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Immagine del redattoreAdriano Torricelli

PRECETTISTICA STOICA (I parte)

Aggiornamento: 4 feb 2023

PRECETTISTICA STOICA (I parte)

(Epitteto, Manuale (Ἐγκειρίδιον), XXXIII: 1-8)

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Più che in altri, in questo paragrafo del Manuale il filosofo stoico Epitteto presenta un lungo elenco dei comportamenti cui deve attenersi colui che sceglie di aderire alla filosofia stoica, affrontando temi come: il comportamento da assumere di fronte alla volgarità e alla superficialità umane (σπανίως δέ ποτε καιροῦ παρακαλοῦντος ἐπὶ τὸ λέγειν λέξον...), il sesso (in particolare quello prematrimoniale), il prestare giuramento (ὅρκον παραίτησαι), la disposizione al riso (γέλως μὴ πολὺς ἔστω...), il contegno da tenere con i potenti, ecc.

Ne emerge il profilo di un tipo umano la cui esistenza, improntata alla modestia, rifugge da ogni forma di ostentazione e da atteggiamenti di ostilità (quantomeno gratuiti) verso il prossimo. Egli è difatti attento a non ferire la sensibilità altrui, anche qualora si trovi di fronte a persone che seguono stili di vita opposti ai suoi. (Come emerge molto bene, in particolare, dalle frasi dedicate all’uso e abuso dell’attività sessuale: περὶ ἀφροδίσια εἰς δύναμιν πρὸ γάμου καθαρευτέον: ἁπτομένῳ δὲ ὧν νόμιμόν ἐστι μεταληπτέον. μὴ μέντοι ἐπαχθὴς γίνου τοῖς χρωμένοις μηδὲ ἐλεγκτικός: μηδὲ πολλαχοῦ τὸ ὅτι αὐτὸς οὐ χρῇ, παράφερεPrima delle nozze bisogna - per quanto possibile - astenersi dai piaceri carnali, o frequentarli qualche volta, ma sempre nel rispetto delle leggi. Tuttavia, non per questo si dovranno riprendere e angustiare coloro che sogliono farne uso, né ostentare a ogni occasione il fatto di non frequentarli.)

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È facile vedere le affinità esistenti tra questo tipo di visione e quella cristiana. Non è un caso che, secondo molti studiosi (in particolare Paul Veyne), la diffusione della filosofia e dell’etica stoiche abbiano favorito il diffondersi della concezione cristiana della vita all’interno della società romana, in particolare negli strati più alti.

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Tuttavia, non bisogna neanche dimenticare le differenze esistenti tra queste due visioni del mondo: quella stoica era difatti una “filosofia”, e come tale era basata sull’uso della Ragione e della Volontà (guidata per l’appunto dalla prima); quella cristiana invece, era una religione, e si basava quindi su un fiducioso abbandono alla volontà di un Dio trascendente e inconoscibile. Mentre infatti per gli Stoici Dio si identificava con il Cosmo, ovvero con l’immanenza della Natura, per i Cristiani era invece una realtà assolutamente trascendente e misteriosa, cui l’uomo poteva accedere soltanto attraverso la fede.

Altra differenza essenziale: mentre i cristiani avevano in Gesù Cristo (il Messia) il proprio modello, gli stoici lo avevano in una figura “illuministica” come Socrate, capace – ancora più del primo – di andare incontro alla morte con una serenità imperturbabile, fondata sull’adesione alle verità di ragione.

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Testo greco del 32° paragrafo del Manuale:

(in grassetto la parte tradotta sotto)

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τάξον τινὰ ἤδη χαρακτῆρα σαυτῷ καὶ τύπον, ὃν φυλάξεις ἐπί τε σεαυτοῦ ὢν καὶ ἀνθρώποις ἐντυγχάνων. [2] καὶ σιωπὴ τὸ πολὺ ἔστω ἢ λαλείσθω τὰ ἀναγκαῖα καὶ δι᾽ ὀλίγων. σπανίως δέ ποτε καιροῦ παρακαλοῦντος ἐπὶ τὸ λέγειν λέξον μέν, ἀλλὰ περὶ οὐδενὸς τῶν τυχόντων: μὴ περὶ μονομαχιῶν, μὴ περὶ ἱπποδρομιῶν, μὴ περὶ ἀθλητῶν, μὴ περὶ βρωμάτων ἢ πομάτων, τῶν ἑκασταχοῦ, μάλιστα δὲ μὴ περὶ ἀνθρώπων ψέγων ἢ ἐπαινῶν ἢ συγκρίνων. [3] ἂν μὲν οὖν οἷός τε ᾖς, μετάγαγε τοῖς σοῖς λόγοις καὶ τοὺς τῶν συνόντων ἐπὶ τὸ προσῆκον. εἰ δὲ ἐν ἀλλοφύλοις ἀποληφθεὶς τύχοις, σιώπα. [4] γέλως μὴ πολὺς ἔστω μηδὲ ἐπὶ πολλοῖς μηδὲ ἀνειμένος. [5] ὅρκον παραίτησαι, εἰ μὲν οἷόν τε, εἰς ἅπαν, εἰ δὲ μή, ἐκ τῶν ἐνόντων. ἑστιάσεις τὰς ἔξω καὶ ἰδιωτικὰς διακρούου: [6] ἐὰν δέ ποτε γίνηται καιρός, ἐντετάσθω σοι ἡ προσοχή, μήποτε ἄρα ὑπορρυῇς εἰς ἰδιωτισμόν. ἴσθι γάρ, ὅτι, ἐὰν ὁ ἑταῖρος ᾖ μεμολυσμένος, καὶ τὸν συνανατριβόμενον αὐτῷ συμμολύνεσθαι ἀνάγκη, κἂν αὐτὸς ὢν τύχῃ καθαρός. [7] τὰ περὶ τὸ σῶμα μέχρι τῆς χρείας ψιλῆς παραλάμβανε, οἷον τροφάς, πόμα, ἀμπεχόνην, οἰκίαν, οἰκετίαν: τὸ δὲ πρὸς δόξαν ἢ τρυφὴν ἅπαν περίγραφε. περὶ ἀφροδίσια εἰς δύναμιν πρὸ γάμου καθαρευτέον: [8] ἁπτομένῳ δὲ ὧν νόμιμόν ἐστι μεταληπτέον. μὴ μέντοι ἐπαχθὴς γίνου τοῖς χρωμένοις μηδὲ ἐλεγκτικός: μηδὲ πολλαχοῦ τὸ ὅτι αὐτὸς οὐ χρῇ, παράφερε.

[9] ἐὰν τίς σοι ἀπαγγείλῃ ὅτι ὁ δεῖνά σε κακῶς λέγει, μὴ ἀπολογοῦ πρὸς τὰ λεχθέντα, ἀλλ᾽ ἀποκρίνου διότι ‘ἠγνόει γὰρ τὰ ἄλλα τὰ προσόντα μοι κακά, ἐπεὶ οὐκ ἂν ταῦτα μόνα ἔλεγεν.’ [10] εἰς τὰ θέατρα τὸ πολὺ παριέναι οὐκ ἀναγκαῖον. εἰ δέ ποτε καιρὸς εἴη, μηδενὶ σπουδάζων φαίνου ἢ σεαυτῷ, τοῦτ᾽ ἔστι. θέλε γίνεσθαι μόνα τὰ γινόμενα καὶ νικᾶν μόνον τὸν νικῶντα: οὕτω γὰρ οὐκ ἐμποδισθήσῃ. βοῆς δὲ καὶ τοῦ ἐπιγελᾶν τινι ἢ ἐπὶ πολὺ συγκινεῖσθαι παντελῶς ἀπέχου. καὶ μετὰ τὸ ἀπαλλαγῆναι μὴ πολλὰ περὶ τῶν γεγενημένων διαλέγου, ὅσα μὴ φέρει πρὸς τὴν σὴν ἐπανόρθωσιν: ἐμφαίνεται γὰρ ἐκ τοῦ τοιούτου, ὅτι ἐθαύμασας τὴν θέαν. [11] εἰς ἀκροάσεις τινῶν μὴ εἰκῇ μηδὲ ῥᾳδίως πάριθι: παριὼν δὲ τὸ σεμνὸν καὶ τὸ εὐσταθὲς καὶ ἅμα ἀνεπαχθὲς φύλασσε. [12] ὅταν τινὶ μέλλῃς συμβαλεῖν, μάλιστα τῶν ἐν ὑπεροχῇ δοκούντων, πρόβαλε σαυτῷ, τί ἂν ἐποίησεν ἐν τούτῳ Σωκράτης ἢ Ζήνων, καὶ οὐκ ἀπορήσεις τοῦ χρήσασθαι προσηκόντως τῷ ἐμπεσόντι. [13] ὅταν φοιτᾷς πρός τινα τῶν μέγα δυναμένων, πρόβαλε, ὅτι οὐχ εὑρήσεις αὐτὸν ἔνδον, ὅτι ἀποκλεισθήσῃ, ὅτι ἐντιναχθήσονταί σοι αἱ θύραι, ὅτι οὐ φροντιεῖ σου. κἂν σὺν τούτοις ἐλθεῖν καθήκῃ, ἐλθὼν φέρε τὰ γινόμενα καὶ μηδέποτε εἴπῃς αὐτὸς πρὸς ἑαυτὸν ὅτι ‘οὐκ ἦν τοσούτου:’ ἰδιωτικὸν γὰρ καὶ διαβεβλημένον πρὸς τὰ ἐκτός. [14] ἐν ταῖς ὁμιλίαις ἀπέστω τὸ ἑαυτοῦ τινων ἔργων ἢ κινδύνων ἐπὶ πολὺ καὶ ἀμέτρως μεμνῆσθαι. οὐ γάρ, ὡς σοὶ ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σῶν κινδύνων μεμνῆσθαι, οὕτω καὶ τοῖς ἄλλοις ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σοὶ συμβεβηκότων ἀκούειν. [15] ἀπέστω δὲ καὶ τὸ γέλωτα κινεῖν: ὀλισθηρὸς γὰρ ὁ τρόπος εἰς ἰδιωτισμὸν καὶ ἅμα ἱκανὸς τὴν αἰδῶ τὴν πρὸς σὲ τῶν πλησίον ἀνιέναι. [16] ἐπισφαλὲς δὲ καὶ τὸ εἰς αἰσχρολογίαν προελθεῖν. ὅταν οὖν τι συμβῇ τοιοῦτον, ἂν μὲν εὔκαιρον ᾖ, καὶ ἐπίπληξον τῷ προελθόντι: εἰ δὲ μή, τῷ γε ἀποσιωπῆσαι καὶ ἐρυθριᾶσαι καὶ σκυθρωπάσαι δῆλος γίνου δυσχεραίνων τῷ λόγῳ.

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http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0235%3Atext%3Denc%3Achapter%3D32&fbclid=IwAR2-HH3Fo8lTKfZF-qJw5HB5fTCc3gpiEzCC8gFgnnPU4zy9yUEQPze2tc4

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Testo tradotto (XXXII: 1-8):

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Stabilisci a te stesso, come a dire, un carattere e una figura la quale tu abbi a mantenere da quindi innanzi sì praticando teco stesso e sì comunicando colle persone.

Tacciasi il più del tempo, o dicasi quel tanto che la necessità richiede, con brevità. Solo qualche rara volta, confortandovici il tempo e il luogo, discendasi a favellare distesamente; ma non di cotali materie trite e ordinarie, non di gladiatori o di corse di cavalli, non di atleti, non di cibi né di bevande, né di sì fatti altri particolari di che si ode a favellar tutto il dì, e sopra ogni cosa, non di persona alcuna lodando o vituperando o facendo comparazioni.

Fa, se tu puoi, di raddirizzare e ridurre al convenevole i ragionamenti dei compagni. Se tu ti ritroverai solo tra persone aliene dalla filosofia, tienti senza far motto.

Poche risa, e non grandi, e non di molte materie.

Non prender mai giuramento, se tu potrai; se no, il più di rado che tu possa.

Schifa di trovarti a conviti di persone comunali e rimote dalla filosofia: e se ciò per alcuna occasione talvolta non si potrà schifare, ricorditi di star desto e attento più del consueto, che tu non trascorressi nei modi e costumi della comun gente. Imperocché sappi che di necessità, se il compagno sarà lordo, e che tu gli praticherai dattorno, tu ti lorderai, ponghiamo che ora sii netto.

Le cose appartenenti al corpo, come dire il mangiare, il bere, il vestito, il tetto, la servitù, adoprinsi non più oltre che in quanto elle servono al puro uso. Tutto quel che è ad ostentazione o a delizia, taglisi via.

Innanzi alle nozze egli si vuole astenersi dai diletti carnali quanto si può, e usandogli pure alcuna volta, non si discostare in ciò dalle leggi. Ma tu non vorrai perciò riprendere e noiar con parole coloro che gli sogliono usare, e non istarai ad ogni poco a mettere in campo che tu non usi di così fatte voluttà.

(Traduzione di Giacomo Leopardi)

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Testo greco spiegato:

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τάξον τινὰ ἤδη χαρακτῆρα σαυτῷ καὶ τύπον, ὃν φυλάξεις ἐπί τε σεαυτοῦ ὢν καὶ ἀνθρώποις ἐντυγχάνων.

Schiera/Imponi a te stesso (τάξον σαυτῷ; τάξον: 2^ sing. imperativo aoristo attivo di τάσσω: ordino, schiero) subito (ἤδη) un qualche carattere e un tipo/un’immagine (τινὰ χαρακτῆρα καὶ τύπον), il quale sorveglierai/su cui vigilerai (ὃν φυλάξεις) stando con te stesso (ἐπί τε σεαυτοῦ ὢν) e incontrando degli uomini (καὶ ἀνθρώποις ἐντυγχάνων).

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καὶ σιωπὴ τὸ πολὺ ἔστω ἢ λαλείσθω τὰ ἀναγκαῖα καὶ δι᾽ ὀλίγων.

E silenzio il molto/per la maggior parte (del tempo…) (καὶ σιωπὴ τὸ πολὺ) sia (ἔστω)//E prediligi il silenzio quasi sempre (καὶ σιωπὴ τὸ πολὺ ἔστω) o siano dette le cose necessarie (ἢ λαλείσθω τὰ ἀναγκαῖα; λαλείσθω: 2^ sing. imperat. medio-passivo di λαλέω: chiacchiero, ciancio) e con pochi (καὶ δι᾽ ὀλίγων)//oppure dì solo ciò che è strettamente necessario e solo con poche persone.

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σπανίως δέ ποτε καιροῦ παρακαλοῦντος ἐπὶ τὸ λέγειν λέξον μέν, ἀλλὰ περὶ οὐδενὸς τῶν τυχόντων: μὴ περὶ μονομαχιῶν, μὴ περὶ ἱπποδρομιῶν, μὴ περὶ ἀθλητῶν, μὴ περὶ βρωμάτων ἢ πομάτων, τῶν ἑκασταχοῦ, μάλιστα δὲ μὴ περὶ ἀνθρώπων ψέγων ἢ ἐπαινῶν ἢ συγκρίνων.

Raramente talvolta/Raramente (σπανίως δέ ποτε), il giusto momento chiamando/giungendo (καιροῦ παρακαλοῦντος) per parlare (ἐπὶ τὸ λέγειν), (è…) da parlare certamente (λέξον μέν; λέξον: aggett. verbale da λέγω, “bisogna parlare”)/è effettivamente giusto parlare//Solo raramente, quando si presenta il momento opportuno per farlo, è il caso di parlare (σπανίως δέ ποτε καιροῦ παρακαλοῦντος ἐπὶ τὸ λέγειν λέξον μέν), ma riguardo a nulla/nessuna delle cose accadute//ma mai di fatti appena avvenuti (ἀλλὰ περὶ οὐδενὸς τῶν τυχόντων); non attorno alle sfide, né attorno alle corse negli ippodromi, né degli atleti, né dei cibi o delle bevande (μὴ περὶ μονομαχιῶν, μὴ περὶ ἱπποδρομιῶν, μὴ περὶ ἀθλητῶν, μὴ περὶ βρωμάτων ἢ πομάτων), di quelle cose (τῶν) un po’ ovunque (ἑκασταχοῦ), e soprattutto non in merito alle persone rimproverando (μάλιστα δὲ μὴ περὶ ἀνθρώπων ψέγων->partic. pres. nomin. att. masch. di ψέγω: rimprovero, polemizzo; il soggetto è sottinteso: “tu”) o elogiando o facendo paragoni (ἢ ἐπαινῶν ἢ συγκρίνων).

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ἂν μὲν οὖν οἷός τε ᾖς, μετάγαγε τοῖς σοῖς λόγοις καὶ τοὺς τῶν συνόντων ἐπὶ τὸ προσῆκον. εἰ δὲ ἐν ἀλλοφύλοις ἀποληφθεὶς τύχοις, σιώπα.

Qualora dunque tale (tu…) sia (ἂν μὲν οὖν οἷός τε ᾖς; οἷός: “tale”, si riferisce a quanto detto prima: uno che denigra gli altri, li elogia, ecc.), sposta assieme ai tuoi discorsi (μετάγαγε τοῖς σοῖς λόγοις) anche quelli (καὶ τοὺς) di quelli che sono con te (τῶν συνόντων) su ciò che è conveniente (ἐπὶ τὸ προσῆκον->partic. neutro pres. di προσήκω: sono opportuno, sono conveniente; quindi: “l’essente conveniente”, “quel che è conveniente”). Ma se capitassi (εἰ (ἂν…) δὲ τύχοις) essendo stato trattenuto/trovandoti in (regioni…) straniere (ἐν ἀλλοφύλοις ἀποληφθεὶς->part. sing. masch. passivo aoristo di ἀπο-λαμβάνω: tengo via, trattengo)//Se invece ti capita di trovarti in regioni straniere (εἰ δὲ ἐν ἀλλοφύλοις ἀποληφθεὶς τύχοις), taci (σιώπα).

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γέλως μὴ πολὺς ἔστω μηδὲ ἐπὶ πολλοῖς μηδὲ ἀνειμένος. ὅρκον παραίτησαι, εἰ μὲν οἷόν τε, εἰς ἅπαν, εἰ δὲ μή, ἐκ τῶν ἐνόντων.

Il riso sia (γέλως ἔστω) né molto/eccessivo (μὴ πολὺς) né su molte cose/argomenti (μηδὲ ἐπὶ πολλοῖς) né mandato in alto/eccessivamente sonoro (μηδὲ ἀνειμένος->partic. masch. sing. medio-passivo perfetto di ἀν-ίημι: mando su, mando in alto). (Devi…) evitare il giuramento/di giurare (ὅρκον παραίτησαι), se da una parte (è…) possibile (εἰ μὲν οἷόν τε; οἷόν: neutro sing. di “tale”; qui “tale da essere reale”), verso tutto/su qualsiasi cosa (εἰς ἅπαν), se dall’altra non (è possibile) (εἰ δὲ μή), dalle cose reali/tenendo conto delle circostanze (ἐκ τῶν ἐνόντων).

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ἑστιάσεις τὰς ἔξω καὶ ἰδιωτικὰς διακρούου: ἐὰν δέ ποτε γίνηται καιρός, ἐντετάσθω σοι ἡ προσοχή, μήποτε ἄρα ὑπορρυῇς εἰς ἰδιωτισμόν.

Respingi (διακρούου: 2^ sing. imperativo medio pres. di διακρούω: respingo) i banchetti esterni e volgari/profani e con la gente ignorante (ἑστιάσεις τὰς ἔξω καὶ ἰδιωτικὰς); qualora mai vi sia/giunga il momento opportuno (ἐὰν δέ ποτε γίνηται καιρός), devi aver prestato/presta (ἐντετάσθω->2^ sing. medio-passivo imperat. perfetto di ἐντείνω: tendo; mi concentro su) l’attenzione a te/la tua attenzione (σοι ἡ προσοχή), non mai quindi devi insinuarti/immischiarti nel discorso ordinario/nelle volgarità (μήποτε ἄρα ὑπορρυῇς εἰς ἰδιωτισμόν; ὑπορρυῇς: 2^ sing. cong. aoristo (forma deponente: ὑπορρύην…) di ὑπορρέω: mi insinuo; mi occupo di).

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ἴσθι γάρ, ὅτι, ἐὰν ὁ ἑταῖρος ᾖ μεμολυσμένος, καὶ τὸν συνανατριβόμενον αὐτῷ συμμολύνεσθαι ἀνάγκη, κἂν αὐτὸς ὢν τύχῃ καθαρός.

Sappi in fatti che (ἴσθι γάρ, ὅτι; ἴσθι: 2^ sing. imperat. di οἶδα: so), qualora il compagno sia macchiato/sporco (ἐὰν ὁ ἑταῖρος ᾖ μεμολυσμένος->part. masch. sing. perfetto medio-passivo di μολύνω: insudicio), (è…) necessità/inevitabile (ἀνάγκη) il contaminarsi con quello (αὐτῷ συμμολύνεσθαι) anche il (suo…) oppositore (καὶ τὸν συνανατριβόμενον->sing. masch. accus. part. medio-pass. presento di συνανατρίβω: lotto con)/che anche chi discute con questi si conformi a lui (καὶ τὸν συνανατριβόμενον αὐτῷ συμμολύνεσθαι ἀνάγκη), anche qualora egli (κἂν αὐτὸς) capiti essente/capiti che sia puro (ὢν τύχῃ καθαρός; “ὢν τύχῃ”: costruzione participiale di τυγχάνω: egli accade essere/accade che egli sia).

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τὰ περὶ τὸ σῶμα μέχρι τῆς χρείας ψιλῆς παραλάμβανε, οἷον τροφάς, πόμα, ἀμπεχόνην, οἰκίαν, οἰκετίαν: τὸ δὲ πρὸς δόξαν ἢ τρυφὴν ἅπαν περίγραφε.

Le cose attorno al corpo/i piaceri del corpo (τὰ περὶ τὸ σῶμα) fino al bisogno essenziale porta(li) (μέχρι τῆς χρείας ψιλῆς παραλάμβανε), come (οἷον: preposizione con accus.) i nutrimenti, la bevanda/il bere, il vestiario, la casa, la schiavitù (τροφάς, πόμα, ἀμπεχόνην, οἰκίαν, οἰκετίαν); cancella tutto (ἅπαν περίγραφε) ciò che è verso/ciò che ha per scopo (τὸ δὲ πρὸς…) l’opinione/la fama e la mollezza (…δόξαν ἢ τρυφὴν).

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περὶ ἀφροδίσια εἰς δύναμιν πρὸ γάμου καθαρευτέον: ἁπτομένῳ δὲ ὧν νόμιμόν ἐστι μεταληπτέον. μὴ μέντοι ἐπαχθὴς γίνου τοῖς χρωμένοις μηδὲ ἐλεγκτικός: μηδὲ πολλαχοῦ τὸ ὅτι αὐτὸς οὐ χρῇ, παράφερε.

Intorno alle cose d’amore/Per quanto riguarda il sesso (περὶ ἀφροδίσια) verso il possibile/per quanto possibile (εἰς δύναμιν) prima del matrimonio (πρὸ γάμου) (è…) da conservarsi puri/bisogna conservarsi puri (καθαρευτέον-> aggett. verbale!); ma per colui che è toccato (dal sesso…)/per colui che lo pratica (ἁπτομένῳ δὲ) (è…) da partecipare (μεταληπτέον-> aggett. verbale di μεταλαμβάνω: prendo su; partecipo a) (alle cose…) delle quali è norma (ὧν νόμιμόν ἐστι)/deve praticarlo secondo le norme del giusto (μεταληπτέον (τῶν…) ὧν νόμιμόν ἐστι).

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μὴ μέντοι ἐπαχθὴς γίνου τοῖς χρωμένοις μηδὲ ἐλεγκτικός: μηδὲ πολλαχοῦ τὸ ὅτι αὐτὸς οὐ χρῇ, παράφερε.

Non essere/diventare (μὴ γίνου->2^ sing. imperat. aoristo di γίγνομαι: sono; divengo) tuttavia pesante/censorio con quelli che (lo…) usano/praticano (μέντοι ἐπαχθὴς τοῖς χρωμένοις) né polemico (μηδὲ ἐλεγκτικός); né in ogni luogo/per lungo e per largo (μηδὲ πολλαχοῦ) metti avanti/fai pesare (παράφερε) il fatto che (τὸ ὅτι) tu stesso non (lo…) usi/pratichi (αὐτὸς οὐ χρῇ).

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