PRECETTISTICA STOICA (II parte)
(Epitteto, Manuale (Ἐγκειρίδιον), XXXIII: 9-16)
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In questa seconda parte, Epitteto si sofferma su altri precetti comportamentali e morali cui conformare la propria vita, precetti che ruotano attorno alle idee di morigeratezza, modestia e dominio di sé e dei propri sentimenti, in particolare di quegli stati euforici che spesso seguono immaginarie (o in ogni caso effimere) conquiste, come quando per esempio si crede di aver ottenuto l’“amicizia” di persone potenti.
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Scrive a questo riguardo Epitteto:
ὅταν φοιτᾷς πρός τινα τῶν μέγα δυναμένων, πρόβαλε, ὅτι οὐχ εὑρήσεις αὐτὸν ἔνδον, ὅτι ἀποκλεισθήσῃ, ὅτι ἐντιναχθήσονταί σοι αἱ θύραι, ὅτι οὐ φροντιεῖ σου. κἂν σὺν τούτοις ἐλθεῖν καθήκῃ, ἐλθὼν φέρε τὰ γινόμενα… – Qualora ti rechi in visita da un personaggio potente, suggerisci a te stesso: vedrai che non lo troverai a casa, che ti respingerà, che ti sbatterà le porte in faccia, che non ti darà retta. E qualora proprio ti tocchi frequentarlo, facendolo sopporta ciò che ti accade…
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Centrale è dunque, qui come del resto in tutto il Manuale, il concetto di “autodominio”.
L’uomo saggio, il filosofo discepolo di Socrate e Zenone, vive difatti nel dominio di sé, poiché si fa guidare dalla Ragione e non dalle impressioni effimere e ingannevoli. In tal modo egli entra in contatto con una logica superiore a sé, divina, prendendo così le distanze da tutto ciò che di misero e di passeggero vi è in lui.
La saggezza è insomma un modo di riunirsi a Dio, a quel Dio immanente che è il Cosmo stesso.
Quel che differenza la concezione cristiana, rispetto allo stoicismo e in genere alla filosofia greca è, insomma, la speranza (nella prima) in un Mondo-altro, oltreterreno, in cui si compia quella perfetta felicità che è negata in questa vita agli uomini, tanto più se giusti e dediti a Dio.
Il premio della propria giusta condotta è invece, per gli stoici, quella stessa condotta improntata a giustizia e a saggezza!
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Scrive Adalbert G. Hamman: “Il dio di Aristotele si disinteressava del mondo e il dio degli stoici, lontano dal liberarlo, lo rendeva schiavo attraverso un determinismo universale. Le religioni orientali invece, offrivano [agli uomini] dei salvatori.”
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Testo greco completo del paragrafo 32^ del Manuale (in grassetto la parte tradotta sotto):
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τάξον τινὰ ἤδη χαρακτῆρα σαυτῷ καὶ τύπον, ὃν φυλάξεις ἐπί τε σεαυτοῦ ὢν καὶ ἀνθρώποις ἐντυγχάνων. [2] καὶ σιωπὴ τὸ πολὺ ἔστω ἢ λαλείσθω τὰ ἀναγκαῖα καὶ δι᾽ ὀλίγων. σπανίως δέ ποτε καιροῦ παρακαλοῦντος ἐπὶ τὸ λέγειν λέξον μέν, ἀλλὰ περὶ οὐδενὸς τῶν τυχόντων: μὴ περὶ μονομαχιῶν, μὴ περὶ ἱπποδρομιῶν, μὴ περὶ ἀθλητῶν, μὴ περὶ βρωμάτων ἢ πομάτων, τῶν ἑκασταχοῦ, μάλιστα δὲ μὴ περὶ ἀνθρώπων ψέγων ἢ ἐπαινῶν ἢ συγκρίνων. [3] ἂν μὲν οὖν οἷός τε ᾖς, μετάγαγε τοῖς σοῖς λόγοις καὶ τοὺς τῶν συνόντων ἐπὶ τὸ προσῆκον. εἰ δὲ ἐν ἀλλοφύλοις ἀποληφθεὶς τύχοις, σιώπα. [4] γέλως μὴ πολὺς ἔστω μηδὲ ἐπὶ πολλοῖς μηδὲ ἀνειμένος. [5] ὅρκον παραίτησαι, εἰ μὲν οἷόν τε, εἰς ἅπαν, εἰ δὲ μή, ἐκ τῶν ἐνόντων. ἑστιάσεις τὰς ἔξω καὶ ἰδιωτικὰς διακρούου: [6] ἐὰν δέ ποτε γίνηται καιρός, ἐντετάσθω σοι ἡ προσοχή, μήποτε ἄρα ὑπορρυῇς εἰς ἰδιωτισμόν. ἴσθι γάρ, ὅτι, ἐὰν ὁ ἑταῖρος ᾖ μεμολυσμένος, καὶ τὸν συνανατριβόμενον αὐτῷ συμμολύνεσθαι ἀνάγκη, κἂν αὐτὸς ὢν τύχῃ καθαρός. [7] τὰ περὶ τὸ σῶμα μέχρι τῆς χρείας ψιλῆς παραλάμβανε, οἷον τροφάς, πόμα, ἀμπεχόνην, οἰκίαν, οἰκετίαν: τὸ δὲ πρὸς δόξαν ἢ τρυφὴν ἅπαν περίγραφε. περὶ ἀφροδίσια εἰς δύναμιν πρὸ γάμου καθαρευτέον: [8] ἁπτομένῳ δὲ ὧν νόμιμόν ἐστι μεταληπτέον. μὴ μέντοι ἐπαχθὴς γίνου τοῖς χρωμένοις μηδὲ ἐλεγκτικός: μηδὲ πολλαχοῦ τὸ ὅτι αὐτὸς οὐ χρῇ, παράφερε.
[9] ἐὰν τίς σοι ἀπαγγείλῃ ὅτι ὁ δεῖνά σε κακῶς λέγει, μὴ ἀπολογοῦ πρὸς τὰ λεχθέντα, ἀλλ᾽ ἀποκρίνου διότι ‘ἠγνόει γὰρ τὰ ἄλλα τὰ προσόντα μοι κακά, ἐπεὶ οὐκ ἂν ταῦτα μόνα ἔλεγεν.’ [10] εἰς τὰ θέατρα τὸ πολὺ παριέναι οὐκ ἀναγκαῖον. εἰ δέ ποτε καιρὸς εἴη, μηδενὶ σπουδάζων φαίνου ἢ σεαυτῷ, τοῦτ᾽ ἔστι. θέλε γίνεσθαι μόνα τὰ γινόμενα καὶ νικᾶν μόνον τὸν νικῶντα: οὕτω γὰρ οὐκ ἐμποδισθήσῃ. βοῆς δὲ καὶ τοῦ ἐπιγελᾶν τινι ἢ ἐπὶ πολὺ συγκινεῖσθαι παντελῶς ἀπέχου. καὶ μετὰ τὸ ἀπαλλαγῆναι μὴ πολλὰ περὶ τῶν γεγενημένων διαλέγου, ὅσα μὴ φέρει πρὸς τὴν σὴν ἐπανόρθωσιν: ἐμφαίνεται γὰρ ἐκ τοῦ τοιούτου, ὅτι ἐθαύμασας τὴν θέαν. [11] εἰς ἀκροάσεις τινῶν μὴ εἰκῇ μηδὲ ῥᾳδίως πάριθι: παριὼν δὲ τὸ σεμνὸν καὶ τὸ εὐσταθὲς καὶ ἅμα ἀνεπαχθὲς φύλασσε. [12] ὅταν τινὶ μέλλῃς συμβαλεῖν, μάλιστα τῶν ἐν ὑπεροχῇ δοκούντων, πρόβαλε σαυτῷ, τί ἂν ἐποίησεν ἐν τούτῳ Σωκράτης ἢ Ζήνων, καὶ οὐκ ἀπορήσεις τοῦ χρήσασθαι προσηκόντως τῷ ἐμπεσόντι. [13] ὅταν φοιτᾷς πρός τινα τῶν μέγα δυναμένων, πρόβαλε, ὅτι οὐχ εὑρήσεις αὐτὸν ἔνδον, ὅτι ἀποκλεισθήσῃ, ὅτι ἐντιναχθήσονταί σοι αἱ θύραι, ὅτι οὐ φροντιεῖ σου. κἂν σὺν τούτοις ἐλθεῖν καθήκῃ, ἐλθὼν φέρε τὰ γινόμενα καὶ μηδέποτε εἴπῃς αὐτὸς πρὸς ἑαυτὸν ὅτι ‘οὐκ ἦν τοσούτου:’ ἰδιωτικὸν γὰρ καὶ διαβεβλημένον πρὸς τὰ ἐκτός. [14] ἐν ταῖς ὁμιλίαις ἀπέστω τὸ ἑαυτοῦ τινων ἔργων ἢ κινδύνων ἐπὶ πολὺ καὶ ἀμέτρως μεμνῆσθαι. οὐ γάρ, ὡς σοὶ ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σῶν κινδύνων μεμνῆσθαι, οὕτω καὶ τοῖς ἄλλοις ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σοὶ συμβεβηκότων ἀκούειν. [15] ἀπέστω δὲ καὶ τὸ γέλωτα κινεῖν: ὀλισθηρὸς γὰρ ὁ τρόπος εἰς ἰδιωτισμὸν καὶ ἅμα ἱκανὸς τὴν αἰδῶ τὴν πρὸς σὲ τῶν πλησίον ἀνιέναι. [16] ἐπισφαλὲς δὲ καὶ τὸ εἰς αἰσχρολογίαν προελθεῖν. ὅταν οὖν τι συμβῇ τοιοῦτον, ἂν μὲν εὔκαιρον ᾖ, καὶ ἐπίπληξον τῷ προελθόντι: εἰ δὲ μή, τῷ γε ἀποσιωπῆσαι καὶ ἐρυθριᾶσαι καὶ σκυθρωπάσαι δῆλος γίνου δυσχεραίνων τῷ λόγῳ.
(http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0235%3Atext%3Denc%3Achapter%3D32&fbclid=IwAR1BC7jq9PBDl_jYQ70A98Lgiq54F4fvpEWH2Jk0aNCcF1dX06cr-K6GZNo)
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Testo tradotto:
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Chi ti riportasse che il tale o il tal altro dicesse male di te, non pigliare a scusarti e difenderti, ma rispondi che egli si vede bene che questi non ha contezza degli altri difetti che io ho, perocché, sapendogli, ei non avrebbe tocco solamente questi.
Ai teatri non accade usar molto. Ma quando ti sarà data occasione di trovarti in cotali luoghi, non dimostrare sollecitudine o pensiero di qualsivoglia altro che di te stesso, cioè non voler che avvenga se non quel medesimo che avverrà, né che vinca altri che quegli a cui toccherà la vittoria; perocché in tal modo non t'interverrà che il tuo desiderio abbia impedimento. Dal gridare, dal soverchio ridere sopra alcuna qual si sia persona o cosa, dal molto dimenarti e contorcerti, convienti astenere al tutto. E uscito che tu sarai di là, non andare troppo ragionando cogli altri dell'accaduto, se già non fosse di cose che potessero conferire a farti migliore. Perocché tu faresti segno che lo spettacolo ti fosse oltre modo piaciuto.
Non andare all' udienza di certi dicitori, anzi schiva di trovarviti in ogni modo. Che se per ventura vi ti troverai, fa' di serbare una contenenza grave e soda, e non però spiacevole nè superba.
Accadendoti di dover venire a qualche ragionamento o pratica con chicchessia, e specialmente con alcuni di quelli che sono reputati soprastare agli altri, proponti dinanzi agli occhi quello che avrebbe fatto in tale occorrenza o Socrate o Zenone; e tu non sei per mancare del modo di portarti convenientemente in ogni caso.
Andando a trovare alcuno dei potenti, mettiti nell'animo che tu non sei per trovarlo a casa, ch'egli si sarà serrato dentro, che non ti sarà voluto aprire l'uscio, che colui non ti darà mente. E se con tutto questo, per non mancar dell'ufficio tuo, ti conviene andare, pòrtati in pace ogni cosa che t'intervenga, e non dire mai fra te stesso: egli non portava il pregio; che è un parlare da uomo ordinario e dato tutto quanto alle cose esterne.
Guarda bene nei cerchj e nelle compagnie, che tu non istessi a far troppe parole intorno ad azioni fatte o a pericoli sostenuti da te medesimo. Perciocchè non siccome egli piace a ciascuno di raccontare i propri pericoli, così riesce dilettevole alle persone l'udire le avventure di chi favella.
Non istare anco a studiarti di muovere il riso; perché ciò facendo, si porta pericolo di trascorrere ai modi e all' usanza dei più; oltre che di leggieri avverrebbe che i circostanti rimetterebbero più o manco della loro riverenza verso di te.
Egli è medesimamente pericoloso lo entrare in ragionamenti di cose oscene: e per tanto ove ciò intervenga, se egli ci avrà luogo, tu sgriderai quel tale che sarà entrato in così fatta materia; se no, col porti a stare in silenzio e collo arrossire e fare il viso brusco, tu darai ad intendere che quel cotal favellare ti spiaccia.
(Traduzione di Giacomo Leopardi)
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Testo greco spiegato:
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ἐὰν τίς σοι ἀπαγγείλῃ ὅτι ὁ δεῖνά σε κακῶς λέγει, μὴ ἀπολογοῦ πρὸς τὰ λεχθέντα, ἀλλ᾽ ἀποκρίνου διότι ‘ἠγνόει γὰρ τὰ ἄλλα τὰ προσόντα μοι κακά, ἐπεὶ οὐκ ἂν ταῦτα μόνα ἔλεγεν.’
Qualora qualcuno ti informi che (ἐὰν τίς σοι ἀπαγγείλῃ ὅτι) (vi è uno…) il quale dice di te cose tremende (ὁ δεῖνά σε λέγει) malvagiamente (κακῶς), non difenderti di fronte alle cose dette (μὴ ἀπολογοῦ πρὸς τὰ λεχθέντα), ma prendi le distanze perché/rispondi che (ἀλλ᾽ ἀποκρίνου διότι) “ignorava infatti le altre cose malvagie (ἠγνόει γὰρ τὰ ἄλλα κακά) riguardanti me (τὰ προσόντα μοι), poiché non queste cose sole diceva/avrebbe detto (altrimenti…) (ἐπεὶ οὐκ ἂν ταῦτα μόνα ἔλεγεν)”.
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εἰς τὰ θέατρα τὸ πολὺ παριέναι οὐκ ἀναγκαῖον. εἰ δέ ποτε καιρὸς εἴη, μηδενὶ σπουδάζων φαίνου ἢ σεαυτῷ, τοῦτ᾽ ἔστι.
Non (è…) cosa necessaria (οὐκ ἀναγκαῖον) andare molto/molto spesso (τὸ πολὺ παριέναι) agli spettacoli (εἰς τὰ θέατρα). Se mai il momento opportuno vi fosse/giungesse (εἰ δέ ποτε καιρὸς εἴη), appari avente cura di/fai mostra di preoccuparti (σπουδάζων φαίνου) di nessuno/niente se non (μηδενὶ ἢ) di te stesso (σεαυτῷ), questo è/così deve essere (τοῦτ᾽ ἔστι).
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θέλε γίνεσθαι μόνα τὰ γινόμενα καὶ νικᾶν μόνον τὸν νικῶντα: οὕτω γὰρ οὐκ ἐμποδισθήσῃ.
Desidera essere/che siano solo le cose che sono state/che sono (θέλε γίνεσθαι μόνα τὰ γινόμενα) e vincere/che vinca solo il vincente (καὶ νικᾶν μόνον τὸν νικῶντα); così infatti non sarai impacciato/non vivrai con angoscia (οὕτω γὰρ οὐκ ἐμποδισθήσῃ).
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βοῆς δὲ καὶ τοῦ ἐπιγελᾶν τινι ἢ ἐπὶ πολὺ συγκινεῖσθαι παντελῶς ἀπέχου.
Astieniti completamente (παντελῶς ἀπέχου->2^ imperat. medio-passivo pres. di ἀπέχω: sto lontano; medio: mi tengo lontano da…) dal fragore e dal deridere qualcuno (βοῆς δὲ καὶ τοῦ ἐπιγελᾶν τινι) o, il più possibile (ἢ ἐπὶ πολὺ), dal muoverti con/dal farti trascinare (dalle situazioni…) (συγκινεῖσθαι).
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καὶ μετὰ τὸ ἀπαλλαγῆναι μὴ πολλὰ περὶ τῶν γεγενημένων διαλέγου, ὅσα μὴ φέρει πρὸς τὴν σὴν ἐπανόρθωσιν: ἐμφαίνεται γὰρ ἐκ τοῦ τοιούτου, ὅτι ἐθαύμασας τὴν θέαν.
E non parlare di/trattare molte cose riguardo alle cose avvenute (καὶ μὴ διαλέγου πολλὰ περὶ τῶν γεγενημένων), attraverso l’allontanar(le) (μετὰ τὸ ἀπαλλαγῆναι), le quali non portano verso/alla tua maturazione (ὅσα μὴ φέρει πρὸς τὴν σὴν ἐπανόρθωσιν); appare chiaramente infatti (ἐμφαίνεται γὰρ) da questa cosa/questo comportamento (ἐκ τοῦ τοιούτου), che (tali cose…) ti abbagliavano la vista (ὅτι ἐθαύμασας τὴν θέαν).
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εἰς ἀκροάσεις τινῶν μὴ εἰκῇ μηδὲ ῥᾳδίως πάριθι: παριὼν δὲ τὸ σεμνὸν καὶ τὸ εὐσταθὲς καὶ ἅμα ἀνεπαχθὲς φύλασσε.
Non andare presso/recarti, né a caso né facilmente (μὴ εἰκῇ μηδὲ ῥᾳδίως πάριθι->2^ sing. imperat. pres. di πάρειμι: vado presso), alle udienze di alcuni/ad ascoltare i discorsi della gente (εἰς ἀκροάσεις τινῶν); ma andando (ad ascoltare…) (παριὼν δὲ) salvaguardia (φύλασσε) il sacro/ciò che è sacro e il ben fondato/ciò che è saldo e al tempo stesso non molesto/pedante (τὸ σεμνὸν καὶ τὸ εὐσταθὲς καὶ ἅμα ἀνεπαχθὲς).
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ὅταν τινὶ μέλλῃς συμβαλεῖν, μάλιστα τῶν ἐν ὑπεροχῇ δοκούντων, πρόβαλε σαυτῷ, τί ἂν ἐποίησεν ἐν τούτῳ Σωκράτης ἢ Ζήνων, καὶ οὐκ ἀπορήσεις τοῦ χρήσασθαι προσηκόντως τῷ ἐμπεσόντι.
Qualora (tu…) stia per andare con/raggiungere qualcuno (ὅταν τινὶ μέλλῃς συμβαλεῖν), soprattutto di coloro che sembrano nella vetta/tra coloro che sono riconosciute come importanti (μάλιστα τῶν ἐν ὑπεροχῇ δοκούντων), dì a te stesso (πρόβαλε σαυτῷ; προβάλλω: lancio innanzi; metto in evidenza; suggerisco): cosa avrebbe fatto in questo (tipo di situazione…) Socrate o Zenone (τί ἂν ἐποίησεν ἐν τούτῳ Σωκράτης ἢ Ζήνων), e non sarai impacciato (καὶ οὐκ ἀπορήσεις) nell’affrontare adeguatamente ciò che avviene (τοῦ χρήσασθαι προσηκόντως τῷ ἐμπεσόντι; χράομαι=utor (+ ablat.) latino: uso; mi rapporto con…; ecc. + dat.).
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ὅταν φοιτᾷς πρός τινα τῶν μέγα δυναμένων, πρόβαλε, ὅτι οὐχ εὑρήσεις αὐτὸν ἔνδον, ὅτι ἀποκλεισθήσῃ, ὅτι ἐντιναχθήσονταί σοι αἱ θύραι, ὅτι οὐ φροντιεῖ σου.
Qualora vada da qualcuno (ὅταν φοιτᾷς πρός τινα) dei potenti grande cosa/da un potente (τῶν μέγα δυναμένων), ricorda(ti) (πρόβαλε): che non troverai dentro (casa…), che sarai chiuso fuori, che saranno sbattute avanti a te le porte (ὅτι οὐχ εὑρήσεις αὐτὸν ἔνδον, ὅτι ἀποκλεισθήσῃ, ὅτι ἐντιναχθήσονταί σοι αἱ θύραι; ἐντιναχθήσονταί: 3^ plur. indic. pass. futuro di ἐντινάσσω: urto; sbatto contro), che non si curerà di te (ὅτι οὐ φροντιεῖ σου).
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κἂν σὺν τούτοις ἐλθεῖν καθήκῃ, ἐλθὼν φέρε τὰ γινόμενα καὶ μηδέποτε εἴπῃς αὐτὸς πρὸς ἑαυτὸν ὅτι ‘οὐκ ἦν τοσούτου:’ ἰδιωτικὸν γὰρ καὶ διαβεβλημένον πρὸς τὰ ἐκτός.
E qualora (ti…) convenga/spetti (κἂν καθήκῃ) di andare con costoro/di frequentare questa gente (σὺν τούτοις ἐλθεῖν), andando (da loro…) sopporta le cose che (vi…) sono/che trovi (ἐλθὼν φέρε τὰ γινόμενα) e non mai che dica (tu…) stesso a te stesso/mai devi dire a te stesso che (καὶ μηδέποτε εἴπῃς αὐτὸς πρὸς ἑαυτὸν ὅτι) “non era di tanto grande cosa/non era cosa tanto straordinaria” (οὐκ ἦν τοσούτου; τοσοῦτος: tanto grande (tantus)); (ciò è…) cosa volgare infatti e protesa verso le cose esterne (ἰδιωτικὸν γὰρ καὶ διαβεβλημένον πρὸς τὰ ἐκτός; διαβεβλημένον: partic. medio-pass. perf. di διαβάλλω: lancio; quindi “scagliato”, “proteso”).
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ἐν ταῖς ὁμιλίαις ἀπέστω τὸ ἑαυτοῦ τινων ἔργων ἢ κινδύνων ἐπὶ πολὺ καὶ ἀμέτρως μεμνῆσθαι.
Nei (tuoi…) discorsi sia lontano (ἐν ταῖς ὁμιλίαις ἀπέστω) il ricordare molto e senza misura (τὸ ἐπὶ πολὺ καὶ ἀμέτρως μεμνῆσθαι) alcune/le opere e i pericoli di te stesso/tuoi (ἑαυτοῦ τινων ἔργων ἢ κινδύνων).
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οὐ γάρ, ὡς σοὶ ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σῶν κινδύνων μεμνῆσθαι, οὕτω καὶ τοῖς ἄλλοις ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σοὶ συμβεβηκότων ἀκούειν.
Non infatti, come per te è cosa dolce il ricordare i tuoi rischi (οὐ γάρ, ὡς σοὶ ἡδύ ἐστι τὸ τῶν σῶν κινδύνων μεμνῆσθαι), così/altrettanto anche per gli altri è cosa dolce (οὕτω καὶ τοῖς ἄλλοις ἡδύ ἐστι) l’ascoltare (τὸ ἀκούειν) le cose a te avvenute (τῶν σοὶ συμβεβηκότων->partic. perfetto medio-passivo di συμβαίνω: vengo con; avvengo).
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ἀπέστω δὲ καὶ τὸ γέλωτα κινεῖν: ὀλισθηρὸς γὰρ ὁ τρόπος εἰς ἰδιωτισμὸν καὶ ἅμα ἱκανὸς τὴν αἰδῶ τὴν πρὸς σὲ τῶν πλησίον ἀνιέναι. ἐπισφαλὲς δὲ καὶ τὸ εἰς αἰσχρολογίαν προελθεῖν.
Sia lontano (da te…)/evita anche il suscitare il riso (ἀπέστω δὲ καὶ τὸ γέλωτα κινεῖν); il modo/questo modo di fare infatti (è…) (γὰρ ὁ τρόπος) sdrucciolevole verso l’ordinario/la volgarità (ὀλισθηρὸς εἰς ἰδιωτισμὸν)//questo modo di fare infatti scivola facilmente nella volgarità (ὀλισθηρὸς γὰρ ὁ τρόπος εἰς ἰδιωτισμὸν) e allo stesso tempo (è…) bastevole all’avvicinarsi/a avvicinare a te la vergogna/l’imbarazzo (καὶ ἅμα ἱκανὸς ἀνιέναι πρὸς σὲ τὴν αἰδῶ) delle (persone…) vicino (τῶν πλησίον). Ed (è…) sdrucciolevole (verso l’ordinario…) anche (ἐπισφαλὲς δὲ καὶ) il lasciarsi andare al turpiloquio (τὸ εἰς αἰσχρολογίαν προελθεῖν).
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ὅταν οὖν τι συμβῇ τοιοῦτον, ἂν μὲν εὔκαιρον ᾖ, καὶ ἐπίπληξον τῷ προελθόντι: εἰ δὲ μή, τῷ γε ἀποσιωπῆσαι καὶ ἐρυθριᾶσαι καὶ σκυθρωπάσαι δῆλος γίνου δυσχεραίνων τῷ λόγῳ.
Qualora dunque qualcosa di tale (ὅταν οὖν τι… τοιοῦτον) accade (συμβῇ), (e…) se ovviamente sia cosa opportuna (ἂν μὲν εὔκαιρον ᾖ), anche (è…) da percuotere/bisogna pure redarguire (καὶ ἐπίπληξον) colui che va avanti/che si ostina a comportarsi così (τῷ προελθόντι); ma se no/se non è cosa opportuna (εἰ δὲ μή), chiaro (tu…) sia essendo in imbarazzo per il (suo…) discorso/dire//mostra chiaramente di sentirti in imbarazzo per il suo eloquio (δῆλος γίνου δυσχεραίνων τῷ λόγῳ; γίνου: 2^ sing. imperat. aoristo di γίγνομαι: sono, divento) con il tacere e l’arrossire e l’incupire (τῷ γε ἀποσιωπῆσαι καὶ ἐρυθριᾶσαι καὶ σκυθρωπάσαι).
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