SENECA CONTRO LA REPRESSIONE (COME STRUMENTO PER MANTENERE L’ORDINE E LA GIUSTIZIA)… - De Clementia (I ; XXIII, XXIV)
Già all'incirca duemila anni fa, Lucio Anneo Seneca aveva ben compreso come la repressione non possa mai, veramente, essere una risposta ai problemi della collettività, né costituire un reale strumento di correzione dei comportamenti antisociali e violenti…
È proprio Seneca a osservare, a questo proposito, che da quando (a partire dai tempi di Tiberio, definito “padre” di Nerone in quanto suo predecessore alla guida dell’impero) il parricidio è divenuto un crimine giuridicamente riconosciuto, i casi di parricidio sono divenuti molto più frequenti di prima (e ciò nonostante il deterrente che avrebbe dovuto costituire la tremenda “pena del sacco”).
A cosa serve puntare il dito, accanirsi pubblicamente con divieti e condanne?
Semplicemente, egli osserva, a istigare la violenza, poiché – dice – “l’animo umano è ostinato per natura, e si sforza contro ciò che si pone come un ostacolo difficile da superare, e segue (ovvero, si lascia ciecamente influenzare) più facilmente di quanto non si lasci condurre (dalla ragione)” -- (Natura contumax est humanus animus et in contrarium atque arduum nitens sequiturque facilius quam ducitur), mentre al contrario:“nello Stato in cui gli uomini vengono puniti raramente, si instaura una sorta di cospirazione a favore della moralità, della quale ci si prende cura come per un bene pubblico.” -- (In qua civitate raro homines puniuntur, in ea consensus fit innocentiae et indulgetur velut publico bono.)
Tutto il De Clementia (scritto che Seneca dedicò al giovane Nerone, e il cui intento era quello di guidarlo nel difficile esercizio del potere imperiale) è infatti un incoraggiamento ad essere comprensivi (seppure, ovviamente, entro i limiti della ragionevolezza) nei confronti di chi sbaglia, e una denuncia dell'inutilità di pene troppo severe.
(Imperatori romani: http://www.veleia.it/download/allegati/fn000130.pdf
La pena del sacco: https://it.wikipedia.org/wiki/Poena_cullei)
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TESTO LATINO:
XXIII. 1. Praeterea videbis ea saepe committi, quae saepe vindicantur. Pater tuus plures intra quinquennium culleo insuit, quam omnibus saeculis insutos accepimus. Multo minus audebant liberi nefas ultimum admittere, quam diu sine lege crimen fuit. Summa enim prudentia altissimi viri et rerum naturae peritissimi maluerunt velut incredibile scelus et ultra audaciam positum praeterire quam, dum vindicant, ostendere posse fieri; itaque parricidae cum lege coeperunt, et illis facinus poena monstravit; pessimo vero loco pietas fuit, postquam saepius culleos vidimus quam cruces. 2. In qua civitate raro homines puniuntur, in ea consensus fit innocentiae et indulgetur velut publico bono. Putet se innocentem esse civitas, erit; magis irascetur a communi frugalitate desciscentibus, si paucos esse eos viderit. Periculosum est, mihi crede, ostendere civitati, quanto plures mali sint.
XXIV. 1. Dicta est aliquando a senatu sententia, ut servos a liberis cultus distingueret; deinde apparuit, quantum periculum immineret, si servi nostri numerare nos coepissent. Idem scito metuendum esse, si nulli ignoscitur; cito apparebit, pars civitatis deterior quanto praegravet. Non minus principi turpia sunt multa supplicia quam medico multa funera; remissius imperanti melius paretur. 2. Natura contumax est humanus animus et in contrarium atque arduum nitens sequiturque facilius quam ducitur; et ut generosi ac nobiles equi melius facili freno reguntur, ita clementiam voluntaria innocentia impetu suo sequitur, et dignam putat civitas, quam servet sibi. Plus itaque hac via proficitur. ------------- TRADUZIONE LETTERARIA (http://www.sentieridellamente.it/files/De-clementia.pdf): XXI - Le punizioni incrementano il numero dei delitti [1] Inoltre, vedrai che vengono spesso commesse quelle colpe che vengono spesso punite. Tuo padre nell’arco di cinque anni ha cucito nel sacco più persone di quante ne furono cucite in tutti i secoli. I figli osavano molto meno commettere il massimo sacrilegio [=CIOÈ IL PARRICIDIO], finché questo delitto non era previsto dalla legge. Con grande buon senso gli uomini più grandi e più esperti della natura umana preferirono passare sotto silenzio tale delitto come incredibile scelleratezza e posto al di là di ogni temerità, piuttosto che mostrare, prevedendo una punizione, che esso può venir commesso. Perciò, cominciarono a esserci dei parricidi con questa legge, e la pena stessa diede loro l’idea del delitto; la pietà filiale venne a trovarsi nella condizione peggiore proprio da quando abbiamo visto più sacchi che croci. [2] Nello Stato in cui gli uomini vengono puniti raramente, si instaura una sorta di cospirazione a favore della moralità, della quale ci si prende cura come per un bene pubblico. I cittadini si considerino privi di colpe e lo saranno; e si adireranno maggiormente con quelli che si allontaneranno dalla rettitudine comune, se vedranno che sono pochi. È pericoloso, credimi, mostrare ai cittadini quanto più numerosi siano i cattivi. XXII - I cittadini obbediscono maggiormente se governati con mitezza [1] Una volta si decretò con un voto del Senato che gli schiavi dovessero distinguersi dai liberi per l’abbigliamento; poi, però, ci si rese conto di quale pericolo ci avrebbe minacciato, se i nostri schiavi avessero cominciato a contarci. Sappi che bisogna temere lo stesso pericolo se non si perdona a nessuno: presto ci si accorgerà di quanto prevalga la parte deteriore dei cittadini. I numerosi supplizi non sono meno disonorevoli per un principe che i numerosi funerali per un medico. A chi governa con più mitezza si obbedisce meglio: [2] l’animo umano è ostinato per natura, e si sforza contro ciò che si pone come ostacolo difficile da superare, e segue più facilmente di quanto non si lasci condurre; e, come i cavalli generosi e nobili si lasciano governare meglio con un freno leggero, così l’innocenza segue spontaneamente per un proprio impulso la Clemenza, e i cittadini credono che essa meriti di essere conservata per il proprio interesse. Perciò, in questo modo, si ottengono risultati migliori. ------------- TRADUZIONE LETTERALE: XXIII. 1. Praeterea videbis ea saepe committi, quae saepe vindicantur. Inoltre, vedrai essere commesse spesso quelle cose/crimini, i quali spesso sono puniti. --- Pater tuus plures intra quinquennium culleo insuit, quam omnibus saeculis insutos accepimus. Tuo padre [= Tiberio…] più persone in un quinquennio cucì nel sacco (insuit culleo), di quanto (quam) in tutti i secoli (precedenti…) prendemmo/facemmo individui insaccati/condannati alla pena del sacco (insutos). --- Multo minus audebant liberi nefas ultimum admittere, quam diu sine lege crimen fuit. Molto meno osavano i figli (liberi) mandare a segno/commettere il peccato ultimo/più grave di tutti, finché (quam diu: letter., quanto a lungo, per tutto il tempo che) senza legge/un nome giuridico il crimine (del parricidio…) fu/rimase. --- Summa enim prudentia altissimi viri et rerum naturae peritissimi maluerunt velut incredibile scelus et ultra audaciam positum praeterire quam, dum vindicant, ostendere posse fieri; Infatti con somma saggezza (prudentia) uomini estremamente saggi e espertissimi delle cose del mondo preferirono (maluerunt: 3^ plur. perf. ind. da malo, mavis, malui, malle: preferisco) tralasciare (praeterire) (tale comportamento…) come/al pari di un incredibile crimine/scelleratezza e posto/porlo come (et positum) oltre l’audacia/oltre ogni possibile audacia, piuttosto che (quam), mentre (lo…) puniscono, poter (posse: è retto da maluerunt, come praeterire) fare in modo di (fieri: infinito pres. di fio,is, factus, fieri: venire in essere…) mostrar(lo)/render(lo) noto a tutti; --- itaque parricidae cum lege coeperunt, et illis facinus poena monstravit; e così iniziarono/vennero all’essere i parricidi/gli assassini del proprio padre con/contemporaneamente alla legge (sul parricidio…), e a quelli (cioè ai parricidi!) la pena mostrò l’azione criminosa (facinus,oris: azione, impresa; neutro); --- pessimo vero loco pietas fuit, postquam saepius culleos vidimus quam cruces. In verità (vero) la pietà fu/iniziò a essere a mal partito (pessimo loco fuit), dacché (postquam) più frequentemente sacchi vedemmo/abbiamo iniziato a vedere che croci. * * …cioè, dacché i figli uccisi con la pena del sacco divennero più degli schiavi e dei criminali comuni crocefissi. --- 2. In qua civitate raro homines puniuntur, in ea consensus fit innocentiae et indulgetur velut publico bono. Nella città in cui (In qua civitate, in ea=in ea civitate, in qua: nella città nella quale) raramente (raro) gli uomini vengono puniti, sorge/si afferma(fit) il consenso/l’inclinazione all’innocenza/onestà ed è assecondata/seguita (indulgeo: assecondo, seguo) come per un pubblico bene. --- Putet se innocentem esse civitas, erit; magis irascetur a communi frugalitate desciscentibus, si paucos esse eos viderit. Ritenga la cittadinanza (Putet civitas) di essere(se esse: letter., se stessa essere) innocente/onesta, (e lo…) sarà; più di adirerà (irascetur: 3^ sing. fut. ind. da irascor,eris, iratus, irasci: mi adiro) con quelli che si ribellano (desciscentibus: part. plur. abl./dat. da descisco,is, scivi, scitum, ere: mi stacco) alla comune frugalità/onestà, se vedrà che essi sono pochi. --- Periculosum est, mihi crede, ostendere civitati, quanto plures mali sint. Cosa pericolosa è, credimi, mostrare alla cittadinanza, quanti (quanto plures: letter., quanto più/molti) i cattivi/malvagi siano. ---------- XXIV. 1. Dicta est aliquando a senatu sententia, ut servos a liberis cultus distingueret; deinde apparuit, quantum periculum immineret, si servi nostri numerare nos coepissent. Una volta venne decretata dal senato una legge, perché/in base a cui (ut + cong.) il modo di vivere/di vestire (cultus) distinguesse i servi dai liberi; presto (deinde) divenne chiaro (apparuit) quanto pericolo fosse vicino/immanente, qualora i nostri servi iniziassero a contarci. --- Idem scito metuendum esse, si nulli ignoscitur; cito apparebit, pars civitatis deterior quanto praegravet. Dovrai sapere/Sappi (Scito: 2^ sing. imper. futuro da scio,is, ecc.: so) che la stessa cosa è da temere(metuendum esse), se a nessuno viene perdonato(ignoscitur); presto (cito) diverrà chiaro, quanto la parte deteriore della cittadinanza costituisca il peso maggiore/sia preponderante(praegravet). --- Non minus principi turpia sunt multa supplicia quam medico multa funera; remissius imperanti melius paretur. Per il principe (principi) non sono meno turpi/vergognosi molti supplizi che per il medico molti funerali; a che governa più remissivamente/pacificamente (imperanti remissius) meglio/più facilmente viene obbedito/si obbedisce (paretur). --- 2. Natura contumax est humanus animus et in contrarium atque arduum nitens sequiturque facilius quam ducitur; Per natura l’animo umano è riottoso (contumax) e forte/ostinato (nitens) contro ciò che (gli…) si oppone (in contrarium) e (è…) arduo, e segue/si fa trascinare più facilmente di quanto (quam) si fa(ccia) condurre/guidare; --- et ut generosi ac nobiles equi melius facili freno reguntur, ita clementiam voluntaria innocentia impetu suo sequitur, et dignam putat civitas, quam servet sibi. E come i cavalli di buona razza (generosi) e nobili sono retti/governati meglio con un freno leggero (facili), così una volontaria innocenza/onestà segue con (tutto…) il suo impeto la clemenza/moderazione/indulgenza, e la cittadinanza ritiene degna/meritevole/vantaggiosa (la clemenza…) che (quam) le (sibi: letter., a se stessa) serva/sia utile. --- Plus itaque hac via proficitur. Più pertanto (itaque) attraverso questa via (hac via) (essa…) è migliorata/fatta progredire(proficitur). ----------
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