sostegno di Ircano, uno dei due figli del precedente sovrano, che si contendono il trono sostenuti da fazioni rivali. La cosa del resto non può stupire, poiché Roma utilizzava spesso i dissidi interni degli stati (soprattutto dell’area medio-orientale) per estendere la propria influenza politica al di fuori dei suoi confini (finendo poi, di solito, per inglobarli nei propri territori o per trasformarli in stati vassalli!)
Posto l’assedio ai ribelli, i seguaci di Aristobulo, Pompeo penetra nella loro fortezza e la espugna, irrompendo anche per l’appunto nel tempio di Gerusalemme.
Tuttavia, quel che impressiona il generale romano durante l’assedio (πολιορκία), è l’ostinazione e la forza morale dei Giudei, i cui sacerdoti anche nelle situazioni più disperate continuano a svolgere meticolosamente tutte le ritualità religiose prescritte dalla tradizione (Ἔνθα πολλοὶ τῶν ἱερέων ξιφήρεις τοὺς πολεμίους ἐπιόντας βλέποντες ἀθορύβως ἐπὶ τῆς θρησκείας ἔμειναν).
D’altronde, come sottolinea Flavio Giuseppe, Pompeo (contrariamente ad altri generali romani) una volta penetrato nel Tempio, e pur avendone con ciò infranto un importantissimo tabù, mostrerà rispetto e benevolenza nei confronti del popolo ebraico, al fine di accattivarsene la simpatia e garantirsene la collaborazione.
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Testo originale greco:
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[148] Ἔνθα δὴ πολλὰ τῶν Ῥωμαίων κακοπαθούντων ὁ Πομπήιος τά τε ἄλλα τῆς καρτερίας τοὺς Ἰουδαίους ἀπεθαύμαζεν καὶ μάλιστα τοῦ μηδὲν παραλῦσαι: τῆς θρησκείας ἐν μέσοις τοῖς βέλεσιν ἀνειλημένους: ὥσπερ γὰρ εἰρήνης βαθείας κατεχούσης τὴν πόλιν αἵ τε θυσίαι καθ᾽ ἡμέραν καὶ οἱ ἐναγισμοὶ καὶ πᾶσα θεραπεία κατὰ τἀκριβὲς ἐξετελεῖτο τῷ θεῷ, καὶ οὐδὲ κατ᾽ αὐτὴν τὴν ἅλωσιν περὶ τῷ βωμῷ φονευόμενοι τῶν καθ᾽ ἡμέραν νομίμων εἰς τὴν θρησκείαν ἀπέστησαν.
[…]
[150] Ἔνθα πολλοὶ τῶν ἱερέων ξιφήρεις τοὺς πολεμίους ἐπιόντας βλέποντες ἀθορύβως ἐπὶ τῆς θρησκείας ἔμειναν, σπένδοντες δὲ ἀπεσφάττοντο καὶ θυμιῶντες καὶ τῆς πρὸς τὸ θεῖον θεραπείας ἐν δευτέρῳ τὴν σωτηρίαν τιθέμενοι. πλεῖστοι δ᾽ ὑπὸ τῶν ὁμοφύλων ἀντιστασιαστῶν ἀνῃροῦντο καὶ κατὰ τῶν κρημνῶν ἔρριπτον ἑαυτοὺς ἄπειροι: καὶ τὰ περὶ τὸ τεῖχος δ᾽ ἔνιοι μανιῶντες ἐν ταῖς ἀμηχανίαις ὑπέπρησαν καὶ συγκατεφλέγοντο. [151] Ἰουδαίων μὲν οὖν ἀνῃρέθησαν μύριοι καὶ δισχίλιοι, Ῥωμαίων δὲ ὀλίγοι μὲν πάνυ νεκροί, τραυματίαι δ᾽ ἐγένοντο πλείους. [152] Οὐδὲν δὲ οὕτως ἐν ταῖς τότε συμφοραῖς καθήψατο τοῦ ἔθνους ὡς τὸ τέως ἀόρατον ἅγιον ἐκκαλυφθὲν ὑπὸ τῶν ἀλλοφύλων: παρελθὼν γοῦν σὺν τοῖς περὶ αὐτὸν ὁ Πομπήιος εἰς τὸν ναόν, ἔνθα μόνῳ θεμιτὸν ἦν παριέναι τῷ ἀρχιερεῖ, τὰ ἔνδον ἐθεάσατο, λυχνίαν τε καὶ λύχνους καὶ τράπεζαν καὶ σπονδεῖα καὶ θυμιατήρια, ὁλόχρυσα πάντα, πλῆθός τε ἀρωμάτων σεσωρευμένον καὶ τῶν ἱερῶν χρημάτων εἰς τάλαντα δισχίλια. [153] οὔτε δὲ τούτων οὔτε ἄλλου τινὸς τῶν ἱερῶν κειμηλίων ἥψατο, ἀλλὰ καὶ μετὰ μίαν τῆς ἁλώσεως ἡμέραν καθᾶραι τὸ ἱερὸν τοῖς νεωκόροις προσέταξεν καὶ τὰς ἐξ ἔθους ἐπιτελεῖν θυσίας. αὖθις δ᾽ ἀποδείξας Ὑρκανὸν ἀρχιερέα τά τε ἄλλα προθυμότατον ἑαυτὸν ἐν τῇ πολιορκίᾳ παρασχόντα καὶ διότι τὸ κατὰ τὴν χώραν πλῆθος ἀπέστησεν Ἀριστοβούλῳ συμπολεμεῖν ὡρμημένον, ἐκ τούτων, ὅπερ ἦν προσῆκον ἀγαθῷ στρατηγῷ, τὸν λαὸν εὐνοίᾳ πλέον ἢ δέει προσηγάγετο.
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Testo tradotto:
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Libro I:148 - 7, 4. Mentre i romani si trovavano in queste difficoltà, Pompeo ammirava i giudei per il loro valore e soprattutto perché essi, pur bersagliati da un nugolo di dardi, non tralasciavano alcun rito religioso; infatti come se la città godesse una sicura pace si compivano in onore del Dio con scrupolosa osservanza i sacrifici quotidiani e le espiazioni e tutte le altre pratiche di culto. E neppure nel momento stesso della conquista, quando venivano colpiti intorno all'altare, tralasciarono le cerimonie prescritte per quel giorno.
[…]
Libro I:150 - 7, 5. Fu allora che molti dei sacerdoti, pur vedendo i nemici avanzare con le spade in pugno, continuarono tranquillamente nelle loro funzioni e vennero trucidati mentre facevano libagioni e bruciavano incenso, posponendo la loro salvezza al culto divino. Moltissimi furono uccisi dai connazionali della fazione avversaria e un numero infinito si gettarono giù per i precipizi; e alcuni, impazziti dalla disperazione, appiccarono il fuoco a quanto si trovava lungo il muro e vi si fecero bruciare.
Libro I:151 Nell'insieme perirono dodicimila giudei; dei romani solo pochi morirono, ma i feriti furono più numerosi.
Libro I:152 - 7, 6. Fra tante sciagure quella che colpì maggiormente la nazione fu che il tempio, fino a quel momento sottratto alla vista, fu svelato ad occhi stranieri. Infatti Pompeo col suo seguito entrò in quella parte del tempio ove soltanto il sommo sacerdote era lecito di entrare, e contemplò ciò che vi era, il candelabro, le lampade e la tavola e i vasi per libagioni e gli incensieri, tutti d'oro massiccio, una grande abbondanza di aromi accumulati e il sacro tesoro del valore di circa duemila talenti.
Libro I:153 Ma egli non toccò nulla di ciò né alcun altro oggetto sacro, anzi il giorno dopo l'espugnazione ordinò agli addetti al tempio di purificarlo e di compiere i sacrifici di rito. Restaurò nella dignità di sommo sacerdote Ircano, il quale non solo aveva collaborato con grande impegno durante l'assedio, ma aveva anche dissuaso gli abitanti del contado che volevano unirsi ad Aristobulo per intraprendere la lotta, e in tal modo, come si conveniva ad un bravo comandante, si conciliò il popolo più con la simpatia che col terrore.
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Traduzione spiegata:
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[148] Ἔνθα δὴ πολλὰ τῶν Ῥωμαίων κακοπαθούντων ὁ Πομπήιος τά τε ἄλλα τῆς καρτερίας τοὺς Ἰουδαίους ἀπεθαύμαζεν καὶ μάλιστα τοῦ μηδὲν παραλῦσαι: τῆς θρησκείας ἐν μέσοις τοῖς βέλεσιν ἀνειλημένους: ὥσπερ γὰρ εἰρήνης βαθείας κατεχούσης τὴν πόλιν αἵ τε θυσίαι καθ᾽ ἡμέραν καὶ οἱ ἐναγισμοὶ καὶ πᾶσα θεραπεία κατὰ τἀκριβὲς ἐξετελεῖτο τῷ θεῷ, καὶ οὐδὲ κατ᾽ αὐτὴν τὴν ἅλωσιν περὶ τῷ βωμῷ φονευόμενοι τῶν καθ᾽ ἡμέραν νομίμων εἰς τὴν θρησκείαν ἀπέστησαν.
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Allora, i Romani patendo/mentre i Romani pativano molte cose (Ἔνθα τῶν Ῥωμαίων κακοπαθούντων πολλὰ)
(Ῥωμαίων κακοπαθούντων: genitivo assoluto + Ἔνθα: avverbio di luogo o di tempo: “laddove”; “in quel tempo, allora”)
Pompeo ammirava i Giudei (ὁ Πομπήιος ἀπεθαύμαζεν τοὺς Ἰουδαίους)
(θαυμάζω: mi stupisco di…, ammiro qc. (accusat.))
e riguardo a altre cose/manifestazioni della (loro…) ostinatezza/forza di volontà (τά τε ἄλλα τῆς καρτερίας)
(τά ἄλλα: accusativo di relazione: in relazione a…, “riguardo a…”; è retto dal verbo ἀπ-εθαύμαζεν)
e soprattutto (riguardo al fatto) di (non…) trascurare nulla (καὶ μάλιστα τοῦ μηδὲν παραλῦσαι),
(anche…) in mezzo ai dardi avendo mantenuta/mantenendo salda la ritualità religiosa (ἐν μέσοις τοῖς βέλεσιν ἀνειλημένους τῆς θρησκείας);
(1) μέσος: agg., si rende di solito con un’espressione composta: “nel mezzo di…”;
2) ἀνειλημένους: partic. medio-passivo acc. plur. masch. di ἀν-αιρέω: tirare su, salvare; è un perfetto di αἱρέω, ma in una forma anomala, la forma usuale è ᾕρεκα-ᾕρεμαι);
come infatti una pace profonda tenendo la città//come infatti se una pace profonda tenesse la città (ὥσπερ γὰρ εἰρήνης βαθείας κατεχούσης τὴν πόλιν),
(ὥσπερ: preposizione di modo + εἰρήνης κατεχούσης: genitivo assoluto con valore eventuale)
e i sacrifici durante il giorno/diurni e le offerte e tutte le devozioni con precisione/meticolosità erano portate a termine per il Dio (αἵ τε θυσίαι καθ᾽ ἡμέραν καὶ οἱ ἐναγισμοὶ καὶ πᾶσα θεραπεία κατὰ τἀκριβὲς ἐξετελεῖτο τῷ θεῷ)
(1) καθ᾽ ἡμέραν: durante il giorno, qui significa “che vanno svolti di giorno”, “diurni”;
2) κατὰ τἀκριβὲς= κατὰ τὸ ἀκριβές: secondo la precisione, “in modo preciso”; ἀκριβές: neutro di ἀκριβής (agg., preciso) con valore di sostantivo: "precisione";
3) ἐξετελεῖτο: 3^ sing. imperf. di ἐκτελέω: porto a termine, si lega a θεραπεία: neutro plur., che vuole verbo al singolare! In realtà però, logicamente, il verbo ἐξετελεῖτο si riferisce anche ai termini precedenti: θυσίαι e ἐναγισμοὶ.)
e nemmeno di fronte allo stesso assalto (καὶ οὐδὲ κατ᾽ αὐτὴν τὴν ἅλωσιν)
essendo assassinati/mentre erano assassinati intorno all’altare (περὶ τῷ βωμῷ φονευόμενοι)
si tiravano indietro dalle cose prescritte durante il giorno per la ritualità sacra (ἀπέστησαν τῶν καθ᾽ ἡμέραν νομίμων εἰς τὴν θρησκείαν).
(ἀπέστησαν: 3^ plur. aoristo att. indic. di ἀπ-ίστημι: mi pongo via, mi ritiro da…)
2) νομίμων: genit. plur. neutro dell’agg. νόμιμος: “dettato dalla tradizione", "fatto secondo legge”; il neutro ha valore di sostantivo: “cosa giusta o prescritta per legge”.)
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[150] Ἔνθα πολλοὶ τῶν ἱερέων ξιφήρεις τοὺς πολεμίους ἐπιόντας βλέποντες ἀθορύβως ἐπὶ τῆς θρησκείας ἔμειναν, σπένδοντες δὲ ἀπεσφάττοντο καὶ θυμιῶντες καὶ τῆς πρὸς τὸ θεῖον θεραπείας ἐν δευτέρῳ τὴν σωτηρίαν τιθέμενοι. πλεῖστοι δ᾽ ὑπὸ τῶν ὁμοφύλων ἀντιστασιαστῶν ἀνῃροῦντο καὶ κατὰ τῶν κρημνῶν ἔρριπτον ἑαυτοὺς ἄπειροι: καὶ τὰ περὶ τὸ τεῖχος δ᾽ ἔνιοι μανιῶντες ἐν ταῖς ἀμηχανίαις ὑπέπρησαν καὶ συγκατεφλέγοντο. [151] Ἰουδαίων μὲν οὖν ἀνῃρέθησαν μύριοι καὶ δισχίλιοι, Ῥωμαίων δὲ ὀλίγοι μὲν πάνυ νεκροί, τραυματίαι δ᾽ ἐγένοντο πλείους.
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Allora molti dei/tra i sacerdoti (Ἔνθα πολλοὶ τῶν ἱερέων) (pur..) avendo visto i nemici entranti /entrarearmati di spada (βλέποντες τοὺς πολεμίους ἐπιόντας ξιφήρεις) tranquillamente rimanevano nel rito/continuavano a svolgere i loro rituali religiosi (ἔμειναν ἀθορύβως ἐπὶ τῆς θρησκείας),
E erano trucidati (ἀπεσφάττοντο δὲ) facendo libagioni e accendendo incensi (σπένδοντες καὶ θυμιῶντες) e ponendo/poiché ponevano la (propria…) salvezza in secondo (luogo…) del/rispetto al servizio al Dio (καὶ τιθέμενοι τὴν σωτηρίαν ἐν δευτέρῳ τῆς θεραπείας πρὸς τὸ θεῖον).
La maggior parte erano uccisi (πλεῖστοι ἀνῃροῦντο) dai concittadini essenti/che erano della fazione avversa (ὑπὸ τῶν ὁμοφύλων ἀντιστασιαστῶν) e gettavano se stessi sotto/dai precipizi (καὶ ἔρριπτον ἑαυτοὺς κατὰ τῶν κρημνῶν) infiniti/in grandissimo numero (ἄπειροι);
(ἀντιστασιαστῶν: genit. plur. masch. di ἀντι-στασιαστής, οῦ: di partito contrario, riferito a ὁμοφύλων: genit. plur. masch. di ὁμόφυλος: della stessa terra)
e alcuni (καὶ δ᾽ ἔνιοι) detestando/trovando intollerabili le cose (che avvenivano…) attorno al muro (μανιῶντες τὰ περὶ τὸ τεῖχος) in assenze di aiuto/in assenza di possibile difesa (ἐν ταῖς ἀμηχανίαις) incendiarono (il tempio…) e bruciavano assieme (a esso…) (ὑπέπρησαν καὶ συγκατεφλέγοντο).
(μανιῶντες: part. att. pres. masch. plur. nomin. di μανιάω: detesto, sono furente per…; ὑπέπρησαν: 3^ plur. indic. aoristo attivo di ὑπο-πίμπρημι: soffio su; accendo, brucio)
Dei Giudei da una parte furono uccisi diecimila e duemila/dodicimila (Ἰουδαίων μὲν οὖν ἀνῃρέθησαν μύριοι καὶ δισχίλιοι), dei Romani dall’altra pochi furono del tutto morti/uccisi (Ῥωμαίων δὲ ὀλίγοι μὲν πάνυ ἐγένοντο νεκροί), ma feriti maggiori/di più (τραυματίαι δε πλείους).
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[152] Οὐδὲν δὲ οὕτως ἐν ταῖς τότε συμφοραῖς καθήψατο τοῦ ἔθνους ὡς τὸ τέως ἀόρατον ἅγιον ἐκκαλυφθὲν ὑπὸ τῶν ἀλλοφύλων: παρελθὼν γοῦν σὺν τοῖς περὶ αὐτὸν ὁ Πομπήιος εἰς τὸν ναόν, ἔνθα μόνῳ θεμιτὸν ἦν παριέναι τῷ ἀρχιερεῖ, τὰ ἔνδον ἐθεάσατο, λυχνίαν τε καὶ λύχνους καὶ τράπεζαν καὶ σπονδεῖα καὶ θυμιατήρια, ὁλόχρυσα πάντα, πλῆθός τε ἀρωμάτων σεσωρευμένον καὶ τῶν ἱερῶν χρημάτων εἰς τάλαντα δισχίλια.
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Nulla così/così tanto aveva sconvolto il popolo (Οὐδὲν δὲ οὕτως καθήψατο τοῦ ἔθνους) nelle disgrazie allora (ἐν ταῖς συμφοραῖς τότε)
(καθήψατο: 3^ sing. indic. aor. medio di καθ-άπτω: avvolgo; medio: assalto, + genit.)
come quando (ὡς) il tempio (τὸ ἅγιον) fino allora invisibile (τέως ἀόρατον) fu svelato agli stranieri (ἐκκαλυφθὲν ὑπὸ τῶν ἀλλοφύλων);
(1) ὡς: congiunzione con valore dichiarativo, causale, consecutivo, temporale… da non confondere con ὥς avverbio: così, in questo modo;
2) ἀόρατον: invisibile, da non vedere; aggettivo verbale: ἀ privativo + όρατον: agg. verb. da ὁράω: guardo, vedo;
3) ἐκ-καλυφθὲν: 3^ sing. indic. aor. passivo di ἐκ-καλύπτω: disvelo, rivelo)
entrando infatti Pompeo con quelli attorno a quello/con i suoi nel tempio (παρελθὼν γοῦν ὁ Πομπήιος σὺν τοῖς περὶ αὐτὸν εἰς τὸν ναόν),
dove al solo capo dei sacerdoti (ἔνθα μόνῳ τῷ ἀρχιερεῖ) (era…) consentito entrare (ἦν θεμιτὸν παριέναι),
(Pompeo…) vide le (cose…) lì dentro (τὰ ἔνδον ἐθεάσατο), un candelabro e delle lucerne e una tavola (λυχνίαν τε καὶ λύχνους καὶ τράπεζαν) e oggetti per le libazioni (καὶ σπονδεῖα) e incensieri (καὶ θυμιατήρια), tutte cose interamente d’oro (πάντα ὁλόχρυσα),
(1) ἔνδον: dentro;
2) ἐθεάσατο: 3^ sing. indic. aor. di θεάομαι: guardo;
3) σπονδεῖα: agg. neutro plur. di σπονδεῖος: “di/da/per la libazione”; σπονδεῖα: “cose per la libazione”
3) ὁλόχρυσα: agg. neutro plur. di ὁλο-χρῦσος: tutto d’oro; ὅλος: agg., totus, intero; χρυσός: oro)
e una pletora/una gran quantità di piante aromatiche accumulata e le ricchezze dei sacerdoti (πλῆθός τε ἀρωμάτων σεσωρευμένον καὶ τῶν ἱερῶν χρημάτων) verso scarse duemila/fino quasi a duemila (εἰς τάλαντα δισχίλια).
(1) σεσωρευμένον: neutro sing. partic. medio-pass. perf. di σωρεύω: accumulo;
2) τάλαντα: neutro plur. di τάλας,αντος - τάλαινα - τάλαν: miserabile, povero, scarso).
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[153] οὔτε δὲ τούτων οὔτε ἄλλου τινὸς τῶν ἱερῶν κειμηλίων ἥψατο, ἀλλὰ καὶ μετὰ μίαν τῆς ἁλώσεως ἡμέραν καθᾶραι τὸ ἱερὸν τοῖς νεωκόροις προσέταξεν καὶ τὰς ἐξ ἔθους ἐπιτελεῖν θυσίας. αὖθις δ᾽ ἀποδείξας Ὑρκανὸν ἀρχιερέα τά τε ἄλλα προθυμότατον ἑαυτὸν ἐν τῇ πολιορκίᾳ παρασχόντα καὶ διότι τὸ κατὰ τὴν χώραν πλῆθος ἀπέστησεν Ἀριστοβούλῳ συμπολεμεῖν ὡρμημένον, ἐκ τούτων, ὅπερ ἦν προσῆκον ἀγαθῷ στρατηγῷ, τὸν λαὸν εὐνοίᾳ πλέον ἢ δέει προσηγάγετο.
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Né (Pompeo…) toccò/mise le mani su queste cose né qualcosa altro dei sacri beni (οὔτε δὲ ἥψατο τούτων οὔτε ἄλλου τινὸς τῶν ἱερῶν κειμηλίων),
(ἥψατο: 3^ sing. aor. medio indic. di ἅπτω: tocco + genit.)
ma anche dopo un giorno dell’assalto ordinò ai guardiani di purificare il tempio (ἀλλὰ καὶ μετὰ μίαν ἡμέραν τῆς ἁλώσεως προσέταξεν τοῖς νεωκόροις καθᾶραι τὸ ἱερὸν)
(καθᾶραι=καθῆραι: infinito aoristo att. καθαίρω: purifico)
e di terminare/portare a termine i sacrifici dal costume/secondo le tradizioni (καὶ ἐπιτελεῖν τὰς θυσίας ἐξ ἔθους).
Nuovamente avendo dichiarato Ircano primo sacerdote (αὖθις δ᾽ ἀποδείξας Ὑρκανὸν ἀρχιερέα)
(ἀποδείξας: participio nomin. masch. sing. aoristo att. di ἀπο-δείκνυμι: dimostro; dichiaro)
e/sia per altre cose/aspetti avendo presentato se stesso/avendo dimostrato di essere (τά τε ἄλλα παρασχόντα ἑαυτὸν) coraggiosissimo nell’assedio (προθυμότατον ἐν τῇ πολιορκίᾳ)
(1) τά ἄλλα: accusat. di relazione;
2) παρασχόντα ἑαυτὸν: presentando se stesso come…; παρασχόντα: acc. sing. masch. partic. aoristo att. di παρέχω: preabeo; porgo, presento)
e per il fatto che (καὶ διότι) aveva dissuaso il popolo nella regione/della regione (ἀπέστησεν τὸ πλῆθος κατὰ τὴν χώραν) dal combattere con Aristobulo (συμπολεμεῖν Ἀριστοβούλῳ) essendovi stato avviato (ὡρμημένον),
(1) ἀπέστησεν: 3^ sing. aor. att. indic. di ἀφ-ίστημι: pongo via, allontano;
2) ὡρμημένον: partic. perf. neutro sing. medio-pass. di ὁρμάω: avvio)
a partire da/per queste cose (ἐκ τούτων),
la qual cosa (ὅπερ) era consona a un buono stratego (ἦν προσῆκον ἀγαθῷ στρατηγῷ),
(1) ὅπερ: pronome relativo neutro sing.: “il quale, la qual cosa”; qui introduce un inciso, legato genericamente alla proposiz. reggente;
2) προσῆκον:
aveva sedotto il popolo con la benevolenza (προσηγάγετο τὸν λαὸν εὐνοίᾳ) più che con il timore (πλέον ἢ δέει).
(1) προσηγάγετο:3^ sing. indic. medio piuccheperf. di προσ-άγω: conduco vicino; medio: attiro;
2) πλέον ἢ: maggiormente che…; πλέον: neutro sing. dell’aggett. πλέων (compar. di πολύς): “maggiore”, con valore avverbiale;
3) δέει: dat. sing. di δέος,ους, το: timore).
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