In questi tre paragrafi, tratti dal primo libro delle sue Storie, Tucidide descrive come, a partire dalla fine della guerra contro i Persiani, iniziasse a delinearsi la rivalità tra Sparta e Atene (rivalità che sarebbe culminata alcuni decenni dopo, nelle cosiddette “Guerre del Peloponneso”), mostrando come la prima avesse tentato di bloccare sul nascere le velleità di dominio della seconda su una parte (…essenzialmente quella marittima orientale) del mondo greco, proibendo con dei pretesti la ricostruzione del muro di cinta distrutto durante la guerra contro la Persia, al fine di impedire che essa potesse diventare un centro militare e politico alternativo rispetto a lei, antica dominatrice dell’Ellade.
Fu Temistocle, lo stesso artefice della vittoria di Atene nella famosa (e cruciale) battaglia di Salamina, a escogitare il modo di vanificare i divieti e la sorveglianza degli Spartani…
TESTO GRECO:
[1.89.1] Οἱ γὰρ Ἀθηναῖοι τρόπῳ τοιῷδε ἦλθον ἐπὶ τὰ πράγματα ἐν οἷς ηὐξήθησαν. [1.89.2] ἐπειδὴ Μῆδοι ἀνεχώρησαν ἐκ τῆς Εὐρώπης νικηθέντες καὶ ναυσὶ καὶ πεζῷ ὑπὸ Ἑλλήνων καὶ οἱ καταφυγόντες αὐτῶν ταῖς ναυσὶν ἐς Μυκάλην διεφθάρησαν, Λεωτυχίδης μὲν ὁ βασιλεὺς τῶν Λακεδαιμονίων, ὅσπερ ἡγεῖτο τῶν ἐν Μυκάλῃ Ἑλλήνων, ἀπεχώρησεν ἐπ᾽ οἴκου ἔχων τοὺς ἀπὸ Πελοποννήσου ξυμμάχους, οἱ δὲ Ἀθηναῖοι καὶ οἱ ἀπὸ Ἰωνίας καὶ Ἑλλησπόντου ξύμμαχοι ἤδη ἀφεστηκότες ἀπὸ βασιλέως ὑπομείναντες Σηστὸν ἐπολιόρκουν Μήδων ἐχόντων, καὶ ἐπιχειμάσαντες εἷλον αὐτὴν ἐκλιπόντων τῶν βαρβάρων, καὶ μετὰ τοῦτο ἀπέπλευσαν ἐξ Ἑλλησπόντου ὡς ἕκαστοι κατὰ πόλεις. [1.89.3] Ἀθηναίων δὲ τὸ κοινόν, ἐπειδὴ αὐτοῖς οἱ βάρβαροι ἐκ τῆς χώρας ἀπῆλθον, διεκομίζοντο εὐθὺς ὅθεν ὑπεξέθεντο παῖδας καὶ γυναῖκας καὶ τὴν περιοῦσαν κατασκευήν, καὶ τὴν πόλιν ἀνοικοδομεῖν παρεσκευάζοντο καὶ τὰ τείχη· τοῦ τε γὰρ περιβόλου βραχέα εἱστήκει καὶ οἰκίαι αἱ μὲν πολλαὶ ἐπεπτώκεσαν, ὀλίγαι δὲ περιῆσαν, ἐν αἷς αὐτοὶ ἐσκήνωσαν οἱ δυνατοὶ τῶν Περσῶν.
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[1.90.1] Λακεδαιμόνιοι δὲ αἰσθόμενοι τὸ μέλλον ἦλθον πρεσβείᾳ, τὰ μὲν καὶ αὐτοὶ ἥδιον ἂν ὁρῶντες μήτ᾽ ἐκείνους μήτ᾽ ἄλλον μηδένα τεῖχος ἔχοντα, τὸ δὲ πλέον τῶν ξυμμάχων ἐξοτρυνόντων καὶ φοβουμένων τοῦ τε ναυτικοῦ αὐτῶν τὸ πλῆθος, ὃ πρὶν οὐχ ὑπῆρχε, καὶ τὴν ἐς τὸν Μηδικὸν πόλεμον τόλμαν γενομένην. [1.90.2] ἠξίουν τε αὐτοὺς μὴ τειχίζειν, ἀλλὰ καὶ τῶν ἔξω Πελοποννήσου μᾶλλον ὅσοις εἱστήκει ξυγκαθελεῖν μετὰ σφῶν τοὺς περιβόλους, τὸ μὲν βουλόμενον καὶ ὕποπτον τῆς γνώμης οὐ δηλοῦντες ἐς τοὺς Ἀθηναίους, ὡς δὲ τοῦ βαρβάρου, εἰ αὖθις ἐπέλθοι, οὐκ ἂν ἔχοντος ἀπὸ ἐχυροῦ ποθέν, ὥσπερ νῦν ἐκ τῶν Θηβῶν, ὁρμᾶσθαι· τήν τε Πελοπόννησον πᾶσιν ἔφασαν ἀναχώρησίν τε καὶ ἀφορμὴν ἱκανὴν εἶναι. [1.90.3] οἱ δ᾽ Ἀθηναῖοι Θεμιστοκλέους γνώμῃ τοὺς μὲν Λακεδαιμονίους ταῦτ᾽ εἰπόντας ἀποκρινάμενοι ὅτι πέμψουσιν ὡς αὐτοὺς πρέσβεις περὶ ὧν λέγουσιν εὐθὺς ἀπήλλαξαν· ἑαυτὸν δ᾽ ἐκέλευεν ἀποστέλλειν ὡς τάχιστα ὁ Θεμιστοκλῆς ἐς τὴν Λακεδαίμονα, ἄλλους δὲ πρὸς ἑαυτῷ ἑλομένους πρέσβεις μὴ εὐθὺς ἐκπέμπειν, ἀλλ᾽ ἐπισχεῖν μέχρι τοσούτου ἕως ἂν τὸ τεῖχος ἱκανὸν ἄρωσιν ὥστε ἀπομάχεσθαι ἐκ τοῦ ἀναγκαιοτάτου ὕψους· τειχίζειν δὲ πάντας πανδημεὶ τοὺς ἐν τῇ πόλει [καὶ αὐτοὺς καὶ γυναῖκας καὶ παῖδας], φειδομένους μήτε ἰδίου μήτε δημοσίου οἰκοδομήματος ὅθεν τις ὠφελία ἔσται ἐς τὸ ἔργον, ἀλλὰ καθαιροῦντας πάντα. [1.90.4] καὶ ὁ μὲν ταῦτα διδάξας καὶ ὑπειπὼν τἆλλα ὅτι αὐτὸς τἀκεῖ πράξοι ᾤχετο. [1.90.5] καὶ ἐς τὴν Λακεδαίμονα ἐλθὼν οὐ προσῄει πρὸς τὰς ἀρχάς, ἀλλὰ διῆγε καὶ προυφασίζετο. καὶ ὁπότε τις αὐτὸν ἔροιτο τῶν ἐν τέλει ὄντων ὅτι οὐκ ἐπέρχεται ἐπὶ τὸ κοινόν, ἔφη τοὺς ξυμπρέσβεις ἀναμένειν, ἀσχολίας δέ τινος οὔσης αὐτοὺς ὑπολειφθῆναι, προσδέχεσθαι μέντοι ἐν τάχει ἥξειν καὶ θαυμάζειν ὡς οὔπω πάρεισιν.
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[1.91.1] οἱ δὲ ἀκούοντες τῷ μὲν Θεμιστοκλεῖ ἐπείθοντο διὰ φιλίαν αὐτοῦ, τῶν δὲ ἄλλων ἀφικνουμένων καὶ σαφῶς κατηγορούντων ὅτι τειχίζεταί τε καὶ ἤδη ὕψος λαμβάνει, οὐκ εἶχον ὅπως χρὴ ἀπιστῆσαι. [1.91.2] γνοὺς δὲ ἐκεῖνος κελεύει αὐτοὺς μὴ λόγοις μᾶλλον παράγεσθαι ἢ πέμψαι σφῶν αὐτῶν ἄνδρας οἵτινες χρηστοὶ καὶ πιστῶς ἀναγγελοῦσι σκεψάμενοι. [1.91.3] ἀποστέλλουσιν οὖν, καὶ περὶ αὐτῶν ὁ Θεμιστοκλῆς τοῖς Ἀθηναίοις κρύφα πέμπει κελεύων ὡς ἥκιστα ἐπιφανῶς κατασχεῖν καὶ μὴ ἀφεῖναι πρὶν ἂν αὐτοὶ πάλιν κομισθῶσιν (ἤδη γὰρ καὶ ἧκον αὐτῷ οἱ ξυμπρέσβεις, Ἁβρώνιχός τε ὁ Λυσικλέους καὶ Ἀριστείδης ὁ Λυσιμάχου, ἀγγέλλοντες ἔχειν ἱκανῶς τὸ τεῖχος) ἐφοβεῖτο γὰρ μὴ οἱ Λακεδαιμόνιοι σφᾶς, ὁπότε σαφῶς ἀκούσειαν, οὐκέτι ἀφῶσιν. [1.91.4] οἵ τε οὖν Ἀθηναῖοι τοὺς πρέσβεις, ὥσπερ ἐπεστάλη, κατεῖχον, καὶ ὁ Θεμιστοκλῆς ἐπελθὼν τοῖς Λακεδαιμονίοις ἐνταῦθα δὴ φανερῶς εἶπεν ὅτι ἡ μὲν πόλις σφῶν τετείχισται ἤδη ὥστε ἱκανὴ εἶναι σῴζειν τοὺς ἐνοικοῦντας, εἰ δέ τι βούλονται Λακεδαιμόνιοι ἢ οἱ ξύμμαχοι πρεσβεύεσθαι παρὰ σφᾶς, ὡς πρὸς διαγιγνώσκοντας τὸ λοιπὸν ἰέναι τά τε σφίσιν αὐτοῖς ξύμφορα καὶ τὰ κοινά. [1.91.5] τήν τε γὰρ πόλιν ὅτε ἐδόκει ἐκλιπεῖν ἄμεινον εἶναι καὶ ἐς τὰς ναῦς ἐσβῆναι, ἄνευ ἐκείνων ἔφασαν γνόντες τολμῆσαι, καὶ ὅσα αὖ μετ᾽ ἐκείνων βουλεύεσθαι, οὐδενὸς ὕστεροι γνώμῃ φανῆναι. [1.91.6] δοκεῖν οὖν σφίσι καὶ νῦν ἄμεινον εἶναι τὴν ἑαυτῶν πόλιν τεῖχος ἔχειν, καὶ ἰδίᾳ τοῖς πολίταις καὶ ἐς τοὺς πάντας ξυμμάχους ὠφελιμώ τερον ἔσεσθαι· [1.91.7] οὐ γὰρ οἷόν τ᾽ εἶναι μὴ ἀπὸ ἀντιπάλου παρασκευῆς ὁμοῖόν τι ἢ ἴσον ἐς τὸ κοινὸν βουλεύεσθαι. ἢ πάντας οὖν ἀτειχίστους ἔφη χρῆναι ξυμμαχεῖν ἢ καὶ τάδε νομίζειν ὀρθῶς ἔχειν.
TRADUZIONE LIBERA:
89 – 1]Gli Ateniesi in questo modo giunsero alle imprese in cui accrebbero la loro potenza. 2] Sconfitti sul mare e nelle battaglie di fanteria, i Persiani si erano ritirati dalla Grecia; quanti di loro avevano cercato la salvezza dirigendosi con la flotta a Micale, erano stati distrutti. Il re spartano Leotichida, che a Micale aveva avuto il comando sui Greci, fece ritorno in patria con gli alleati del Peloponneso; gli Ateniesi invece, e gli alleati della Ionia e dell'Ellesponto che si erano già ribellati al Re, proseguivano la lotta con l'assedio di Sesto, ancora in mano persiana. Svernarono laggiù e presero la città quando lo straniero l'abbandonò loro, facendo vela immediatamente dopo ciascuno verso le proprie sedi. 3] Gli abitanti di Atene, dopo che l'invasore ebbe lasciato finalmente libero il loro paese, si dedicavano subito a ricondurvi i figli e le donne, dal luogo in cui li avevano posti in salvo, e a trasportarvi le suppellettili sottratte alla rovina. E si preparavano a far risorgere la città con le sue mura, la cui cerchia restava ancora in piedi per tratti brevissimi. Le case erano rase al suolo, quasi tutte: poche erano intatte, quelle in cui si erano sistemati i notabili persiani.
90 – 1]Gli Spartani, avuto sentore di ciò che stava per accadere, inviarono messi. Non vedevano di buon occhio che né loro né nessun altro possedesse mura a difesa; la maggior parte degli alleati poi li incitava in questo senso, temendo la potenza navale degli Ateniesi, che prima non esisteva, e l’audacia di cui avevano dato prova nella guerra persiana. 2] Ritenevano giusto che non elevassero mura, anzi che collaborassero a demolire quelle che ancora cingevano le città esterne al Peloponneso. Non svelarono agli Ateniesi la loro 2 reale intenzione e il sospetto insito nella loro idea; dissero invece che bisognava sottrarre al barbaro, nel caso di un nuovo assalto, la possibilità di occupare teste di ponte fortificate da cui muovere, come di recente era accaduto con Tebe: il Peloponneso costituiva un'area difensiva abbastanza ampia per tutti, e una base sufficiente per le operazioni di guerra. 3] Ma gli Ateniesi, consigliati da Temistocle, licenziarono in gran fretta i messi spartani con le loro proposte, ribattendo che avrebbero inviato loro un'ambasceria a trattare della questione. Temistocle propose d'inviar lui a Sparta, al più presto, e che scegliessero con calma gli altri componenti la missione e non li facessero partire subito. Era preferibile trattenerli fin quando il muro in costruzione si fosse elevato fino all'altezza necessaria per una difesa accettabile; dovevano collaborare in massa alla costruzione tutti quelli che erano in città, ricavando da qualsiasi edificio, fosse privato o pubblico, senza riguardi, i materiali che risultassero utili all'opera, anche demolendo tutto. 4] Dopo aver dato queste istruzioni e promesso che al resto avrebbe pensato da sé, si mise in cammino. 5] Giunto a Sparta, non si presentava alle autorità ma interponeva pretesti e giustificazioni. Quando qualcuno che ricopriva una carica gli chiedeva perché tanto ritardo nel presentarsi, la sua risposta era che stava attendendo i colleghi di missione, probabilmente trattenuti ad Atene da qualche affare improvviso, che era certo della loro venuta, che si stupiva anzi che non fossero ancora arrivati.
91 – 1]Lo ascoltavano e gli davano credito, per l'amicizia che provavano, ma quando incominciarono a venir altri, e a denunciare senz'ombra di dubbio che la città si fortificava ed i lavori erano già a buon punto, non era più possibile nutrire incertezze. 2] Egli, venutone a conoscenza, li esorta a non dar troppo credito alle chiacchiere e a mandare piuttosto dei loro uomini fidati, che vedano pure con i propri occhi, e tornino a riferire notizie finalmente chiare. 3] Li mandano, e a loro proposito, in gran segreto, Temistocle manda a dire agli Ateniesi di trattenerli il più a lungo possibile e di non rilasciarli fino al loro ritorno (ormai lo avevano infatti raggiunto a Sparta i colleghi Abronico, figlio di Lisicle, e Aristide, figlio di Lisimaco, con la notizia che il muro era già a un livello accettabile): infatti temeva che gli Spartani non avrebbero permesso loro di rimpatriare, quando avessero chiaramente capito come stavano le cose. 4] Come Temistocle aveva consigliato, gli Ateniesi trattenevano gli ambasciatori ed egli, recatosi dagli Spartani, rivelava ora senza reticenze che la sua città era protetta da una cerchia di mura, sufficiente alla difesa di tutti gli abitanti; se gli Spartani o gli alleati volevano mandar loro ambasciatori, tenessero conto che avrebbero trattato con gente ben decisa a tenere distinti in futuro gli interessi propri da quelli comuni dei Greci. 5] Quando avevano deciso che era meglio abbandonare la città e imbarcarsi, senza nessuno avevano ritenuto di dover osare, e nelle decisioni prese in comune non erano stati secondi a nessuno per accortezza. 6] In questo momento, ritenevano più sicuro per la propria città 3 possedere una cinta muraria, utile in futuro sia per i cittadini sia per tutti gli alleati. 7] Non era concepibile infatti di risolversi in futuro a qualche impresa comune, cui tutti partecipassero in condizioni di assoluta parità, se non si disponeva, fin dal principio, di potenziali bellici equivalenti. O (gli Spartani) entravano nell'ordine di idee che tutti gli alleati fossero sguarniti di difese murali, o accettavano di buon animo la nuova situazione, convinti della sua giustezza.
TESTO CON TRADUZIONE E COMMENTO
----------------- PAR. 89 -------------
[1.89.1] Οἱ γὰρ Ἀθηναῖοι τρόπῳ τοιῷδε ἦλθον ἐπὶ τὰ πράγματα ἐν οἷς ηὐξήθησαν.
GLI ATENIESI INFATTI IN QUESTO MODO (τρόπῳ τοιῷδε;…cioè nel modo che racconterà di seguito!) GESTIRONO GLI AFFARI (ἦλθον ἐπὶ τὰ πράγματα: letter., andarono sugli/negli affari) IN CUI ECCELLEVANO SEMPRE DI PIÙ (ηὐξήθησαν: 3^ plur. aor. passivo da αὐξάνω: accresco; letter., “erano accresciuti”).
[1.89.2] ἐπειδὴ Μῆδοι ἀνεχώρησαν ἐκ τῆς Εὐρώπης νικηθέντες καὶ ναυσὶ καὶ πεζῷ ὑπὸ Ἑλλήνων καὶ οἱ καταφυγόντες αὐτῶν ταῖς ναυσὶν ἐς Μυκάλην διεφθάρησαν,
POICHÉ I MEDI ERANO FUGGITI DALL’EUROPA ESSENDO STATI BATTUTI (νικηθέντες) SIA SULLE NAVI SIA A PIEDI (καὶ ναυσὶ καὶ πεζῷ) DAGLI ELLENI, E DI ESSI I FUGGIASCHI (οἱ καταφυγόντες αὐτῶν) CON LE NAVI VERSO MICALE ERANO STATI DISTRUTTI (διεφθάρησαν: 3^ plur. aor. passivo da διαφθείρω),
Λεωτυχίδης μὲν ὁ βασιλεὺς τῶν Λακεδαιμονίων, ὅσπερ ἡγεῖτο τῶν ἐν Μυκάλῃ Ἑλλήνων, ἀπεχώρησεν ἐπ᾽ οἴκου ἔχων τοὺς ἀπὸ Πελοποννήσου ξυμμάχους,
LEONTICA IL RE DEI LACEDEMONI, IL QUALE PROPRIO (ὅσπερ) AVEVA GUIDATO I GRECI A MICALE, SI RITIRÒ A CASA (ἀπεχώρησεν ἐπ᾽ οἴκου) AVENDO (ormai…) QUELLI DEL PELOPONNESO COME ALLEATI,
οἱ δὲ Ἀθηναῖοι καὶ οἱ ἀπὸ Ἰωνίας καὶ Ἑλλησπόντου ξύμμαχοι ἤδη ἀφεστηκότες ἀπὸ βασιλέως ὑπομείναντες Σηστὸν ἐπολιόρκουν Μήδων ἐχόντων, καὶ ἐπιχειμάσαντες εἷλον αὐτὴν ἐκλιπόντων τῶν βαρβάρων, καὶ μετὰ τοῦτο ἀπέπλευσαν ἐξ Ἑλλησπόντου ὡς ἕκαστοι κατὰ πόλεις.
MA GLI ATENIESI E GLI ALLEATI DALLA IONIA E DALL’ELLESPONTO, ORAMAI (ἤδη: già, oramai) ESSENDOSI SEPARATI (ἀφεστηκότες: part. att. perf. da ἀφίστημι: separo) DAL RE, ASPETTANDO PAZIENTEMENTE (ὑπομείναντες) STRINGEVANO D’ASSEDIO (ἐπολιόρκουν: imperf. da πολιορκέω: assedio) SESTO CHE ERA DEI MEDI (genit. assol: Μήδων ἐχόντων: letter., i Medi aventi (essa…)), E DOPO AVER PASSATO L’INVERNO (=ἐπιχειμάσαντες) LA PRENDEVANO, I BARBARI AVENDO(LA) ABBANDONATA (genit. assol: ἐκλιπόντων τῶν βαρβάρων), E DOPO CIÒ SI ALLONTANAVANO DALL’ELLESPONTO (ἀπέπλευσαν ἐξ Ἑλλησπόντου) OGNUNO NELLA SUA CITTÀ (Ἑλλησπόντου ὡς ἕκαστοι κατὰ πόλεις: letteralm., “tutti come secondo/in base alle (loro…) città”).
[1.89.3] Ἀθηναίων δὲ τὸ κοινόν, ἐπειδὴ αὐτοῖς οἱ βάρβαροι ἐκ τῆς χώρας ἀπῆλθον, διεκομίζοντο εὐθὺς ὅθεν ὑπεξέθεντο παῖδας καὶ γυναῖκας καὶ τὴν περιοῦσαν κατασκευήν, καὶ τὴν πόλιν ἀνοικοδομεῖν παρεσκευάζοντο καὶ τὰ τείχη·
I BENI COMUNI DEGLI ATENIESI (Ἀθηναίων δὲ τὸ κοινόν), DOPO CHE I BARBARI FURONO PARTITI DALLA LORO TERRA (=ἐκ τῆς χώρας αὐτοῖς->“a essi”: loro), SUBITO (GLI ATENIESI, sogg. sottint.) LI RIPORTARONO (διεκομίζοντο) DAL LUOGO DOVE (ὅθεν: da dove, donde) AVEVANO NASCOSTO (ὑπεξέθεντο: 3^ plur. ind. medio aoristo da ἐκτίθημι: pongo al sicuro) I FANCIULLI, LE DONNE E LE SUPPELLETTILI RIMANENTI (τὴν περιοῦσαν κατασκευήν), E SI APPRESTARONO A RICOSTRUIRE (ἀνοικοδομεῖν) LA CITTÀ E LE (SUE…) MURA;
τοῦ τε γὰρ περιβόλου βραχέα εἱστήκει καὶ οἰκίαι αἱ μὲν πολλαὶ ἐπεπτώκεσαν, ὀλίγαι δὲ περιῆσαν, ἐν αἷς αὐτοὶ ἐσκήνωσαν οἱ δυνατοὶ τῶν Περσῶν.
BEN POCO (βραχέα: letter., piccole cose) DELLA CINTA MURARIA (περιβόλου) ERA RIMASTO IN PIEDI (εἱστήκει: 3^ sing. piuccheperf. ind. att. da ἵστημι: sto, rimango) E DA UNA PARTE MOLTE CASE ERANO CADUTE (ἐπεπτώκεσαν: 3^ plur. piuccheperf. ind. att. da πίπτω: cado), DALL’ALTRA POCHE SOPRAVVIVEVANO (περιῆσαν: 3^ plur. ind. imperf. da περίειμι: rimango), (QUELLE…) NELLE QUALI GLI STESSI POTENTI/CAPI DEI PERSIANI SI ERANO ACQUARTIERATI (ἐσκήνωσαν: aor. da σκηνόω: mi accampo…)
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-- Traduzione letteraria del par. 89:
-> 89 – 1]Gli Ateniesi in questo modo giunsero alle imprese in cui accrebbero la loro potenza. 2] Sconfitti sul mare e nelle battaglie di fanteria, i Persiani si erano ritirati dalla Grecia; quanti di loro avevano cercato la salvezza dirigendosi con la flotta a Micale, erano stati distrutti. Il re spartano Leotichida, che a Micale aveva avuto il comando sui Greci, fece ritorno in patria con gli alleati del Peloponneso; gli Ateniesi invece, e gli alleati della Ionia e dell'Ellesponto che si erano già ribellati al Re, proseguivano la lotta con l'assedio di Sesto, ancora in mano persiana. Svernarono laggiù e presero la città quando lo straniero l'abbandonò loro, facendo vela immediatamente dopo ciascuno verso le proprie sedi. 3] Gli abitanti di Atene, dopo che l'invasore ebbe lasciato finalmente libero il loro paese, si dedicavano subito a ricondurvi i figli e le donne, dal luogo in cui li avevano posti in salvo, e a trasportarvi le suppellettili sottratte alla rovina. E si preparavano a far risorgere la città con le sue mura, la cui cerchia restava ancora in piedi per tratti brevissimi. Le case erano rase al suolo, quasi tutte: poche erano intatte, quelle in cui si erano sistemati i notabili persiani.
----------------- PAR. 90 -------------
[1.90.1] Λακεδαιμόνιοι δὲ αἰσθόμενοι τὸ μέλλον ἦλθον πρεσβείᾳ, τὰ μὲν καὶ αὐτοὶ ἥδιον ἂν ὁρῶντες μήτ᾽ ἐκείνους μήτ᾽ ἄλλον μηδένα τεῖχος ἔχοντα, τὸ δὲ πλέον τῶν ξυμμάχων ἐξοτρυνόντων καὶ φοβουμένων τοῦ τε ναυτικοῦ αὐτῶν τὸ πλῆθος, ὃ πρὶν οὐχ ὑπῆρχε, καὶ τὴν ἐς τὸν Μηδικὸν πόλεμον τόλμαν γενομένην.
I LACEDEMONI VEDENDO CIÒ CHE STAVA PER ACCADERE (=τὸ μέλλον) MANDARONO UN’AMBASCIATA (ἦλθον πρεσβείᾳ: letter., andarono in ambasceria), DA UNA PARTE (τὰ μὲν) ESSI PREFERENDO (ἥδιον ἂν ὁρῶντες: letter., vedendo eventualmente cosa più dolce; ἥδιον: comparat. neutro di ἡδύς: dolce) CHE NÉ QUELLI NÉ NESSUN ALTRO AVESSERO UN MURO (μήτ᾽ ἐκείνους μήτ᾽ ἄλλον μηδένα τεῖχος ἔχοντα: né quelli né nessun altro avente (ma ἔχοντα è riferito anche a ἐκείνους) un muro), DALL’ALTRA (τὸ δὲ) ANCOR MAGGIORMENTE (πλέον) GLI ALLEATI SPINGENDO (NELLA STESSA DIREZIONE…) E TEMENDO LA GRANDEZZA DELLA FORZA NAVALE DI QUELLI (τοῦ τε ναυτικοῦ αὐτῶν τὸ πλῆθος), CHE PRIMA NON ESISTEVA (ὃ->pronome relat. riferito a πλῆθος; πρὶν->prima οὐχ ὑπῆρχε->imperf. da ὑπάρχω: sorgo, appaio, esisto), E (temendo…) L’ARDIMENTO NATO CON LA GUERRA MEDICA/CONTRO I MEDI (τὴν ἐς τὸν Μηδικὸν πόλεμον τόλμαν γενομένην). (N.B: τῶν ξυμμάχων ἐξοτρυνόντων καὶ φοβουμένων è chiaramente un genitivo assoluto!)
[1.90.2] ἠξίουν τε αὐτοὺς μὴ τειχίζειν, ἀλλὰ καὶ τῶν ἔξω Πελοποννήσου μᾶλλον ὅσοις εἱστήκει ξυγκαθελεῖν μετὰ σφῶν τοὺς περιβόλους,
RITENEVANO OPPORTUNO (ἠξίουν) CHE ESSI NON COSTRUISSERO UN MURO, MA PIUTTOSTO (=μᾶλλον) (ritenevano opportuno, sott.) CHE (essi) COLLABORASSERO A DISTRUGGERE (ξυγκαθελεῖν) (…μετὰ σφῶν=”attraverso se stessi”… si lega a ξυγκαθελεῖν) LE MURA (τοὺς περιβόλους) ANCHE DI QUELLI FUORI DEL PELOPONNESO (καὶ τῶν ἔξω Πελοποννήσου) AI QUALI ERA RIMASTO IN PIEDI (ὅσοις εἱστήκει) (LA CINTA MURARIA, sottint.),
τὸ μὲν βουλόμενον καὶ ὕποπτον τῆς γνώμης οὐ δηλοῦντες ἐς τοὺς Ἀθηναίους,
NASCONDENDO (οὐ δηλοῦντες: non mostrando) (COSÌ…) AGLI ATENIESI IL (LORO…->dei Lacedemoni) OBIETTIVO (τὸ βουλόμενον) E IL SOSPETTO DELLA/SULLA (LORO…->degli Ateniesi) OPINIONE (ὕποπτον τῆς γνώμης),
ὡς δὲ τοῦ βαρβάρου, εἰ αὖθις ἐπέλθοι, οὐκ ἂν ἔχοντος ἀπὸ ἐχυροῦ ποθέν, ὥσπερ νῦν ἐκ τῶν Θηβῶν, ὁρμᾶσθαι· τήν τε Πελοπόννησον πᾶσιν ἔφασαν ἀναχώρησίν τε καὶ ἀφορμὴν ἱκανὴν εἶναι.
come se/COL FATTO CHE (=ὡς) IL BARBARO, SE DI NUOVO FOSSE TORNATO, NON AVREBBE AVUTO LA POSSIBILITÀ (τοῦ βαρβάρου οὐκ ἂν ἔχοντος… si tratta di un genitivo assoluto: “il barbaro non avendo la possibilità”) DA QUALSIASI PARTE (ποθέν) CON SICUREZZA (ἀπὸ ἐχυροῦ) DI INTRODURSI (IN GRECIA…), COME ORA DA TEBE: DICEVANO CHE IL PELOPONNESO ERA PER TUTTI UN RIFUGIO (ἀναχώρησίν) E UNA BASE D’ARMI (τε καὶ ἀφορμὴν) SUFFICIENTE (ἱκανὴν).
[1.90.3] οἱ δ᾽ Ἀθηναῖοι Θεμιστοκλέους γνώμῃ τοὺς μὲν Λακεδαιμονίους ταῦτ᾽ εἰπόντας ἀποκρινάμενοι ὅτι πέμψουσιν ὡς αὐτοὺς πρέσβεις περὶ ὧν λέγουσιν εὐθὺς ἀπήλλαξαν·
GLI ATENIESI, PER CONSIGLIO DI TEMISTOCLE (Θεμιστοκλέους γνώμῃ), ALLONTANARONO (ἀπήλλαξαν) I LACEDEMONI CHE AVEVANO DETTO QUESTE COSE, DOPO AVER RIPOSTO (ἀποκρινάμενοι) CHE AVREBBERO MANDATO (πέμψουσιν= manderanno) DEI LEGATI (πρέσβεις) COME LORO IN MERITO ALLE COSE CHE DICEVANO (περὶ ὧν λέγουσιν= περὶ τῶν ἃ λέγουσιν);
ἑαυτὸν δ᾽ ἐκέλευεν ἀποστέλλειν ὡς τάχιστα ὁ Θεμιστοκλῆς ἐς τὴν Λακεδαίμονα, ἄλλους δὲ πρὸς ἑαυτῷ ἑλομένους πρέσβεις μὴ εὐθὺς ἐκπέμπειν, ἀλλ᾽ ἐπισχεῖν μέχρι τοσούτου ἕως ἂν τὸ τεῖχος ἱκανὸν ἄρωσιν ὥστε ἀπομάχεσθαι ἐκ τοῦ ἀναγκαιοτάτου ὕψους·
TEMISTOCLE DECIDEVA CHE LUI STESSO (ἑαυτὸν= se stesso, letter.) SAREBBE ANDATO QUANTO PRIMA (ὡς τάχιστα) A SPARTA, MA (δὲ) GLI ALTRI MESSAGGERI CHE AVEVA PRESO PRESSO DI SÉ (πρὸς ἑαυτῷ ἑλομένους->partic. aoristo medio da αἰρέω) (DECIDEVA: ἐκέλευεν; sottint.) DI NON MANDARE (A SPARTA…), MA CHE SI TRATTENESSERO (ἐπισχεῖν) FINO A (μέχρι τοσούτου ἕως ἂν: letter., fino a tale cosa->punto che...) IL MURO CRESCESSE A SUFFICIENZA (ἱκανὸν: aggett.: “sufficiente”, riferito a τὸ τεῖχος) DA POTER COMBATTERE (GLI ATENIESI, SOTT.) (ὥστε ἀπομάχεσθαι) DALL’ULTIMA SOMMITÀ (ἐκ τοῦ ἀναγκαιοτάτου ὕψους).
τειχίζειν δὲ πάντας πανδημεὶ τοὺς ἐν τῇ πόλει [καὶ αὐτοὺς καὶ γυναῖκας καὶ παῖδας], φειδομένους μήτε ἰδίου μήτε δημοσίου οἰκοδομήματος ὅθεν τις ὠφελία ἔσται ἐς τὸ ἔργον, ἀλλὰ καθαιροῦντας πάντα.
(DECIDEVA: ἐκέλευεν; sottint.) CHE TUTTI NELLA CITTÀ [SIA LORO (=I MESSI…), SIA LE DONNE, SIA I BAMBINI] IN MASSA (πανδημεὶ) COSTRUISSERO UN MURO (τειχίζειν), NON RISPARMIANDO EDIFICI (φειδομένους μήτε οἰκοδομήματος) NÉ PRIVATI NÉ PUBBLICI FINO A CHE (ὅθεν: dacché, finché, ecc.) UNA QUALCHE UTILITÀ VI FOSSE (ἔσται: sarà, letter.) ALL’OPERA/COSTRUZIONE, (MA) TUTTO ABBATTENDO.
[1.90.4] καὶ ὁ μὲν ταῦτα διδάξας καὶ ὑπειπὼν τἆλλα ὅτι αὐτὸς τἀκεῖ πράξοι ᾤχετο.
ED EGLI DOPO AVER ISTRUITO QUESTE COSE E AVENDO PREMESSO PER IL RESTO (τἆλλα= τὰ ἄλλα: accus. di relazione: quanto alle altre cose) CHE EGLI STESSO (αὐτὸς) AVREBBE FATTO LE COSE LÀ (=a Sparta; τἀκεῖ= τὰ ἐκεῖ), ANDAVA (ᾤχετο: imperf. da οἴχομαι: parto, vado).
[1.90.5] καὶ ἐς τὴν Λακεδαίμονα ἐλθὼν οὐ προσῄει πρὸς τὰς ἀρχάς, ἀλλὰ διῆγε καὶ προυφασίζετο.
ED ESSENDO GIUNTO A SPARTA NON AVVICINAVA (προσῄει: 3^ sing. indic. imperfetto da προσ-εἶμι: mi avvicino) I CAPI, MA PERDEVA TEMPO E CERCAVA PRETESTI.
καὶ ὁπότε τις αὐτὸν ἔροιτο τῶν ἐν τέλει ὄντων ὅτι οὐκ ἐπέρχεται ἐπὶ τὸ κοινόν, ἔφη τοὺς ξυμπρέσβεις ἀναμένειν, ἀσχολίας δέ τινος οὔσης αὐτοὺς ὑπολειφθῆναι, προσδέχεσθαι μέντοι ἐν τάχει ἥξειν καὶ θαυμάζειν ὡς οὔπω πάρεισιν.
E QUALORA QUALCUNO GLI CHIEDESSE (αὐτὸν ἔροιτο->aor. ottativo 3^ sing. da εἴρομαι: chiedo) PERCHÉ (ὅτι) DELLE COSE CHE ERANO IN PROGRAMMA (τῶν ἐν τέλει ὄντων) NON RIFERIVA IN PUBBLICO (οὐκ ἐπέρχεται ἐπὶ τὸ κοινόν), DICEVA DI ATTENDERE I MESSI (ξυμπρέσβεις= πρέσβεις), (DICEVA…) CHE, ESSENDOVI (IN BALLO…) UN QUALCHE LAVORO (ἀσχολίας τινος οὔσης), ESSI ERANO STATI LASCIATI INDIETRO (=AD ATENE) (ὑπο-λειφθῆναι->inf. aoristo pass. da ὑπο- λαμβάνω: accolgo, prendo sul dorso), CHE SI ASPETTAVA CHE SAREBBERO GIUNTI (ἥξειν:infinito futuro att. da ἥκω: sono giunto) IN FRETTA (ἐν τάχει), E CHE SI CHIEDEVA PERCHÉ NON ANCORA (ὡς: perché; οὔπω: non ancora) ERANO PRESSO DI LORO (SPARTANI).
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-- Traduzione letteraria del par. 90:
-> 90 – 1]Gli Spartani, avuto sentore di ciò che stava per accadere, inviarono messi. Non vedevano di buon occhio che né loro né nessun altro possedesse mura a difesa; la maggior parte degli alleati poi li incitava in questo senso, temendo la potenza navale degli Ateniesi, che prima non esisteva, e l’audacia di cui avevano dato prova nella guerra persiana. 2] Ritenevano giusto che non elevassero mura, anzi che collaborassero a demolire quelle che ancora cingevano le città esterne al Peloponneso. Non svelarono agli Ateniesi la loro 2 reale intenzione e il sospetto insito nella loro idea; dissero invece che bisognava sottrarre al barbaro, nel caso di un nuovo assalto, la possibilità di occupare teste di ponte fortificate da cui muovere, come di recente era accaduto con Tebe: il Peloponneso costituiva un'area difensiva abbastanza ampia per tutti, e una base sufficiente per le operazioni di guerra. 3] Ma gli Ateniesi, consigliati da Temistocle, licenziarono in gran fretta i messi spartani con le loro proposte, ribattendo che avrebbero inviato loro un'ambasceria a trattare della questione. Temistocle propose d'inviar lui a Sparta, al più presto, e che scegliessero con calma gli altri componenti la missione e non li facessero partire subito. Era preferibile trattenerli fin quando il muro in costruzione si fosse elevato fino all'altezza necessaria per una difesa accettabile; dovevano collaborare in massa alla costruzione tutti quelli che erano in città, ricavando da qualsiasi edificio, fosse privato o pubblico, senza riguardi, i materiali che risultassero utili all'opera, anche demolendo tutto. 4] Dopo aver dato queste istruzioni e promesso che al resto avrebbe pensato da sé, si mise in cammino. 5] Giunto a Sparta, non si presentava alle autorità ma interponeva pretesti e giustificazioni. Quando qualcuno che ricopriva una carica gli chiedeva perché tanto ritardo nel presentarsi, la sua risposta era che stava attendendo i colleghi di missione, probabilmente trattenuti ad Atene da qualche affare improvviso, che era certo della loro venuta, che si stupiva anzi che non fossero ancora arrivati.
----------------- PAR. 91 -------------
[1.91.1] οἱ δὲ ἀκούοντες τῷ μὲν Θεμιστοκλεῖ ἐπείθοντο διὰ φιλίαν αὐτοῦ, τῶν δὲ ἄλλων ἀφικνουμένων καὶ σαφῶς κατηγορούντων ὅτι τειχίζεταί τε καὶ ἤδη ὕψος λαμβάνει, οὐκ εἶχον ὅπως χρὴ ἀπιστῆσαι.
DA UNA PARTE (μὲν) COLORO CHE LO ASCOLTAVANO PER AMICIZIA VERSO DI LUI (διὰ φιλίαν αὐτοῦ) SI FIDAVANO DI TEMISTOCLE, DALL’ALTRA (δὲ) QUANDO ALTRI GIUNGEVANO E (LO) ACCUSAVANO (τῶν ἄλλων ἀφικνουμένων καὶ κατηγορούντων) GIUSTAMENTE DEL FATTO CHE (ὅτι) VENIVA COSTRUITO E GIÀ AVEVA (λαμβάνει: letter., ha) UNA SOMMITÀ, NON SAPEVA (οὐκ εἶχον: letter., non aveva) COME (ὅπως) POTESSE (χρὴ: letter., è necessario) ALLONTANARLI (ἀπιστῆσαι: inf. aor. att. da αφίστημι).
[1.91.2] γνοὺς δὲ ἐκεῖνος κελεύει αὐτοὺς μὴ λόγοις μᾶλλον παράγεσθαι ἢ πέμψαι σφῶν αὐτῶν ἄνδρας οἵτινες χρηστοὶ καὶ πιστῶς ἀναγγελοῦσι σκεψάμενοι.
AVENDOCI PENSATO (γνοὺς: partic. att. aoristo da γιγνώσκω), QUELLO CONSIGLIA(VA) LORO DI NON CRITICARE PIÙ (μᾶλλον) CON LE PAROLE MA (ἢ) DI MANDARE DEI PROPRI UOMINI (σφῶν αὐτῶν ἄνδρας: uomini di se stessi, letter.) I QUALI (FOSSERO, sott.) AFFIDABILI (χρηστοὶ) E AVENDO VISTO (σκεψάμενοι) RIFERISSERO IN MODO AFFIDABILE.
[1.91.3] ἀποστέλλουσιν οὖν, καὶ περὶ αὐτῶν ὁ Θεμιστοκλῆς τοῖς Ἀθηναίοις κρύφα πέμπει κελεύων ὡς ἥκιστα ἐπιφανῶς κατασχεῖν καὶ μὴ ἀφεῖναι πρὶν ἂν αὐτοὶ πάλιν κομισθῶσιν
ALLORA (GLI SPARTANI LI) MANDANO, E TEMISTOCLE SEGRETAMENTE (κρύφα) MANDA UN MESSAGGIO (=πέμπει: letteralm., manda) AGLI ATENIESI SU DI ESSI CONSIGLIANDO (κελεύων) DI TRETTENER(LI) IL MENO POSSIBILE (ὡς ἥκιστα) IN MODO PALESE/EVIDENTE (ἐπιφανῶς) E DI NON CONGEDAR(LI) (ἀφεῖναι: inf. da ἀφίημι: mando via) PRIMA CHE ESSI FOSSERO RICHIAMATI (=πάλιν κομισθῶσιν: πάλιν: indietro; κομισθῶσιν: fossero condotti/presi->cong. aor. passivo da κομίζω) (DAGLI SPARTANI…)
(ἤδη γὰρ καὶ ἧκον αὐτῷ οἱ ξυμπρέσβεις, Ἁβρώνιχός τε ὁ Λυσικλέους καὶ Ἀριστείδης ὁ Λυσιμάχου, ἀγγέλλοντες ἔχειν ἱκανῶς τὸ τεῖχος).
(GIÀ DIFATTI ERANO GIUNTI (ἧκον: 3^ plur. imperfetto da ἥκω: sono giunto->verbo con significato risultativo) DA LUI I MESSAGGERI (…intendi: quelli che aveva tenuto ad Atene per la costruzione del muro!), ABRONICO (FIGLIO…) DI LISICLE E ARISTIDE DI LISIMACO, DICENDOGLI CHE IL MURO AVEVA RAGGIUNTO UN’ALTEZZA SUFFICIENTE (ἔχειν ἱκανῶς τὸ τεῖχος: letteralm., “di avere sufficientemente il muro”).
ἐφοβεῖτο γὰρ μὴ οἱ Λακεδαιμόνιοι σφᾶς, ὁπότε σαφῶς ἀκούσειαν, οὐκέτι ἀφῶσιν.
TEMEVA INFATTI CHE I LACEDEMONI, QUALORA AVESSERO SAPUTO LA VERITÀ (ὁπότε σαφῶς ἀκούσειαν: letteralm., qualora avessero udito correttamente; ἀκούσειαν: 3^ plur. ottat. aor. att. da ἀκούω: sento), NON PIÙ (οὐκέτι) LI (σφᾶς: letteralm., “se stessi”: cioè gli Ateniesi che si erano recati a Sparta) LASCIASSERO PARTIRE (ἀφῶσιν: 3^ plur. cong. aor. att. da ἀφίημι: mando, congedo).
[1.91.4] οἵ τε οὖν Ἀθηναῖοι τοὺς πρέσβεις, ὥσπερ ἐπεστάλη, κατεῖχον, καὶ ὁ Θεμιστοκλῆς ἐπελθὼν τοῖς Λακεδαιμονίοις ἐνταῦθα δὴ φανερῶς εἶπεν ὅτι ἡ μὲν πόλις σφῶν τετείχισται ἤδη ὥστε ἱκανὴ εἶναι σῴζειν τοὺς ἐνοικοῦντας,
GLI ATENIESI DUNQUE, TRATTENNERO I MESSI (τοὺς πρέσβεις κατεῖχον) COME ERA STATO (LORO) ORDINATO (ἐπεστάλη: 3^ sing. pass. aor. indic. da ἐπιστέλλω: ordino; ἐπεστάλη o ἐπεστάλθη), E TEMISTOCLE, QUANDO SI SCONTRÒ (ἐπελθὼν) CON I LACEDEMONI, IN TALE OCCASIONE (ἐνταῦθα) CHIARAMENTE DISSE CHE LA LORO (σφῶν: di se stessi, letter.) CITTÀ HA COSTRUITO UN MURO ORAMAI (τετείχισται ἤδη) TALE DA (ὥστε: letter., così da) ESSERE SUFFICIENTE A TUTELARE/DIFENDERE GLI ABITANTI,
εἰ δέ τι βούλονται Λακεδαιμόνιοι ἢ οἱ ξύμμαχοι πρεσβεύεσθαι παρὰ σφᾶς, ὡς πρὸς διαγιγνώσκοντας τὸ λοιπὸν ἰέναι τά τε σφίσιν αὐτοῖς ξύμφορα καὶ τὰ κοινά.
(E DICEVA CHE, sott. = εἶπεν + infinitiva) SE I LACEDEMONI O GLI ALLEATI VORRANNO (vogliono, letter.) MANDARE DELLE AMBASCIATE PRESSO DI LORO (σφᾶς: letter., se stessi: cioè gli Ateniesi), VERRANNO (ἰέναι è il verbo dell’infinitiva: venire, infinito presente; il soggetto dell’infinitiva è quello dell’ipotetica: Lacedemoni e alleati) PER IL FUTURO (τὸ λοιπὸν: letteralm., il rimanente: il tempo futuro; accusativo di relazione: “quanto al tempo rimanente”) COME verso/PRESSO PERSONE CHE DISTINGUONO LE SCIAGURE PER LORO STESSI (τά σφίσιν αὐτοῖς ξύμφορα) E I BENI COMUNI (…καὶ τὰ κοινά).
[1.91.5] τήν τε γὰρ πόλιν ὅτε ἐδόκει ἐκλιπεῖν ἄμεινον εἶναι καὶ ἐς τὰς ναῦς ἐσβῆναι, ἄνευ ἐκείνων ἔφασαν γνόντες τολμῆσαι, καὶ ὅσα αὖ μετ᾽ ἐκείνων βουλεύεσθαι, οὐδενὸς ὕστεροι γνώμῃ φανῆναι.
QUANDO INFATTI ERA SEMBRATO ESSERE UNA COSA GIUSTA (ἐδόκει εἶναι ἄμεινον) ABBANDONARE LA CITTÀ E SALIRE SULLE NAVI, DICEVANO, AVENDOCI PENSATO, CHE SENZA QUELLI (ἄνευ ἐκείνων=gli alleati e gli Spartani) ERANO PARTITI, E (dicevano…) CHE COSE TANTO GRANDI (ὅσα: qui si ha un uso assoluto, non relativo, di ὅσος) D’ALTRA PARTE (αὖ) CON QUELLI (=gli alleati e gli Spartani) AVEVANO DECISO (βουλεύεσθαι), E CHE SECONDI A NESSUNO (οὐδενὸς ὕστεροι) ERANO APPARSI PER SAGGEZZA.
[1.91.6] δοκεῖν οὖν σφίσι καὶ νῦν ἄμεινον εἶναι τὴν ἑαυτῶν πόλιν τεῖχος ἔχειν, καὶ ἰδίᾳ τοῖς πολίταις καὶ ἐς τοὺς πάντας ξυμμάχους ὠφελιμώτερον ἔσεσθαι·
(E DICEVANO CHE, sott.…+ infinitiva) SEMBRAVA LORO (σφίσι: letter., a se stessi) ESSERE ANCHE ORA GIUSTO (καὶ νῦν ἄμεινον εἶναι) CHE LA CITTÀ LORO (τὴν ἑαυτῶν πόλιν) AVESSE UN MURO (πόλιν τεῖχος ἔχειν: infinitiva retta dalla precedente infinitiva), E (CHE sembrava loro che, sott …) SIA PRIVATAMENTE PER I CITTADINI (ἰδίᾳ τοῖς πολίταις) SIA PER TUTTI GLI ALLEATI SAREBBE STATO (ἔσεσθαι: futuro infinitivo di εἶναι: essere) COSA PIÙ UTILE (…AVERE IL MURO, ovviamente).
[1.91.7] οὐ γὰρ οἷόν τ᾽ εἶναι μὴ ἀπὸ ἀντιπάλου παρασκευῆς ὁμοῖόν τι ἢ ἴσον ἐς τὸ κοινὸν βουλεύεσθαι.
(E DICEVANO CHE, sott.…+ infinitiva) NON ERA COSA POSSIBILE (=οἷόν: qualcosa di effettivo, sensato, ecc.) IL NON DECIDERE IN MODO CONCERTATO (=μὴ ἐς τὸ κοινὸν βουλεύεσθαι: decidere verso/secondo un governo comune) QUALCOSA DI EGUALE O DI ANALOGO CONTRO UN ATTACCO DEL NEMICO (ἀπὸ ἀντιπάλου παρασκευῆς).
ἢ πάντας οὖν ἀτειχίστους ἔφη χρῆναι ξυμμαχεῖν ἢ καὶ τάδε νομίζειν ὀρθῶς ἔχειν.
(ATENE, sogg. sottint.) DICEVA QUINDI ESSERE NECESSARIO (χρῆναι): O CHE TUTTI COMBATTESSERO SENZA MURO (πάντας ξυμμαχεῖν ἀτειχίστους), O CHE SI RITENESSE GIUSTO (ὀρθῶς: avverbio, letteralm. “giustamente”) L’AVERE (TUTTI…) QUESTE COSE (=LE MURA).
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-- Traduzione libera del par. 91:
-> 91 – 1]Lo ascoltavano e gli davano credito, per l'amicizia che provavano, ma quando incominciarono a venir altri, e a denunciare senz'ombra di dubbio che la città si fortificava ed i lavori erano già a buon punto, non era più possibile nutrire incertezze. 2] Egli, venutone a conoscenza, li esorta a non dar troppo credito alle chiacchiere e a mandare piuttosto dei loro uomini fidati, che vedano pure con i propri occhi, e tornino a riferire notizie finalmente chiare. 3] Li mandano, e a loro proposito, in gran segreto, Temistocle manda a dire agli Ateniesi di trattenerli il più a lungo possibile e di non rilasciarli fino al loro ritorno (ormai lo avevano infatti raggiunto a Sparta i colleghi Abronico, figlio di Lisicle, e Aristide, figlio di Lisimaco, con la notizia che il muro era già a un livello accettabile): infatti temeva che gli Spartani non avrebbero permesso loro di rimpatriare, quando avessero chiaramente capito come stavano le cose. 4] Come Temistocle aveva consigliato, gli Ateniesi trattenevano gli ambasciatori ed egli, recatosi dagli Spartani, rivelava ora senza reticenze che la sua città era protetta da una cerchia di mura, sufficiente alla difesa di tutti gli abitanti; se gli Spartani o gli alleati volevano mandar loro ambasciatori, tenessero conto che avrebbero trattato con gente ben decisa a tenere distinti in futuro gli interessi propri da quelli comuni dei Greci. 5] Quando avevano deciso che era meglio abbandonare la città e imbarcarsi, senza nessuno avevano ritenuto di dover osare, e nelle decisioni prese in comune non erano stati secondi a nessuno per accortezza. 6] In questo momento, ritenevano più sicuro per la propria città possedere una cinta muraria, utile in futuro sia per i cittadini sia per tutti gli alleati. 7] Non era concepibile infatti di risolversi in futuro a qualche impresa comune, cui tutti partecipassero in condizioni di assoluta parità, se non si disponeva, fin dal principio, di potenziali bellici equivalenti. O (gli Spartani) entravano nell'ordine di idee che tutti gli alleati fossero sguarniti di difese murali, o accettavano di buon animo la nuova situazione, convinti della sua giustezza.
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